Busta paga tra bonus Renzi ed Irpef! Come pagare meno tasse!

Il Governo guidato da Mario Draghi ha sostanzialmente rivoluzionato la nostra busta paga. Tra bonus Renzi, Irpef e tasse varie non ci capisci più niente!

Il Governo guidato da Mario Draghi ha sostanzialmente rivoluzionato la nostra busta paga. Tra bonus Renzi, Irpef e tasse varie non ci capisci più niente! Non ti preoccupare, non sei il solo a trovarti in questa situazione! Anche perché le imposte che ruotano intorno allo stipendio sono molte e possono ridurre di parecchio l’importo netto che arriva sulla busta paga. Non dobbiamo pensare solo e soltanto all’Irpef, ma ci sono anche l’addizionale regionale e quella comunale.

La tassazione, che arriva ogni mese direttamente sullo stipendio, è abbastanza pesante. Il datore di lavoro ha l’infausto compito di trattenere l’Irpef e le varie addizionali. La domanda che molti dipendenti si pongono è se esistano dei trucchi per riuscire a pagare meno tasse. Se è vero che la parola trucco richiama qualcosa di illegale, un velato richiamo all’evasione fiscale, noi vogliamo rimanere nel campo della completa legalità. La nostra intenzione, infatti, è portare l’attenzione dei nostri lettori su alcune importanti agevolazioni, tutte perfettamente legali, che possono permettere di ridurre le tasse e ritrovarsi una busta paga più corposa. Soluzioni completamente legali, previste dalla legge, che troppo spesso non vengono utilizzate! Perché non cambiare rotta e prendersi quanto la legge ci permette di usufruire!

Busta paga, il peso dell’Irpef!

Uno dei compiti del datore di lavoro è quello di trattenere l’Irpef direttamente dalla busta paga del lavoratore. Ci stiamo riferendo a quello che è l’imposta sul reddito delle persone fisiche. Dallo stipendio lordo, in estrema sintesi, dopo che sono detratte le trattenute per i contributi previdenziali, si deve calcolare l’Irpef lorda, che sarà determinata sulla base di alcune aliquote, che sono applicate in base agli scaglioni di reddito, che sono suddivisi in questo modo:

  • fino a 15.000 euro di imponibile annuo: 23%;
  • da 15.000 euro fino a 28.000 euro di imponibile annuo: 25%;
  • da 28.001 euro fino a 50.000 euro di imponibile annuo: 35%;
  • oltre 50.000 euro di imponibile annuo: 43%.

A sollevare un po’ le tasche dei lavoratori ci pensano le detrazioni. Il datore di lavoro, infatti, è difficile che trattenga dalla busta paga l’importo che in linea teorica corrisponderebbe all’Irpef lorda. Da questo importo è tenuto a sottrarre:

  • le detrazioni per lavoro dipendente;
  • la detrazione aggiuntiva (dobbiamo aggiungere l’eventuale) che spetterebbe a quanti non hanno diritto al trattamento integrativo della retribuzione. Questo spetta nel caso in cui il reddito annuo non superi i 40.000 euro;
  • detrazioni per carichi di famiglia: tra questi rientrano i figli ed il coniuge a carico.

Ovviamente non tutte le detrazioni sono uguali, ma sono calcolate applicando alcune formule matematiche, che sono condizionate dal tipo di detrazione e dall’ammontare del reddito. Dobbiamo poi aggiungere che i lavoratori che non superano i 15.000 euro di reddito annuo – in alcuni casi rientrano anche quanti abbiano un reddito inferiore ai 28.000 euro annui – riescono a beneficiare di quello che una volta era definito come bonus Renzi, che è un trattamento integrativo della retribuzione del valore di 100 euro ogni mese.

Dovranno, inoltre, essere trattenute l’addizionale regionale e l’addizionale comunale in acconto e a saldo. L’ammontare di queste addizionali viene determinato in sede di conguaglio annuale.

I benefici accessori o fringe benefit, che dir si voglia, costituiscono parte integrante della busta paga e dello stipendio del lavoratore. Salvo particolari eccezioni contribuiscono alla formazione del reddito sul quale il dipendente paga le tasse.

Busta paga: ecco cosa non concorre al reddito!

Proviamo a vedere, adesso, quali elementi non concorrono a formare il reddito sul quale il lavoratore pagherà le tasse. Non vengono ritenuti imponibili i beni che sono ceduti ed i servizi prestati al dipendente, purché il loro importo complessivo non superi i 258,23 euro per il periodo di imposta. Nel 2020 e nel 2021 questa cifra era pari a 516,46 euro. Nel caso in cui questi beni o servizi dovessero superare questa cifra, l’intero valore andrà a formare il reddito e sarà tassato.

Caso particolare è costituito dal prestito concesso al dipendente. Il Testo Unico delle Imposte sui Redditi prevede che, nel caso in cui sia erogato un prestito ad un lavoratore che abbia il diritto ad ottenerlo, il fringe benefit da tassare è pari al 50% della differenza tra:

  • l’importo degli interessi calcolato in base al tasso ufficiale di sconto vigente al termine di ciascun anno;
  • l’importo degli interessi calcolato al tasso effettivamente applicato sugli stessi.

Busta paga: detassati i premi di produttività!

Un caso particolare è quello costituito dai cosiddetti premi di produttività, che godono di una tassazione agevolata. Questo particolare beneficio non è applicato su tutti i premi, ma unicamente a quelli collegati ad un miglioramento della produttività, della qualità, dell’efficienza o della redditività. Le somme che vengono erogate come premio vengono assoggettate ad un’imposta sostitutiva dell’Irpef e delle addizionali regionali e comunali, che è pari al 10%, sempre che il diretto interessato non vi rinunci. Nel caso in cui il premio invece che in denaro viene erogato come misura di welfare, il beneficio è completamente sente dalle imposte.

Discorso molto simile vale per i ticket restaurant o buoni pasti, che sono dei documenti che permettono al titolare di ricevere un servizio sostitutivo rispetto a quello di mensa. Hanno un valore pari a quello facciale del buono stesso, cioè a quello riportato nel documento. A seconda della loro forma di emissione, cartacea o elettronica, godono di soglie di esenzioni fiscali diverse: il buono pasto cartaceo, difatti, è esente da tassazione e contribuzione sino al valore di 4 euro, mentre il buono elettronico è esente sino a 8 euro.

Pierpaolo Molinengo
Pierpaolo Molinengo
Giornalista. Ho una laurea in Materie Letterarie, conseguita presso l'Università degli Studi di Torino. Ho iniziato ad occuparmi di Economia fin dal 2002, concentrandomi dapprima sul mercato immobiliare, sul fisco e i mutui, per poi allargare i miei interessi ai mercati emergenti ed ai rapporti Usa-Russia. Scrivo di attualità, fisco, tasse e tributi, diritto, economia e finanza.
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