Riforma pensioni: proroga Opzione Donna. A casa a 64 anni!

La riforma delle pensioni non decolla, complice anche la guerra Russia-Ucraina, ma si apre uno spiraglio per Opzione Donna per sempre.

La riforma delle pensioni per ora è scivolata in fondo all’agenda del Governo, complice le urgenze ed emergenze che emergono giorno dopo giorno dallo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina. 

Per il momento resiste solo Quota 102 che però rimane valida fino al 31 dicembre 2022. Poi ritornerà, se non ci sarà una riforma strutturale, la riforma Fornero per cui tutti a casa solo con 67 anni di età anagrafica, e solo con la componente contributiva.

Eppure la riforma delle pensioni è una di quelle che, insieme alla riforma fiscale e alla riforma della giustizia, sono state richieste dall’Unione Europea, dall’OCSE ma anche da Banca d’Italia. Ma le priorità cambiano e la speranza è che non appena ritorni la pace tra Russia e Ucraina, il governo italiano possa nuovamente riprendere il dibattito sulla riforma delle pensioni.

Per il 2022 si potrà avere a disposizione Quota 102, Ape Sociale rafforzata e Opzione Donna. Proprio quest’ultima potrebbe diventare invece, nel panorama della riforma delle pensioni, una misura strutturale, destinata a tutte le donne lavoratrici.

Ad Opzione donna si dovrebbe affiancare, non appena riprende la discussione sulla riforma delle pensioni, anche l’uscita anticipata a 64 anni (o 63 anni) con il calcolo della pensione completamente con il sistema contributivo. 

In questi ultimi due anni, provati dalla pandemia da Covid, abbiamo imparato che eventi esterni non prevedibili ma che necessitano comunque dei piani di resilienza, rendono complicato adottare riforme in tempi rapidi, perchè le urgenze sono tante ed i temi su cui intervenire diversamente complessi. Ma il governo guidato da Mario Draghi sta dando dimostrazione che se c’è la volontà, le riforme si possono realizzare. Anche quella delle pensioni.

Riforma Pensioni: proroga Opzione Donna, a vita

In attesa che riprendano gli incontri tra sindacati e ministero del Lavoro, proprio dal ministro Andrea Orlando è arrivata la proposta di rendere strutturale Opzione Donna anche dopo il 2022.

Con un colpo di coda, nella legge di bilancio sono state inserite Opzione Donna e Ape Sociale con scadenza 31 dicembre 2021. L’idea del ministro del Lavoro è invece quella di prorogare Opzione Donna e renderla strutturale, quindi permanente nel tempo.

Credo che dovremmo provare a rendere strutturale o pluriennale Opzione donna, ovvero la possibilità per le lavoratrici di uscire anticipatamente dal lavoro, ma con il ricalcolo contributivo dell’assegno, se in possesso di almeno 58 anni d’età (59 nel caso delle “autonome”) e 35 di versamenti. 

Opzione Donna è destinata esclusivamente alle donne che lavorano sia dipendenti che autonome con alcune differenze in termini di requisiti. Ma l’importante è consentire alle donne comunque di poter lasciare il lavoro con qualche anno di anticipo, premiando il fatto di aver lavorato comunque 35 anni

Opzione donna infatti richiede un’età anagrafica di 58 anni per le lavoratrici dipendenti e 59 anni per le autonome. Per entrambe le categorie di lavoratrici, gli anni di contribuzione non devono essere inferiori a trentacinque.

Riforma pensioni: requisiti 2022 per Opzione Donna

Facciamo il punto su Opzione Donna per il 2022 e ripercorriamo i requisiti richiesti per poter beneficiarne entro il 31 dicembre 2022.

I requisiti richiesti devono essere stati maturati al 31 dicembre 2021. Partiamo da quello anagrafico.

L’età per andare in pensione con Opzione donna è di 58 anni per le lavoratrici dipendenti e 59 anni per quelle autonome. Per entrambe le categorie di lavoratrici si deve però aver maturato almeno 35 anni di contributi. 

Le lavoratrici dipendenti devono aver lasciato il lavoro, mentre quelle autonome possono continuare a lavorare.

Con i requisiti sopra richiamati, si potrà presentare domanda per la pensione con Opzione Donna che decorrerà 12 mesi dopo la maturazione dei requisiti (quindi il 31 dicembre 2022) e 18 mesi per le lavoratici autonome (quindi giugno 2022).

Ci sono però alcune categorie di lavoratici per le quali Opzione Donna matura in date fisse. Per il comparto scuola, quindi le donne che lasciano la scuola con i requisiti di 58 anni e 35 di contributi, Opzione Donna matura il 1 settembre 2022. Due mesi dopo, dal 1 novembre 2022, decorre invece per le lavoratrici del comparto Alta Formazione Artistica e Musicale. 

Riforma pensioni: Quota 102 per un anno 

Archiviata Quota 100 che è stata fortemente criticata da OCSE, Commissione Europea e Banca d’Italia per aver generato un costo elevato senza nel contempo aver creato benefici, per il 2022, vigerà Quota 102

Si tratta della soglia da raggiungere sommando l’età anagrafica e gli anni di contribuzione. Per quota 102, rispetto a Quota 100, restano fermi i 38 anni di contributi, mentre si innalza a 64 anni l’età anagrafica

Rispetto alla riforma Fornero, si guadagna uno scalino di tre anni, potendo quindi abbandonare il lavoro non a 67 anni, ma con tre anni di anticipo.

La finestra di Quota 102 termina il 31 dicembre 2022 e dal 2023, se il governo non troverà un’intesa, si applicherà senza sconti l’età di 67 anni, per andare in pensione, intesa quella di vecchiaia.

Non si toccano invece i requisiti per le pensioni anticipate legate agli ani di contribuzione. Si tratta della pensione anticipata con 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini. Questa possibilità è concessa fino al 2026 senza alcun incremento del numero di mesi necessari per acceder alla pensione anticipata. 

Riforma pensioni: ipotesi 64 anni dal 2023

La riforma di lacrime dell’allora ministro Elsa Fornero, durante il governo di Mario Monti, serviva a mettere in sicurezza i conti dell’Inps e quindi dello Stato. Ma andare in pensione a 67 anni significava e significa non favorire il ricambio generazionale al lavoro. Quindi pochi giovani al lavoro perchè i loro padri sono ancora occupati.

Di conseguenza diventa necessario consentire ai lavoratori di lasciare il pasto di lavoro con qualche anno di anticipo. Ma nello stesso tempo senza generare squilibri finanziari sul bilancio del’Inps. Ed ecco la proposta avanzata dallo stesso presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, che suggerisce di andare in pensione a 64 anni ( o 63 anni) ma con il sistema completamente contributivo. 

Riforma pensioni 2023: torna la Fornero

Se lo augurano i sindacati, ma soprattutto se lo augurano i lavoratori. Dal 2023, quando per il momento, non ci sarà Quota 102, Opzione donna e Ape Sociale, tutti dovranno andare in pensione a 67 anni di età anagrafica con almeno 20 anni di contributi.

Rimarrà invece valido fino al 2026, l’ipotesi di andare in pensione a qualunque età purchè si abbia maturato 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini ed un anno in meno per le donne.

La circolare n.28 del 18 febbraio 2022 fissa i nuovi requisiti di accesso alla pensione. In realtà, con questa circolare, l’Inps conferma i requisiti esistenti in quanto non c’è alcun adeguamento degli stessi non essendo stati previsti adeguamenti della speranza di vita per gli anni 2023 e 2024. I requisiti previsti per andare in pensione sia di vecchiaia che di anzianità restano invariati al 2020 e 2021. 

Per i lavoratori dipendenti, regolarmente iscritti alla previdenza sociale, sia obbligatoria che di altre categorie, che hanno svolto lavori gravosipesanti o faticosi e possono dimostrare di avere almeno 30 anni di contributi, l’età anagrafica per andare in pensione di vecchiaia si abbassa a 66 anni e 7 mesi. Questo requisito resta confermato fino al 31 dicembre 2024.

La pensione di vecchiaia può essere anche raggiunta all’età di settantuno anni, con il minimo dei contributi, ossia cinque anni. Questa possibilità è concessa a chi ha iniziato a lavorare e quindi a versare il primo contributo a partire al 1 gennaio 1996. Anche in questo caso per il biennio 2023-2024, i requisiti non mutano.

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