Cittadini AIRE: dove pagano le tasse? Tutte le informazioni

I cittadini che lavorano all'estero iscritti all'AIRE devono pagare le tasse in Italia in determinate circostanze. Ecco tutte le informazioni da conoscere.

Scegliere di trasferirsi all’estero è un’opzione possibile che molti giovani italiani prendono in considerazione per trovare nuove possibilità di lavoro, nuove opportunità, o semplicemente per provare a vivere in un altro paese. Uscire dai confini italiani per un lungo periodo di tempo comporta l’obbligo di iscrizione all’AIRE, l’Anagrafe Italiani Residenti all’Estero.

Come riporta Esteri.it l’iscrizione all’AIRE avviene dopo un determinato periodo in cui si vive all’estero:

“L’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (A.I.R.E.) è stata istituita con legge 27 ottobre 1988, n. 470 e contiene i dati dei cittadini italiani che risiedono all’estero per un periodo superiore ai dodici mesi.”

Si tratta di un diritto, ma allo stesso tempo di un dovere del cittadino italiano che si è spostato all’estero, per poter anche accedere ad una serie di servizi forniti all’estero per i cittadini italiani, e per alcuni diritti fondamentali come la possibilità di votare, di rinnovare e ottenere documenti di viaggio, rinnovare eventualmente la patente di guida.

Quando si decide di trasferirsi all’estero per un periodo di tempo piuttosto lungo, è necessario, oltre che consigliato, iscriversi all’AIRE, anche se si è in possesso della cittadinanza italiana. L’iscrizione all’AIRE tuttavia non è necessaria in diversi casi, ovvero quando il cittadino italiano soggiorna all’estero per periodi brevi, per vacanze o per lavorare per un breve periodi di tempo fuori dal confine italiano.

Tuttavia chi si trasferisce all’estero per un periodo di tempo piuttosto lungo deve anche prendere in considerazione tutta una serie di fattori legati allo svolgimento del lavoro, e tra questi fattori rientrano anche le tasse. Possono sorgere diversi dubbi a proposito delle imposte che ogni anno i cittadini all’estero devono versare. Nell’articolo, tutte le possibilità.

Cittadini AIRE: chi sono

Prima di andare a vedere nello specifico come funziona la tassazione per un cittadino italiano residente all’estero, bisogna chiarire chi sono i cittadini AIRE. Si tratta di tutti quei cittadini che decidono di trasferirsi all’estero per un periodo piuttosto lungo, superiore a 12 mesi, pur mantenendo la cittadinanza italiana.

L’iscrizione all’AIRE è del tutto gratuita, e deve essere effettuata entro 90 giorni dal momento in cui viene trasferita la residenza del cittadino italiano in un paese estero, sempre se questa viene trasferita. Altrimenti, vale la regola generale dei 12 mesi per determinare l’iscrizione all’AIRE.

Iscrivendosi all’AIRE i cittadini dichiarano la perdita della propria cittadinanza italiana, oppure il trasferimento della propria residenza all’estero, oppure ancora una variazione nello stato civile, come ad esempio accade per un matrimonio, una nascita o un divorzio.

Non sono tenuti all’iscrizione all’Anagrafe Italiani Residenti all’Estero i cittadini che si spostano all’estero per un periodo di tempo inferiore a 12 mesi, oppure i lavoratori stagionali che si spostano all’estero per svolgere un determinato lavoro per un periodo di tempo limitato, oppure i dipendenti di ruolo dello stato, in servizio all’estero, oppure ancora i militari italiani che lavorano all’estero presso le strutture della NATO.

In tutti gli altri casi si è tenuti all’iscrizione all’AIRE, per chi trasferisce la propria residenza e si sposta all’estero per più di 12 mesi, o per i cittadini già residenti all’estero che hanno acquisito la cittadinanza italiana in altri modi. Allo stesso modo è possibile essere cancellati dall’AIRE per diverse motivazioni:

  • In caso di rimpatrio in Italia e spostamento della residenza nel territorio italiano;
  • Nel caso di decesso;
  • Per irreperibilità;
  • Per perdita della cittadinanza italiana.

Lavoro all’estero per i cittadini AIRE

Quando un cittadino italiano decide di spostarsi all’estero, spesso lo fa per motivi di lavoro, ovvero per trovare una nuova occupazione fuori dai confini italiani. In particolare sono moltissimi i giovani che decidono ogni anno di tentare la fortuna in un altro paese europeo, o del mondo.

In questo caso possono sorgere diversi dubbi che riguardano principalmente il pagamento delle imposte: un cittadino residente all’estero, oppure un cittadino italiano con domicilio all’estero, dove devono pagare le imposte? Devono versare le tasse ancora in Italia o nel nuovo paese in cui vivono?

Questa tematica può essere fonte di diversi dubbi, soprattutto per via della possibilità della doppia imposizione: quello che si vuole evitare è il pagamento di una doppia tassazione sui redditi prodotti lavorando all’estero e dichiarandoli in Italia.

Tra gli stati in ogni caso sono presenti delle regole ben precise per evitare la doppia imposizione fiscale, ovvero per garantire al lavoratore che non possa pagare doppiamente le tasse all’Italia e al paese in cui vive. Tuttavia bisogna fare una distinzione, per capire dove si devono pagare le tasse, in base alla residenza fiscale del lavoratore.

La residenza fiscale è un documento che può essere rilasciato dall’Agenzia delle Entrate, che attesta con precisione la qual è la residenza di riferimento di persone, ma anche altre realtà, come riporta Quifinanza.it:

“La residenza fiscale per le persone fisiche o giuridiche può essere comprovata da un certificato, denominato appunto di residenza fiscale. Si tratta di un documento rilasciato all’Agenzia delle Entrate che attesta la residenza di persone fisiche, società, enti, organismi e fondi.”

Per sapere con esattezza in quale stato il lavoratore dovrà provvedere al pagamento delle tasse, bisogna fare riferimento alla residenza fiscale.

Cittadino con residenza fiscale in Italia

Nel caso in cui il cittadino abbia la residenza fiscale in Italia, questo viene confermato dalla sussistenza dell’iscrizione all’anagrafe nazionale, con residenza in un Comune del territorio italiano, e con la sede principale degli interessi e affari personali in Italia. In questo caso il cittadino ha dimora abituale entro i confini italiani, e verserà le imposte in Italia.

Questo accade anche se il cittadino si è spostato all’estero, ma la cui residenza risulta ancora fiscalmente in Italia. Per chi lavora all’estero, ma non sposta la propria residenza fuori dall’Italia, possono sorgere problemi di doppia tassazione, anche se questi sono limitati il più possibile dagli accordi tra stati.

La doppia imposizione avrebbe l’obiettivo di limitare il fenomeno dell’evasione fiscale, ovvero situazioni in cui cittadini italiani si spostano in un altro paese per accedere a quelli che sono noti come “paradisi fiscali”, ovvero paesi in cui la tassazione è particolarmente ridotta. Il rischio di evasione fiscale in questo caso è molto elevato.

Secondo la norma generale, il cittadino paga le imposte in Italia per tutti i redditi prodotti in Italia, che possono anche provenire ad esempio da proprietà immobiliari. Questo vuol dire che per i soggetti che sono residenti all’estero, anche iscritti all’AIRE, le imposte vengono comunque pagate in Italia per i redditi prodotti in Italia.

Cittadino AIRE con residenza fiscale all’estero

Quando la residenza fiscale viene spostata all’estero, il cittadino paga le imposte al paese in cui è residente, tuttavia continua a pagare le tasse in Italia per quei redditi che derivano dall’Italia, come ad esempio quelli collegati a proprietà immobiliari.

Il cambiamento della residenza quindi è il punto centrale per il pagamento delle imposte al paese in cui ci si sposta, per cui viene evitata la doppia imposizione. Tuttavia se questo soggetto ha delle proprietà che producono reddito in Italia, comunque le imposte le verserà in Italia, e dovrà dichiarare i redditi annualmente tramite dichiarazione dei redditi.

Risulta quindi possibile che un lavoratore, sia autonomo che dipendente, provveda al pagamento di una parte delle imposte in Italia, e a una parte delle imposte nel nuovo paese di residenza. In ogni caso esistono delle convenzioni specifiche mondiali per evitare la doppia tassazione, ovvero per evitare che la stessa tassa venga pagata sia in Italia che nel paese in cui ci si sposta.

In ogni caso l’iscrizione all’AIRE determina anche il cambiamento della residenza fiscale, e la cancellazione dall’anagrafica del Comune italiano di vecchia residenza. Sono molte le situazioni in cui cittadini italiani decidono di spostarsi all’estero per pagare meno tasse, soprattutto quelle che riguardano attività imprenditoriali. Tuttavia esistono anche alcuni rischi da valutare.

Spostare la propria attività all’estero

Spostare la propria impresa all’estero può essere rischioso se non ci si informa correttamente prima di procedere, soprattutto perché si può incorrere nel fenomeno dell’evasione fiscale. Gli obblighi tributari vanno sempre rispettati, anche quando ci si sposta all’estero, per evitare di cumulare debiti con il fisco.

Ci sono diverse fasi per trasferire una attività all’estero in modo legale, e questo può anche essere molto vantaggioso per i conti dell’azienda. Tuttavia se non si procede nel modo corretto si può incorrere nel rischio di esterovestizione, ovvero l’azienda e l’imprenditore potrebbero essere sanzionati.

Si arriva all’esterovestizione in tutte quelle circostanze non molto chiare in cui un’azienda dichiara una sede all’estero, anche questa effettivamente non si trova all’estero, e ha interessi in Italia, solamente per evitare il pagamento delle tasse in Italia.

Per poter trasferire l’impresa all’estero è comunque necessario che la sede dell’azienda si trovi all’estero, anche se molti interessi e rapporti lavorativi possono continuare anche con l’Italia. Risulta infatti possibile anche condurre una attività che in parte viene svolta in Italia, senza tuttavia incorrere nel rischio di esterovestizione.

Tuttavia la scelta di spostare una attività imprenditoriale all’estero non deve essere un modo per sfuggire ai debiti contratti in Italia, nei confronti del fisco, o per evadere le tasse, e neanche il fallimento dell’impresa può essere una motivazione per poi spostarla successivamente, svolgendo la stessa tipologia di attività, in un paese estero.

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