Sul dress code alla Camera dei Deputati se ne riparlerà nei prossimi mesi: è stato approvato un ordine del giorno per alleggerire il provvedimento che fissa regole rigide sull’abbigliamento da tenere in Parlamento (con 181 favorevoli e 100 contrari).
Salta – per il momento – l’obbligo di indossare la cravatta per gli uomini, così come il divieto di accedere alle Aule istituzionali con le sneakers. Ma la polemica sul dress code è ormai scoppiata alla Camera dei Deputati, subito dopo il discorso di Piero Fassino sullo stipendio dei parlamentari.
Ecco cosa è successo e come dovranno vestirsi i politici per entrare in Parlamento.
Dress code, è polemica alla Camera dei Deputati
La Camera dei Deputati si è spaccata d fronte alla proposta di FdI di introdurre un dress code per i parlamentari, ovvero delle regole rigide sull’abbigliamento che deve risultare “consono” al ruolo istituzionale che si occupa all’interno del Parlamento.
Dopo una serie di polemiche, è stato approvato un ordine del giorno che impegna la Camera a
valutare l’opportunità di introdurre specifiche disposizioni volte a prevedere che l’abbigliamento dei deputati, dei dipendenti e di tutti gli altri frequentatori delle sedi della Camera sia consono alle esigenze di rispetto della dignità e del decoro dell’Istituzione.
Dopo aver alleggerito le disposizioni originali proposte da Fratelli d’Italia – che prevedevano l’obbligo di indossare la cravatta e l’addio alle sneakers – la palla passa all’Ufficio di presidenza e al Collegio dei questori.
Quest’ultimo avrà il compito di “valutare l’opportunità di introdurre specifiche disposizioni” affinché l’abbigliamento dei frequentatori delle aule istituzionali risulti consono al loro ruolo.
Dress code, dalla cravatta alle sneakers: cosa si può indossare in Parlamento?
Non è ancora detta l’ultima parola: il dress code alla Camera potrebbe essere più rigido di quanto si possa pensare, nonostante sia stato alleggerito rispetto al testo originale.
Nell’ultima versione, infatti, non si fa alcun accenno al
divieto indistinto per chiunque parlamentare, collaboratore, dipendente o visitatore dell’utilizzo di scarpe da ginnastica ogni qualvolta acceda nelle sedi della Camera.
E nel testo “soft” non compare nemmeno
l’obbligo per i deputati, collaboratori, dipendenti e visitatori di sesso maschile di indossare sempre la cravatta.
Nessun riferimento a cravatte o sneakers – per il momento – fino a quando non verrà ben definito il concetto di “decoro” sul dress code dei parlamentari.
Polemica sul dress code tra favorevoli e contrari
Nel frattempo, l’Aula della Camera si infiamma di fronte al possibile nuovo dress code per i parlamentari: scoppia la polemica.
L’affondo è partito dall’affermazione di Riccardo Ricciardi, vicepresidente M5s, in riferimento allo stop al reddito di cittadinanza dal mese di luglio:
Se il decoro è mettersi la cravatta e non avere paura a togliere a 169mila famiglie il reddito con un sms, io penso che siamo fuori dal mondo.
Il capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra in Commissione affari costituzionali della Camera, Filiberto Zaratti, sottolinea invece un’altra questione, ovvero il fatto che tutti i deputati “si vestono bene”.
Infine, a chiedere la stretta sulle sneakers è stata la deputata della Lega Simonetta Matone:
Il rispetto per chi ci ha eletto passa anche attraverso l’abbigliamento, che è come un codice di comportamento. Ritengo non rispettoso che si venga qui in abbigliamento da spiaggia o vestiti sportivi con le scarpe da ginnastica. Non stiamo facendo footing.
Abbigliamento “consono” alla Camera, c’è sempre stato?
In merito alla discussione sull’abbigliamento “consono” da tenere in Parlamento potremmo riportare una serie di eventi accaduti in passato che possono far discutere ulteriormente l’opinione pubblica. Si dice che “l’abito non fa il monaco”, ma in certe situazioni è opportuno rispettare una sorta di codice di condotta.
Basti pensare che per lanciare un messaggio – in tempi ormai lontani – Francesco Speroni si era presentato in Aula con la cravatta texana (quella con due fili a mo’ di cowboy).
E dopo gli abiti di alcuni leghisti, come dimenticare l’atteggiamento dei grillini, che nel 2013 si tolsero la cravatta in Senato in segno di protesta, per far sospendere la seduta.
Più tardi, nel 2019, Federico Mollicone (FdI) aveva pubblicato delle foto sui social per denunciare il vestiario troppo “balneare” di alcuni colleghi alla Camera.
Infine, come dimenticare gli stivali sporchi di fango che aveva indossato Aboubakar Soumahoro alla Camera, in ricordo di tutti i compagni che non ce l’avevano fatta.
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