Bonus 110%: stretta sulle frodi? Ecco la proposta del M5S!

A seguito delle varie frodi ai danni dello Stato, il M5S vuole proporre una modifica al credito!

Il bonus 110% di nuovo a rischio!

Con il peggioramento dei casi di frode ai danni dello Stato, culminato di recente con un’indagine relativa alle irregolarità risultanti in 91 cantieri su 100, il Governo Draghi vuole varare una stretta sulla cessione del credito, per sedare una volta per tutte queste truffe.

Per saperne di più ti suggerisco l’ultimo video di Angelo Greco, disponibile su Youtube e sul suo canale.

Però questo potrebbe ritorcersi contro, perciò il Movimento Cinque Stelle ha messo in campo una controproposta più allettante: una cessione del credito a tre stadi.

In questo articolo faremo il punto della situazione, e vedremo in cosa consiste questa cessione del credito a tre livelli.

Bonus 110%: ecco cosa sta accadendo!

Fino a qualche mese fa il maggior problema relativo al Bonus 110% era riguardante l’accesso alle unifamiliari per il 2022.

La prima scadenza era il 30 giugno 2022, ma il Governo Draghi era indeciso se applicare una proroga fino a dicembre 2022 utilizzando come requisito d’accesso:

Tra queste due proposte è balzata avanti l’ultima, cioè garantire entro il 30 giugno 2022 almeno il 30% tra lavori e spese già attuate. Probabilmente conveniva a tutti coloro che avevano già aperto il cantiere nella sua casa, visto che il tempo ora scarseggia per tutti, specie in periodo di caro bollette.

Anche se la percentuale è a favore delle unifamiliari, c’è da dire che i condomini hanno dalla loro maggiori possibilità di spendere centinaia di migliaia di euro, sempre e comunque limitandosi al prezzario imposto dal MISE, ovvero il Ministero dello Sviluppo Economico. Sono prezzi che per un’impresa edile è praticamente l’affare del secolo, ma non per lo Stato, visto che per molti è diventata la truffa del secolo.

Bonus 110%: truffe e frodi ovunque! Ecco le ultime stime

In merito al Bonus 110% c’era un po’ il rischio che la situazione si evolvesse verso una china fraudolenta. Siamo comunque il paese che tra gli anni Cinquanta e Sessanta ha maggiormente speculato sulla ricostruzione del paese, costruendo senza nemmeno rispettare piani regolatori o norme antisismiche.

E anche nel caso del Bonus 110%, finanziato in larga parte grazie ai fondi europei del Next EU Generation, l’Italia ha dato il meglio di sé, specie nel far esplodere il caso in Parlamento per due volte consecutive.

La prima volta è stata all’indomani dell’approvazione del Decreto Anti-Frode, una misura emergenziale per contrastare le prime frodi emerse dalle indagini dell’Agenzia delle Entrate.

Solo a novembre sono state scoperte ben 800 milioni di attività e lavori irregolari, anche se su un totale di 19 miliardi di lavori stanziati. Come detto in precedenza, se fosse rimasto così, si avrebbe avuto solo un 4-5% di frode, una percentuale sensibile ma non troppo pesante per un bonus che prevede un fondo da 60 miliardi di euro per tutti i bonus Casa.

Inoltre il varo del decreto anti-frode non è stato apprezzato dalle associazioni di categoria, perché si sono viste limitare molto la possibilità di usufruire del bonus con un ulteriore aumento delle carte da presentare in sede amministrativa.

Anche perché il decreto in questione prevede l’obbligo di provvedere alla presentazione del visto di conformità e dell’asseverazione tecnica. Altrimenti l’ADE ti interrompe le comunicazioni fino a trenta giorni, in modo da avviare un accertamento sulla situazione dell’immobile.

In pratica l’Agenzia delle Entrate ti entra in cantiere e ti monitora l’attività.

Risultato? Che 800 milioni di euro erano anche pochi a novembre. Ora si viaggia su cifre miliardarie. E dopo questo, il comitato tecnico sta valutanto ulteriori restrizioni, specie creditizie.

Bonus 110%: addio cessione del credito? Ecco la proposta!

Di recente ha fatto scalpore l’inchiesta di Milena Gabanelli, per il Corsera, in cui denuncia cifre da capogiro in merito ai lavori irregolari dovuti al Superbonus 110%.

Se a novembre si era solo con 800 milioni di euro, già a gennaio 2022 la cifra era quintuplicata, per un valore complessivo di 4 miliardi. Cifra che, a febbraio 2022, è aumentata del 25%, cioè è arrivata a 5 miliardi. In un mese. Mentre si prevede come investimenti complessivi per il 2022 (anno di punta del Bonus 110%) ben 30 miliardi di euro.

Fatti due conti, si parla di già il 15-18% dell’intera torta. Ora non è più un dato marginale, specie con la velocità con cui è cresciuto.

A seguito di questa scoperta, il comitato tecnico che s’era riunito in merito al Decreto Sostegni TER, ha voluto puntualizzare che sarà necessaria una stretta sulle attività edilizie, davanti a tutte queste frodi e truffe che possono non solo danneggiare l’erario, ma al tempo stesso bloccare i fondi europei previsti.

In particolare la stretta riguarderà l’accesso ad una delle opzioni più richieste per questo bonus, ovvero la cessione del credito

Una delle attività maggiormente richieste è quella della cessione multipla del credito, ovvero di poter cedere il credito previsto dal Bonus 110%, cioè il 100% dell’ammortizzazione dei costi più il credito extra del 10%, a più intermediari finanziari o bancari, quali istituti di credito. Con l’abolizione si potrebbe cederlo solo ad un soggetto giuridico.

Già nel Decreto Sostegni Ter ci sia un blocco parziale della cessione multipla dei crediti d’imposta. Ma quello previsto dal Decreto è provvisorio, infatti si potrà richiedere la cessione multipla al momento fino al 17 febbraio, come segnala PMI.it.

Semmai il problema verrà dopo il 17 febbraio, perché l’intenzione sarebbe quella di bloccare questo strumento, con conseguenze nefaste, non tanto per i fraudolenti quanto per le aziende che si ritroverebbero ferme per non poter provvedere al pagamento dei crediti.

Anche lo stesso comitato è preoccupato per l’effetto boomerang che genererebbe sulle attività tutto sommato sane, e anche sulla ripresa stessa, che già ha avuto un ricalcolo a seguito dei danni del caro bollette e dell’inflazione galoppante.

Bonus 110%: avanti con la cessione multipla! La proposta del M5S

Come detto, se dovesse diventare definitiva la scelta di abolire la cessione multipla come opzione fiscale, le conseguenze sarebbero preoccupanti per tutti.

Per evitare questo, uno dei partiti della maggioranza del Governo Draghi, il Movimento Cinque Stelle, vorrebbe proporre una soluzione conveniente per entrambe le parti.

Invece di attuare un’abolizione della cessione multipla, vorrebbe garantirla anche dopo il 17 febbraio, ma con altre condizionalità. La prima è di attuare una cessione del credito a tre stadi, così da garantire i rapporti commerciali tra fornitori, azienda e creditori.

A questa si seguirebbe un inasprimento delle pene già previste per tutti coloro che attuano lavori o interventi in maniera irregolare, o che non si attengano a quanto previsto dalle norme dell’Agenzia delle Entrate e del MISE.

Ricordiamo che attualmente le principali sanzioni prevedono:

  • in caso di dichiarazione mendace nella documentazione, da 2.000 fino a 15.000 euro di sanzione;
  • in caso di inosservanza delle norme, fino a 10.329 euro di sanzione;
  • in caso di attività edilizie successive al decreto di sospensione, dai 5.164 euro fino a 51.645 euro di sanzione;
  • in caso di lottizzazione del terreno a scopo edilizio (quindi contravvenendo al piano regolatore), dai 5.164 euro fino a 51.645 euro.

E questo davanti sempre allo spettro del diniego dell’Agenzia delle Entrate nel caso in cui non venisse attestato:

  • il passaggio a due classi energetiche superiori a quella di partenza,
  • il mantenimento del tetto di spesa previsto dal prezzario MISE,
  • la regolarizzazione degli abusi edilizi dopo la CILA-Superbonus.

Diciamo che, una volta entrati nel gioco, è difficile uscirne se si pensa di fare i furbi contro lo Stato. O contro l’Unione Europea, se passa davvero la proposta.

Bonus 110% conviene! La proposta europea diventerà realtà!

Mesi fa moltissimi proprietari di case e locatori devono aver avuto un brutto risveglio, quando hanno letto sui principali giornali e testate giornalistiche italiane ed europee la proposta dell’Unione Europea di far saltare praticamente tutto il mercato immobiliare italiano.

Mi spiego meglio. A dicembre 2021 l’Unione Europea ha voluto proporre un blocco per vendite e affitti a tutti gli edifici che non rientrassero entro la classe energetica D, cioè solo case ed edifici aventi una classe energetica tra l’A, la B, la C e la D.

Di contro, tutti gli edifici che appartengono tutt’ora alla classe energetica E, F, e G, sarebbero invendibili e inaffittabili. E tutto questo dal 2027, cioè tra meno di cinque anni. Praticamente in tempo per vedere la fine dell’accesso al Superbonus 110%, visto che entro fine 2026 si chiuderanno gli accessi ai bonus edilizi per la stragrande maggioranza dei richiedenti, condomini o ex IACP compresi.

Se in cinque anni ben 4,5 milioni di immobili in questo paese (che attualmente sono sotto questo parametro) non dovessero raggiungere almeno la classe D, sarebbe la catastrofe per tutto il settore, perché chiunque volesse affittare o vendere la casa per liberarsi da spese o tasse eccessive per le proprie tasche si ritroverebbe in trappola.

Pertanto il Bonus 110% diventerebbe decisivo per tutti, specie per chi vuole ottenere almeno due classi in più e uscire dal rischio di invendibilità. Anche se questa è tutt’ora una proposta, nulla di ufficiale. Ma davanti ai miliardi che l’Europa ha disposto solo per noi sul piano edilizio è difficile che una cosa del genere non possa realizzarsi.

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