Vuoi aprire un e-commerce? Attento agli introiti in nero

Il lockdown ha fatto aumentare a dismisura l'apertura di negozi online, i cosiddetti e-commerce. Scopriamo come aprirne uno e come stare attenti al Fisco.

La pandemia e il lockdown hanno fatto aumentare a dismisura l’apertura di negozi online, di e-commerce. Questo è accaduto per vari motivi. Primo fra tutti la difficoltà economicha che ha colpito tantissimi nostri connazionali che si sono ritrovati dall’oggi al domani senza lavoro o con una cassa integrazione di basso importo e discontinua.

Il secondo motivo invece ha riguardato un aumento smisurato della domanda di acquisti online, derivante ovviamente dalla costrizione di restare in casa e dall’impossibilità di recarsi nei negozi fisici.

Il lockdown ha dunque cambiato il modo di fare acquisti degli italiani, e l’e-commerce è diventato quasi uno stile di vita. 

L’e-commerce non è altro che l’abbreviazione di electronic commerce, ovvero commercio elettronico, e comprende la compravendita di beni o servizi tramite internet.  

Si tratta di un’attività commerciale a tutti gli effetti che riguarda ovviamente i rapporti con i fornitori, la logistica e lo stoccaggio, il confezionamento dei prodotti, la spedizione, e naturalmente l’assistenza clienti. 

L’e-commerce: un business in espansione!

Rispetto al Nord Europa, questa branca di mercato in Italia è sempre restata abbastanza indietro, salvo avere in quest’ultimo periodo una forte accelerazione, creando delle importanti opportunità per chi decide di investire sull’e-commerce e sulle vendite online.  

L’e-commerce viene scelto non soltanto da chi per la prima volta intende mettersi in proprio, ma anche da coloro che già hanno un business in piedi, magari un negozio fisico, un’attività commerciale, ma che hanno comunque l’obbiettivo di allargare le proprie opportunità, anche perché i costi da sostenere per iniziare un’attività online sono sensibilimente inferiori all’apertura di un’attività fisica.

Molti imprenditori prima di aprire il proprio negozio online, iniziano a testare il mercato piazzando i propri prodotti in marketplace di terze parti e solo successivamente decidono di investire in un sito e-commerce, dopo aver stabilito un dettagliato business plan, un piano dei costi, un budget e una lista fornitori.

Bisogna aprire una partita Iva per avviare un’attività di e-commerce?

Ovviamente la risposta è sì.

Ogni attività economica portata avanti in maniera stabile, necessita dell’apertura di una partita Iva. Se invece l’attività viene svolta in modo occasionale, entro un limite di 4.800 euro l’anno, non c’è bisogno di avere una P.Iva

Il business online, però, già di per sé ha tutte le caratteristiche di un’attività continuativa e costante. Un negozio digitale, infatti, si sviluppa una piattaforma online, è necessario fare marketing e sponsorizzazione, cercare i fornitori, approntare un magazzino.

Tutto questo rende l’attività stabile e continuativa e dunque l’apertura della Partita Iva si rende necessaria per fare le cose in regola.

La partita Iva può essere aperta attraverso la compilazione di un modulo carteceo consegnatoci dall’Agenzia delle Entrate di un modulo AA9/12 o AA7/10, oppure può essere compilato online attraverso un software gratuito dell’Agenzia dell’Entrate.

Lì dovrete inserire i vostri dati e, cosa importantissima, dovrete inserire il vostro codice Ateco, ovvero il codice che identifica l’attività economica che andrete a svolgere. Questo codice è importantissimo, perché dalla sua scelta dipendono anche le imposte e i contributi che si andranno a pagare. Meglio rivolgersi ad un commercialista di fiducia. 

Nel caso di un e-commerce, comunque, il codice Ateco utilizzato è: 47.91.10 : Commercio al dettaglio di qualsiasi prodotto effettuato via internet.

E-commerce: comunicazione di inizio attività, Camera di commercio e Inps

Una volta ricevuta la propria partita Iva, bisognerà inviare una comunicazione (la cosiddetta comunicazione certificata di inizio attività) al Comune nel quale avrà sede l’attività. Se vi state facendo seguire da un commercialista, sarà lui a svolgere questo compito. 

Per fare questo, però, ci sarà bisogno del vostro Spid e della vostra firma digitale, quindi se non ne siete provvisti, attivatevi per farlo. Potete farlo tramite Poste oppure Aruba, Infocert. E provvedete anche ad aprire un indirizzo di posta certificata (pec) che vi servirà per ricevere eventuali comunicazioni dagli enti pubblici. 

L’ultimo passaggio da effettuare è l’iscrizione alla Camera di Commercio. Questo passaggio è estremamente importante perché l’e-commerce è a tutti gli effetti un’attività commercialee dunque la Camera di Commercio deve ricevere tutti i dati e procedere all’iscrizione. 

Con l’iscrizione in Camera di Commercio si avvierà l’apertura della posizione Inps Commercianti, ciò permetterà di maturare contributi ai fini pensionistici. 

E-commerce: attenzione agli introiti in nero

Il Fisco con i controlli incrociati tra la contabilità dichiarata e quella che invece un imprenditore appunta sul suo pc o su alcuni quaderni, è in grado di ricostruire il vero imponibile da tassare. A volte, anzi abbastanza spesso, la contabilità “casalinga”, riportata in alcuni appunti o fogli excel sul pc, fa venir fuori una contabilità reale totalmente diversa da quella ufficiale. Cosa accade a questo punto?  

E-commerce: cosa accade se c’è discrepanza tra contabilità reale e contabilità ufficiale?

Come abbiamo già detto, il Fisco tramite alcuni controlli incrociati, di solito effettuati sul campo dalla Guardia di Finanza, è in grado di stabilire se ci sono stati introiti in nero, controllando la contabilità occulta e verificando le discrepanze rispetto a quella ufficiale. In questo modo si potranno stabilire le imposte evase dall’imprenditore

Attraverso ispezioni e verifiche fatte sia in maniera digitale che sul campo, grazie ai finanzieri, l’Agenzia delle Entrate non si baserà più solo sul reddito dichiarato per calcolare le imposte, ma anche sulla documentazione reperita durante l’ispezione. 

Questo metodo di accertamento è chiamato analitico induttivo.

In questi casi, dunque, la veridicità della contabilità registrata viene smentita dall’Agenzia delle Entrate in base ai risultati della documentazione parallela o anche in base ai movimenti bancari. Il potere del Fisco in questo è molto ampio, perché può basarsi anche su presunzioni semplici, purché siano gravi, precise e concordanti.

E-commerce: cos’è la contabilità parallela

Se durante un controllo sul campo effettuato dalla Guardia di Finanza, si viene a conoscenza di una contabilità parallela, appuntata in maniera cartacea o su fogli excell sul pc, automaticamente per l’Agenzia delle Entrate, la contabilità ufficiale diventa inattendibile.

In altre parole l’Agenzia può basarsi anche su semplici presunzioni, purché gravi, precise e concordanti che permettano di desumere appunto l’esistenza di maggiori ricavi non dichiarati. E per la Corte di Cassazione una contabilità parallela è a tutti gli effetti una prova di redditi non dichiarati e non riportati nella contabilità ufficiale. 

L’Agenzia delle Entrate una volta scoperta una contabilità parallela, può proseguire stabilendo quello che secondo lei è il vero reddito imponibile su cui sarà applicata l’imposizione

Secondo la Cassazione anche la contabilità in nero, rientra nella nozione di «scritture contabili» disciplinate dal Codice civile

E-commerce: come può il commerciante presentare una prova contraria

Il titolare dell’e-commerce per evitre l’accertamento del maggior reddito e quindi una maggiore tassazione, dovrà «esibire adeguata prova contraria».

E le prove dovranno esssere concrete e dimostrate non ipotetiche, secondo la Corte di Cassazione. Incombe infatti sul contribuente l’onere di scagionarsi dalle accuse del Fisco e dimostrare con i fatti, il contrario di quello che è fuoriuscito dai controlli.

Contabilità occulta: come viene usata dal Fisco 

I ricavi occultati sono rilevanti per il Fisco anche quando sono estremamente alti rispetto ad un’attività di e-commerce e come tali sembrerebbero non reali. La Suprema Corte ha ribadito nell’occasione ancora una volta che la contabilità in nero, costituita da appunti personali ed informazioni dell’imprenditore, «rappresenta un valido elemento indiziario, dotato dei requisiti di gravità, precisione e concordanza».

O cartacea o digitale, quello che conta è che la contabilità occulta sia necessaria ai fini dell’accertamento dei reali ricavi dell’imprenditore e della reale tassazione. Anche dei semplici appunti di clienti, di prodotti venduti, brogliacci, appunti sui calendari, post it. Tutto può essere utile a far presumere entrate maggiori al Fisco. 

E- commerce: che dire di una contabilità parallela ma digitale?

La cortabilità parallela conservata su supporti informatici, ha la stessa validità di quella su carta, perché si tratta sempre e comunque di operazioni non dichiarate e occultate al Fisco e tenute fuori dalla contabilità registrata.

La Suprema corte ritiene che il dati estrapolati dal computer sono da considerarsi contabilità a tutti glie effetti e possono costruire e dimostrare il quadro reale dell’azienda. 

Quando non è necessaria la Partita Iva per vendere su Internet?

L’apertura della Partita Iva non è necessaria nei due casi che andiamo ad elencare:

Vendita online una tantum

Vendita di oggetti di cui ci si vuole sbarazzare (vestiti od oggetti usati). Questa tipologia di vendita non può considerarsi come attività commerciale e non obbliga ad alcun adempimento dal punto di vista fiscale né pone alcun obbligo di emettere fattura o ricevuta. 

Vendita online occasionale

Quando l’attività di vendita sul web non è costante e continuativa e le transazioni sono occasionali e sporadiche. Se per hobby realizzi degli oggetti fatti a mano e ogni tanto li vendi, non è necessario aprire una Partita Iva ed i proventi conseguiti rientreranno nella dichiarazione tra redditi diversi. 

In questo caso non sarai obbligato ad emettere né fattura nè  ricevuta fiscale, sarà sufficiente rilasciare una ricevuta generica di pagamento. con i tuoi dati, quelli del compratore e l’importo pagato specificando che si tratta di vendita online occasionale, la data e la firma.

Se l’importo supera le €77,47, ricorda che dovrai apporre una marca da bollo da €2,00. Nel caso in cui il pagamento avvenga tramite Paypal, a fungere da ricevuta saranno le relative notifiche di pagamento.

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