Multe o cartelle esattoriali: quando sono illegittime e come contestarle in tempo

Se ti capitano tra le mani multe stradali o cartelle esattoriali e scopri che sono illegittime, dovrai contestarle il prima possibile. Ecco come

Più di milioni di italiani sono vessati da multe stradali e/o cartelle esattoriali, per un totale di crediti sospesi dell’ordine di miliardi (nel caso delle cartelle, di centinaia di miliardi)

Anche se tra queste ci sono casi in cui multe e cartelle possono risultare illegittime, e quindi che possono essere contestate anche in sede giudiziaria.

Purtroppo il sistema non è molto garantista nel caso di opposizioni, per questo, oltre ad essere veloci, bisogna essere anche sicuri che si abbia davanti un vero e proprio caso di illegittimità.

Multe o cartelle esattoriali: quando sono illegittime

In genere quando viene emessa una multa stradale, c’è un motivo. Una motivazione dettagliata, e completa di una precisa documentazione, tra cui l’atto di notifica e l’ordinanza prefettizia. Se mancano, è un male e un bene al tempo stesso.

È un male perché il multato si ritrova con una sanzione priva di un motivo valido, da qui l’impossibilità a stabilire cosa abbia commesso e come evitare nel futuro di ripetere l’errore in cui è incorso. A sua volta, senza la notifica, in caso di smarrimento, si ritroverebbe tempo dopo con l’emissione di una cartella esattoriale, con tanto di interessi di mora e sanzioni extra da pagare.

Ma è altresì un bene perché, se il documento sanzionatorio non è perfettamente compilato e notificato, può essere contestato in sede giudiziaria come illegittimo, e chiedere l’annullamento della sanzione.

Come raccontato dall’avvocato Cristiano Ceriello, responsabile dell’aerea legale dell’associazione “Difesa Consumatori e Contribuenti”, ad Affari Italiani, troppo spesso i verbali non sono correttamente notificati dagli Enti locali, o che addirittura difettano di motivazione. Non può così il contribuente ricordare la situazione, e neanche potersi difendere.

E così anche per le cartelle esattoriali, a sua volta “nate” da multe non pagate secondo i tempi prescritti. Se il documento è incompleto di motivazioni, capitale sanzionatorio, o addirittura si limita solo a presentare il computo degli interessi, essa risulterà essere illegittimo, come stabilito dall’ordinanza n. 34634 del 24 novembre 2022 della Corte di Cassazione.

Come contestare in tempo multe o cartelle

Se hai davanti una multa stradale o cartella esattoriale illegittima, puoi procedere alla contestazione, a patto di riuscire entro 30 giorni dall’avvenuta notifica.

Non sarà una passeggiata, anche perché si segnala solo negli ultimi mesi una vera e propria ondata di richieste davanti ai Giudici di Pace. Richieste rese ancora più complicate anche dal fatto, come riporta Affari Italiani, che le Prefetture non si costituiscono, e non provano neppure la notifica corretta dei verbali precedenti.

Ricordiamo che non si potrà procedere alla contestazione nel caso in cui si accetti e si effettui il pagamento della multa o cartella esattoriale illegittima. Praticamente il tuo pagamento la rende legittima, anche se compilata in maniera errata o non notificata, anche nel caso in cui l’Ente abbia richiesto il pignoramento della somma sul tuo conto corrente.

Curiosamente, la mancata notifica risulta un problema per tre quarti dei contestati, visto che per evitare la prescrizione quinquennale gli Enti fanno cassa entro la scadenza, non aiutando così la memoria del sanzionato.

In questo caso, la notifica può essere anche stata già emessa, ma non ricordandosi si può rischiare di vedere la propria contestazione rifiutata dal Giudice. Conviene allora rivolgersi al Comune e richiedere la copia della notifica, come prevede la Legge sulla Trasparenza.

Va detto però che la contestazione prevede una spesa non indifferente. Se la multa o la cartella riguarda un importo superiore ai 1.000 euro, si può procedere anche con un legale. Altrimenti, per cifre inferiori ma pur sempre sopra il centinaio di euro, basta rivolgersi direttamente al Giudice di Pace.

Lo stesso discorso vale anche per le cartelle esattoriali, anche se in questo caso gioca forza la questione dell’annullamento tramite prescrizione.

Quando vengono annullate: il caso della prescrizione

Perché si proceda all’annullamento di una multa o cartella deve esserci l’autorizzazione da parte di un giudice, nel caso in cui si faccia contestazione e si abbia ragione sull’Ente.

Altrimenti esiste la possibilità della prescrizione, una specie di stralcio delle cartelle ma ormai stabilizzato a livello normativo. Ovviamente i tempi da quando scatta la prescrizione non sono tutti uguali, anche se si parla sempre di cartelle esattoriali.

Ad esempio, quelle che riguardano il bollo auto hanno come prescrizione massima 3 anni dalla notifica. Di contro, per TARI, IMU, e contributi vari, oltre alle multe stradali, si va sui 5 anni. Nel caso di imposte varie (registro, successione, ipotecaria…), così come contributi alla Camera di Commercio e Canone RAI, la prescrizione raggiunge anche i 10 anni.

Ma questo è possibile solo se l’Agenzia di Riscossione non si impunta. In tal caso, potrebbe inviarti nuove intimazioni di pagamenti (aggiornate in interessi e sanzioni extra), così da far ripartire il conteggio. O addirittura mandarti dei preavvisi di ipoteche o fermi amministrativi.

Se si arriva a ipoteche, fermi o azioni giudiziali, tocca dire addio alla prescrizione: la scadenza resta sospesa per tutta la durata della procedura esecutiva o del processo. Finché il debito non verrà saldato grazie all’ipoteca o al pignoramento dello stipendio o pensione, la cartella rimarrà in vigore, anche dopo 3, 5 o 10 anni.

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