Obbligo Green Pass per i negozi, quali deroghe al DPCM?

Quali tipologie di negozi riceveranno la deroga del Governo sull'obbligo di Green Pass? E quali, invece, dovranno richiedere il certificato ai propri clienti?

Chi a fine anni ’90 si fosse trovato in un cinema a guardare il film Gattaca, pellicola che descrive un mondo futuristico in cui l’accesso ad ogni aspetto della vita è regolato in base ad una distinzione genetica tra “validi” e “non validi”, potrebbe provare nella quotidianità italiana di oggi una fortissima sensazione di deja-vu.

Ed in effetti fa piuttosto impressione trovarsi a dover elencare in maniera confusa un insieme di esercizi commerciali che, seguendo delle indicazioni piuttosto aleatorie e spesso imprecise del Governo, sono o saranno costretti a breve a richiedere determinate certificazioni ai clienti che entrano a fare acquisti.

Per alcuni di essi, come parrucchieri e centri estetici, l’obbligo è già entrato in vigore (dal 20 gennaio), come previsto dal DPCM pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 7 gennaio, mentre per banche, poste, centri commerciali ed altro ancora bisognerà attendere il 1º febbraio.

Altri negozi, invece, riceveranno dal Governo un’esenzione. Ciò significa che resteranno “liberi” e per entrare non verrà richiesto il Green Pass.

Cerchiamo allora di entrare nel dettaglio (impresa non facile a causa dei continui ripensamenti generati dagli innumerevoli DPCM introdotti nell’ultimo mese) e di capire bene come funzionano queste ennesime nuove regole, le quali, peraltro, vanno a riguardare degli esercizi che molti cittadini si trovano a frequentare quotidianamente.

In quali negozi dunque si potrà entrare con il Green Pass base, reperibile non solo con l’iter vaccinale, ma anche con il tampone antigenico (per 48 ore) o molecolare (per 72 ore)?

E dove invece sarà obbligatorio mostrare il Super Green Pass, rendendo impossibile l’ingresso a chi non sia in regola con la somministrazione dei vaccini contro il Covid?

A proposito del Super Green Pass, ecco un brevissimo video, tratto dal canale Youtube Fatti Attuali, che può essere utile per ricapitolare come funziona la certificazione rafforzata e come è possibile ottenerla.

Per finire, vedremo quali sono gli esercizi commerciali per cui è prevista la deroga che permetterà ai clienti di poter entrare senza dover mostrare nessuna credenziale. Un atto che dovrebbe costituire la normalità e che invece rappresenta solo un’eccezione, sperando di poter invertire la tendenza il prima possibile.

Quando entra in vigore il Green Pass obbligatorio nei negozi?

Come abbiamo accennato, l’obbligo di Green Pass per le varie attività commerciali entrerà in vigore in modo scaglionato. Leggiamo infatti cosa dice l’articolo 3, comma 1-bis e 1-ter del già citato DPCM dello scorso 7 gennaio:

Fino al 31 marzo 2022, è consentito esclusivamente ai soggetti in possesso di una delle certificazioni verdi COVID-19 […] l’accesso ai seguenti servizi e attività, nell’ambito del territorio nazionale: a) servizi alla persona; b) pubblici uffici, servizi postali, bancari e finanziari, attività commerciali, fatti salvi quelli necessari per assicurare il soddisfacimento di esigenze essenziali e primarie della persona […].

Le disposizioni di cui al comma 1-bis, lettere a) e c) [la lettera c) riguarda gli istituti penitenziari, n.d.r.] si applicano dal 20 gennaio 2022. La disposizione di cui al comma 1-bis, lettera b), si applica dal 1º febbraio 2022, o dalla data di efficacia del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui alla medesima lettera, se diversa.

Dunque, riassumendo e traducendo dal burocratese istituzionale, per gli esercizi che riguardano i servizi alla persona la data di inizio dell’obbligo di Green Pass è il 20 gennaio.

Per uffici pubblici, banche, poste e qualunque altro tipo di attività commerciale, la certificazione sarà necessaria a partire dal 1º febbraio. A meno che non cambi qualcosa a livello di tempistiche nel prossimo DPCM, atteso proprio in questi giorni e continuamente rimandato, che dovrà ufficializzare quali sono i negozi che possono venire considerati “necessari per assicurare il soddisfacimento di esigenze essenziali”.

Green Pass e Super Green Pass, cosa serve nei vari esercizi

Insomma, la matassa è davvero molto ingarbugliata. E siamo solo all’inizio! Bisogna infatti mettere in gioco una seconda distinzione, tra i negozi che richiederanno “solo” il Green Pass base, accessibili quindi a chi abbia ottenuto la certificazione verde tramite tampone; e tra quelli per entrare occorrerà il Super Green Pass.

In generale per le attività commerciali, per gli uffici pubblici, in banca ed in posta è sufficiente il Green Pass semplice. Idem per ciò che riguarda i servizi alla persona. Se una persona non in regola con il percorso vaccinale vorrà andare dal parrucchiere, ad esempio, potrà farlo dopo avere ottenuto la certificazione verde tramite test rapido o PCR.

È una distinzione importante, poiché tale situazione potrebbe non riguardare solamente i no vax più irriducibili. Non dimentichiamo infatti che dal 1º febbraio il Green Pass, normale o rafforzato che sia, passa dai precedenti 9 mesi di validità ad una durata di soli 6 mesi.

Può succedere allora che anche un individuo vaccinato con due dosi possa, per i più svariati motivi, non avere ancora effettuato il booster previsto dal ciclo vaccinale, e dunque trovarsi scoperto e senza certificazione verde. In questo caso si troverà accomunato a chi non ha ricevuto il vaccino neanche una volta, e per accedere agli esercizi precedentemente elencati dovrà a sua volta effettuare il tampone.

Senza contare poi che ci sono anche luoghi dove il Green Pass base non basta, e occorre invece il Super. Una persona non vaccinata o con seconda dose vecchia di oltre 6 mesi non potrà in nessun caso entrare in tali luoghi.

Parliamo innanzitutto dei posti di lavoro, ma questo vale solo per gli over 50. E poi in stadi, cinema, teatri e musei, in hotel, nei ristoranti e nei bar sia al chiuso che all’aperto (ed anche per la consumazione al banco). Ancora, in biblioteca, alle mostre, ai concerte, a sagre e fiere (ma i mercati all’aperto sono invece esentati, come vedremo tra poco).

Ed è obbligatorio il Super Green Pass anche sui mezzi di trasporto pubblico: treni e autobus, sia locale che regionale, ed anche sugli aerei per i voli nazionali, ma non per quelli internazionali, per cui è sufficente l’EU Digital Covid Certificate, vale a dire il classico Green Pass italiano.

Per ogni ulteriore dubbio esiste una tabella, più o meno chiara ma comunque aggiornata, consultabile sul sito del Governo (reperibile a questo link). 

I negozi che non richiedono il Green Pass

Tra le varie attività commerciali, ve ne sono alcune considerate di carattere essenziale per le persone. Per questi esercizi l’ingresso rimarrà “libero”, non occorrerà né il Green Pass rafforzato, né quello base.

Il Governo, tramite l’ennesimo DPCM, dovrebbe ufficializzare quanto prima quali sono queste tipologie di negozi, le quali però sono comunque sostanzialmente già note.

Parliamo dei già menzionati mercati all’aperto, degli esercizi che vendono generi alimentari, sia quelli al dettaglio che i supermercati.

Si potrà entrare senza certificazione in farmacia e in parafarmacia, nei negozi di ottica e in quelli che vendono prodotti igienico-sanitari (shampoo o deodorante).

Niente Green Pass per prendere giornali nei chioschi all’aperto, ma servirà invece nelle edicole al chiuso, così come nelle librerie.

Ok all’ingresso nei negozi che vendono cibo e prodotti per la cura degli animali, e nemmeno per acquistare il carburante sia per i veicoli che per il riscaldamento.

Dulcis in fundo, invece, vietato l’accesso all’interno delle tabaccherie senza Green Pass base. Una sorta di lotta contro il fumo, ha ironizzato qualcuno. Ma in realtà i fumatori potranno comunque affidarsi senza problemi ai distributori automatici (il che, peraltro, potrebbe essere meno igienico e più a rischio contagio rispetto al ricevere un pacchetto di sigarette direttamente dal tabaccaio).

Obbligo Green Pass nei negozi, fino a quando?

Abbiamo visto già in varie occasioni come i limiti temporali delle varie restrizioni messe in atto in Italia siano stati di volta in volta prorogati. Difficile dunque poter attribuire una certezza assoluta anche alle tempistiche messe in atto nell’ultimo DPCM di gennaio 2022.

In ogni caso, le limitazioni e gli obblighi dei vari certificati per l’accesso alle varie attività commerciali e/o sociali dovrebbero restare in vigore fino al 31 marzo 2022.

Si tratta della stessa data che dovrebbe vedere anche la fine dello stato di emergenza. Il condizionale è comunque d’obbligo in entrambi i casi.

Alcune fonti, nei giorni dell’uscita del DPCM, indicavano nel 15 giugno la data di scadenza delle disposizioni sull’obbligo del Green Pass base per l’accesso a servizi e negozi. In effetti, anche considerando l’attuale andamento epidemiologico, è difficile pensare che entro fine marzo la situazione possa arrivare ad un livello tale che le istituzioni preposte decidano di togliere le disposizioni appena introdotte.

Anche se bisogna tenere conto di un paio di fattori che possono certamente incidere nelle scelte future: il primo riguarda la struttura del Governo che uscirà dalla centrifuga costituita dall’elezione del Presidente della Repubblica.

Il secondo è dato invece dalle posizioni di alcuni paesi stranieri, come Gran Bretagna e Spagna, che stanno puntando su un alleggerimento delle misure restrittive anti Covid.

È un discorso complesso che richiederebbe ben altro approfondimento, ma riducendolo all’osso si può riassumerlo così: in caso di un successo della strategia messa in atto da quei paesi, anche l’Italia potrebbe dirigersi sulla loro stessa strada, rendendo di fatto obsoleti strumenti come il Super Green Pass.

Ma naturalmente, ammesso che ciò avvenga, non è un passo che si verificherà nel brevissimo periodo, di sicuro non prima dell’estate.

Il Green Pass e lo stato di emergenza

Per ciò che riguarda poi lo stato di emergenza, come abbiamo detto, quest’ultimo scadrebbe in teoria il 31 marzo, anche se per tutti i motivi già elencati è possibile anticipare con ragionevole certezza che subirà un’ulteriore proroga.

Sebbene alcuni addetti ai lavori già lo scorso anno abbiano distinto tra Green Pass e stato di emergenza, è difficile pensare che il primo possa esistere senza il secondo.

Senza un’emergenza, infatti, le limitazioni a determinate libertà sociali e personali che il certificato verde comporta diventerebbero difficilmente giustificabili.

Ciò che lascia perplessi, piuttosto, è la “normalizzazione dell’emergenza” che è stata compiuta in Italia: in altre nazioni l’emergenza è stata dichiarata nei casi più critici, poi tolta quando la situazione è migliorata, quindi dichiarata ancora per un nuovo momento difficile.

Nel nostro paese lo stato di emergenza dura invece ininterrottamente da ormai 2 anni, ma i motivi di fondo sono più politici ed economici che non prettamente sanitari (sia l’estate del 2020 che quella del 2021, altrimenti, non sarebbero state considerate una fase critica).

Anche queste scelte contribuiscono ad aumentare la perplessità di parte della popolazione, rendendo così più complesso comprendere le motivazioni ed accettare anche i provvedimenti che stanno entrando in vigore in queste settimane sull’obbligo di Green Pass nei negozi.

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