Riforma fiscale bloccata: tutte le misure in sospeso!

La riforma fiscale si fa ancora attendere, e molte delle misure previste per quest'anno dal fisco sono terreno di polemica. Ecco cosa sta accadendo.

La riforma fiscale va a rilento, e il motivo principale sono i numerosi dibattiti nati intorno alle misure previste per il fisco. Al momento la situazione economica, e la ripresa dopo la pandemia è il tema centrale delle decisioni del governo, soprattutto se si prende in considerazione l’ultimo Decreto Aiuti.

Tuttavia non passa in secondo piano la riforma fiscale, con alcune misure che hanno scatenato non poche polemiche, prima tra tutte l’aumento della cedolare secca, il regime fiscale vantaggioso per gli affitti. La cedolare secca potrebbe infatti aumentare passando al 26%, percentuale molto superiore alle precedenti agevolazioni, riportate da un articolo recente di Informazionefiscale.it:

“Attualmente la cedolare secca prevede due diverse aliquote di tassazione, pari al 21 per cento e al 10 per cento in specifiche fattispecie.”

La cedolare secca, un regime molto agevolato e vantaggioso per i proprietari di case in affitto, ma anche degli inquilini, potrebbe quindi cambiare volto, e secondo alcuni punti di vista, non essere più così vantaggiosa, causando il cambio di regime fiscale per gli affitti da parte di molti proprietari.

Oltre a questa misura, al centro delle polemiche troviamo anche la riforma del catasto, collegata direttamente alla necessità di una maggiore trasparenza fiscale tra cittadini e stato. Secondo questa riforma infatti, lo stato andrebbe a censire tutti gli immobili presenti sul territorio, e questa decisione ha già dato adito negli scorsi mesi a non poche polemiche.

C’è chi ha parlato di una vera e propria patrimoniale per gli immobili di proprietà, nonostante le conferme del governo di voler escludere l’introduzione di nuove tasse. Vediamo nell’articolo quali sono tutte le misure in sospeso per la riforma fiscale nel 2022, e per quali bisognerà ancora attendere i prossimi anni.

Riforma fiscale: le case al centro

L’argomento catasto è all’ordine del giorno quando si parla di riforma fiscale. La riforma del catasto ampiamente dibattuta in questi mesi fa riferimento alla necessità di individuare tutti gli immobili presenti sul territorio italiano, con l’obiettivo di scovare tutte le strutture “fantasma” e individuare immobili abusivi.

L’obiettivo della riforma del catasto è quindi quello di introdurre una maggiore trasparenza a livello di fisco, ma non si può dire che il fine ultimo escluda modifiche importanti sul pagamento delle imposte. In Italia le tasse si pagano sulle proprietà immobiliari possedute, ad esclusione delle abitazioni adibite a prima casa e ad esclusione di alcuni casi di esonero.

Chi non dichiara una proprietà immobiliare di conseguenza non paga le imposte, e il governo vuole contribuire ad un maggiore rispetto delle regole proprio con la riforma del catasto. Questa riforma è attesa da tempo, tuttavia potrebbe ancora volerci un periodo notevole prima che venga attuata.

Secondo le ultime indiscrezioni infatti la riforma del catasto sarà attiva dal 2026, tuttavia le regole per la riforma sono state discusse per diversi mesi. La preoccupazione per l’introduzione di una nuova tassa è stata la protagonista dei dibattiti, e molti partiti politici hanno chiesto di rivederne le regole per evitare l’introduzione di quella che potrebbe essere una vera e propria patrimoniale sulle proprietà immobiliari.

Indubbiamente il periodo attuale non è dei più favorevoli per l’introduzione di una nuova tassa, e su questo il governo è stato chiaro: non verranno introdotte nuove imposte insieme alla riforma del catasto. Se la patrimoniale viene da un lato scongiurata, dall’altro lato le preoccupazioni continuano ad esistere, soprattutto perché un censimento potrebbe individuare nuove categorie catastali per gli immobili sul territorio.

Una nuova categoria catastale potrebbe di conseguenza portare all’innalzamento delle imposte, per gli immobili che vengono valutati di categoria superiore a quella precedente. Nuove tasse sono quindi dietro l’angolo, e ancora non si conoscono le evoluzioni future. Parlando di riforma fiscale e misure rallentate, sicuramente il catasto si trova al centro.

Riforma fiscale e regime forfettario

Al centro della riforma fiscale si trova anche il regime forfettario, ovvero il regime fiscale agevolato per le Partite IVA. Questo regime fiscale permette un notevole risparmio sulle tasse, per tutti i lavoratori autonomi che vi aderiscono. Tuttavia esistono alcune caratteristiche e limiti precisi per il suo utilizzo. Per esempio:

  • Il regime forfettario permette una tassazione al 15%;
  • La tassazione scende al 5% per i primi 5 anni di attività;
  • Per rientrare nel regime fiscale forfettario è necessario rimanere entro i 65.000 euro annui di fatturato;
  • Per poter rientrare nell’agevolazione esistono limiti precisi anche sui lavori svolti in precedenza.

Per chi può lavorare in autonomia con il regime forfettario, i vantaggi fiscali non sono indifferenti. Tuttavia va ricordato che fino a quest’anno i lavoratori in regime forfettario sono stati esonerati dall’obbligo di emettere fatture elettroniche.

L’obbligo è scattato per altri lavoratori autonomi, in regime ordinario, ma ne sono stati esclusi i forfettari. Con la riforma fiscale tuttavia cambia anche questo aspetto: per tutti i lavoratori autonomi con Partita IVA a regime forfettario sarà obbligatorio emettere fattura elettronica dal giorno 1 luglio 2022. Chi lavora con questa modalità dovrà munirsi di appositi software per poter garantire l’emissione digitale delle fatture, entro l’estate.

La misura ha riscontrato non pochi rallentamenti, anche a causa dei dibattiti nati intorno alla sussistenza stessa di questo regime fiscale agevolato. Secondo le ultime novità, la fatturazione elettronica sarà resa obbligatoria anche per i forfettari, purché superino i 25.000 euro di fatturato.

Questo significa che la riforma fiscale lascia spazio ancora ad alcuni lavoratori autonomi con Partita IVA di non utilizzare la fatturazione elettronica. Sul regime forfettario inoltre si è discusso della possibilità di allargare l’aliquota agevolata, aumentandola al 20%, per redditi superiori a 65.000 euro, per cui si attendono evoluzioni.

Riforma fiscale e rendite finanziarie

Un altro aspetto di cui tenere conto a proposito della riforma fiscale riguarda la tassazione sulle rendite finanziarie. Il discorso in questo caso è simile a quello per la cedolare secca: la riforma fiscale prevede di introdurre maggiore semplicità per la tassazione sulle rendite di tipo finanziario.

Attualmente i redditi da capitale su interessi e dividendi sono tassati al 26%, mentre esiste una tassazione agevolata per quanto riguarda i titoli di stato, BOT e BTP, al 12,5%. Se le previsioni verranno applicate, potrebbero essere introdotti degli aumenti su tutti i redditi da capitale, ovvero sulle rendite finanziarie.

Anche in questo caso quindi, come visto a proposito della cedolare secca, le preoccupazioni maggiori sono quelle di un aumento delle imposte, ovvero dell’introduzione di una nuova tassazione, anche sulle rendite di tipo finanziario. Si può dire che anche questa misura al momento sia sospesa, per cui si attendono conferme.

I punti di vista dei partiti sulla delega alla riforma fiscale sono discordanti, e al centro principalmente ci sono le proposte di un sistema duale progressivo, per cui tutte le aliquote potrebbero arrivare al 26%, coinvolgendo anche il mercato immobiliare.

Le conseguenze di questi aumenti potrebbero essere non vantaggiose né per il mercato immobiliare né per il settore immobiliare, in cui molti proprietari di case in affitto potrebbero decidere di optare per il regime fiscale ordinario, e innalzare così i prezzi degli affitti che gli inquilini dovranno pagare.

Riforma bloccata: cosa sta accadendo

Delle misure viste prima, già si parlava lo scorso mese, tuttavia attualmente ci si trova di nuovo davanti ad una situazione di stallo, come riporta Repubblica.it in un articolo di questi giorni:

“Il governo si appresta a chiedere di rinviare l’esame alla Camera della delega fiscale. La riforma è ferma da un mese in commissione, dopo la spaccatura sul catasto e la quasi rissa tra i deputati, dovrebbe arrivare in Aula il 9 maggio.”

Va sottolineato che la riforma fiscale non è vincolante agli obiettivi del PNRR, ovvero il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, tuttavia il governo attuale la reputa necessaria, soprattutto dal punto di vista del catasto. In questi giorni potrebbe ripartire il dibattito sulle misure della riforma, soprattutto sul catasto.

Negli scorsi mesi, va ricordato, il governo aveva dichiarato che non sarebbero state introdotte nuove tasse, tuttavia molti vedono le modifiche delle aliquote per la cedolare secca e per le rendite finanziarie come un passo proprio verso l’introduzione di nuove imposte, o di tasse aumentate per tutti i contribuenti.

Quello che è certo è che al momento la situazione è ferma, in un punto di stallo, e che probabilmente ci vorranno altri confronti prima di giungere ad una soluzione. Le prime prospettive che si possono delineare per il futuro riguardano il catasto: gli effetti della riforma non si vedranno prima del 2026, secondo le attuali ipotesi.

Rivalutazione degli immobili e riforma del catasto

Una conseguenza ulteriore della riforma del fisco e del catasto è proprio quella della rivalutazione degli immobili, che condurrebbe anche ad un ricalcolo del valore ISEE dei nuclei famigliari proprietari di case. Nello specifico, l’ISEE è un valore che indica la situazione reddituale e patrimoniale di un nucleo famigliare, per cui se verranno applicate alcune modifiche al catasto, gli immobili potranno pesare maggiormente su questo valore.

Come molti hanno potuto constatare negli ultimi anni, l’ISEE è uno degli indicatori principali per poter ottenere diverse agevolazioni, bonus e sostegni economici. Un aumento di questo valore sarebbe recepito in modo tutt’altro che positivo dai cittadini, soprattutto in questo periodo storico.

L’obiettivo sperato da molte parti politiche è quello di rimanere all’interno del censimento degli immobili per prevenire fenomeni di abusivismo o immobili “fantasma”, non andando a toccare i valori degli immobili e l’ISEE che può scaturire dal calcolo.

Con questa variazione, potrebbe inoltre anche aumentare l’IMU, ovvero l’imposta che i proprietari di case pagano sugli immobili. Bisogna ancora attendere per verificare se effettivamente la riforma fiscale porterà a queste conseguenze, mentre nel frattempo le decisioni hanno raggiunto un punto fermo.

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