Tasse e lavoro: quanto incidono sui guadagni nel 2022

Quanto incidono le tasse sul lavoro, e sui guadagni di dipendenti, autonomi e imprese? Ecco una panoramica generale per il 2022.

Le tasse corrispondono ad una certa somma di denaro che i cittadini devono pagare allo stato periodicamente, a livello annuale o in base a specifiche scadenze. Quando si fa riferimento alle imposte, si può parlare di tasse dirette o indirette, fisse o progressive, e che vengono applicate su diversi redditi o proprietà dei cittadini.

Le imposte sono destinate a garantire allo stato quella somma di denaro necessaria a offrire alcuni importanti servizi ai cittadini. Tuttavia in Italia moltissime imprese, lavoratori professionisti e autonomi lamentano una pressione fiscale troppo elevata, e nell’ultimo periodo, soprattutto con l’arrivo dell’emergenza sanitaria e dell’inflazione, sembra che la pressione fiscale sia ulteriormente aumentata.

E inoltre sembra che provochi non pochi scompensi al mondo del lavoro. Come riporta Ilgiornale.it attualmente il lavoro, a livello europeo, è messo a dura prova:

“I numeri e gli indicatori dicono che il lavoro è particolarmente esposto. Dopo lo choc da pandemia è arrivato lo choc altrettanto traumatico (ma potrebbe avere effetti ancor più devastanti) della guerra a minarne le già le debolissime difese.”

Il particolare momento storico, l’inflazione e l’aumento dei prezzi di moltissime materie prime, come alimenti, energia elettrica, gas, ma anche i carburanti, contribuiscono a pesare sulle finanze personali di cittadini e famiglie, per cui la ripresa è l’unico fattore che può migliorare la situazione, a fronte della crisi degli ultimi anni di moltissime attività.

Fatte queste premesse, quanto incide effettivamente la tassazione sui guadagni dei cittadini, autonomi o dipendenti, e sulle imprese? Cerchiamo di fare una panoramica generale su quali sono le principali imposte per il lavoro, per cui attualmente in Italia si riscontra la maggiore pressione fiscale.

Tasse dirette e indirette: le differenze

Prima di analizzare le singole tasse applicate sul lavoro, è necessario specificare quali sono le imposte presenti in Italia, ovvero quali sono le diverse categorie. Ci sono infatti imposte dirette e imposte indirette, ovvero tasse che vengono applicate direttamente su una ricchezza (come il reddito) oppure indirettamente, pagate per esempio attraverso l’acquisto di determinati beni o servizi.

Per esempio, tra le imposte dirette troviamo l’IRPEF, l’Imposta sui Redditi delle Persone Fisiche, che viene applicata direttamente sulle ricchezze cumulate dai cittadini durante il lavoro. Tra le imposte indirette invece spicca l’IVA, l’Imposta sul Valore Aggiunto che viene sommata a prodotti e servizi, e pagata da chi li acquista, oppure le accise.

Le accise in particolare nell’ultimo periodo sono state al centro dell’attenzione per quanto riguarda i carburanti, il cui prezzo è salito alle stelle a causa dell’inflazione. Le accise sono state in parte ridotte dallo stato per andare incontro alle necessità di diversi settori lavorativi in crisi a causa dei rincari, primo tra tutti l’autotrasporto.

Oltre alla differenza tra tasse dirette e indirette, bisogna anche specificare che alcune imposte sono di tipo progressivo, ovvero vengono applicate in base a diverse aliquote in relazione all’effettiva ricchezza, altre invece sono fisse, ovvero l’aliquota è la stessa per tutti.

Tra le imposte progressive troviamo quelle sui redditi, come l’IRPEF, che attualmente prevede un sistema con quattro scaglioni differenti di imposizione: all’aumentare del reddito, aumentano anche le imposte da pagare allo stato. Tra le imposte fisse invece troviamo ad esempio l’aliquota al 15% fissata per il regime forfettario, aliquota fissa che ha causato non pochi dibattiti, soprattutto in merito all’ultima riforma fiscale.

In Italia alcune imposte vengono applicate sui redditi, ovvero sui guadagni effettivamente cumulati tramite un lavoro di tipo autonomo o uno di tipo dipendente, altre tasse vengono applicate sulle proprietà. Un esempio è l’IMU, l’Imposta Municipale Unica il cui pagamento viene richiesto ai proprietari di immobili.

Tasse e lavoro: quali sono le principali imposte

Andando ad analizzare le imposte applicate sul lavoro, bisogna distinguere prima di tutto le modalità con cui vengono pagate le imposte in Italia, in base allo svolgimento di un lavoro di tipo autonomo oppure uno di tipo dipendente.

Nel caso di lavoro dipendente, le tasse vengono pagate dal sostituto di imposta, ovvero il datore di lavoro, che provvede ogni mese a versare per il lavoratore lo stipendio, i contributi previdenziali per la pensione e le tasse. Le trattenute in busta paga sono dovute principalmente alle tasse e ai contributi. I lavoratori autonomi e le imprese invece versano le tasse direttamente, o tramite l’aiuto di un commercialista.

La principale tassa che i lavoratori pagano, direttamente o indirettamente, in Italia è l’IRPEF, ovvero l’Imposta sui Redditi delle Persone Fisiche. Recentemente questa tassa è stata modificata dalla riforma fiscale, che ha diminuito le aliquote da cinque a quattro. Si tratta di un’imposta diretta e progressiva, applicata sui redditi percepiti dai cittadini con il proprio lavoro.

Oltre all’IRPEF, esistono anche alcune imposte che vengono applicate su prodotti e servizi finali, come l’IVA, pagate direttamente dalle imprese produttrici, che solitamente addebitano questa somma ai clienti che acquistano beni e prodotti. Le imprese inoltre devono talvolta provvedere a pagare anche l’IRAP e l’IRES:

  • IRAP: è l’Imposta Regionale sulle Attività Produttive, imposta diretta e proporzionale, con aliquota fissa in genere al 3,9%;
  • IRES: l’Imposta sul Reddito delle Società, come dice il nome va pagata da parte delle società, e anche in questo caso l’imposta è proporzionale con aliquota fissa al 27,5%.

Esistono particolarità specifiche per ogni settore lavorativo, e per le diverse tipologie di impresa, per rientrare in una o nell’altra imposta. Nell’ultimo periodo queste tasse sono state revisionate, l’IRAP per esempio è stata ridotta ad un numero limitato di destinatari, escludendo lavoratori autonomi e ditte individuali.

Lavoro e tasse: le agevolazioni

Attualmente è possibile richiedere alcune agevolazioni sulle imposte, in particolare se si lavora in autonomia. Per professionisti e lavoratori autonomi infatti è possibile aderire al regime fiscale forfettario, con una aliquota del 15% estesa per la durata del lavoro, agevolata ulteriormente al 5% per le nuove attività per un periodo di 5 anni.

Al momento questa è la principale forma di agevolazione introdotta dallo stato nell’ultimo periodo a proposito di fisco e lavoro, anche se alcune parti politiche stanno chiedendo una maggiore attenzione, a livello generale, per le imposte applicate al mondo del lavoro.

Negli ultimi anni la crisi ha comportato, oltre ad una forte inflazione, anche all’aumento della pressione fiscale, come conferma l’ISTAT e come riporta un articolo di Ansa.it:

“La pressione fiscale nel quarto trimestre 2021 è stata pari al 51,8%, in crescita di 0,7 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.Lo rileva l’Istat.”

Di fronte ad un aumento della pressione fiscale, si teme che le ripercussioni maggiori saranno pagate da parte delle imprese, che ad oggi faticano in molti casi a rimanere attive a seguito dei rincari dei prezzi delle materie prime e dell’energia.

A questo proposito lo stato ha introdotto diverse agevolazioni e contributi a fondo perduto, tra cui quelli rivolti alle imprese del commercio al dettaglio. Tuttavia c’è chi richiede una riforma fiscale strutturale che vada a limitare complessivamente le tasse che lo stato applica al mondo del lavoro, e alle imprese.

Quanto pagano di tasse le imprese

Imprese e lavoratori autonomi pagano le tasse in base al fatturato annuo, e in base quindi al guadagno effettivo. Al momento le aliquote IRPEF sono quattro, e vengono aumentate all’aumentare del reddito. Superati i 50.000 euro di reddito annuo, i lavoratori dipendenti arrivano a pagare anche il 43% di imposte.

Una cifra notevole, che può andare a discapito dei guadagni delle imprese soprattutto in questo periodo. In Italia le tasse sul lavoro sono piuttosto elevate, e sono molteplici. Le tasse possono portare una impresa a pagare una cifra veramente alta: facciamo un esempio pratico.

Facendo un calcolo di esempio, pensiamo che una impresa in un determinato anno guadagni 100.000 euro: una parte di questo fatturato andrà alle tasse, una parte ai dipendenti sotto forma di stipendi e contributi previdenziali, e quello che rimane, oltre a costituire un guadagno, probabilmente deve essere speso per altri tipi di costi di gestione dell’impresa (materie prime, eventuale affitto di locali, strumenti per il lavoro ecc.).

Da questa somma quindi bisogna togliere almeno il 43% di tasse dovuto all’IRPEF, oltre alle eventuali imposte aggiuntive. A questa percentuale vanno poi tolti ancora i contributi INPS, che possono essere molto variabili in base all’attività specifica e al numero di lavoratori. Tuttavia facendo un rapido calcolo, la maggior parte dei guadagni potrebbe uscire senza neanche rendersene conto.

Sul lungo periodo, e soprattutto in questo momento storico, una uscita economica di questo genere potrebbe influenzare la sopravvivenza stessa dell’impresa: per questo motivo al momento diverse parti politiche chiedono una revisione delle imposte tale da diminuire la pressione fiscale presente nel paese, soprattutto per il lavoro e per le imprese.

Il calcolo visto prima sicuramente non è esaustivo e non va ad analizzare casi concreti e specifici, tuttavia le imprese italiane devono provvedere al pagamento di una quota non indifferente in tasse e INPS. Di contro, lo stato ha introdotto moltissime agevolazioni fiscali e contributi a fondo perduto per sostenere le imprese proprio in questo periodo delicato.

Una delle problematiche principali riscontrate dalle imprese negli ultimi anni è l’aumento dei prezzi delle bollette e delle materie prime, soprattutto per l’energia elettrica. Per queste imprese talvolta è risultato più conveniente a livello economico rimanere chiuse piuttosto che continuare l’attività.

Si tratta sicuramente di un’eventualità che fa riflettere, per cui si attende una riforma fiscale che tenga conto proprio delle necessità delle imprese.

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