Busta paga, aumenti a marzo: bonus Irpef e sconto contributi

Busta paga marzo: conguaglio con aumenti della riforma IRPEF. Ecco come verranno applicate le nuove aliquote, il bonus da 100 euro e lo sconto contributi.

La riforma fiscale prevede numerose novità per quanto riguarda i lavoratori dipendenti, le variazioni delle aliquote irpef e lo sconto contributivo in particolare saranno gli elementi che avranno maggiore impatto per quanto riguarda gli aumenti in busta paga.

Per effetto delle nuove detrazioni e delle modifiche al bonus sul cuneo fiscale da 100 euro inoltre, alcune categorie potranno combinare tutti “bonus” previsti dalla riforma sfruttando i vantaggi che porteranno ad una maggiore disponibilità mensile di spesa con meno tasse da pagare.

Ecco quali saranno le principali modifiche che avranno effetto a partire da marzo con il conguaglio retroattivo dei primi tre mesi del 2022 e per quali fasce di reddito saranno più efficaci. Vediamo tutti i dettagli.

Busta paga 2022: quanto aumenta e per chi

A marzo la busta paga dei lavoratori dipendenti italiani aumenterà, forse non per tutti, ma per molte categorie i vantaggi saranno più concreti rispetto al passato. Nonostante le polemiche che hanno coinvolto diverse categorie tra cui le fasce di reddito più povere, che secondo i calcoli saranno quelle maggiormente penalizzate, la riforma fiscale sull’IRPEF è stata approvata.

E siamo ormai giunti al momento del conguaglio che finalmente potrà far verificare l’effettivo importo aggiuntivo per chi ne avrà diritto. Come stabilito dalla legge infatti, per garantire un periodo di adeguamento, anche dei software di elaborazione, partiranno a marzo tutte le nuove aliquote e i bonus contributivi previsti dalla legge.

Pertanto nel prossimo cedolino dello stipendio o pensione, tutti potranno andare a verificare i nuovi importi e le nuove percentuali applicate con effetto retroattivo cioè con un ricalcolo che comporterà un conguaglio totale da gennaio a marzo.

Quindi la prossima busta paga riporterà un importo del netto in busta abbastanza consistente per molti, per poi mettersi in linea con l’applicazione di tutte le nuove norme mensilmente a partire da aprile 2022.

Anche se non fa parte della riforma fiscale è doveroso inoltre ricordare che sempre a marzo, partiranno le erogazioni dell’assegno unico per i figli, e questo oltre ad interessare tutti i nuclei familiari che riceveranno la quota aggiuntiva direttamente in conto corrente, comporterà anche delle modifiche alla busta paga perchè verranno eliminate le altre agevolazioni quali detrazioni e assegni ANF.

Vediamo quindi tutte le voci che cambieranno e come si applicheranno le maggiorazioni in base alle fasce di reddito di imponibile IRPEF.

La nuova IRPEF in busta paga da marzo

Della nuova IRPEF si è parlato molto negli ultimi mesi, con interesse particolare per i contribuenti che attualmente sono nella fascia di ceto medio, cioè che hanno un reddito da lavoro dipendente nell’ordine dei 30.000 euro annui. Una categoria che potrà trarre i maggiori vantaggi economici dall’abbassamento percentuale dell’aliquota.

Per continuare ad ridurre il cuneo fiscale restano però anche i bonus come l’ex Bonus Renzi, e una maggiore detrazione da lavoro dipendente, che unita allo sconto sui contributi introdotto proprio dal 2022, potrà interessare, anche se marginalmente, tutte le soglie di reddito, compresa anche la categoria degli incapienti, dei pensionati e dei lavoratori autonomi che potranno sfruttare alcune di queste nuove agevolazioni.

Considerato che l’applicazione dell’imposta sui redditi va calcolata a scaglioni e scatta sempre la percentuale successiva sulla parte eccedente una determinata soglia, la prima novità è la riduzione proprio delle fasce di reddito. Che quindi diventano effettivamente quattro e non più cinque.

Accorpando così al pagamento dell’aliquota unica al 43%, ovvero quella più alta, tutti i redditi superiori a 50.000 euro. Resta poi invariata quella per i redditi fino a 15.000 euro al 23%, questo significa che, almeno per quanto riguarda la categoria che guadagna mensilmente meno, non ci saranno vantaggi in termini di risparmio sull’imposta percentuale.

I cambiamenti più importanti sono stati riservati a chi è nel medio reddito cioè compreso tra i 15.000 ed i 50.000. Che da marzo 2022 potrà contare su due distinte aliquote più basse delle precedenti rispettivamente fissate in 25% per quelli da 15.000 a 28.000 (precedentemente al 27%) e del 35% da 28.000 a 50.000 (precedentemente 38%).

Questi due punti in percentuale come cambieranno l’importo netto in busta paga? Effettivamente i riscontri di tipo economico saranno compresi per le fasce interessate tra i 150 ed i 920 euro l’anno di risparmio.

Considerato che un lavoratore con reddito medio di 50.000 euro sarà quello che potrà sfruttare maggiormente l’aumento, ma anche chi ha un reddito alto sopra i 75.000 euro, grazie alla cancellazione dell’aliquota aggiuntiva potrà contare su un risparmio fiscale di circa 250 euro l’anno.

Lievi vantaggi anche per i lavoratori autonomi occasionali, grazie all’innalzamento della soglia entro la quale non è prevista l’apertura obbligatoria della partita iva e quindi il reddito da compensi non sarà tassato entro i 5.500 euro (precedentemente il limite era 4.800).

Tutto questo però senza considerare le modifiche alle detrazioni, in particolare a quella da lavoro dipendente e al nuovo bonus irpef da 100 euro che per qualcuno cambierà, vediamo come.

Nuove detrazioni in busta paga 2022

La busta paga a partire da marzo, cambierà anche in merito alle singole voci che compariranno tra le detrazioni. Infatti per effetto dell’assegno unico la prima a scomparire sarà quella per i figli a carico. Assorbita totalmente dall’importo aggiuntivo che andrà richiesto all’INPS e calcolato tramite ISEE, dunque non più in base all’imponibile irpef del genitore lavoratore ma terrà conto di tutte le altre componenti patrimoniali mobiliari ed immobiliari, comprese le giacenze medie dei conti correnti.

Restano poi le detrazioni da cumulare per calcolare quanto spetta con il nuovo bonus cuneo fiscale, compresa la detrazione da lavoro dipendente.

Stabilita in 1880 euro per le soglie di reddito che non superano i 15.000, ma divisa anche per tipologia contrattuale cioè non potrà essere inferiore a 690 per i dipendenti a tempo indeterminato, mentre per quelli con contratto a termine non sarà inferiore a 1380 euro.

Dai 15.000 ai 28.000 euro di reddito sarà invece calcolata così: 1910 + 1190 x (28.000 – reddito effettivo) diviso per 13.000. Per la soglia di reddito compresa tra 28.000 e 50.000 la formula sarà 1910 x (50.000 – reddito complessivo) diviso per (50.000 – 28.000). Fino ad azzerarsi sopra i 50.000 euro di imponibile irpef.

Bonus irpef da 100 euro in busta paga: cosa cambia

Il bonus introdotto inizialmente come riduzione sul cuneo fiscale detto Bonus Renzi da 80 euro in busta paga, è cambiato sostanzialmente nel corso degli ultimi due anni fino ad arrivare alla recente riforma fiscale che ne prevede l’applicazione in maniera differente.

Principalmente si tratta ancora del trattamento integrativo diventato strutturale nel 2021, che consiste in un importo annuale aggiuntivo di 1200 euro, per tutti i lavoratori con reddito compreso tra la soglia di esenzione irpef, cioè 8175 euro, e 28.000 euro. Una ulteriore detrazione poi era stata riconosciuta per i redditi che superavano il limite ed in particolare per quelli fino a 40.000, in maniera decrescente sempre in base all’imponibile di riferimento.

Cosa cambia con la nuova applicazione 2022? Che il limite di imponibile annuale per ottenere il riconoscimento del trattamento integrativo da 100 euro scende a 15.000 euro.

Pertanto viene cancellato il beneficio per i redditi che superano la soglia dei 28.000 euro. Mentre è riconosciuto il bonus in forma di detrazione aggiuntiva ma calcolandolo in base alle altre detrazioni delle quali il lavoratore già può beneficiare in busta paga.

Quindi sommando tutte le detrazioni applicabili se l’imposta lorda supera il totale somma detrazioni il trattamento non sarà dovuto. Mentre se dal calcolo deriva una cifra in negativo cioè le detrazioni complessive superano l’imposta irpef dovuta, allora sarà riconosciuto per la parte eccedente anche il trattamento integrativo come ulteriore detrazione e sempre nel limite massimo annuo di 1200 euro.

Ovviamente da questo conguaglio, saranno molti a perdere il vantaggio dell’ex bonus Renzi, e purtroppo si verificherà che per effetto della nuova applicazione in molti dovranno restituirlo perchè non più dovuto ed erogato erroneamente.

Quindi il consiglio è quello di fare bene i calcoli con le buste paga, anche con l’aiuto di commercialisti di fiducia per verificare se è il caso di rinunciare al trattamento come previsto dalla legge, ed evitare una successiva sorpresa in sede di dichiarazione dei redditi.

Busta paga: arriva lo sconto contributi

Oltre a tutte queste voci in busta paga a marzo inizierà a comparire un nuovo bonus introdotto in via sperimentale solo per l’anno 2022. Si tratta dello sconto contributivo del quale potranno beneficiare i dipendenti che attualmente pagano i contributi I.V.S.

Come funzionerà e quali saranno le categorie più avvantaggiate? L’esonero prevede uno sconto dello 0,8% sui contributi previdenziali dovuti dal lavoratore per ogni busta paga. Questi in genere sono fissati ad una quota pari al 9,19% per la parte dovuta dal dipendente.

Su questo verrà calcolato lo sconto e quindi la quota da pagare diventerà l’8,39%. Sarà lo Stato a farsi carico per un anno della restante quota ai fini pensionistici.

Attenzione però, perchè l’esonero parziale contributivo, oltre ad essere destinato a terminare nel 2023, verrà conteggiato su 13 mensilità e ad esclusione della quota di tredicesima. Soprattutto sarà applicato solo per ogni busta paga minore di 2.692 euro. Quindi essendo calcolato mese per mese, in base all’imponibile potrebbe determinare la perdita dello sconto per alcuni, che in periodi particolari potrebbero godere di importi aggiuntivi quali straordinari e maggiori compensi per carichi di lavoro.

Non sono infatti previsti conguagli o restituzioni delle eventuali quote di sconto non godute quando lo stipendio supererà la soglia di applicazione.

Tradotto comunque in termini pratici, per chiunque ne abbia diritto, il vantaggio si quantifica in cifre che vanno dai 10 euro mensili di risparmio per i dipendenti con una retribuzione pari a 20.000 euro, fino ad arrivare a 190 euro l’anno per quelli che sono tra i 20.000 ed i 30.000 euro. Che significa un risparmio di tasse in busta paga di circa 15 euro mensili.

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