Soffro di depressione, mi spettano 300 euro d’invalidità. La risposta inaspettata

Quanti punti d'invalidità per la depressione? Chi soffre di depressione ha diritto alla 104? Chi certifica la depressione? Quali sono i tipi di depressione?

Il cittadino che soffre di depressione può richiedere l’invalidità? Quando l’INPS per sindrome depressiva rilascia un assegno mensile? Soffre di una forte sindrome ansiosa, attacchi di panico depressivi dovuti alla pandemia prima e dalla crisi energetica dopo, posso presentare la domanda all’INPS per un contributo economico mensile?

Le domande sulla possibilità di ricevere un’indennità per la sindrome depressiva sono tante (forse) troppe. Sfugge ai cittadini che ogni patologia deve essere dimostrata, documentata e accertata. Il medico privato inoltra il certificato all’INPS, poi sarà cura della Commissione ASL verificare o meno la presenza della gravità della patologia tale da ridurre la capacità lavorativa. 

In ogni modo, su questa patologia è intervenuta anche la Cassazione che ha chiarito diversi aspetti legati al rilascio dell’invalidità sulla base della crisi depressiva, con la presenza di atti ufficiali. Caso contrario resta valevole la dichiarazione CTU per l’individuazione della patologia invalidante.  

 Soffro di depressione, mi spetta l’invalidità. La risposta inaspettata

Come riportato da laleggepertutti.it, è importante chiarire da subito che la patologia depressiva è presente nel riquadro delle tabelle ministeriali. Cosa significa? La patologia viene considerata invalidante, per cui da diritto al riconoscimento dell’invalidità.

Ecco, perché, non è strana la richiesta d’invalidità presentata dal cittadino che soffre di depressione. L’altra faccia della medaglia, è la gravità associata alla patologia, per cui la Commissione procede alla stesura del verbale riconoscendo il grado percentuale d’invalidità.

È, anche, vero che tutto si riduce alla presenza tracciata di limiti previsti nelle tabelle ministeriali. In sostanza, ogni patologia in base alla gravità segue l’applicazione di un massimale alto o basso.  

Nella tabella ministeriale al codice n. 1203 corrisponde la dicitura “nevrosi fobica ossessiva” in forma grave. Se la Commissione rileva questa tipologia d’invalidità associa un percentuale nella misura tra il 41 ed entro il 50%.

Se, invece, viene applicato il codice n. 1202, viene riconosciuta una forma lieve della patologia, per cui si rilascia una percentuale minima del 10%. 

Sempre, tenendo come base di riferimento la tabella ministeriale al codice 1201 corrisponde la dicitura “nevrosi fobica ossessiva” e, ancora, “ipocondriaca di media entità”. La Commissione per questa patologia rilascia una percentuale d’invalidità nella misura tra 21 ed entro il 30%.

Le percentuali più alte comprese tra il 71 ed entro l’80% sono registrate sotto il codice n. 1204, a cui corrisponde la dicitura “psicosi ossessiva”. In questo caso, la percentuale d’invalidità riconosciuta oscilla tra il 71% ed entro l’80%.

E, ancora nella tabella ministeriale nei codici nn. 2204 e 2205 la corrispondenza cade sula dicitura “sindrome depressiva endoreattiva” in forma lieve e media. In questo caso, la percentuale dell’invalidità riconosciuta corrisponde alla misura compresa tra il 10% ed entro il 25%.

Concludendo, nell’elenco delle patologie associabile alla sindrome depressiva al codice n. 2206, viene associata la dicitura “sindrome depressiva endoreattiva” in forma grave. Una patologia che da diritto a un percentuale d’invalidità nella misura compresa tra il 31% ed entro il 40%.

La depressione da diritto alla pensione d’invalidità

Una volta capito che la patologia è associabile a una delle tante forme gravi presenti nel decreto ministeriale, quindi che permette il riconoscimento dell’invalidità bisogna sapere come procedere. 

Il diritto all’invalidità è una delle tante forme di diritti per cui è necessario ottenere un riconoscimento. Ecco, perché, il medico curante deve presentare una richiesta all’INPS.

Il percorso parte dall’invio del certificato telematico in cui viene rilevata la patologia. In sostanza, il medico curante anticipa i sintomi di cui soffre il paziente.

Il punto successivo e quello decisivo, ruota sulla verifica della patologia eseguita dalla Commissione ASL – INPS. La tempistica tra la richiesta e la verifica è abbastanza lenta, ed è possibile che passi più di qualche mese prima di poter passare la visita di controllo. 

In ogni caso, è particolarmente rilevante ai fini della valutazione conclusiva, presentarsi al colloquio medico muniti di tutto l’infasciamento necessario sulla condizione patologia grave e lo stato d’invalidità che si richiede. 

La Commissione può ritenere non valida la documentazione, quindi, non dare un giusto peso alla patologia, rigettando la richiesta.

In questo caso, il passo seguente porta a produrre ricorso presso il tribunale di competenza territoriale. Il giudice chiamato a decidere sulla presenza della patologia invalidante, promuove una visita CTU, rilasciando che il consulente tecnico proceda alla valutazione dello stato della patologia. Successivamente, sulla base dell’accertamento del CTU si pronuncia. 

Pertanto, prima di avviare la prima richiesta è importante munirsi di documentazione ufficiale. I medici privati rilasciano un quadro esaustivo della patologia che dovrebbe essere confermata in forma ufficiale, ovvero attraverso gli specialisti dall’Azienda ospedaliera. Se la documentazione è carente di quest’ultimo passaggio resta valido quanto disposto dal consulente tecnico. 

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