Emergenza migranti, blocco navale possibile o illegale? Cosa farà il governo Meloni

Il ministro Piantedosi ha parlato chiaro e ha menzionato nuovamente il blocco navale. Ma è possibile o illegale? Scopriamolo insieme.

Il blocco navale in Italia è davvero possibile? Sicuramente non è facile rispondere a questa domanda che vede in contrasto fonti interne, internazionali ed europee, ma soprattutto il tema dei diritti umani e del diritto navale. Ciò che si può anticipare è che il governo potrebbe iniziare a prendere in considerazione quest’ipotesi per arginare i flussi migratori che sono ormai fuori controllo.

Emergenza migranti, blocco navale possibile o illegale? Cosa farà il governo Meloni

L’apertura del governo ad un blocco navale, tanto discusso in piena campagna elettorale, è stata anticipata dal ministro degli Interni Matteo Piantedosi, che, durante un’intervista al programma Ping Pong, ha dichiarato:

Il blocco navale potrebbe rientrare nell’Agenda Meloni, come ha spiegato il premier, se si completasse la missione Sophia.

Ma il blocco navale inteso dal governo è compatibile con la legge? Per dirla tutta la risposta è negativa. Con il blocco navale, in sintesi, si impedirebbe l’accesso o l’uscita delle navi dal porto di un determinato Paese, nel nostro caso l’Italia.

Questa azione militare è stata istituita dopo la nascita dell’Unione delle Nazioni Unite (ONU) e disciplinata dall’art.42 dello Statuto dell’ONU, secondo cui il blocco navale non è consentito al di fuori dei casi di legittima difesa ovvero consentito solo in caso di stato di guerra tra due o più Stati.

Nonostante ciò, il ministro Piantedosi e il governo continuano a parlare di questo famigerato blocco navale. Applicarlo in toto sarebbe pura utopia oltre che un’azione militare ai limiti del legale se si dovessero considerare lo Statuto delle Nazioni Uniti e i criteri della Convenzione di Ginevra.

Sta di fatto, però, che il blocco navale che potrebbe proporre il governo italiano non riguarderebbe tutte le navi e sicuramente non si andrebbe ad impedire l’accesso di ogni imbarcazione ai porti italiani.

Piantedosi ha menzionato anche la missione Sophia. Ma cos’è la missione Sophia? Non è nient’altro che un’operazione militare di sicurezza marittima lanciata dall’Unione Europea (UE). La prima volta che si è parlato di Sophia era il 2015 e l’operazione era mirata a contrastare la tratta di esseri umani operata da contrabbandieri e trafficanti.

L’operazione era divisa in tre fasi, illustrate dalla Decisione PESC 2015/778 del 18 maggio 2015:

  • Sorveglianza e valutazione delle reti di contrabbando e traffico di esseri umani nel Mediterraneo;

  • ricerca e, se necessario, diversione (deviazione) di navi sospette;

  • smaltimento delle navi e delle relative attrezzature, preferibilmente prima dell’uso, e fermare i trafficanti e contrabbandieri.

Piantedosi sui Centri per il rimpatrio (Cpr) e il Memorandum con la Tunisia

Quasi sicuramente ciò che al momento può fare il governo è limitato all’istituzione di nuovi Centri per il rimpatrio (Cpr). Piantedosi, nella stessa intervista al già menzionato programma, ha toccato anche il tema dei Cpr dichiarando:

La norma sui Cpr è contenuta all’interno di una cornice europea che prevede la possibilità del trattenimento fino a 18 mesi. Nulla di complicato riguardo al rispetto dei diritti delle persone.

Poi, menzionando l’UE, ha chiosato:

Ho condiviso l’obiettivo con il collega Crosetto per avere la disponibilità del genio militare per la rapida realizzazione delle strutture sul territorio in modo da rafforzare la capacità dello Stato di espulsione: è una cosa che ci chiede l’Europa. È fortemente previsto dalle normative ed è stata sempre una delle raccomandazioni che l’Europa ha fatto all’Italia.

Il ministro degli Interni ha anche parlato del Memorandum con la Tunisia dichiarando che questo:

È stato sottoscritto da poco, accordi di questo tipo richiedono certi tempi.

Poi ha aggiunto:

Certo, le partenze di questi ultimi giorni spingono a interrogarsi sulla capacità e sulla piena volontà delle istituzioni locali a collaborare ma va anche riconosciuto che dall’inizio dell’anno la Tunisia ha impedito di partire o fermato in mare decine di migliaia di migranti.

Leggi anche: Crisi migranti, Meloni: “Misure straordinarie contro gli sbarchi dal prossimo Cdm”

Felice Emmanuele Paolo de Chiara
Felice Emmanuele Paolo de Chiara
Redattore, classe 1994. Sono nato a Napoli ma ho vissuto un po’ in Toscana dove mi sono laureato in Scienze politiche e relazioni internazionali presso l’Università degli Studi di Siena e un po’ a Milano dove mi sono specializzato in Cooperazione Internazionale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Sono appassionato di politica, attualità, sport (grande tifoso del Napoli), cinema e libri. Nel tempo libero mi dedico alla scrittura di racconti e quando ho tempo viaggio.
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