Prestazione occasionale: sicuro di essere in regola?

Prestazione occasionale: nel 2022 scatta l’obbligo della comunicazione preventiva. Ecco come e quando deve essere fatta per evitare pesanti sanzioni.

Il Governo ci ha abituati a cambiamenti su tutti i fronti, compreso il mondo del lavoro. In questo caso, la protagonista è la prestazione occasionale.

La legge 215/2021 di conversione del D.L. n. 146/2021 ha stabilito un nuovo obbligo per le aziende che si avvalgono della prestazione occasionale: l’Ispettorato Territoriale del Lavoro deve essere informato di eventuali lavori autonomi occasionali tramite email o sms. 

Lo scopo, come si legge nella nota informativa dell’11 gennaio 2022 è quello di 

svolgere attività di monitoraggio e di contrastare forme elusive nell’utilizzo di tale tipologia contrattuale.

La stessa nota indica le modalità con le quali dovrà avvenire la comunicazione, mentre il Ministero del Lavoro spiega che tale obbligo si riferisce ai contratti di prestazione occasionale avviati dopo il 21 dicembre 2021 oppure iniziati prima e ancora in corso in quella data.

In realtà, per i lavoratori interessati e in regola, i cambiamenti non sono poi così significativi perché, al pari della fatturazione elettronica che probabilmente verrà estesa anche ai regimi forfettari, si tratta di una semplice misura volta a contrastare l’evasione fiscale – a tale proposito, secondo alcune stime riportate da Il Fatto Quotidiano, nel 2019 l’Italia si è rivelata prima in Europa per evasione fiscale «con perdite per lo Stato di 30,1 miliardi di euro».

Fatte le dovute premesse, vediamo come cambia la prestazione occasionale nel 2022.

Cos’è la prestazione occasionale?

La prestazione occasionale, regolata dall’art. 54-bis del Decreto legge n. 50/2017 e convertito dalla Legge n. 96/2017, è una collaborazione di lavoro che ha carattere saltuarionon deve cioè durare più di 30 giorni – e che nell’arco dell’anno solare procura guadagni netti inferiori a 5mila euro.

Uno stesso lavoratore può stipulare nell’anno più contratti di prestazione occasionale per un valore non superiore a 2.500 euro per ogni azienda (detta utilizzatore) che richiede la collaborazione.

Leggermente diverso il caso di pensionati, disoccupati, riceventi il Reddito di cittadinanza e studenti fino a 25 anni: per loro l’importo massimo annuo per le prestazioni occasionali sale a 6.600 euro.

Inoltre, avendo carattere saltuario, la prestazione occasionale si svolge senza partita Iva. Il lavoratore è semplicemente tenuto a emettere una ricevuta per prestazione occasionale con eventuale ritenuta d’acconto al 20%, ossia l’anticipo sulle tasse che il committente versa al posto del lavoratore.

Chi può ricorrere alla prestazione occasionale?

Non tutti gli utilizzatori possono avvalersi di questa tipologia contrattuale, che è rivolta a:

  • microimprese che abbiano al massimo cinque dipendenti a tempo indeterminato 
  • amministrazioni pubbliche – il ricorso alla prestazione occasionale è limitato a progetti speciali che coinvolgono disabili, detenuti, tossicodipendenti, persone in stato di povertà o a cui spettano particolari ammortizzatori sociali
  • alberghi e altre strutture ricettive con al massimo 8 lavoratori dipendenti
  • aziende agricole con cinque dipendenti al massimo

In tutti gli altri casi, il lavoro deve essere dipendente oppure svolto da libero professionista con regolare partita Iva.

Prestazione occasionale per lavoratori autonomi

Partiamo dalle basi, cioè dalla definizione di lavoro autonomo occasionale:

è quella forma contrattuale, definita contratto d’opera dall’articolo 2222 del Codice civile, che si concretizza quando una persona si obbliga a realizzare un’opera o prestare un servizio dietro corrispettivo, ma senza vincolo di subordinazione e con lavoro prevalentemente proprio.

La prestazione occasionale rientra a tutti gli effetti nella tipologia di lavoro autonomo, e presenta alcune caratteristiche peculiari che coinvolgono, per l’appunto, l’occasionalità e l’autonomia:

  • le prestazioni lavorative non hanno carattere continuativo, ma saltuario
  • il lavoratore ha libertà di organizzare i tempi e le modalità in cui prestare servizio
  • il lavoratore, come una sorta di libero professionista, non è inserito all’interno dell’azienda, e non è legato ad essa da un contratto di subordinazione
  • il lavoratore riceve un corrispettivo in denaro per il servizio svolto tramite prestazione occasionale

Inoltre, non si può procedere a prestazione occasionale se nei sei mesi precedenti vi siano già stati rapporti di lavoro subordinato o continuativi.

Dal punto di vista dei redditi, quelli derivanti dal lavoro con prestazione occasionale fanno parte della categoria dei cosiddetti “redditi diversi”: a stabilirlo è l’articolo 67 comma 1 lettera l del TUIR, il Testo Unico delle Imposte sui Redditi.

Come cambiano i contratti di prestazione occasionale

Semplificare la burocrazia e combattere l’evasione fiscale sono due dei pilastri principali intorno ai quali si sta muovendo il Governo negli ultimi mesi. Per questo, anche la procedura per attivare la prestazione occasionale avviene online e in modalità semplificata attraverso il sito dell’Inps: in questo modo, infatti, è assicurata la tracciabilità massima

Per quanto riguarda i pagamenti, non è l’utilizzatore a versare direttamente i soldi sul conto di chi ha fornito la prestazione occasionale: al contrario, l’azienda versa la cifra stabilita tramite la piattaforma informatica dell’Istituto di Previdenza Sociale

Quando viene pagata la prestazione occasionale? A tale proposito, l’Inps rende noto che:

Le somme versate non sono immediatamente disponibili ma sono necessari dei tempi tecnici (normalmente sette giorni dall’operazione di versamento) perché esse siano contabilizzate e rese disponibili nel portafoglio dell’utilizzatore.

In un video sul proprio canale Youtube, il tributarista e specialista del regime forfettario Giampiero Teresi riassume le novità 2022 per quanto riguarda la prestazione occasionale: 

La comunicazione preventiva nel 2022

Il 2022 prevede alcuni cambiamenti per quanto riguarda lo svolgimento di lavori tramite prestazione occasionale, che riguardano soprattutto i tempi e le modalità di comunicazione preventiva.

Le tempistiche sono le seguenti:

  • entro il 18 gennaio 2021 per i rapporti di lavoro con prestazione occasionale iniziati il 21 dicembre 2021 e cessati prima dell’11 gennaio 2022
  • entro il 18 gennaio per i rapporti di lavoro attivi all’11 gennaio 2022, indipendentemente dalla data di inizio
  • prima dell’inizio della prestazione per tutti i lavori iniziati dal 12 gennaio 2022 in poi

In particolare, per quanto riguarda l’ultimo punto, la comunicazione preventiva funziona così: un’ora prima che inizi il lavoro sotto prestazione occasionale, l’azienda utilizzatrice è tenuta a inviare una comunicazione all’Inps tramite la piattaforma informatica o il call center dedicato per comunicare le informazioni relative a:

  • dati anagrafici del lavoratore 
  • i dati del committente, ossia ragione sociale, sede legale, codice fiscale o eventuale partita IVA
  • il luogo di lavoro
  • una descrizione breve della prestazione
  • l’inizio e la fine del lavoro con prestazione occasionale (data e ora) – per quanto riguarda le aziende agricole, alberghiere e le strutture ricettive la prestazione occasionale non può essere effettuata per più di dieci giorni
  • il compenso
  • a propria discrezione, il committente può allegare anche una lettera d’incarico in cui mostra nel dettaglio su cosa verte la prestazione occasionale in questione

Al momento, mentre viene inizializzata la piattaforma dedicata, è sufficiente inviare un’email che riporta i dati sopraelencati all’Ispettorato Territoriale del Lavoro.

Infine, a comunicazione avvenuta, verrà inviata una notifica all’utilizzatore via email o SMS.

Le sanzioni. Se la collaborazione occasionale non viene comunicata nei tempi e nei modi indicati, sono previste sanzioni amministrative che vanno da 500 euro a 2.500 euro per lavoratore a carico del datore di lavoro. Ne consegue che, nel caso di più prestazioni non comunicate, il committente potrà ricevere più sanzioni.

Prestazione occasionale senza partita Iva

Come abbiamo detto, siccome la prestazione occasionale è un tipo di lavoro autonomo non continuativo non richiede l’apertura di partita Iva, la quale è destinata ai liberi professionisti che hanno all’attivo contratti di collaborazione stabili e abituali.

Perciò, chi pensa alla prestazione occasionale come alternativa alla partita Iva è decisamente sulla strada sbagliata e l’articolo 54-bis del D.L. n. 50/2017 pubblicato in Gazzetta Ufficiale è molto chiaro al riguardo.

Tra l’altro, è fondamentale che il reddito da prestazione occasionale non superi i 5.000 euro annui: al di sopra di questa soglia, infatti, il lavoratore è tenuto a iscriversi alla Gestione Separata dell’Inps e aprire partita Iva; se ne resta al di sotto, invece, non dovrà versare i contributi previdenziali.

Se un lavoratore supera i 5.000 euro all’anno, versa i contributi per la parte eccedente i 5.000 mila euro: in ogni caso, è il lavoratore stesso che deve tenere d’occhio le proprie entrate ed eventualmente comunicare al datore di lavoro il superamento della soglia minima.

Un’altra differenza con la partita Iva è che alla fine della prestazione occasionale il lavoratore è tenuto a emettere una ricevuta non fiscale che riporta:

  • i propri dati anagrafici e quelli del committente
  • la data in cui è stata emessa (che corrisponde a quella in cui il compenso è stato ricevuto) e il numero progressivo della ricevuta
  • il corrispettivo lordo 
  • la ritenuta d’acconto al 20% dei compenso lordo (solo nel caso in cui il committente sia sostituto d’imposta)
  • l’importo netto 
  • marca da bollo di due euro per compensi superiori a 77,47 euro

A proposito di sostituto d’imposta: la ritenuta d’acconto al 20% deve essere applicato solo se il committente è una società di persone e capitale, un’associazione o un ente, un condominio, un’impresa o un libero professionista che non lavora a regime forfettario.

Questi sostituti d’imposta, inoltre, entro il 31 marzo dell’anno seguente devono rilasciare al lavoratore che ha prestato servizio con collaborazione occasionale la Certificazione Unica,nella quale sono indicati i redditi ricevuti e le ritenute d’acconto. Questo documento è fondamentale per la successiva dichiarazione dei redditi.

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