Pos, cambia tutto di nuovo: nessun obbligo per i pagamenti sotto i 60 euro

Le ultime sulla legge di bilancio: si alza il minimo entro il quale è obbligatorio accettare il pagamento tramite pos, ma niente sospensione multe.

L’importo minimo per i pagamenti tramite pos era in precedenza di 30 euro, adesso, invece, il pagamento più basso entro il quale i commercianti sono tenuti ad accettare i mezzi elettronici diventa 60 euro.

Si tratta del doppio rispetto a quello che era stato annunciato, e la legge nel complesso è stata alleggerita di provvedimenti. Ecco i dettagli e cosa cambia per i commercianti grazie alla nuova soglia.

Pagamento tramite Pos: si alza a 60 euro la soglia minima

Le multe per chi non accetta pagamenti elettronici sono state introdotte al termine del mese di giugno 2022, e l’obbligo di accettare i pagamenti con carta era stato inserito tra le disposizioni del decreto PNRR, per raggiungere uno degli obiettivi previsti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Con la nuova legge di bilancio, invece, è sempre più vicina la possibilità per tutti i commercianti di rifiutare i pagamenti con carta fino a 60 euro senza alcuna conseguenza.

Tuttavia, nell’ultima versione del provvedimento, non abbiamo più il fermo di 180 giorni per le multe, che era previsto per chi non aveva rispettato l’obbligo di accettare i pagamenti con carta deciso dal precedente governo.

Di conseguenza, ora i commercianti dovranno pagare le multe pregresse.

Le ragioni del cambiamento e altre modifiche

Secondo il governo, la misura in oggetto sarà mirata a favorire i piccoli commercianti, e verrà introdotta insieme a una riforma degli e-commerce.

In questo caso, chi effettua vendite per corrispondenza sarà obbligato a trasmettere fattura, mentre adesso l’emissione della fattura non è necessaria se il cliente non la richiede.

Altra novità che spunta in tema di legge di bilancio è quella della concorrenza sleale tra partite iva. Col provvedimento in oggetto si mira ad arginare il fenomeno delle partite IVA Apri e chiudi, che dalla stessa premier sono state accusate di concorrenza sleale.

In particolare, se una partita IVA viene chiusa, di fronte alla richiesta di riapertura, l’Agenzia delle entrate potrà effettuare dei controlli obbligando il soggetto richiedente di presentarsi allo sportello.

Una volta di fronte agli uffici dell’Agenzia delle entrate, il richiedente sarà obbligato a presentare una documentazione idonea a dimostrare l’assenza dei profili di rischio individuati dall’Agenzia.

Se l’esito del controllo dovesse essere negativo, l’ufficio dell’Agenzia provvederà all’estinzione della partita IVA.

In particolare, per riaprire una partita IVA dopo averla chiusa, e a seguito di esito negativo del controllo, sarà obbligatorio stipulare una fideiussione di almeno 50.000 euro della durata di almeno tre anni.

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