C’è un limite d’età al mantenimento dei figli? Ecco quando dovrai cavartela da solo

Non studi e non lavori: hai diritto per sempre all'assegno di mantenimento? Le realtà non è come immagini. Ecco cosa prevede la legge.

Quante volte i giovani rincorrono ansiosi il tempo futuro dell’autonomia e dell’indipendenza? Il compimento dei diciotto anni, in fin dei conti, significa proprio questo. La maggiore età è percepita come il traguardo da raggiungere che, finalmente, rende autonomi e indipendenti.

I giovani, nel 99,9% dei casi, percepiscono così l’arrivo della maggiore età: diventare indipendenti e autonomi. Ma l’autonomia tanto attesa è davvero tale? Be, molto spesso, autonomia e indipendenza sono solo concetti, non coincidenti con la realtà. 

Si pensi al caso, per esempio, dei genitori divorziati. Il figlio è abituato a ricevere, mensilmente, l’assegno di mantenimento che gli garantisce una certa sicurezza e un certo senso di “indipendenza”. Ma fino a quando? Si deve sempre mantenere il proprio figlio anche quando non ha voglia di lavorare?

Nel testo andremo a toccare un argomento molto comune; spiegheremo fin quando un genitore divorziato ha l’obbligo di mantenere il figlio, quando questi non ha alcuna intenzione di trovare un lavoro e diventare davvero autonomo e indipendente sotto tutti i punti di vista.

Quanto dura l’assegno di mantenimento? Attenzione, non è per sempre

In alcuni casi in cui i genitori sono separati o diverziati, i figli che ricevono l’assegno di mantenimento si sentono in un certo qual modo al sicuro in quella parvenza di autonomia e indipendenza che l’assegno mensile rappresenta.

Non bisogna pensare e illudersi, però, che l’assegno di mantenimento debba essere corrisposto a vita. Ovviamente, è stabilito dalla legge che i figli hanno diritto a ricevere l’assegno di mantenimento fin quando non si rendono economicamente indipendenti, quindi, anche una volta diventati maggiorenni.

Tuttavia, sempre la legge chiarisce la presenza di alcuni limiti. Il genitore non può di certo versare l’assegno di mantenimento a vita, qualora il figlio non dimostri nessuna intenzione di trovarsi un lavoro o non voglia continuare con gli studi.

L’obbligo di mantenere il figlio vige qualora questi non sia redditualmente autosufficiente, ma non per sua colpa.

Molti giovani adulti, dopo aver superato da molto tempo il compimento della maggiore età, pensano bene di abbandonare gli studi e non fanno nulla per cercare lavoro, ma vengono comunque mantenuti dai genitori e, in caso di divorziati, uno dei due (il coniuge economicamente avvantaggiato) è obbligato per legge a versare l’assegno di mantenimento.

Ebbene, come abbiamo detto, non si deve ingenuamente pensare che l’assegno debba essere versato all’infinito e anche se non c’è un limite di tempo fissato dalla legge, generalmente, intorno ai trent’anni – ma anche a partire dai venti o venticinque anni se non vogliono studiare -, l’ex coniuge può smettere di versare l’assegno quando il figlio non studia e non lavora. Ovviamente, lo stop al mantenimento varia caso per caso.

Ci sono state, comunque, molte sentenze della Cassazione e anche dalla Corte d’Appello in merito e le cose non sono di certo favorevoli ai figli che non intendono formarsi o trovare un lavoro, ma vorrebbero ancora essere mantenuti.

Leggi anche: Assegno di mantenimento, per calcolarlo serve il reddito lordo o netto? Regole ed esempi

Stop al mantenimento per i figli maggiorenni che non lavorano

Come abbiamo detto, ci sono state diverse sentenze della Corte di Cassazione, in merito all’assegno di mantenimento al figlio maggiorenne che non studia o non lavora. 

L’assegno, ribadiamo nuovamente, non spetta per sempre, ma fintanto che il figlio maggiorenne non diventa economicamente autosufficiente. Ciò non vuol dire che se non lo diventa raggiunta una certa età, generalmente tra i venticinque anni e i trent’anni, il genitore è obbligato a continuare a versare l’assegno mensile.

Per esempio, la Corte di Cassazione, recentemente, ha disposto che l’assegno di mantenimento è revocabile per il figlio di ventiquattro anni anche se ancora non è diventato autonomo dal punto di vista economico. 

Come si denota, l’orientamento è molto duro nei confronti di chi non ha intenzione di iniziare a lavorare e diventare, effettivamente e praticamente, indipendente e autonomo. 

La Corte d’Appello di Bari ha tracciano una linea ancora più dura: al compimento dei diciotto anni, se non si intende continuare il percorso di studi universitario e non si dimostra di averne le capacità con profitto, allora il ragazzo deve provvedere a cercarsi un lavoro. In sostanza, si deve diventare indipendenti e non gravare più sulle tasche dei genitori: se non si ha intenzione di studiare e non si cerca un lavoro, allora l’assegno di mantenimento non è più dovuto.

Essere maggiorenni non significa solo avere la patente, andare a votare o fare grandi festeggiamenti per il compimento dei tanto desiderati diciotto anni. Essere maggiorenni significa anche avere responsabilità e dimostrarsi davvero volenterosi studiando, quando si ha voglia e si hanno le capacità, o cercando subito un lavoro, in modo tale da iniziare a provvedere a se stessi e diventare economicamente indipendenti.

Sara Bellanza
Sara Bellanza
Aspirante storica contemporaneista, classe 1995.Amante della lettura e della scrittura sin dalla tenera età, ho una laurea triennale in Filosofia e Storia e una laurea magistrale in Scienze Storiche, conseguite entrambe presso l’Università della Calabria. Sono autrice di alcune pubblicazioni scientifiche inerenti alla storia contemporanea e alla filosofia: "L'insostenibile leggerezza della storia" e "L’insufficienza del linguaggio metafisico" per la rivista "Filosofi(e)Semiotiche", e "Il movimento comunista nel cosentino" per la "Rivista Calabrese di Storia del '900".Nonostante la formazione prettamente umanistica, la mia curiosità mi ha spinto a conoscere e a informarmi sugli ambiti più disparati. Leggo, scrivo e fotografo, nella speranza di riuscire a raccontare il mondo così come lo vedo io.
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