Siamo allo scontro sugli affitti brevi a uso turistico, che ora si fa sempre più acceso. Il Ministro del Turismo Santanchè è determinata a un giro di vite sul caos che impera in questo settore.
Come lei stessa afferma
Il far west deve finire ma prima serve una mappatura.
Ora il Governo è determinato nel procedere con una stretta, da questo punto di vista, già più volte richiesta proprio dalla Santanché.
Questo perché, se è vero che in Italia il settore turistico è in netta ripresa, sono però senza regolamentazione i proprietari di alloggi privati che mettono a disposizione l’abitazione per affitti brevi, così di permettere al turista di turno di trascorrere qualche giorno di vacanza in città.
Insomma, qualche paletto ben definito nei confronti dei tanti B&B improvvisati che si stanno diffondendo su tutto il territorio nazionale, a tutto discapito ovviamente delle strutture alberghiere dei centri storici e delle grandi città.
Insomma, una vera e propria concorrenza sleale, questo è evidente.
La Santanché precisa che ovviamente nessuno vieterà mai a un proprietario di casa di affittare una stanza o una seconda casa. Un provvedimento però urge nei confronti di chi gestisce più appartamenti (decine in alcuni casi) in barba a tutte le regole, disposizioni e adempimenti fiscali dell’hotellerie.
Affitti brevi, l’attuale situazione. Ora cambia tutto
Come messo in evidenza proprio dalla Santanchè, è importante procedere con una mappatura, per più ragioni. Innanzitutto l’Italia è ricca di piccoli borghi bellissimi e turistici ma in cui non sono presenti strutture alberghiere. In questi casi è evidente che l’affitto breve va a colmare una mancanza e a risolvere un potenziale problema, motivo per cui non va ostacolato.
A tal proposito, come già accennato, è chiara la posizione del Governo che, per l’appunto, chiarisce di non voler ostacolare in alcun modo questo genere di attività a livello locale ma solo regolamentare quelle che invece sono vere e proprie realtà imprenditoriali strutturate ma che sfuggono invece all’ordinaria normativa prevista per il settore dell’hotellerie.
Si attende inoltre di avere chiara anche la posizione dell’Ue nonché di sedersi al tavolo con le associazioni di categoria, prima ovviamente di stabilire regole senza prima avere il polso della situazione, a livello territoriale.
Affitti brevi, cambia tutto. Ecco le proposte
Arrivano le proposte e le controproposte. D’altronde da tempo anche i sindaci delle varie città meta di turisti sollecitano una regolamentazione in tal senso.
Favorevole alla regolamentazione degli affitti brevi, in prima linea, il sindaco di Bologna Matteo Lepore, che già si è fatto promotore di un’iniziativa nella propria città. Gli affitti brevi, che superano i 90 giorni all’anno, vanno regolamentati con delle licenze, da rinnovare ogni cinque anni.
Ovviamente, anche in questo caso si dovrebbe procedere a una mappatura preventiva per individuare tutte le zone della città in cui far entrare in vigore la disposizione e le altre in cui non sarebbe necessario.
Il sindaco di Firenze Dario Nardella invece ha ingaggiato una vera e propria lotta contro gli affitti brevi.
Il turismo non deve essere considerato un problema ma va governato. Si parla di un fenomeno globale e l’idea che un sindaco da solo possa risolvere un problema globale che riguarda intere nazioni è una assurdità.
Queste le parole del sindaco che auspica presto di potersi sedere al tavolo delle riunioni con il Ministero del Turismo e organizzare un intervento che risulti uniformato a livello nazionale.
Affitti brevi, la posizione delle associazioni di categoria
Dall’altra parte si schiera però Confedilizia che, in quanto rappresentante dei proprietari di casa, chiede ben altro, così come altre realtà edilizie.
Aigab dichiara senza mezzi termini l’incostituzionalità a limitare il numero di appartamenti da destinare agli affitti brevi. Confedilizia è sul piede di guerra per quanto riguarda la possibile introduzione di Iva per l’era digitale. In sostanza, si applicherebbe l’imposta sul valore aggiunto su ogni prenotazione di affitto breve che arriva via web.
Tali associazioni non solo non sono favorevoli all’introduzione di nuove regole bensì chiedono tout court che vengano invece abolite due norme.
La prima riguarda la città di Venezia, che ha già facoltà di limitare gli affitti brevi nel centro storico della città.
La seconda invece specifica che, un proprietario di almeno quattro appartamenti, che ricorre agli affitti brevi diventa in realtà un imprenditore e come tale, deve sottostare ad altri obblighi, sia dal punto di vista fiscale che normativo.
Le altre richieste riguardano innanzitutto il fatto che la comunicazione dei dati e delle informazioni da far pervenire alla questura, da parte del proprietario di casa, debba ridursi a un unico adempimento.
Inoltre, si chiede che vi sia uniformazione a livello nazionale, così da non perdersi tra tutte le varie regole comunali e regionali.
L’attivazione del codice identificativo nazionale, in realtà già introdotto nel 2019 ma che ancora non risulta essere operativo.
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