Iva per cassa: regime conveniente, come funzione e per chi

L'Iva per cassa un sistema conveniente al regime Iva ordinario, in vigore dal 2012. In cosa consiste? Chi può beneficiarne? Scopriamolo nell'articolo.

L’Iva per cassa è un sistema alternativo al regime Iva ordinario, istituito nel 2012 con Decreto legge 83/2012 art.32 bis.

Il vantaggio di questo regime Iva alternativo sta nella possibilità di applicare il criterio di cassa alla liquidazione IVA e alla detrazione dell’IVA.

Il regime IVA per cassa conosciuto anche con il nome di cash accounting risulterà utile soprattutto in momenti in cui si dispone di scarsa liquidità di cassa, perchè?

Semplice, in pratica per coloro che sceglieranno questa opzione ci sarà la possibilità di liquidare l’IVA esigibile nel momento del pagamento dei corrispettivi a questo si aggiunge anche il diritto alla detraibilità dell’imposta nel momento in cui viene incassato il corrispettivo, insomma una vera e propria boccata d’ossigeno nel caso di una situazione finanziaria problematica.

Iva per cassa cos’è e come funziona

In pratica per chi sceglie il regime di IVA per cassa c’è la possibilità di rinviare il pagamento dell’imposta sulle cessioni di beni e servizi, da qui il nome alternativo, tale regime potrà essere definito anche 

IVA differita.

Per poter aderire a quello che sotto diversi aspetti può essere considerato un regime fiscale agevolato bisognerà soddisfare alcuni requisiti:

  • appartenere alla categoria dei lavoratori autonomi;
  • non aver realizzato un volume di affari superiore ai 2 milioni di euro nell’anno precedente.

Nel momento in cui si tratta del primo anno di attività e quindi non si anno dati di fatturato rispetto all’anno precedente ci si potrà avvalere comunque dell’IVA per cassa a patto che si preveda un volume di affari al di sotto della soglia di 2 milioni di euro.

Non basta, ci sono infatti altri requisiti da dover soddisfare legate alle categorie di lavoro di appartenenza, nello specifico:

  • lavoratori impegnati nell’esercizio d’impresa. professioni ed arti;
  • soggetti che effettuano cessioni di beni o prestazioni di servizi imponibili nel territorio dello Stato nei confronti di cessionari o committenti che, a loro volta, agiscono nell’esercizio di impresa, arti o professioni.

A questi vanno aggiunti anche gli enti non commerciali che potranno aderire al regime alternativo, ma solo se in relazione  ad attività commerciale eventualmente svolta.

L’adesione al regime IVA per cassa dovrà essere comunicata annualmente nella dichiarazione annuale Iva  successiva all’applicazione del regime.

Iva per cassa: i requisiti per poterne beneficiare

Come già ribadito nei paragrafi precedenti il regime alternativo IVA per cassa potrà essere applicato solo nel caso di imprese che produrranno un fatturato inferiore ai 2 milioni di euro nell’anno solare precedente, se si è al primo anno di attività ci si avvarrà della previsione di fatturato che dovrà necessariamente stare al di sotto di tale soglia.

Sa tale soglia dei 2 milioni di euro dovesse essere superata, il regime di IVA per cassa vine subito revocato a partire dal trimestre o dal mese successivo al superamento.

Per determinare il calcolo dell’Iva nel periodo di superamento del limite di 2 milioni previsto dalla normativa e che non permette più l’adesione al regime IVA per cassa, si dovrà effettuare la differenza tra l’IVA da versare secondo il regime IVA per cassa e quella attualmente spettante dopo la cessazione del regime IVA differita.

Quando va versa l’Iva se si sceglie il regime alternativo?

L’Iva se si sceglie questo tipo di regime alternativo andrà paga solo nel momento in cui verrà incassata!

Da sottolineare inoltre come ci sia tempo un anno per pagare l’Iva all’Agenzia delle Entrate da momento in cui verrà emessa.

Importante infine specificare come la condizione sopra specifica sia valida anche nel momento in cui allo scadere dell’anno non si è riusciti ad incassare l’IVA.

Il pagamento dovrà comunque essere effettuato, questo perchè 12 mesi vengono considerati un periodo di tempo  adeguato per entrare in possesso di una liquidità tale da poter assolvere al versamento che nel momento in cui è stata emessa la fattura, sarebbe potuta essere non disponibile.

Quando si rischia di perdere il regime l’Iva per cassa?

Una volte scelto in che modo si perde il regime di Iva per cassa?

Come già in parte approfondito in parte nei paragrafi precedenti ci sono dei limiti che determinano il confine entro il quale si potrà scegliere di beneficiare del regime Iva per cassa o meno.

Un primo paletto è rappresentato dal fatturato dell’anno precedente, se verrà superata la soglia dei 2 milioni di euro, si uscirà automaticamente dal regime IVA alternativo, questo accadrà a partire dal mese dopo il superamento della soglia prevista dalla normativa.

Un secondo punto che più che una revoca è un’uscita volontaria è rappresentato da un mancato rinnovo.

Il regime alternativo infatti una volta scelto avrà una durata di 3 anni, al termine del quale si potrà decidere di optare per un rinnovo o una revoca appunto.

Questa azione è molto semplice e la si eseguirà barrando la rispettiva casella nel modello di dichiarazione Iva.

Iva per cassa quando sceglierla e quando no

Ora una domanda che in molti si fanno, ma quando è conveniente ed in quali casi invece evitare il regime Iva per cassa?

Sicuramente lo scenario in cui conviene di più scegliere il regime IVA alternativo è quando ci troviamo davanti ad attività che prevedono tempi di pagamento lunghi rispetto al bene o al servizio venduto al cliente, un altro scenario favorevole è anche nel momento in cui l’attività preveda un alto numero di transazioni.

In questo caso è infatti favorevole avere la possibilità di pagare l’Iva quando viene effettuato l’incasso. 

L’IVA per cassa è invece meno conveniente per coloro che fanno molti acquisti.

Dichiarazioni Iva 2022: termini e scadenze

Rimanendo in tema IVA ricordiamo che pochi giorni fa e più esattamente il 2 maggio 2022 c’è stata la scadenza per quanto riguarda le dichiarazioni Iva.

Non rispettare tale scadenza significherà incorrere in eventuali sanzioni da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Ma a chi è toccato l’obbligo della presentazione?

In pratica la scadenza del 2 maggio sarebbe dovuta essere rispettata dai quei contribuenti che non hanno inviato la dichiarazione anticipata prevista per la data del 28 febbraio che sarebbe dovuta essere accompagnata da  le Lipe (le comunicazioni delle liquidazioni periodiche IVA) relative al quarto trimestre 2021, compilando il rigo VP.

Tutte le istruzione rispetto a quanto scritto sono state comunicate e diffuse dall’Agenzia delle Entrate in data 14 gennaio.

L’obbligo della presentazione annuale Iva tocca a tutti i detentori di partita Iva che esercitano attività d’impresa, attività artistiche o professionali.

La dichiarazione potrà essere inoltrata all’AdE solo attraverso la modalità telematica.

Le dichiarazioni presentate entro i 90 giorni successivi alla scadenza, quindi entro il 29 luglio 2022, si considerano valide ma vanno incontro alle sanzioni. 

Si conclude qui l’articolo, abbiamo cercato di fare chiarezza in un argomento decisamente tecnico e difficile.

L’Iva differita è un regime alternativo che in pochi conoscono, ma che potrebbe essere un’opportunità per ottimizzare la fiscalità per molti imprenditori ed attività commerciali.

Il miglior consiglio che possiamo darvi resta quello ovviamente di confrontarvi e farvi assistere dal vostro commercilista o dal vostro fiscalista.

Nei prossimi mesi ci saranno ulteriori novità per quanto riguarda il Fisco vista la riforma in atto che il Governo Draghi ha fortemente voluto per qusto 2022.

Noi di Trend online saremo sempre pronti a seguire gli sviluppi.

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