Canone Rai fuori dalla bolletta: cosa c’è di vero

Il Canone Rai, che attualmente si paga insieme all'energia elettrica, potrebbe presto uscire dalla bolletta. Ma cosa c'è di vero? Tutte le ipotesi.

Il Canone Rai è una imposta che tutti i cittadini pagano se hanno nella propria abitazione, oppure nella propria struttura dedicata ad una attività imprenditoriale, un apparecchio televisivo. Questo pagamento non è opzionale, non si tratta di un abbonamento ad un servizio televisivo, ma di una vera e propria tassa.

Questa imposta va pagata, se si detiene un apparecchio televisivo in grado di ricevere i segnali Rai. Si tratta di una imposta presente da diversi anni, che va saldata attualmente tramite bolletta dell’energia elettrica. Secondo questa modalità di pagamento infatti, è necessario che ogni mese una piccola parte della bolletta venga destinata al Canone Rai. Si tratta della cifra di 9 euro mensile.

Precedentemente all’arrivo del Canone Rai in bolletta, venivano utilizzati dei bollettini postali per il suo pagamento, tuttavia recentemente l’Europa ha dichiarato illecita l’aggiunta di questo tipo di tassa alla bolletta dell’energia elettrica, e questa presa di posizione ha coinvolto anche l’Italia. Recentemente, come riporta un articolo di Quifinanza.it, qualcosa è cambiato, e una nuova proposta è stata approvata:

“L’importo del canone Rai dovrebbe presto sparire dalle voci citate nella bolletta elettrica a partire dal 2023. Pochi giorni fa è stato infatti dato il via libera a un ordine del giorno presentato da Maria Laura Paxia (Gruppo Misto) al decreto energia approvato alla Camera.”

L’attenzione in questi mesi è puntata proprio sulle bollette, in particolare quella dell’energia elettrica, che ha visto aumenti senza precedenti. Attenzione che non ha risparmiato il Canone Rai, che presto potrebbe uscire dalla bolletta. Tuttavia ancora non si conoscono le modalità di pagamento alternative: vediamo tutte le ipotesi nell’articolo.

Canone Rai e bolletta dell’energia

Attualmente il pagamento del Canone Rai è strettamente collegato alla bolletta dell’energia elettrica. Questo vuol dire che i cittadini che hanno nelle proprie abitazioni una televisione, che può ricevere i segnali Rai, deve provvedere al pagamento della tassa direttamente quando provvede al pagamento della bolletta dell’energia elettrica.

Si tratta di 9 euro al mese che confluiscono in circa 90 euro all’anno per questa tassa particolare, che, ricordiamo, non deve essere pagata nel caso in cui non sia presente un apparecchio TV in casa, e bisogna provvedere con una richiesta specifica di esonero tramite modulo, presente anche online.

Il Canone Rai inserito nelle bollette dell’energia elettrica è un tipo di pagamento piuttosto recente, perché prima del 2016 questa tassa veniva pagata tramite bollettino, separato dalla bolletta dell’elettricità. Per molti versi, il pagamento in bolletta ha scatenato diverse polemiche da parte dei cittadini, mentre dal punto di vista del fisco ha contribuito a ridurre l’evasione fiscale presente su questa imposta.

Si parla di evasione fiscale quando si fa riferimento al mancato pagamento delle imposte previste per l’Italia, e alcune tasse, aggiuntive rispetto a quelle applicate sul lavoro e sulle proprietà immobiliari, sono piuttosto odiate dai cittadini. Un esempio è il Canone Rai, ma non solo, perché anche il bollo auto è una delle tasse per cui gli italiani più spesso evadono il fisco, oppure pagano con diversi mesi di ritardo.

Se da un lato il Canone Rai in bolletta ha contribuito a diminuire i fenomeni di evasione fiscale su questa tassa, dall’altro lato le polemiche sulla sua esistenza sono arrivate non solo dai cittadini, ma anche dall’Unione Europea, che ha espressamente dichiarato che le bollette dell’energia elettrica non devono contenere importi aggiuntivi dovuti a servizi o prodotti diversi dall’energia e dalle relative voci di spesa.

Canone Rai in bolletta: il parere dell’Unione Europea

Il parere dell’UE sul Canone Rai in bolletta è piuttosto chiaro: l’Europa ha infatti definito questo importo in bolletta come un “onere improprio“, ovvero non ha nulla a che vedere con il pagamento dell’energia elettrica, né con le spese correlate alla produzione o alla distribuzione.

La recente proposta al governo di Maria Laura Paxia è stata approvata, per cui a partire dal 2023 questa tassa non sarà più unita al pagamento delle bollette per l’energia elettrica che arriva nelle case degli italiani e alle imprese. Tuttavia questa ipotesi era già stata presa in considerazione in precedenza, non si tratta di un tema nuovo.

Anche lo scorso anno l’Unione Europea aveva richiesto ai paesi membri di scorporare dalle bollette per le utenze domestiche tutti i pagamenti non inerenti alle stesse utenze, e anche l’Italia era stata presa in considerazione. Tuttavia sono ancora trascorsi diversi mesi prima che effettivamente il provvedimenti arrivasse ad una decisione più o meno definitiva.

Non va dimenticato che la richiesta dell’Unione Europea di eliminare questa imposta dalle bollette non è arrivata senza nulla in cambio: l’Europa ha infatti accettato di erogare alcuni fondi per il PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, anche a fronte di una eliminazione di spese improprie dalle bollette.

In particolare, la richiesta arrivata dall’Europa non è indirizzata solamente all’Italia, ma a tutti gli stati membri, per cui è stato considerato improprio per i cittadini provvedere al pagamento del Canone Rai all’interno della bolletta dell’energia elettrica, ma allo stesso tempo l’Europa ha anche sottolineato come una tassa di questo tipo non deve essere riscossa in un primo momento dalle imprese erogatrici o distributrici di energia.

La decisione di accorpare il pagamento di questa tassa alle bollette dell’energia è piuttosto recente, per cui c’è chi sostiene che dal 2023 si tornerà a pagare questa imposta tramite metodi tradizionali, ovvero tramite bollettino postale. Tuttavia si moltiplicano le ipotesi sul futuro dei pagamenti, anche alla luce delle decisioni prese da altri paesi dell’Unione Europea.

Pagamento del Canone Rai: le ipotesi

Al momento non è ancora stato deciso come verrà saldato il pagamento del Canone Rai quando non sarà più presente in bolletta. Dal 2023 infatti non si pagherà più questa tassa tramite bolletta dell’energia elettrica, ma non è sicuro che si ritornerà al pagamento precedente al 2016, ovvero tramite bollettino.

Stanno nascendo infatti diverse ipotesi per quanto riguarda il futuro di questa tassa che, ricordiamo, non verrà eliminata, ma verrà solamente modificata nel metodo di pagamento. Analizzando tutte le ipotesi di cui si sta discutendo, una delle prime è quelle di un ritorno al pagamento scorporato dalla bolletta, ovvero tramite un bollettino bancario o postale apposito.

Il rischio del ritorno a questo sistema tuttavia è quello di incorrere nuovamente in fenomeni di evasione fiscale proprio su questa imposta. Anche per questo motivo, vengono al momento discusse soluzioni alternative all’utilizzo del bollettino.

Un’altra possibilità è quella che riguarda il pagamento del Canone Rai in aggiunta all’imposta sulla prima casa, come già accade in Francia. Si tratta di una ipotesi alternativa documentata recentemente da Huffingtonpost.it:

“Dal 2005 in Francia il canone televisivo viene pagato come tassa aggiuntiva sulla prima casa, con un versamento di 138 euro (in Italia sono 90) tra il 15 e il 25 novembre di ogni anno.”

Va ricordato tuttavia che in Italia il pagamento dell’IMU non è previsto nel caso di proprietà di immobile adibito a prima abitazione, per cui non è così semplice applicare una tassa aggiuntiva in questo senso. Ma un’altra strada potrebbe essere percorsa, e sembra essere al momento una delle ipotesi maggiormente accreditate: quella del pagamento del Canone Rai tramite modello 730.

Un’altra ipotesi, più remota, è quella dell’eliminazione completa del canone, come già è avvenuto in alcuni paesi del nord Europa, come Norvegia, Finlandia, Olanda, Belgio, ma anche Spagna. Per l’Italia tuttavia al momento non sembra una strada facilmente percorribile.

Canone Rai e dichiarazione dei redditi

Il pagamento del canone TV potrebbe avvenire non tramite IMU, ma attraverso la presentazione della dichiarazione dei redditi. Secondo questa ipotesi a partire dal 2023 gli italiani dovranno presentare tramite dichiarazione dei redditi l’informazione specifica sulla proprietà di un apparecchio televisivo in casa.

Se questa soluzione verrà confermata, una volta all’anno i cittadini dovranno provvedere a dichiarare l’applicazione del Canone Rai tramite modello 730 e procedere così con il pagamento. Tuttavia per avere una conferma definitiva di questa soluzione, bisognerà aspettare ancora la prossima Legge di Bilancio.

Si può dire che in questo modo il pagamento del canone inciderà meno sui pagamenti mensili delle utenze domestiche, ma sarà da aggiungere agli oneri che i cittadini devono pagare insieme alle altre tasse presentando la dichiarazione dei redditi.

Indubbiamente gli ultimi mesi per il fisco italiano hanno segnato alcuni punti di svolta in materia di trasparenza tra cittadini e fisco, e anche di semplificazione dei pagamenti, e l’eliminazione del Canone Rai dalle bollette potrebbe essere un tassello aggiuntivo di quella che è la riforma fiscale che procede da diversi mesi. Il canone potrebbe quindi presto diventare una voce di spesa nel modello 730.

Uno dei problemi principali che si vogliono evitare, modificando il metodo di pagamento di questa imposta, è l’evasione fiscale: trattandosi di una vera e propria tassa, se non è applicata alle bollette potrebbe essere facilmente evasa, a differenza di quanto accade al momento.

I cittadini che provvedono al pagamento delle bollette per le utenze domestiche attualmente pagano in automatico anche il canone, ma questo presto non sarà più così, per cui la soluzione che verrà presa dovrà tenere conto anche del fenomeno dell’evasione fiscale, che potrebbe portare allo stato e alla Rai introiti minori rispetto a quelli attuali.

Anche se molti paesi europei hanno deciso di eliminare del tutto questa tassa, non sembra che questa sarà una prospettiva concreta, soprattutto perché consisterebbe in una grossa perdita per lo stato in termini di gettito fiscale.

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