Rispetto a molti anni fa, sono sempre più le coppie che decidono di convivere e mettere su famiglia senza sposarsi. Il sogno della proposta di matrimonio e dell’altare è sempre meno ambito in favore di un’unione senza sottostare al vincolo nuziale.
Le convivenze sono aumentate esponenzialmente e pare che il dato sia destinato a crescere sempre di più. Le motivazioni a fondo di questa scelta potrebbero essere molteplici. Il giorno del “sì” viene, spesso, costantemente rimandato per capire se la convivenza con il partener funziona oppure no. In ben altri casi, manca proprio la volontà di andare all’altare.
Se, di fatto, per la coppia poco cambia tra convivenza e matrimonio, da un punto di vista burocratico le differenze ci sono eccome. Chi convive semplicemente ha meno diritti e più svantaggi rispetto ad una coppia di sposi.
Nel testo spieghiamo qual è la differenza, da un punto di vista burocratico, tra chi si sposa, chi convive e chi si unisce civilmente.
Matrimonio, convivenza e unione civile, quali sono le differenze
Nella pratica poco cambia, ma ci sono alcune differenze burocratiche e anche terminologiche, tra il matrimonio, la convivenza e l’unione civile.
Il matrimonio è l’atto con il quale si costituisce lo stato coniugale e determina, di fatto, la comunione di vita materiale e spirituale tra i coniugi. L’unione civile è l’unione sentimentale ed economica tra due persone dello stesso sesso, con uno status giuridico analogo al matrimonio grazie alla Legge n. 76/2016. La convivenza è, infine, un rapporto sentimentale con comunione di vita tra due persone, sia dello stesso sesso che si sesso diverso, che vivono sotto lo stesso tetto.
Sulla convivenza dobbiamo spendere altre due parole, in quanto il rapporto può essere comunicato al Comune di residenza oppure rimanere non ufficializzato. Nel primo caso, la coppia verrà inserita in un unico stato di famiglia diventando coppia di fatto, una condizione a metà strada tra la convivenza non ufficializzata e il matrimonio.
Anche la formazione del rapporto cambia. Chi decide di sposarsi si deve presentare davanti ad un ufficiale di stato civile insieme a due testimoni, dichiarando di voler diventare marito e moglie. La dichiarazione verrà riportata nell’atto di matrimonio e trascritta nel registro dello stato civile.
Al contrario del matrimonio, la convivenza non viene trascritta nel registro, ma risulterà solo dallo stato di famiglia. Per formalizzarla, come abbiamo già detto, è sufficiente comunicare la convivenza all’Anagrafe comunale.
Matrimonio, convivenza e unioni civili: la scelta del regime patrimoniale. Cosa cambia?
Una differenza tra chi decide di sposarsi e chi convive risiede nella scelta del regime patrimoniale. Quando ci si sposa si è subito chiamati a scegliere tra la comunione dei beni o la separazione dei beni.
Nel regime di comunione dei beni, tutti i beni acquistati dopo l’unione diventano automaticamente di entrambi i coniugi, ad eccezione solo di alcuni beni, come quelli di carattere personale oppure professionale. Nella separazione dei beni, invece, ciò che un coniuge acquista dopo il matrimonio rimane si proprietà esclusiva.
Al contrario degli sposi, i conviventi non possono scegliere un regime patrimoniale. Possono solo sottoscrivere un contratto di convivenza davanti ad un notaio per mettere nero su bianco le proprie decisioni in merito alle questioni patrimoniali. Ricordiamo anche che, sul piano economico, il matrimonio e le unioni civili sono equiparati. Ciò vuol dire che le coppie unite civilmente possono scegliere il regime patrimoniale di comunione oppure di separazione dei beni, così come le coppie sposate.
Convivenza, unioni civili e matrimonio, come cambiano diritti e doveri
Dobbiamo parlare, infine, dei diritti e dei doveri e non lo faremo da un punto di vista morale, ma solo legale.
Una delle differenze fondamentali tra matrimonio e convivenza riguarda la fine del rapporto. Molti matrimoni si esauriscono a causa della mancata fedeltà da parte di uno dei due coniugi. Lo stesso Codice Civile prevede che nel matrimonio sia presente l’obbligo di fedeltà. Per le coppie conviventi, invece, il vincolo legale della fedeltà non esiste. In entrambe le unioni, però, il Codice Civile sancisce l’obbligo di assistenza morale e materiale, oltre che alla collaborazione familiare.
Se per le coppie sposate e unite civilmente c’è la possibilità di godere dello stesso trattamento fiscale e previdenziale, il discorso cambia per i conviventi: per questi ultimi non sono previsti legami previdenziali.
La legge Cirinnà ha disciplinato anche le convivenze di fatto: ai conviventi sono state estese alcune prerogative dei coniugi come, per esempio, i diritti sulla casa di abitazione, il diritto a ricevere gli alimenti in caso di separazione o il diritto di rimanere nell’abitazione in caso di morte del compagno o della compagna. Ricordiamo, infine, che la convivenza non ha alcune ripercussioni in ambito successione, in quanto sono esclusi i diritti del partner all’eredità.