Finanziamento, che succede se non pago e a cosa si va incontro

Ecco tutto quello che può succedere nel caso non si paghi una o più rate di un finanziamento, e a cosa si va incontro in futuro.

Non pagare una rata di un finanziamento non sempre è la fine del mondo, se il contratto prevede una certa tolleranza ad uno o più pagamenti saltati. Se però si saltano sempre più rate, la banca ha ragione a preoccuparsi.

Può succedere di trovarsi in momenti di difficoltà, e con poca liquidità per fronteggiare il pagamento delle rate di prestiti o finanziamenti accesi per l’acquisto di auto, moto, elettrodomestici, mobili, spese personali.

Però se le rate saltate sono troppe, la banca non può che avviare una serie di procedimenti a sua tutela, e a danno del cliente.

Finanziamento, che succede se non pago

Diventare cattivi pagatori nei confronti delle banche significa non avere un futuro roseo sul piano creditizio. In genere gli istituti possono stipulare sul contratto di mutuo/finanziamento un periodo di tolleranza a favore del pagatore, altresì chiamata opzione salto rata, che può essere esercitata da 1 a 3 volte durante il prestito.

Se questa opzione viene sfruttata fino all’ultimo, l’istituto contatta il pagatore, comunicandogli il rischio di insolvenza. All’inizio è solo un sollecito telefonico, ma dopo questa chiamata scatta la prima raccomandata: nelle nuove rate verranno applicati gli interessi di mora, oltre che le spese di recupero e postali (per le raccomandate ricevute).

Se non si riesce a ravvedersi in tempo, la banca provvederà a segnalarti quale cattivo pagatore ai sistemi di informazione creditizia, come ad esempio alla Centrale Rischi di Intermediazione Finanziaria (CRIF).

Essere iscritti al CRIF significa essere impossibilitati di accedere nuovamente al credito, per un periodo di tempo che varia dai 3 ai 60 mesi a seconda del numero di rate non pagate.

Va inoltre aggiunto che l’opzione salta rata è a tutti gli effetti un servizio accessorio al credito, pertanto il costo verrà addebitato direttamente sulla rata.

Si consiglia di istituire un CPI (Credit Protection Insurance) o altrimenti un PPI (Payment Protection Insurance), due polizze che garantiscono il rimborso del debito residuo, o il pagamento delle rate del mutuo, qualora il pagatore si ritrovi in balìa di situazioni difficili e impreviste tali da ritrovarsi impossibilitato ad onorare il debito. Come l’opzione salta rata, viene addebitato un extra sulla rata, ma almeno si è più protetti.

Finanziamento non pagato, a cosa si va incontro

Nel caso in cui non si è riusciti ad evitare il peggio, la banca provvederà a salvare il finanziamento con ogni mezzo possibile, dall’ipoteca al pignoramento dei beni mobiliari e immobiliari.

In teoria la finanziaria può pignorare tutti i beni del debitore presenti e futuri, con esclusione di alcuni mobili di casa essenziali (es. letto, sedie, tavolo…) e dei beni strumentali per lavorare.

I beni di servizio o non essenziali sono pertanto i primi a venire colpiti, purché tutti intestati al cattivo pagatore. Tra i primi beni pignorabili ci sono l’auto, i grandi elettrodomestici (es. TV) e il conto corrente.

Nel caso del conto corrente, però, la legge prevede l’impossibilità di pignorare più di quanto necessario per la propria sopravvivenza, calcolata attorno a 1.381,26 euro. Inoltre, sopra quella cifra, verrà trattenuto solo il 20% dell’eccedenza (da qui il concetto di “quinto dello stipendio”).

Per quanto riguarda i lavoratori autonomi, potrebbero invece esser pignorati i crediti che hanno verso i loro clienti, anche se le finanziarie difficilmente conoscono.

Se si è fondamentalmente nullatenenti, o si è provveduto a intestare ad altri i propri beni prima dell’insolvenza, ci si potrebbe ritrovare in una posizione abbastanza coperta da eventuali pignoramenti.

Leggi anche: Anche chi è debitore nullatenente rischia grosso: ecco cosa gli può succedere

Quando va in prescrizione un finanziamento non pagato

Come molti debiti, anche un finanziamento non pagato ha i suoi tempi di prescrizione. In genere la prescrizione delle somme dovute a banche e finanziarie scatta dopo cinque anni.

In realtà tutto ciò dipende dalla volontà della banca di riavere tale finanziamento: basta una comunicazione della banca di rivendicazione e la prescrizione viene interrotta e ricomincia a decorrere.

Nel lungo periodo però il debito tende a ridursi, perché per le banche diventa più oneroso tenerlo che stralciarlo. Non mancano i casi in cui la finanziaria proponga dei piani di rientro a stralcio, riducendo la parte residuale pur di chiudere la pratica, addirittura anche del 70% se si parla di prestiti al consumo (meno nel caso di fidi bancari e mutui, specie dopo l’iscrizione al CRIF della Banca d’Italia).

Quando i prestiti sono incagliati o in sofferenza devono trascorrere 36 mesi da quando sono stati saldati per ottenere la cancellazione del dato.

Leggi anche: Debiti, quando scatta la prescrizione e non si devono pagare: tutti i casi

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