Credit Suisse, perdite colossali

In attesa di ricevere nei prossimi giorni un video di JP che ci aggiornerà sulla vicenda Trump, oggi al centro dell’attenzione ancora l’affaire Credit

In attesa di ricevere nei prossimi giorni un video di JP che ci aggiornerà sulla vicenda Trump, oggi al centro dell’attenzione ancora l’affaire Credit Suisse.

Sapete tutti com’è finita, con l’acquisto da parte della concorrente UBS che ha pagato Credit Suisse tre miliardi di franchi svizzeri in azioni proprie.

Sono state azzerate le obbligazioni mentre l’azione è scesa a 82 centesimi in linea con l’offerta di UBS, che ha anche richiesto importanti garanzie al Governo Federale. Il prezzo è meno della metà di quello con cui il titolo Credit Suisse aveva concluso le contrattazioni venerdì scorso.

L’operazione di mercato, certo si fa un po’ fatica a chiamarla “di mercato”, ma insomma non perdiamoci in sottigliezze, dicevo l’operazione pare sia stata gradita dai mercati, perlomeno quelli europei.

Le quattro principali Borse del Vecchio Continente, ossia quella tedesca, quella francese, quella italiana e quella spagnola hanno chiuso tutto con un guadagno superiore al punto percentuale.

La migliore è stata la nostra Piazza Affari che ha guadagnato l’1,59%. In particolare grazie ai guadagni messi a segno non solo dai titoli dal comparto bancario, ma anche, se non soprattutto, dalle utilities.

Anche la Borsa svizzera ha terminato le contrattazioni con un rialzo, seppure il guadagno è stato decisamente più contenuto (+0,28%), chiaramente il -55,74% di Credit Suisse ha pesato sul risultato.

Ovviamente le ripercussioni in Svizzera saranno pesanti, l’incorporazione di Credit Suisse all’interno di UBS creerà serie problematiche di antitrust, non meno importanti saranno le problematiche occupazionali, evidentemente gli esuberi si conteranno a migliaia, insomma una bella botta senza dubbio.

E una bella botta l’ha ricevuto i principali azionisti di Credit Suisse, a partite dalla National Saudi Bank, la Banca d’investimenti saudita che era la maggior azionista di Credit Suisse, non so a quale prezzo aveva in carico le circa 395 milioni di azioni che deteneva, quindi non so calcolare la perdita effettiva, ma percentualmente si può certamente stimare che la perdita sia superiore all’80%.

E una perdita analoga l’anno avuta il Qatar Investment Authority che deteneva 272 milioni di azioni, Olayan Europe società di investimento britannica che deteneva 133 milioni di azioni, Vanguard che deteneva 91 milioni di azioni, Black Rock che deteneva 60 milioni di azioni e Norges Bank, il fondo sovrano norvegese che deteneva sempre 60 milioni di azioni.

Insomma questi colossi finanziari, non sempre guadagnano, qualche volta anche loro fanno investimenti che poi si rivelano dei flop giganteschi ed incamerano perdite consistenti.

Dando uno sguardo al di là dell’Atlantico al momento il Dow Jones sta guadagnando un punto percentuale mentre il Nasdaq viaggia intorno alla parità.

Fra due giorni il Governatore della Federal Reserve Jerome Powell comunicherà la decisione sui tassi d’interesse. Tutte le previsioni sono per un rialzo di 25 centesimi di punto.

I Fed Fund quindi saranno portati ad un livelli fra il 4,75 ed il 5%, un livello psicologico importante quello del 5%, si può ritenere a quel punto che la Fed si possa prendere una pausa in questa corsa all’insù dei tassi.

Silicon Valley Bank ha suonato un campanello d’allarme che si è sentito anche a New York, ma che in California è parsa una sirena d’allarme.

Il Governatore della California, Newsom, ha immediatamente ringraziato con devozione il Presidente Biden per aver immediatamente annunciato che tutti i correntisti saranno tutelati indipendentemente dai saldi detenuti.

Quindi anche per i depositi superiori ai 250.000 dollari, tutti, ripeto, anche i conti milionari saranno tutelati, nessuno perderà un solo dollaro.

Bene, verrebbe da dire, ma mi sorge spontaneamente una domanda, ora è chiaro che la stessa condizione deve essere applicata anche a tutte le altre Banche statunitensi.

Quindi di fatto Biden con la sua uscita, ha stravolto una legge dello Stato che garantiva i depositi solo fino ad un certo importo, quello appunto di 250.000 dollari.

Ci rendiamo conto che ormai negli Stati Uniti le leggi si fanno e non vengono rispettate, addirittura dal Presidente, e nessuno interviene, si accetta tutto.

Siamo al cospetto delle Repubbliche delle banane.

Un’ultima cosa prima di chiudere il video odierno. Questa mattina quando alle 8 ho acceso il computer mi sono imbattuto in un evento, non dico inatteso, ma certamente significativo.

Proprio in quei minuti il prezzo dell’oro stava sfondando quota 2.000 dollari per oncia. Un fatto che nella storia era accaduto soltanto l’8, il 9 ed il 10 marzo dello scorso anno.

Ebbene dopo le 9 e 30 la quotazione dell’oro è scesa sotto la soglia dei 2.000 dollari, ma insomma comunque aver superato ancora, a distanza di un anno, quella soglia così importante mi sembrava una notizia di rilievo.

Occorre sempre, lo dico ogni volta, ricordare che si tratta di una quotazione in dollari, quindi può essere condizionata appunto dalla valutazione della moneta americana, ma il superamento di quota 2.000 rimane un fatto rilevante.

Al momento la quotazione dell’oro è intorno a quota 1980 dollari per oncia quindi ancora una quotazione molto significativa.

Insomma, quelli che stiamo vivendo sono giorni molto importanti per i mercati finanziari.

Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti è laureato in Scienze Statistiche ed Economiche all’Università di Padova. Nella sua attività professionale ha collaborato con importanti Istituti Finanziari, ricoprendo diversi ruoli. Giancarlo Marcotti è Direttore Responsabile di Finanza In Chiaro, oltre che curatore della rubrica I Mercati e redattore della sezione portafoglio nella quale, giornalmente, riporterà le scelte di investimento effettuate. Giancarlo Marcotti cura la trasmissione Mondo e Finanza su Youtube di Money.it.
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