La Waterloo di Putin? Mariupol non cade e resiste!

Nell'assedio di Mariupol, Putin potrebbe fronteggiare la sua Waterloo. Ha bisogno disperato di una vittoria, ma l'Ucraina non ha intenzione di concederla.

Siamo giunti, nel momento in cui scrivo questo articolo, al 55imo giorno di guerra fra la Russia e l’Ucraina. Come certamente saprete, lo scorso 24 febbraio le truppe della Russia sono sconfinate in Ucraina ed hanno dato via all’invasione. 

Vladimir Putin, il presidente della Russia, è il principale responsabile diretto di questa guerra, avendo orchestrato lui tutte le strategie e tattiche per sconfiggere Kiev. 

L’Ucraina, però, si è dimostrata estremamente coriacea, e l’invasione ha subito uno stallo quasi subito nonostante l’enorme impeto dell’esercito russo nei primi giorni. Putin è rimasto a bocca asciutta, ed è stato costretto a ritirare le sue truppe dall’assedio di Kiev. 

Subito dopo l’invasione, inoltre, le nazioni occidentali si sono immediatamente schierate contro lo “Zar” Putin, colpendo la Russia con delle pesantissime sanzioni che, si pensa, faranno affondare l’economia del paese nei prossimi mesi ed anni. 

Insomma, se ascoltiamo le news occidentali (che certamente hanno anche loro un certo grado di propaganda), la mossa di Putin è stata la sua Waterloo. 

Con questa espressione, si intende la sua ultima e grande sconfitta, che metterà definitivamente fine al suo potere. Come sicuramente saprete, questa espressione si rifà alla Battaglia di Waterloo, l’ultimo grande scontro fra Napoleone e le forze della Coalizione

Napoleone, imperatore francese ed uno dei migliori generali di tutti i tempi, venne brutalmente sconfitto a Waterloo, e non poté più mantenere l’instabile potere consolidato negli ultimi mesi. 

Quando Putin ha invaso l’Ucraina, molti in occidente hanno iniziato a fare paragoni con Napoleone, sia per le ambizioni “imperiali” del presidente russo sia per il probabile errore di calcolo nel fare una mossa simile

Come diceva questo articolo di Economy Magazine qualche settimana dopo l’inizio della guerra in Ucraina: 

La campagna di Russia, alla fine, non fece altro che rivelare al mondo (di allora) che Napoleone non era un sovrano come tutti gli altri, uno con cui poter trattare e negoziare. Era un “pericolo pubblico” da eliminare a qualsiasi costo, come in effetti sarebbe avvenuto di lì a qualche anno seppure con qualche errore strategico delle monarchie dell’epoca. L’invasione dell’Ucraina sarà l’inizio della fine del neo-imperatore moscovita?

Oggi, inoltre, il paragone con Waterloo viene ancora più naturale se pensiamo che la battaglia probabilmente decisiva per la guerra in Ucraina, ossia l’assedio di Mariupol, non sta esattamente andando a meraviglia per i russi. 

Che Mariupol sia la Waterloo di Putin? E’ ancora troppo presto dirlo, ed anche se lo Zar venisse sconfitto nella città ucraina, non sarebbe comunque un paragone precisissimo. Se volete sapere di più sulla battaglia che sconfisse Napoleone, vi lasciamo questo video a riguardo di Historia Mundi

Cerchiamo di capire perché, e cosa rischia Putin se dovesse perdere la battaglia di Mariupol. Facciamo, poi, un breve paragone con Waterloo per capire se è poi vero che “La storia si ripete”.

Iniziamo, prima di tutto, a capire cosa sta succedendo in questo momento a Mariupol. 

Mariupol: la città assediata resiste

La città di Mariupol è un porto sul Mar Nero (uno dei più grandi in Ucraina a seguito dell’invasione russa della Crimea nel 2014) che fa formalmente parte della regione di Donetsk

Donetsk e Mariupol, quindi, sono nel Donbass: la regione più orientale dell’Ucraina che ha dei separatisti russi supportati da Mosca. Donetsk sarebbe una delle due capitali delle repubbliche separatiste appoggiate da Putin all’inizio della guerra. 

Mariupol è sotto assedio dal 24 febbraio. Data la sua vicinanza con il fronte russo, è stata un boccone facile per le armate di Putin. Già il 3 marzo, infatti, Mariupol è stata completamente circondata, iniziando l’epopea che continua ancora adesso. 

L’assedio di Mariupol si è già rivelato essere uno degli episodi più tristi del XXI secolo. Secondo le stime, 21.000 civili sono morti fino ad ora, nonostante i vari tentativi di evacuazione e di accordi con l’esercito russo per creare dei corridoi umanitari. 

I russi non sono riusciti a prendere la città con la forza poiché le battaglie urbane sono tra le operazioni militari più difficili che esistano. Liberare quartiere per quartiere, edificio per edificio, mentre il nemico ti spara addosso e resiste è un’impresa estremamente ardua a prescindere dalla forza dell’invasore. 

E infatti, al momento vi sono ancora delle sacche di resistenza ucraine che sono determinate a resistere a qualunque costo, nonostante i russi diano continui ultimatum. L’esempio più lampante delle ultime ore è quello dell’acciaieria Azovstal. 

L’odissea dell’acciaieria Azovstal

L’acciaieria Azovstal è uno degli stabilimenti industriali più grandi d’Europa. Costruito in epoca sovietica, è progettato letteralmente per resistere ad un attacco nucleare. E’ composto da piccoli cunicoli e tunnel che coprono la superficie di una piccola città (11 km quadrati). 

Per qualunque forza d’invasione, conquistare Azovstal è un’impresa difficilissima, soprattutto se si tratta dell’esercito russo che ha dimostrato, nell’ultimo mese, di non essere esattamente la macchina da guerra che tutti si aspettavano. 

Rintanati dentro Azovstal, a difendere l’acciaieria e la città sono i marines ucraini e alcuni membri del Battaglione Azov, una forza di estrema destra dell’Ucraina del sud. I russi dicono che i difensori sono completamente circondati, ma alcuni droni hanno mostrato che, di fatto, vi sono ancora svariate vie d’uscita per ottenere rifornimenti. 

Secondo alcune fonti, inoltre, a nascondersi nell’acciaieria vi sono anche un migliaio di civili, ma i russi noncuranti continuano a lanciare bombe. Il capo dei marines rintanati dentro Azovstal, Sehriy Volna, ha inviato una disperata lettera a Papa Francesco: 

So che probabilmente hai visto molte cose in vita tua – scrive – ma sono sicuro che non hai mai visto le cose che stanno accadendo a Mariupol. È l’inferno sulla terra. Non ho letto gli appelli e le dichiarazioni, perché in questi 50 giorni sono stato occupato a combattere, completamente circondato, e ho tempo soltanto per la battaglia per ogni metro di questa città.

Donne con bambini e neonati vivono nei bunker, nella fame e nel freddo e ogni giorno sono bombardati dall’aviazione nemica. I feriti muoiono senza medicine, acqua, né cibo. Mi rivolgo a te per chiedere aiuto.

Perché è arrivato il tempo nel quale le preghiere non sono più sufficienti. Nessuno si fida più delle forze d’occupazione russe dopo il bombardamento del teatro d’arte drammatica. Porta la verità al mondo, evacua la gente e salva le loro vite dalle mani di Satana, che vuole bruciare tutte le cose viventi.

Combatteremo fino alla fine, ma la nostra lealtà al giuramento non basta a liberare Mariupol. Abbiamo bisogno di armi pesanti. L’Ue e gli Usa possono farcele arrivare. Mariupol può essere salvata

Nonostante la situazione disperata, quindi, i difensori di Mariupol sono convinti che qualcosa ancora di possa fare. Con le armi occidentali, infatti, gli uomini rintanati dentro Azovstal potrebbero ritardare gli attacchi dell’esercito russo abbastanza da esaurire le sue risorse

A quel punto, i russi non avrebbero altra scelta se non ritirarsi

La Waterloo di Putin? Perché non è un paragone preciso

Torniamo, quindi, all’assunto di partenza: Mariupol sarà la Waterloo di Putin? Possiamo ora dire che il paragone non è esattamente preciso

Innanzitutto, non è ancora detto che Putin perderà la battaglia, mentre Napoleone perse la battaglia di Waterloo in un solo giorno. Fino all’ultimo, invece, Mariupol potrebbe pendere da una parte o dall’altra. 

Il motivo della differenza di durata è anche nella natura stessa della battaglia. Waterloo era uno scontro fra due eserciti, e prende il nome dal piccolo villaggio di Waterloo che si trovava nelle vicinanze. 

Nessuna città, però, era coinvolta nella battaglia di Waterloo, in quanto fu combattuta in piena campagna. Al contrario, invece, Mariupol è un vero e proprio assedio urbano

Infine, a Waterloo si scontrò Napoleone con le forze di un’intera coalizione nemica, formata da truppe russe, austriache, inglesi, prussiane… In Ucraina, almeno per ora, le fazioni sono solamente due

Queste le principali differenze fra la battaglia di Waterloo e quello che sta succedendo in questo momento nel Donbass. Come vediamo, sono differenze di carattere più tecnico: differenza nel campo di battaglia, delle fazioni in gioco… 

Waterloo e Mariupol, però, potrebbero avere più similitudini di tipo “ideologico” di quanto si pensi. 

La Waterloo di Putin? Perché è un paragone preciso

Così come Napoleone doveva assolutamente vincere la battaglia di Waterloo per poter vincere la guerra, così Vladimir Putin deve assolutamente ottenere la città di Mariupol nelle sue mani per poter sconfiggere l’Ucraina. 

Non tanto perché Mariupol sia un centro importante, d’altronde neanche Waterloo lo era, ma per la concentrazione di forze e risorse nella città. Con il ritiro da Kiev, infatti, la maggiorparte delle risorse russe sono state concentrate sulla presa del Donbass. 

Se questo attacco dovesse fallire, cosa avrà Putin in mano per negoziare una pace a suo favore? L’occupazione della Crimea? Ma se non riesce neanche a muoversi dai suoi confini mentre le sanzioni stanno lentamente erodendo il paese… 

Così come Waterloo doveva essere una vittoria per Napoleone per poter avere delle carte sul tavolo, così Putin deve assolutamente vincere a Mariupol. 

A Waterloo, inoltre, Napoleone aveva intenzione di consolidare il suo potere. Era stato esiliato sull’Isola d’Elba, nessuno più voleva saperne di lui tranne il popolo, che ancora credeva nel suo genio militare. 

Il suo genio, però, doveva essere nuovamente dimostrato, e a Waterloo Napoleone fallì

Putin ha sempre parlato, all’interno del suo paese, della forza dell’esercito russo e della potenza inarrestabile delle sue armate. Ora, Putin ha bisogno di dimostrarlo con una vittoria per poter mantenere anche stabilità interna. 

Chissà se, come Napoleone, anche Vladimir Putin verrà esiliato sull’Isola di Sant’Elena una volta che avrà perso la sua Waterloo. 

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