Prezzi in aumento, e la busta paga? Rimane la stessa!

L'aumento dei prezzi in tutta Italia non rende facile la vita di molte famiglie italiane, soprattutto se la busta paga rimane la stessa! Ne parliamo qui!

Gli aumenti in atto in Italia stanno mettendo a dura prova le famiglie italiane. A seguito dell’aumento del costo della benzina, è aumentato anche tutto il resto: dai generi alimentari, ai servizi. Tutto costa, ormai, il doppio rispetto a prima. E la busta paga? Quella rimane uguale.

La busta paga e, quindi, lo stipendio è rimasto lo stesso nel corso di questi anni, mentre le tasse aumentavano. Oggi i dati Istat ci ricordano che, nonostante la percezione dei cittadini, siamo il paese che paga le tasse più basse d’Europa.

Ma allora perché i cittadini pensano il contrario? Ogni italiano pensa che la vita sia diventata ormai troppo cara e che le tasse siano troppo alte. Perché? L’Istat si è dimenticata di ricordare un dato importante: rispetto al resto d’Europa, l’Italia è anche il paese con la busta paga più bassa.

Gli italiani non sono pazzi, così come non è errata la percezione sul costo della vita. Mentre nel resto d’Europa gli aumenti delle tasse vanno di pari passo con gli aumenti degli stipendi, in Italia non è così. Anzi. Come dice anche Will Media, in Italia lo stipendio in Italia non solo è rimasto lo stesso dal 2020, ma ha addirittura subito un crollo nel 2019.

“Negli ultimi trent’anni, il salario annuo medio è aumentato in tutti i Paesi facenti parte dell’Unione europea, fatta eccezione per l’Italia, che invece ha registrato un calo del 2,9% […] È stata, in particolare, la diminuzione tra il 2019 e il 2020 a riportare il livello al di sotto di quello del 1990.”

E per intenderci, nel 1990 esisteva ancora la lira. Questo cosa vuol dire? Si tratta di uno scenario preoccupante, questo, soprattutto considerato il recente aumento dei prezzi. Per di più, se la busta paga diminuisce e l’inflazione sale (con ulteriore rischio stagflazione, come ho spiegato in questo articolo) ad aumentare sarà anche la povertà.

Diventerà insostenibile per le famiglie riuscire a soddisfare anche le necessità primarie. Inoltre, in Italia, sempre secondo l’Istat, l’11,8% dei lavoratori sono poveri ed il loro stipendio si aggira sui 550 euro e gli 820 euro al mese.

Per i giovani la situazione è ancora peggiore: il 15,6% dei giovani lavoratori sono poveri. Ad aggiungersi a queste percentuali vi è anche quella preoccupante percentuale di disoccupati, pari al 10,7%, e di giovani sottopagati in nero.

Ad ogni modo, fino a quando il Parlamento non deciderà di introdurre una legge sul salario minimo, i lavoratori dovranno sempre combattere contro l’aumento dei prezzi, ad oggi sempre più alti. Ma vediamo di fare il punto della situazione. Cosa sta aumentando?

Prezzi in crescita: cosa sta aumentando? 

A tirare le somme è stata Consumerismo, l’associazione dei consumatori no profit. Secondo la ricerca fatta dall’associazione dei consumatori no profit, in collaborazione con il Centro Ricerca e Studi “Alma Laboris Business School”, ad essere aumentati sono più di 100 prodotti, tra beni e servizi.

La ricerca si è svolta tenendo in considerazione le differenze tra i listini ed i cambiamenti avvenuti negli ultimi 20 anni: ci si è soffermati sull’andamento dei costi con il passaggio dalle lire all’euro. 

Prima di tutto, ad essere aumentato per primo è stato il carburante. A partire da mese di febbraio, i prezzi del carburante sono aumentati vertiginosamente. Proprio in questo articolo Prezzo benzina mai così alto: le accise più alte d’Europa! | Trend Online (trend-online.com) abbiamo parlato del costo della benzina e del diesel a causa delle accise ancora in vigore dal 1950.

In Italia abbiamo le accise più alte d’Europa, ben 0,73 euro a cui dovrà sommarsi l’Iva al 22%: entrambi contribuiscono alla realizzazione del prezzo finale del carburante. In tutto questo, il Governo ha deciso di tagliare solamente 0,25 euro, una somma misera, e molti italiani cominciano a sentirsi presi in giro.

Lo chiamavano il Governo dei migliori, ma come dice un proverbio “un buon cavallo si vede a lunga corsa” e solamente nei momenti peggiori. In molte regioni sia il prezzo della benzina che quello del diesel supera i 2 euro e, addirittura, in alcune di queste il prezzo è rimasto fisso a 2,30 euro.

Con l’aumento del prezzo del carburante sono aumentati anche i prezzi dei biglietti dei mezzi di traporti: adesso, prendere l’autobus a Milano costa 2 euro, contro i 1.500 lire (0,77 euro). Anche i prezzi dei prodotti per l’igiene personale hanno subito un incremento.

In particolare, gli shampoo, i deodoranti, i pannolini, il bagnoschiuma, la carta igienica, gli spazzolini da denti e la schiuma da barba sono aumentati del 50%. Ma non solo. Ovviamente a subire l’aumento del prezzo del carburante sono i prodotti alimentari. 

In particolare, a contribuire all’aumento del prezzo è, soprattutto, il prezzo del trasporto che è praticamente triplicato. Tra i prodotti alimentari ad essere aumentati abbiamo:

  • il sale, che ha subito un aumento del 134%;
  • le uova, con un aumento del 103%;
  • il cacao, con un aumento del 143%;
  • l’olio d’oliva, con un aumento del 114%;
  • i biscotti, con un aumento del 159%;
  • la passata di pomodoro, con un aumento del 148%.

Prezzi alti anche nei bar e ristoranti

Non solo soltanto i prodotti di prima necessità ad aumentare. Ad essere aumentati, naturalmente, sono anche i momenti di svago, come prendere un semplice gelato o una pizza. In particolare, un semplice gelato costa ad oggi in media 2,50 euro, contri i 0,77 euro nel 2001 (1.500 lire).

Ma costa di più anche mangiare una pizza (+93,5%), un tramezzino al bar (+198,7%), così come anche il supplì (+124%). Anche fare una semplice colazione al bar, con caffè, cappuccino e cornetto, costa molto di più: in particolare, il prezzo del caffè sembra essere aumentato del 55% rispetto al 2000.

Come ha scritto anche il mio collega Andrea Tebaldi in questo articolo, si sta assistendo ad aumento generalizzato dei prezzi in tutta Italia:

“Da sottolineare il record negativo del dato delle Isole che passano dal più 5,5% di gennaio a un più 6,8% di febbraio. Non va bene nemmeno il Sud che passa da un più 5% di gennaio a un più 6% del mese di febbraio. La zona del Nord Est passa dal più 5,4% del mese di gennaio 2022 al 5,9% di febbraio 2022.”

Aumento dei prezzi, ma le buste paga?

Come abbiamo già accennato in apertura, le buste paga non solo sono rimaste invariate dal 2020, ma hanno subito un calo dal 2019, con l’inizio della pandemia. In sostanza, l’aumento dei prezzi e delle tasse non va di pari passo con l’aumento degli stipendi, è questo è un danno per molte famiglie.

Queste, in mancanza di entrate sufficienti, saranno costrette ad attingere ai risparmi, o peggio, a prestiti o mutui. Anche i tassi di interesse su quest’ultimi sono in aumento, perché le banche a causa dell’inflazione sono costrette ad aumentarli.

Ma la tendenza non sembra essere in diminuzione: alla guerra in Ucraina dobbiamo sommare anche gli effetti negativi causati dalla pandemia. Cosa dovremmo aspettarci in futuro? Sicuramente nulla di buono.

Redazione Trend-online.com
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