Europa in crisi di petrolio e gas: cause e soluzioni!

Il petrolio continua a fluttuare nei mercati, mentre in Europa infuria la crisi energetica. La Russia è stata tagliata dai mercati mondiali, ma a che costo?

Morto un dittatore, se ne fa un altro. Anche nel petrolio

E’ certamente questo ciò che è passato nella testa di Boris Johnson quando è andato in Arabia Saudita a fare accordi sull’esportazione di greggio verso il suo paese. 

Mentre la Gran Bretagna, come giustamente tanti altri paesichiedeva delle serie investigazioni sui crimini di guerra perpetrati dalla Russia in Ucraina, il Primo Ministro inglese volava in Arabia Saudita; un paese che qualche giorno fa ha ucciso 81 condannati a morte in un’esecuzione di massa

La contraddizione è evidente, ma è certamente spiegata dal fatto che i paesi europei (tutti, non solo quelli nell’Unione Europea) hanno disperato bisogno di petrolio

L’invasione dell’Ucraina, iniziata il 24 febbraio scorso da Vladimir Putin, ha interrotto tutti i rapporti tra Russia ed Europa, inclusi i rapporti di tipo energetico ed economico

Non solo l’Europa, ma anche gli Stati Uniti hanno espresso la loro intenzione di tagliare le importazioni di petrolio russe. Se per gli Stati Uniti questa è un’impresa alquanto facile, essendo loro il primo produttore di petrolio del mondo, per l’Europa la questione è molto diversa.

Come ha detto Boris Johnson, infatti:

Il Regno Unito è un importante produttore di petrolio e di  prodotti petroliferi e detiene riserve significative. Oltre alla Russia, la stragrande maggioranza delle nostre importazioni proviene da partner affidabili come stati uniti, paesi bassi e golfo. Lavoreremo con loro quest’anno per garantire ulteriori forniture.

Insomma, il Regno Unito vuole tagliare i rapporti con la Russia per i suoi crimini di guerra, ma non ha problemi ad intrattenere relazioni simili con altri criminali

D’altro canto il resto d’Europa, Italia compresa, non ha intenzioni tanto diverse. Secondo i dati Eurostat, infatti:

Il petrolio greggio ha in gran parte dominato le importazioni dell’UE di prodotti energetici nel 2021 con una quota del 73%, seguito dal gas naturale con il 15%. Nel 2021, la Russia è rimasta il principale fornitore di gas naturale e di petrolio all’UE.

Dalla padella alla brace, insomma, ed infatti anche Luigi di Maio è recentemente andato in Arabia Saudita per cercare nuove fonti di greggio per soddisfare il fabbisogno europeo. 

Insomma Mohammed bin Salman, lo sceicco saudita, è l’uomo più in vista del momento. Anche perché ha le mani in pasta ovunque; persino con Russia e Cina

Cerchiamo dunque di capire esattamente cosa significa questa guerra per il futuro energetico dell’Europa, e quale futuro è riservato alla Russia e alle sue esportazioni di petrolio. 

Petrolio russo: a cosa porterà la guerra Ucraina

Il petrolio è una risorsa dall’impatto geopolitico estremamente ampio. Per capire quali sono le attuali ripercussioni dell’oro nero dobbiamo analizzare il quadro con ordine, parlando di un paese per volta. 

Iniziamo dalla Russia, la nazione che ha iniziato questa crisi invadendo l’Ucraina il 24 febbraio. Nel 2019, la maggiore esportazione russa è stata il petrolio, sia greggio che raffinato. 

Degli 11.3 milioni di barili prodotti al giorno, la Russia ne esporta 7.8 per un profitto totale di circa 189 miliardi annui. Si tratta di cifre immense, parliamo rispettivamente del terzo produttore e del primo esportatore mondiale di petrolio. 

750.000 di questi barili arriva in Europa, rappresentando il 26.9% delle importazioni petrolifere dell’UE. Per capirci, un barile su quattro usato nell’Unione Europea arriva dalla Russia

L’Europa ha unanimemente condannato l’invasione dell’Ucraina, ma così facendo è rimasta sprovvista delle importanti importazioni petrolifere russe. Secondo alcune fonti, la produzione di petrolio russo sarebbe già scesa del 30%

Uno degli effetti più immediati di queste sanzioni, è stato che il prezzo del petrolio è schizzato alle stelle, portando con sé i prezzi della benzina e di moltissimi altri beni di consumo. 

Non ha certamente aiutato neanche l’inflazione degli ultimi mesi, che a febbraio 2022 ha raggiunto il preoccupante livello di 5.9%. Ciò significa, in soldoni, che la situazione è sempre peggiore e che il caro bollette europeo sarà alto per i mesi a venire (e speriamo non per ancora più tempo). 

L’unica speranza è che l’Europa raggiunga una sua indipendenza energetica, liberandosi dalle “catene” petrolifere russe.

pump jack 848300 1280 (1)

Petrolio russo: l’indipendenza energetica europea è possibile?

Altro “giocatore” fondamentale in questa crisi scaturita dalla guerra è l’Europa. I leader europei, nelle ultime settimane, si sono incontrati per discutere di un’indipendenza energetica europea

Sul tavolo vi è già un piano: REPowerEU, un ambizioso progetto che renderebbe l’Unione Europea libera dalle importazioni di gas e petrolio russo entro il 2027, ovvero entro cinque anni. 

Innanzitutto, REPowerEU prevede grandi investimenti sulle energie rinnovabili. Se il piano va come previsto, già entro la fine di quest’anno potremmo liberarci di 2/3 delle importazioni di gas russo. Per l’immediato, inoltre, vi sarebbero delle misure per calmierare i prezzi del gas in modo da abbassare il caro bollette dei cittadini. 

Per il lungo termine, si parla di investimenti nella ricerca di energie rinnovabili, come ad esempio l’idrogeno verde: una nuova risorsa il cui sviluppo è ancora embrionale. 

Sempre sul tavolo, inoltre, vi sono degli investimenti sulla fusione nucleare, un tipo di energia atomica che non produrrebbe scorie e sarebbe molto più sicura della fissione nucleare usata oggi. 

Ultimo ma non ultimo, REPowerEU prevede un serio sforzo per decarbonizzare l’industria, facendo in modo che le nostre manifatture e le nostre fabbriche consumino meno energie fossili. Ovviamente, al momento è conveniente per i grandi gruppi industriali utilizzare energie poco pulite, ma con uno sforzo a livello politico e governativo questa situazione potrebbe cambiare. 

Tutte queste iniziative importanti, però, potrebbero svanire in una bolla di fumo se, come sta facendo ora la Gran Bretagna, tutto ciò che facciamo davvero è cercare semplicemente nuovi esportatori di petrolio, per quanto crudeli e lontani dai nostri valori democratici possano essere. 

Come detto da Mario Draghi in un incontro con la Presidentessa della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen, infatti:

L’Italia è al lavoro per ridurre in tempi rapidi la dipendenza dal gas russo. Sabato ho sentito al telefono l’emiro del Qatar Al Thani con cui ho discusso, in particolare, di come rafforzare la cooperazione energetica dei nostri Paesi. Stiamo procedendo molto bene e molto rapidamente sul fronte della diversificazione.

Insomma, come dicevo all’inizio tutti ora si stanno rivolgendo ai leader del Golfo Persico (tra cui appunto Mohammed bin Salman) per ricevere tanto petrolio subito

Analizziamo dunque la situazione del terzo giocatore importantissimo per l’attuale scena globale: l’Arabia Saudita e le nazioni della Penisola Araba.

Petrolio russo: l’Arabia Saudita si sfrega le mani

Mohammed bin Salman è il sovrano più potente del mondo. L’Arabia Saudita è una delle ultime sei monarchie assolute rimaste sul pianeta, ed è decisamente la più importante. 

Ricominciamo con una breve sequela di numeri. L’Arabia Saudita, con i suoi 12 milioni di barili al giorno, è il secondo produttore di petrolio del mondo

E’ importante notare, dunque, che sebbene sia una nazione molto più piccola e molto meno popolata della Russia, l’Arabia Saudita produce ed esporta quasi tanti barili quanti il paese di Putin

Per quanto riguarda le esportazioni in Europa, l’Unione Europea importa il 7.7% dei suoi barili dall’Arabia Saudita, appunto molti meno rispetto alle importazioni russe. 

E’ normale, dunque, che tutti si fiondino sull’Arabia Saudita ora che il mercato petrolifero russo è fuori discussione

La monarchia di Mohammed bin Salman è accusata costantemente di crimini di guerra da importanti osservatori internazionali come lo Human Rights Watch.

Nel 2018, Mohammed bin Salman è stato accusato di essere complice dell’omicidio di un giornalista saudita che provava a denunciare i crimini del regime: Jamal Khashoggi.

L’Arabia Saudita di Mohammed bin Salman ha essa stessa invaso un paese sovrano, ovvero lo YemenLa guerra in Yemen si protrae da 7 anni e la popolazione civile ha subito e subisce giornalmente barbarie indicibili. 

E’ chiaro che nella nostra visione occidentale siamo più preoccupati di ciò che ci succede vicino, come nel caso della guerra in Ucraina, ma è davvero giusto andare ad elemosinare petrolio da un invasore all’altro? Da un criminale di guerra all’altro?

Per non parlare del fatto che l’Arabia Saudita, come anche la Russia, ha contatti strettissimi con la Cina e sta proprio in questi giorni contrattando ulteriori esportazioni di petrolio. 

La Cina è un altro giocatore importantissimo in questa crisi mondiale, per quanto stia nelle retrovie a guardare. Si merita un paragrafo tutto per se

Petrolio russo: la Cina guarda e pianifica

La Cina di Xi Jinping, almeno fino a qualche giorno fa, non ha preso una posizione precisa sulla questione Ucraina, condannando la guerra ma dicendo più volte di capire la causa russa. 

Negli ultimi giorni, però, la Cina sembra essersi schierata a favore di Putin. 

La Cina importa tantissimo petrolio dalla Russia, e un indebolimento dell’economia dell’alleato potrebbe solamente favorire Pechino. 

Gli accordi con l’Arabia Saudita, infatti, non riguardano tanto le importazioni di petrolio, per cui la Cina è già coperta dalla Russia, quanto piuttosto la valuta con cui effettuare le transazioni

Al momento, infatti, le transazioni petrolifere di fanno in dollaro, anche se includono nazioni diverse dagli Stati Uniti d’America. Per gli USA, ovviamente, questo è un potere economico enorme che permette loro di avere molto controllo sul movimento mondiale di petrolio. 

La Cina, quindi, sta insistendo con l’Arabia Saudita per cambiare valuta nelle sue importazioni petrolifere. In particolare, la Cina vorrebbe usare lo Yuan, la sua moneta, per comprare il petrolio sia dai sauditi che dalla Russia

Una mossa del genere potrebbe scansare gli USA dal dominio petrolifero mondiale, facendo partire un domino che nessuno sa quando potrebbe fermarsi, ma che rischia di stravolgere l’ordine mondiale. 

Redazione Trend-online.com
Redazione Trend-online.com
Di seguito gli articoli pubblicati dalla Redazione di Trend-online. Per conoscere i singoli autori visita la pagina Redazione Trend-online.com
Seguici
161,688FansLike
5,188FollowersFollow
785FollowersFollow
10,800FollowersFollow

Mailing list

Registrati alla nostra newsletter

Leggi anche
News Correlate