Criptovalute: il Mef sul piede di guerra!

Criptovalute: il Mef sul piede di guerra! Previsto un anagrafe digitale per tutti gli operatori del settore delle valute digitali, italiani ed esteri.

Si preannunciano importanti novità in Italia per tutti coloro che operano nel settore delle criptovalute.

Si è in attesa infatti, che sia pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale un nuovo decreto emanato dal Ministro dell’Economia Franco in cui si riporta espressamente che chi intende operare nel mercato delle criptovalute in Italia, può farlo, ma previa iscrizione ad un registro la cui gestione verrà affidata all’Organismo degli agenti e dei mediatori creditizi meglio conosciuto con l’acronimo Oam.

Lo scopo di questo registro è quello di consentire e di rendere quanto più trasparente possibile il mercato delle monete virtuali e delle attività svolte da tutti coloro che materialmente operano in questo settore, sia di origine nazionale ma anche e soprattutto, di provenienza estera, i quali il più delle volte operano a distanza servendosi di piattaforme completamente telematiche.

Ma prima di vedere che cosa specifica il nuovo decreto del Ministro Franco, spieghiamo meglio il concetto di criptovaluta e come dietro il suo utilizzo, si possano nascondere frodi o meccanismi di riciclaggio di denaro sporco.

Criptovalute: la novità dei mercati finanziari

L’arrivo delle criptovalute ha sicuramente sbaragliato le carte all’interno dei mercati finanziari.

Sono delle valute virtuali, la più nota delle quali è sicuramente il Bitcoin, che si sono contraddistinte per le performance strabilianti che hanno fatte registrare in pochissimo tempo, anche se bisogna dire, il loro utilizzo come moneta corrente a tutti gli effetti, di fatto non si è mai avuto.

Una criptovaluta abbiamo detto che è una moneta digitale, che dunque materialmente non viene emessa da nessuna banca centrale, ma che ha tra i suoi elementi costitutivi una blockchain, una particolare tecnologia che assolve la funzione di un particolare “libro mastro” e che consente che la stessa possa essere utilizzata in modo completamente similare tra tutti coloro che si inseriscono in questo meccanismo.

Criptovalute: spiegazione e rischi connessi

Alla base dello sviluppo delle criptovalute, hanno concorso indubbiamente due fattori, il supporto massiccio delle nuove tecnologie e ovviamente della connessione digitale, attraverso internet.

Il primo fattore ha trovato la spinta nei progressi sempre più importanti che ha raggiunto la crittografia che ha consentito lo sviluppo di tecniche sempre più sofisticate affinché uno scambio di informazioni o un messaggio possa essere effettivamente compreso solo dalle persone che abbiamo interesse a leggerlo.

Il secondo fattore, ovvero la massiccia diffusione della connessione internet, ha fatto sì che l’economia nel suo complesso fosse sempre più connessa, e così anche i mercati finanziari, cosa fondamentale per la diffusione delle criptovalute.

Quindi fondamentalmente la criptovaluta altro non è che il frutto dell’applicazione della tecnologia digitale al settore finanziario.

Perché si parla di valuta nascosta? Perché non esistendo fisicamente, essa è scambiata solo per via telematica e solo da chi, tra l’altro, è in grado di conoscere un particolare linguaggio o codice informatico.

Essendo poi una valuta meramente virtuale, relativamente alla stessa si è sviluppato il concetto di portafoglio virtuale, e-wallet o più semplicemente wallet.

Il wallet è assimilabile ad un servizio di home banking personale all’interno del quale si possono conservare o traferire le criptovalute, fare o ricevere pagamenti, tenere memoria di tutte le transazioni effettuate, e sui siti dove è consentito, fare anche acquisti online.

Seppur virtuale, la criptovaluta è comunque a tutti gli effetti una valuta, il che vuol dire che se le parti tra le quali si ha lo scambio sono entrambe d’accordo, tale valuta può essere impiegata tranquillamente per acquistare beni e servizi.

Questo vuol dire che si può scambiare direttamente tra le due parti senza l’intervento di alcun intermediario secondo quella che in termini tecnici viene definita una modalità peer-to-peer.

Per chi fosse interessato un video tratto dal canale Bitcoin & Crypto Strategy con Maury – YouTube, offre spunti interessanti sul tema.

Criptovalute: una prima classificazione e regole di impiego

Generalmente le criptovalute si distinguono in chiuse, per indicare i tipi di beni e servizi che con esse si possono acquistare, e in unidirezionali e bidirezionali a seconda del fatto che questa valuta virtuale possa essere convertita in valuta avente corso legale, ed eventualmente riconvertita in valuta digitale.

Cosa importante da sottolineare è che, ad oggi, nessuna criptovaluta ha corso legale in nessun paese del mondo quindi il fatto che possa essere accettata come mezzo di pagamento in una qualunque transazione, è una mera decisione delle parti coinvolte nello scambio.

Altra cosa che va evidenziata, è che almeno fino ad oggi, il mercato delle criptovalute sfugge completamente al controllo dei governi centrali ma funziona sulla base di regole decise solo dall’ente che le ha emesse.

Chi pertanto decide di entrare nel segmento di una particolare criptovaluta di fatto, aderisce in modo completamente volontario alle “regole del gioco” stabilite dall’ente emittente.

Tuttavia bisogna dire che questa completa libertà di movimento degli operatori nel settore delle criptovalute negli ultimi anni, inizia un po’ a subire dei contraccolpi perché alcuni stati stanno imponendo regole maggiormente restrittive sul loro operato nell’intento di favorirne maggiormente la trasparenza per evitare truffe ai danni di consumatori o comunque anche problemi connessi al riciclo di denaro.

È quello che è già successo in paesi come l’Uruguay, il Venezuela, o le iniziative che si stanno prendendo in paesi come Estonia e Svezia e non da ultimo quella che abbiamo annunciato essere stata presa in questi giorni dal Ministro dell’economia italiano Franco, su cui torneremo tra poco.

Criptovalute: è una moneta?

Ricordiamo che una moneta per essere definita tale e per essere utlizzata come mezzo di scambio, deve avere corso legale e deve avere tre funzioni fondamentali:

-di unità di conto;

-di mezzo di pagamento universalmente accettato;

-di deposito di valore.

La mancanza proprio di queste precise caratteristiche ha fatto sì che le criptovalute non avessero nel tempo riconosciuto un valore legale. In effetti queste valute digitali sono fortemente volatili, i loro prezzi hanno pesanti oscillazioni anche in una sola giornata e queste le rende completamente inadatte ad assumere il ruolo di unità di conto.

Sarebbe in effetti praticamente impossibile ancorare il prezzo di beni e servizi al valore di una criptovaluta pertanto, non possono essere neanche accettate ufficialmente come mezzi di pagamento nelle transazioni che regolano gli scambi delle stesse.

E anche per quanto attiene all’uso della criptovaluta relativamente alla terza funzione, possiamo dire che c’è di fatto qualche problema. Il concetto che sta dietro il loro utilizzo prevede che le criptovalute inizieranno ad apprezzarsi quanto più queste saranno utilizzate come mezzi per regolare scambi di beni e servizi.

Tuttavia, e questo è il motivo per cui le rende inadatte alla funzione di deposito, questo apprezzamento si verifica semplicemente perché la possibilità di creare criptovalute non solo è contenuta, ma si riduce anche progressivamente nel tempo.

Criptovalute: caratteristiche peculiari

Abbiamo quindi visto che le criptovalute non sono assimilabili a monete avente corso legale e tuttavia hanno delle caratteristiche particolari che le contraddistinguono.

Hanno sempre un “protocollo”, ossia delle specifiche istruzioni informatiche che spiegano i passaggi che i partecipanti debbono compiere per porre in essere una transazione, hanno sempre una blockchain, una sorta di memoria che conserva traccia indelebile di tutte le transazioni effettuate.

Infine le criptovalute hanno sempre tutta una serie di partecipanti che operano in maniera delocalizzata e che sono sempre prontamente aggiornati sulle transazioni effettuate in quanto provvedono costantemente alla consultazione della blockchain.

Criptovalute: sono sicure?

Molto si è discusso circa la sicurezza o meno legata all’uso di queste valute digitale. È vero che essendo completamente scollegate dal controllo dei governi centrali, consentono transazioni molto veloci in qualunque parte del mondo, ma questo è al tempo stesso, il più grande rischio connesso all’utilizzo di questo tipo di valuta.

Il fatto che manchi qualunque tipo di controllo all’origine da parte delle autorità centrali, il fatto che le transazioni avvengano tra operatori in modo del tutto anonimo, ha reso queste criptovalute molto attrattive a quelle che sono le organizzazioni criminali.

Quest’ultime infatti le hanno utilizzate per porre in essere operazioni di riciclaggio di denaro sporco o vere e proprio azioni contrarie alla legge, e non sono neanche scevre all’organizzazione di vari tentativi di truffe.

Ecco perché da tempo si discute sulla necessità di poter in qualche modo porre delle regole in questo mercato che fino ad ora ha operato in modo completamente libero costituendo una sorta di zona franca dove tutto fosse concesso, dove i profitti sono stati per lungo tempo esorbitanti, ma dove forse il problema della tutela degli investitori e dei consumatori non è stata presa molto in considerazione.

Ecco perché da più parti e in diversi Stati si è richiamata la necessità di poter dare una disciplina giuridica al settore, inquadrarlo sotto delle regole operative che rendessero più chiare a tutti i meccanismi di funzionamento di questo mercato del tutto particolare.

Criptovalute: l’intervento del Mef

In questa direzione si è mosso proprio negli ultimi giorni il Ministro dell’economia Franco che ha pubblicato un decreto al momento in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.

In questo decreto si stabilisce chiaramente l’obbligo per tutti coloro che in Italia operano nel settore delle criptovalute, di registrarsi in un apposito registro che sarà gestito dall’Organismo degli agenti e dei mediatori creditizi meglio conosciuto con l’acronimo Oam, equiparando in questa maniera la loro posizione a quella di un cambiavalute o di un Money Transfer.

Il decreto prevede che all’interno di questo registro vadano inseriti i nominativi di tutti gli operatori, in modo da poter avere contezza di quali siano effettivamente i soggetti che trattano valute digitali, i nominativi di tutti i clienti e che per ogni operatore, siano sempre specificati i servizi offerti per questi tipi di valute, e quali servizi siano stati invece resi ad ogni singolo cliente.

Il decreto stabilisce altresì che l’iscrizione al registro comporti anche il pagamento di una tassa di iscrizione il cui importo verrà quantificato con precisione allorquando si conoscerà con esattezza il numero complessivo degli iscritti.

Gli operatori poi hanno obbligo di rendicontazione trimestrale sui nominativi dei loro clienti e sulle operazioni poste in essere per loro conto.

Criptovalute: registro Oam e obbligo di registrazione, controllo

Obbligati a registrarsi saranno non solo gli operatori nazionali che trattano criptovalute, ma anche tutti gli operatori esteri che offrono servizi relativamente a criptovalute servendosi per questo di piattaforme digitali straniere.

Se questi operatori rifiutano tale iscrizione saranno bannati dall’operare all’interno del nostro paese.

Tutte le informazioni che confluiscono su questo registro sono tenute ad essere girate dall’Oam alle varie autorità di vigilanza qualora ne facciano richiesta.

Il che equivale a dire che l’Oam deve poter consentire l’accesso al registro a Direzione antimafia, Guardia di finanza, polizia valutaria, agenzie fiscali e tributarie e ad ogni altro organismo di controllo che abbia necessità di effettuare periodicamente controlli sulla lecita delle operazioni poste in essere dai vari operatori iscritti nel registro.

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