Riforma pensioni: maxi bonus, più soldi in busta paga per chi resta più anni al lavoro

Pensione anticipata flessibile e maxi bonus in busta paga per chi resta di più sul posto di lavoro, ecco come funziona la riforma pensioni del governo Meloni.

La riforma pensioni 2022 diventa più chiara, due nuovi interventi potrebbe ben presto rivoluzionare il sistema previdenziale italiano. Si parla della possibilità per i lavoratori di poter accedere a un’uscita flessibile anticipata concretizzata nella versione di Quota 103.

Nello stesso tempo, il governo italiano ha ben pensato di arricchire gli stipendi fornendo un maxi bonus applicato su ogni anno in più di lavoro. E, ancora, resistono le discussioni sui possibili correttivi di Quota 41, tanto che ben presto potrebbero essere introdotto il requisito anagrafico.  

In sostanza, non verrebbero applicate forti penalizzazioni per l’uscita anticipata, ma bensì i lavoratori sarebbero invogliati a restare anni in più sul posto di lavoro dietro corresponsione di una somma di denaro da corrispondere direttamente in busta paga.

Un’inversione di rotta che tutto sommato potrebbe piace. Il Governo Meloni adotta una linea morbida a vantaggio dei lavoratori che spesso decidono di anticipare l’uscita per paura di perdere l’unica possibilità di pensionamento. 

Secondo recenti indiscrezioni è possibile che le misure trovino subito spazio nella Legge di Bilancio 2023, tuttavia non si prospetta un quadro semplice, specie considerato che dei 30 miliardi di risorse disponibili, circa 21 miliardi dovrebbero essere indirizzato a fronteggiare i danni prodotti dall’aumento delle risorse energetiche nelle bollette degli italiani. 

 Riforma pensioni: maxi bonus, più soldi in busta paga per chi resta più anni al lavoro

Per il momento, quello che appare nella riforma pensione come base di (quasi) certezza è il differimento dell’anticipo pensionistico Ape sociale e la pensione donna Opzione donna. Oltretutto, le due misure sono oggetto di rafforzamento per permette l’accesso alla misura a una vasta platea di aventi diritto. 

Com’è possibile che venga introdotta la Quota tutti promosso sulla scia di Quota 41. Un intervento promesso dalla Lega in più occasioni che renderebbe la pensione più accessibile a tanti lavoratori. Purtroppo, la misura resta particolarmente fuori dagli schemi sostenibili, infatti in toto dovrebbe costare all’incirca 5 miliardi annui, per cui resta poco fattibile. 

Oltretutto, si parla anche d’inserire un paletto anagrafico alla Quota 41. Le strade sono davvero tante, però su questa misura in particolare esistono delle remore promosse dai cittadini, che non vedono di buon occhio l’ingresso di un requisito anagrafico. Se, così fosse per utilizzare la misura non sarebbero più sufficienti 41 anni di versamenti, ma occorrerebbe aver raggiunto anche 61 anni di età.

Una situazione che danneggerebbe la platea degli aventi diritto assottigliandola da 200 a 90 milia cittadini annui, con una spesa per le casse dell’INPS di circa 1,4 miliardi di euro.  

Il problema delle risorse disponibili spingerebbe il governo italiano a recuperare parte del denaro non finanziando il Reddito o, quantomeno, recuperando parte dei finanziamenti sospendendo minimo sei mesi di erogazione del sussidio a coloro che si trovano nella posizione di poter lavorare e hanno fruito dell’ammortizzatore sociale da oltre 18 mesi. I dati INPS portano alla sospensione del sussidio a circa 900 mila cittadini. 

A conti fatti, se venisse approvato questo provvedimento Quota 41 verrebbe cambiata in Quota 102 bis

Pensione anticipata, spunta quota 103

Non si esclude neanche la presenza di ulteriore misura previdenziale, ovvero Quota 103 che permetterebbe ai lavoratori un pensionamento a 63 anni con 40 anni di versamenti contributivi. 

In sostanza, a fronte di un anticipo di quattro anni dalla pensione di vecchiaia, si versano più contributi. 

In ogni caso, per maggiori informazioni bisogna attendere il 4 novembre. A breve, il ministero dell’Economia dovrà rendere nota gli aggiornamenti del Nadef. Si tratta di un’anticipazione del quadro finanziario previsto nella Legge di Bilancio 2023, che dovrà essere inviata a Bruxelles entro il 30 novembre 2022. 

Maxi bonus, più soldi in busta paga per questi lavoratori

Le misure sopra elencate dovrebbero contenere un particolare incentivo a favore dei lavoratori. Si parla, infatti, di un maxi bonus da applicare direttamente in busta paga per coloro che restano più anni sul posto di lavoro posticipando l’uscita per il pensionamento. 

In particolare, i lavoratori che pur maturando i requisiti per l’accesso alla pensione, scelgono di restare più anni sul posto di lavoro avranno diritto a un bonus, se sussistono diverse condizioni. 

Nel dettaglio si parla di un conteggio dell’assegno pensione fermato al perfezionamento dei requisiti necessari per la misura Quota 102 o 103.

Prevista una maggiorazione di stipendio ricavata da una sforbiciata corposa del taglio del cuneo fiscale.

E, ancora, resta inalterata la scelta del lavoratore di decidere se e quando andare in pensione in funzione della cristallizzazione della pensione. 

Infine, non è detto che il maxi bonus venga applicato a tutte le categorie di lavoro. 

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