Cosa è successo alla carne coltivata? Ecco perché la Commissione UE blocca il Ddl

Arriva il blocco da parte della Commissione UE al Ddl carne coltivata. Cosa è successo? Nel testo, ripercorriamo l'iter parlamentare.

La Commissione europea ha bloccato per vizio formale il divieto di produzione in Italia di carne coltivata.

In sostanza, la Commissione europea ha comunicato all’Italia la chiusura anticipata della procedura di notifica Tris sulla legge che vieta la produzione e la commercializzazione di carne coltivata per il fatto che il testo è stato adottato prima della scadenza del periodo di sospensione.

Si tratta di una norma che è nata travagliata, da una parte con l’appoggio delle categorie agricole e del Ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, e dall’altra chi difende questa pratica per limitare l’impatto ambientale degli allevamenti intensivi.

In un iter alquanto caotico, è arrivato il blocco dell’UE. Cosa è successo attorno alla carne sintetica? Ripercorriamo la storia, dando una definizione ad un prodotto, probabilmente, non ancora compreso bene.

Cosa significa carne coltivata

Spesso il termine coltivata viene confuso con sintetica. Si tratta di carne in vitro che non deriva dalla macellazione degli animali. Questo tipo di carne viene prodotta tramite la moltiplicazione delle cellule animali, in un ambiente controllato, e senza sintesi chimica. Quindi, non si tratta propriamente di carne sintetica.

Dove viene prodotta? La produzione avviene in bioreattori, prelevando cellule muscolari animali, successivamente nutrite per favorire la crescita del tessuto.

Una volta iniziato il processo, si continua a produrre la carne all’infinito, senza il bisogno di aggiungere nuove cellule prelevate da un organismo vivente.

Perché il no alla carne coltivata

Le associazioni agricole rifiutano categoricamente la carne coltivata perché pensano rappresenti la fine dell’allegamento tradizionale.

Dalla loro parte, c’è il ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, buona parte dei partiti politici e il parlamento italiano diventa il primo in Europa ad approvare una legge che ne vieta non solo la produzione, ma anche il commercio.

L’obiettivo è sempre lo stesso, ovvero quello di tutelare il patrimonio agroalimentare, senza badare alle conseguenze. La carne coltivata, così come la stessa assunzione di proteine da insetti, sono diventati il “classico” esempio dei cosiddetti “nuovi alimenti“, quei cibi che non sono stati consumati, in modo rilevante, prima del maggio 1997.

La carne coltivata aiuta la sostenibilità ambientale

I sostenitori della carne coltivata evidenziano molti vantaggi, tra cui la possibilità di ridurre drasticamente o, tra i più ottimisti, eliminare la cruenta macellazione degli animali.

D’altro lato, c’è un altro importante vantaggio, ovvero la notevole riduzione dell’impatto ambientale in termini di emissioni di gas serra e utilizzo del suolo e dell’acqua. Per chi non lo sapesse, gli allevanti intensivi sono tra i protagonisti indiscussi dell’inquinamento ambientale.

La carne coltivata rappresenta una soluzione sostenibile ed etica per il futuro che potrebbe contribuire, purtroppo ormai in maniera minima, a ridurre gli effetti degli allevamenti intensivi sugli animali e sulle sofferenze a loro inflitte.

Dal punto di vista della salute, ci sono ancora dubbi. Da una parte viene presentata come controllata e verificata periodicamente, per garantire l’assenza di batteri, allergeni, ormoni della crescita, residui antibiotici e tanto altro.

Lo stesso contenuto grasso, pericoloso per la salute, potrebbe essere fissato ai livelli raccomandati e i grassi insalubri potrebbero essere sostituiti con quelli più salutari omega-3.

Tuttavia, per il momento, persistono incertezze sulla salute a lungo termine per i consumatori. Su questo il dibattito è ancora aperto, ma sarà l’EFSA a valutare la sicurezza per la salute umana.

Iter parlamentare della legge che vieta la carne coltivata

L’Italia è il primo Paese a vietare la carne coltivata. Lo scorso novembre, il Parlamento italiano ha approvato il disegno di legge del Governo che ha vietato la produzione e la commercializzazione di questo prodotto, anche se, ancora non ce n’era neppure l’ombra.

L’introduzione sul mercato dei cosiddetti “novel foodè una decisione che spetta all’Unione Europea, dopo l’approvazione dell’Efsa, l’Autorithy per la sicurezza alimentare. Per chi non lo sapesse, infatti, un nuovo alimento viene sempre sottoposto a controlli, valutazione e, se solo se viene riconosciuto non dannoso per la salute, viene ammesso sul mercato.

Quindi, l’Italia ha legiferato preventivamente su un qualcosa ancora da approvare o discutere. Un cosiddetto non tema. Tuttavia, nessun membro dell’Unione Europea può prendere decisioni che ostacolino la libera circolazione dei cittadini, delle merci e degli stessi servizi all’interno dell’UE.

Si tratta di un principio fondativo. In Europa esiste una procedura della direttiva Tris, ideata per evitare errori. In sostanza, gli Stati membri devono informare la Commissione UE di qualunque progetto di regolamentazione tecnica, prima della sua adozione.

Devono passare tre mesi di tempo, durante i quali il Paese notificante non può adottare la regolamentazione tecnica della questione, così da consentire alla Commissione e agli altri Stati membri di esaminare il testo.

Perché è arrivato il blocco dell’UE

La Commissione europea ha comunicato all’Italia la chiusura anticipata della procedura di notifica del Ddl sulla carne coltivata, il cui provvedimento potrebbe avere vita breve.

In una comunicazione del 29 gennaio 2024, l’esecutivo UE ha comunicato all’Italia di aver archiviato la notifica, perché il disegno di legge è stato adottato prima della fine del periodo di sospensione previsto dalla normativa europea.

Sara Bellanza
Sara Bellanza
Aspirante storica contemporaneista, classe 1995.Amante della lettura e della scrittura sin dalla tenera età, ho una laurea triennale in Filosofia e Storia e una laurea magistrale in Scienze Storiche, conseguite entrambe presso l’Università della Calabria. Sono autrice di alcune pubblicazioni scientifiche inerenti alla storia contemporanea e alla filosofia: "L'insostenibile leggerezza della storia" e "L’insufficienza del linguaggio metafisico" per la rivista "Filosofi(e)Semiotiche", e "Il movimento comunista nel cosentino" per la "Rivista Calabrese di Storia del '900".Nonostante la formazione prettamente umanistica, la mia curiosità mi ha spinto a conoscere e a informarmi sugli ambiti più disparati. Leggo, scrivo e fotografo, nella speranza di riuscire a raccontare il mondo così come lo vedo io.
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