Dirk Hamer, la storia vera dietro al documentario su Vittorio Emanuele di Savoia

La nuova docu-serie su Vittorio Emanuele di Savoia racconta anche un delitto impunito: ecco la storia vera di Dirk Hamer.

Su Netflix arriva una nuova docu-serie, molto attesa dal pubblico italiano proprio per il suo soggetto, ovvero il principe Vittorio Emanuele di Savoia. La serie, però, non vuole tanto raccontare in generale la vita dell’ultimo principe italiano, ma si sofferma su un episodio preciso.

La docu-serie. infatti, racconta soprattutto l’omicidio del giovane tedesco Dirk Hamer, che secondo l’accusa sarebbe stato ucciso proprio da Vittorio Emanuele di Savoia.

Vediamo allora nel dettaglio come si è svolto questo omicidio, e soprattutto quali sono stati i misteri giudiziari che hanno accompagnato l’inchiesta.

I Savoia e l’omicidio Dirk Hamer: ecco la vera storia

Vittorio Emanuele di Savoia avrebbe ucciso Dirk Hamer, secondo l’accusa, ma il principe si è sempre dichiarato innocente, come emerge anche nella docu-serie Netflix.

La regista, tuttavia, non si chiede tanto se Vittorio Emanuele di Savoia abbia ucciso Dirk Hamer, né quale sia stato il legame fra Dirk Hamer e i Savoia, ma piuttosto lascia emergere le opinioni e i ricordi dei protagonisti della vicenda.

Tutto sarebbe iniziato il 17 agosto 1978, in Sardegna, dove un gruppo di amici dell’alta società tedescca aveva deciso di trascorrere le vacanze estive. Del gruppo facevano parte anche il miliardario Niky Pende e la modella Brigit Hamer, allora ventunenne.

Il gruppo decise di organizzare una gita all’Isola del Cavallo, in Corsica, dove allora risiedeva anche la famiglia Savoia, in esilio. Tuttavia, i genitori di Brigit acconsentirono alla gita soltanto a patto che l’accompagnasse anche il fratello minore, il diciannovenne Dirk Hamer.

Nellla notte del 17 agosto, dunque, al largo dell’Isola di Cavallo, si trovavano tre barche: lo yatch di Vittorio Emanuele, il Mapagia (su cui si trovava Dirk Hamer) e il Coke di Pende.

Nel corso della serata, gli ospiti del Coke avrebbero deciso di “rubare” il gommone del figlio Emanuele Filiberto (oggi personaggio televisivo e imprenditore) per raggiungere il porto.

Vittorio Emanuele decise allora di raggiungere il Coke, armato di carabina, per chiedere spiegazioni, e sparando un colpo per intimorire gli avversari.

Seguì una breve colluttazione fra Pende e Vittorio Emanuele, durante la quale viene sparato un secondo colpo, che colpisce alla gamba Dirk Hamer, che dorme sulla barca vicina.

Hamer morirà nel dicembre dello stesso anno, dopo mesi di agonia.

Troppi misteri durante il processo

A questo punto, le autorità della Corsica arrestarono Vittorio Emanuele di Savoia, che però si dichiarerà da subito innocente, adducendo come prova il fatto che il proiettile sarebbe stato di calibro diverso rispetto alla sua carabina.

L’ipotesi, dunque, è che qualcun altro abbia sparato un colpo durante la lotta fra lui e Pende. Inoltre, la barca venne immediatamente smantellata, impedendo la perquisizione.

Il caso arrivò fino alla corte d’Assise di Parigi, non senza qualche episodio decisamente fumoso (uno dei giudici coinvolti venne trasferito a Tahiti), e portò all’assoluzione di Vittorio Emanuele, che fu condannato a soli 6 mesi di carcere per utilizzo di arma da fuoco al di fuori della propria abitazione.

La confessione spiazzante

Tuttavia, nel 2006, emerge un’intercettazione che non lascia spazio a dubbi (anche se ritrattata e sempre negata dal diretto interessato):

Anche se avevo torto devo dire che li ho fregati. È davvero eccezionale: venti testimoni e si sono affacciate tante di quelle personalità importanti. Ero sicuro di vincere. Io ho sparato un colpo così e un colpo in giù, ma il colpo è andato in questa direzione, è andato qui e ha preso la gamba sua, che era steso, passando attraverso la carlinga.

Data la presenza di alcune omissioni, il Pm rifiutò di riaprire il caso, spingendo Brigit Hamer, che negli anni ha sempre spinto per una riapertura del processo, a pubblicare un libro dal titolo emblematico, “Delitto senza castigo”.

I Savoia risposero con un’accusa di diffamazione, che però si è conclusa nel 2017 con una condanna a Vittorio Emanuele a due anni di carcere per calunnia nei suoi confronti.

Leggi anche: Vittoria di Savoia, chi è la regina-influencer senza trono

Margherita Cerri
Margherita Cerri
Redattrice, classe 1998. Appassionata di letteratura e di scrittura, mi sono laureata in Lettere Moderne presso l'Università degli Studi di Milano con una tesi sul rapporto fra Italo Calvino e il gruppo Oulipo. Dopo alcune esperienze come aiuto bibliotecaria e insegnante, ho svolto un periodo di studio a Parigi, e infine mi sono unita a Trend Online tramite uno stage curriculare. Scrivo principalmente di cinema, spettacolo, attualità e viaggi. Motto: Qualunque cosa sogni d'intraprendere
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