Scontri Ultras, chi è il tifoso romanista arrestato ad Arezzo

La Questura di Arezzo ha arrestato il tifoso romanista rimasto ferito durante gli scontri tra ultras a Badia al Pino. Ecco chi è e cosa rischia

La Questura di Arezzo ha già fatto partire le manette per alcuni degli ultras che hanno bloccato domenica 8 gennaio parte dell’Autostrada A1, all’altezza di Badia al Pino (Arezzo).

La vicenda ha messo nel caos l’intera provincia: oltre 50 minuti di blocco stradale a causa degli scontri che si sono susseguiti tra i tifosi ultras del Napoli e della Roma.

E per molti ad Arezzo è stato come rivivere i fatti dell’11 novembre 2007, quando morì il tifoso laziale Gabriele Sandri, ucciso dall’agente Luigi Spaccarotella.

Scontri Ultras, chi è il tifoso romanista arrestato ad Arezzo

In serata la Questura di Arezzo, presieduta dalla dottoressa Maria Luisa Di Lorenzo, ha dato mandato di arresto nei confronti del tifoso romanista Martino di Tosto.

Classe 1979, Martino di Tosto è già noto alle forze dell’ordine per le sue partecipazioni a scontri analoghi. Come riporta askanews.it, “[…]” partecipò a scontri che ebbero come oggetto il pullman dell’Hellas Verona.”

Per sua sfortuna, in quest’ultimo scontro è rimasto ferito, con un’arma da taglio alla coscia e al polpaccio. Ricoverato al Pronto Soccorso dell’Ospedale San Donato di Arezzo, è stato subito arrestato una volta dimesso. Oltre a lui sono stati identificati altri 115 ultras romanisti nel Milanese, grazie anche al supporto della Polizia di Stato.

Nel caso dei tifosi del Napoli, ben 80 sono stati identificati, tutti diretti a Genova per presiedere il match Sampdoria-Napoli. E forse per far divampare altri scontri come quello sulla A1: hanno rinvenuto 3 spranghe di ferro nel bagagliaio della loro auto. Infatti hanno forzato un posto di blocco a Genova Nervi, pur di non farsi beccare.

Per il tifoso romanista Martino di Tosto l’accusa è di rissa aggravata (art. 558 CP, multa di 2000 euro e/o reclusione dai 6 mesi ai 6 anni), mentre per gli altri ultras si parla di reati quali interruzione di pubblico servizio e attentato alla sicurezza dei trasporti (artt 340 e 432 CP, pena da 1 a 5 anni, fino a 10 anni se avviene il disastro).

Scontri Ultras, cosa è successo a Badia al Pino

Tutto è cominciato alle ore 13.30.

Secondo quanto riferito dalla Questura di Arezzo, 350 tifosi del Napoli si sono fermati presso l’area di servizio di Badia al Pino, direzione nord della A1, sul tratto Monte San Savino e Arezzo. Sono diretti a Genova per il match Samp-Napoli, prevista alle ore 18.

Immediata l’ordinanza di servizio del Questore di chiudere l’ingresso all’area di servizio per impedire che il gruppo di tifosi romanisti, in transito coi loro 12 minivan, si scontrasse con gli ultras del Napoli. Nonostante ciò, i romanisti hanno voluto cogliere la palla al balzo.

Una volta individuati gli ultras del Napoli, i romanisti hanno rallentato la marcia e si sono fermati all’altezza dell’area di sosta.

Gli ultras del Napoli si sono posizionati lungo la recinzione, e hanno cominciato a lanciare oggetti contundenti, finendo per colpire anche le auto in transito sulla carreggiata autostradale.

Per evitare criticità, l’autostrada è stata chiusa per circa 50 minuti. Nel frattempo i due gruppi ultras si sono spostati verso l’uscita dell’area di sosta.

Da lì, lo scontro. È durato pochi minuti, e al momento risulta solo un ferito: il tifoso romanista arrestato dalla Questura di Arezzo. Dopo 15 minuti tutti gli altri ultras sono ripartiti.

Leggi anche: Milano: aveva violato daspo, ultrà dell’Inter arrestato

Scontri Ultras, il fil rouge tra Gabriele Sandri e Ciro Esposito

Non è la prima volta che avvengono degli scontri presso l’area di servizio di Badia al Pino. Purtroppo quell’area è già tristemente nota alle cronache nazionali per via dei fatti dell’11 novembre 2007, quando l’agente Luigi Spaccarotella sparò contro il supporter laziale Gabriele Sandri.

Sono le 9 del mattino quando il 26enne Sandri, all’epoca dj a Roma Nord, si trova in transito a Badia al Pino per seguire il match Inter-Lazio, previsto alle ore 15 a San Siro. I suoi amici sono a far colazione, lui a dormire sulla loro Renault Megane.

Poco dopo i suoi amici incrociano un gruppo di tifosi juventini, in viaggio per Juve-Parma. Scoppia una mini-rissa, senza feriti, a parte qualche ombrello rotto.

Lo scontro viene notato da una pattuglia in zona. Mentre i due gruppi ripartono, pensando fossero in fuga, l’agente Spaccarotella prova a fermarli, sparando due colpi con l’arma di ordinanza. Ad una distanza di 50 metri, i due colpi finiscono uno in aria, e l’altro sul collo di Sandri. Inutili i tentativi di rianimarlo.

Poche ore dopo, scoppia il caos in diverse città. Le tifoserie vogliono lo stop del campionato, come avvenne il 2 febbraio dello stesso anno per la morte dell’ispettore capo Filippo Raciti.

Gli ultras non ci stanno, e scatenano diversi incidenti per il paese, arrivando a marciare anche sotto la sede della RAI a Milano e a creare danni all’arredo urbano a Bergamo e Roma. Il culmine è con l’assalto alla caserma Maurizio Giglio al Flaminio, e al commissariato di polizia a Ponte Milvio, sempre a Roma.

Un atto di vendetta, come quello che sembra sia all’origine di questi scontri tra ultras. Ma non per Gabriele Sandri, ma per Ciro Esposito, tifoso del Napoli, ucciso il 3 maggio 2014 dall’ex ultras della Roma Daniele De Santis.

La tragedia s’è consumata non presso l’Autogrill di Badia al Pino, ma allo stadio Olimpico, quando De Santis, trovatosi in mezzo ad una rissa tra le due tifoserie, ha estratto una pistola e ha sparato, colpendo fatalmente Ciro Esposito.

Se per Daniele de Santis la condanna è stata di 26 anni di reclusione, per Luigi Spaccarotella, condannato per omicidio volontario con dolo, la condanna è di 9 anni e 5 mesi.

Leggi anche: Calcio: Abodi su scontri A1, ‘non fare tutta erba un fascio, chi sbaglia paga’

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