Riforma Pensioni 2022: addio a Quota 41! Ultime notizie!

Purtroppo per quota 41 sarà sempre più difficile venire confermata nella riforma pensioni 2022! Ecco le ultime novità

Riforma Pensioni 2022 sempre più alle strette!

La situazione non è delle migliori, e anche per il Governo Draghi si fa sempre più realistica l’ipotesi di tagliare, e non di confermare, almeno da quanto trapelato dalle ultime notizie.

Al banco delle trattazioni non è finita solo Quota 84, cioè 64 anni d’età anagrafica e 20 anni di contributi come requisiti per l’uscita, ma anche Quota 41, cioè 41 anni di contributi per i lavoratori precoci.

Sono due proposte che per i sindacati sarebbero una manna, specie per garantire il ricambio generazionale tra lavoratori over60 e giovani NEET (acronimo per Neither in Employment or in Education or Training).

Per lo Stato, no. Perché significherebbe pagare ancora di più le spese previdenziali, specie per queste ultime.

Per questo il Governo è poco propenso a riconfermare queste ultime, e invece guardare a quelle tutt’ora disponibili.

Per saperne di più ti suggerisco il video di Pensioni & Aggiornamenti, disponibile su Youtube e sul suo canale.

Va detto che per chi è già uscito ci sono comunque delle novità interessanti, sia per gli aumenti previsti dalla perequazione, sia per i nuovi traguardi raggiunti.

In questo articolo faremo il punto della situazione, e vedremo cosa sta succedendo per queste opzioni previdenziali.

Riforma Pensioni 2022: riassunto di Quota 41 e 84! Ultime notizie

Spieghiamo meglio la situazione. Quando ho parlato di queste due uscite pensionistiche mi riferivo a due proposte presentate dai sindacati CISL, UIL e CGIL.

La prima riguarda l’uscita anticipata per tutti i lavoratori o lavoratrici che hanno maturato almeno:

  • 64 anni d’età anagrafica,
  • 20 anni di contributi effettivi versati.

La seconda riguarda l’uscita anticipata per tutti i lavoratori o lavoratrici precoci che hanno maturato almeno 41 anni di contributi, senza vincolo d’età.

Se la prima sarebbe un’uscita creata ad hoc, per la seconda non si tratterebbe di una creazione ex novo, ma di un aggiornamento, visto che già esiste ed è perfettamente disponibile. Ma per chi ha almeno un anno di contribuzione prima dei 19 anni.

Infatti per Quota 41 si parla di una variante della pensione anticipata prevista dalla Legge Fornero del 2012, che richiede comunque un vincolo d’età, cioè questo unico anno di contribuzione versato prima del compimento del diciannovesimo anno d’età.

Infatti si rivolge per l’appunto ai lavoratori precoci, e a nessun altro.

Riforma Pensioni 2022: chi sono i lavoratori precoci di Quota 41?

Secondo quanto previsto dall’INPS, i lavoratori precoci sono coloro che sono entrati nel mondo del lavoro prima della maggiore età.

Per maggiore età si intenderebbero i diciotto anni, ma in questo caso il riferimento è ai diciannove anni.

Servono infatti almeno 12 mesi di contributi versati prima dei 19 anni per poter avere la possibilità di vedere i successivi 40 anni di contributi in linea coi requisiti di Quota 41.

Inoltre, con la Legge Fornero, cambia anche il riferimento lavorativo. Prima era possibile avere accesso all’opzione con la sola parte contributiva versata, anche se il lavoratore aveva meno di sessant’anni.

Mentre da oggi il lavoratore dovrà avere non solo tutti questi anni di contributi necessari, ma anche l’appartenenza ad una delle categorie già previste per l’APE Sociale (acronimo per Anticipo Pensionistico Sociale):

  • disoccupati,
  • caregiver di soggetti beneficiari della legge 104/1992,
  • soggetti diversamente abili beneficiari della legge 104/1992,
  • lavoratori di mansioni gravose,
  • lavoratori di mansioni usuranti.

Tra l’altro la stessa opzione è molto rigida sulle categorie stesse, visto che pretende comunque il raggiungimento di altri requisiti.

Riforma Pensioni 2022: ecco i requisiti di Quota 41

Se appartieni ad una delle categorie previste per i lavoratori precoci, dovrai a sua volta garantire in ognuna di esse il raggiungimento di altri requisiti chiave.

Se sei in stato di disoccupazione, dovrai aver terminato la fruizione della NASPI da almeno tre mesi, o di altro ammortizzatore sociale equipollente. E’ un particolare che abbiamo approfondito nelle ultime sulla Naspi di marzo 2022.

Se sei un caregiver devi assistere da almeno sei mesi un soggetto affetto da un handicap riconosciuto da quelli previsti ai sensi della Legge 104/1992. E il soggetto deve essere:

  • il tuo coniuge,
  • un tuo parente di primo grado convivente.

Se sei un soggetto diversamente abile e percettore della 104 dovrai avere riconosciuta una riduzione della capacità lavorativa, con una percentuale di invalidità civile, superiore o uguale al 74% (in pratica quella riconosciuta per l’assegno di invalidità).

Se sei un lavoratore che svolge un’attività usurante, così come gravosa, hai diritto al prepensionamento se hai svolto per almeno sette anni negli ultimi 10 anni questo tipo di attività, come previsto dalla legge 67/2011.

Questa uscita pensionistica, così com’è, funzionerebbe per il Governo Draghi, perché ha queste limitazioni interne. Per i sindacati, no.

Riforma Pensioni 2022: quando scade Quota 41? Ultime notizie

Tra le ultime notizie, la proposta di questa uscita nella Riforma Pensioni 2022 garantirebbe un aumento della platea di riferimento, oltre al fatto di garantire maggiore flessibilità anche per l’accesso a giovani e donne.

Ma a livello statale si tradurrebbe in un aumento della quota PIL sul debito previdenziale, e già, come segnalato dall’OCSE a settembre 2021, siamo al 15-16% sul prodotto interno lordo, ovvero più di 300 miliardi di euro l’anno solo per le casse dell’INPS.

E questo anche non solo per Quota 41, ma anche per Quota 84, che vorrebbe proporsi come un’uscita per tutti i lavoratori con tre anni di differenza dalla Fornero. Stessi anni di contributi ma tre anni di anticipo.

Sempre si parla di un costo per le casse dell’INPS, e sempre si parla di una proposta che dovrebbe comunque scontrarsi con la realtà dei fatti, cioè il progressivo invecchiamento della popolazione.

Dalla Legge Maroni del 2004 è previsto un ricalcolo dell’aspettativa di vita, che comporta anche ad un aumento del limite anagrafico d’accesso. Con la Fornero il ricalcolo è biennale, e il prossimo appuntamento per tutti è a dicembre 2023. 

Causa Covid, quello del 2021 è finito senza ulteriori aumenti, ma è inevitabile che dal 2023 si andrà verso un’uscita a 70 anni, se viene confermato l’aumento della speranza di vita.

Sarebbe in linea con la previdenza europea, ma sarebbe esiziale per il mercato del lavoro, con posti di lavoro bloccati e impossibilità a garantire un ricambio generazionale.

Fortunatamente per i lavoratori precoci, l’appuntamento non è il 2023, ma il 2026. Come confermato anche da pmi.it, è previsto il blocco del ricalcolo fino al 2026, tre anni in più della Fornero.

Riforma Pensioni 2022: ma chi si ritira nel 2023?

Tralasciando la questione su Quota 41, per quest’anno è confermata, anche senza riforma, l’uscita per chi ha i requisiti previsti per la semplice pensione di vecchiaia, così come per quella anticipata.

Altrimenti dovrà richiedere in tempi brevi:

  • Opzione Donna se ha almeno 35 anni di contributi,
  • Ape Sociale, se ha almeno 30 o 36 anni di contributi,
  • Quota 102, se ha almeno 64 anni d’età e 38 anni di contributi.

E questo per avere un assegno dignitoso prima di avere l’assegno ordinario, anche se si parla di alcuni limiti di importo nel caso delle prime due, che vanno da un limite di 1.500 euro lordi al mese fino al 30% in meno sull’ordinario.

Mentre per il 2023 sarà difficile garantire un futuro per queste ultime, visto che non si parla di opzioni strutturate, ma di proposte garantite dalla Legge di Bilancio.

Di certo il Governo punterebbe ad una conferma della Fornero per il prossimo anno, e quindi mandare in cantina la proposta di uscire almeno a 66 anni sempre con 38 anni di contributi. Anche perché, con un eventuale ricalcolo, si parlerebbe di almeno un’uscita a 70 anni.

E questo per il 2023. Nel lungo periodo si parla anche di ritirarsi a 75 anni per chi è della classe 1980, secondo le parole dell’ex presidente Tito Boeri.

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