Banche europee in crisi, cosa può succedere dopo il crollo di Credit Suisse

Banche europee sotto pressione a seguito dei un ulteriore crollo del titolo Credit Suisse già in crisi da fine 2022.

Il nuovo crollo in borsa per Credit Suisse, innescato dalla pubblicazione tardiva del report 2022, avvenuta a pochi giorni dalla crisi di Silicon Valley Bank, mette sotto pressione le banche europee che crollano, trascinate dal titolo di Credit Suisse, su tutti i listini europei, in attesa della prossima riunione della BCE prevista per giovedì 16 marzo.

Continua la crisi per Credit Suisse

La crisi di Credit Suisse non è una novità, l’istituto bancario svizzero già dal 2022 ha visto una progressiva perdita di valore. Il titolo nel corso del 2022 è passato dal valere circa 8,5 franchi svizzeri all’inizio dell’anno, a valere 2,7 franchi ad inizio del 2023.

Il titolo ha poi riacquisito valore nelle prime settimane dell’anno, almeno fino alla pubblicazione dei dati di bilancio che, lo scorso 9 febbraio 2023, hanno provocato una prima massiccia perdita di valore, costando al titolo di Credit Suisse oltre il 10%.

Per arginare il più possibile la crisi e rilanciare l’istituto bancario svizzero, l’amministratore delegato Ulrich Koerner ha varato un piano strategico con una struttura triennale, finalizzato al ricollocamento del capitale investito da Credit Suisse, unito ad una politica interna di contenimento della spesa e riorganizzazione dei franchise leader di proprietà della banca.

Detto più semplicemente, la ricetta di Credit Suisse per superare la propria crisi, prevedeva la riorganizzazione e ridimensionamento dell’istituto bancario, recuperando capitali dalla liquidazione di alcune attività, come ad esempio la cessione del Savoy Baur Hotel, avvenuta lo scorso ottobre, operazione che ha permesso al titolo di recuperare valore in borsa.

La crisi sembrava dunque contenibile, il piano strategico presentato da Koerner aveva inizialmente rassicurato investitori e clienti, e il titolo nel corso dell’ultimo mese, tre 9 febbraio e 14 marzo 2023, è rimasto stabile sui 2,7 CHF, tuttavia, la pubblicazione tardiva rispetto a quanto annunciato, del report annuale 2022, avvenuta a metà marzo, ha innescato un nuovo crollo del titolo.

Il report evidenzia perdite nette per l’istituto bancario nell’ordine dei 110 miliardi di franchi svizzeri.

A seguito della pubblicazione il titolo ha perso oltre il 30% del proprio valore, toccando il minimo storico di 1,56 franchi svizzeri per azione, per poi riprendersi leggermente nel corso della giornata stabilizzandosi intorno al valore di 1,8 CHF.

Credit Cuisse, una crisi preannunciata

Non sono stati pochi i paragoni tra il crollo di silicon Valley Bank e Credit Suisse, anche se, va precisato, le ragioni che hanno provocato la crisi dei due istituti bancari, sono profondamente diversi.

In ogni caso, poco dopo il crollo di Silicon Valley Bank, sembra che il popolare scrittore ed imprenditore statunitense, che aveva predetto il crac della Lehman Brothers nel 2008, Robert Kiyosaki abbia predetto il crollo di Credit Suisse dichiarando che la prossima banca a crollare, dopo SVB sarebbe stato l’istituto bancario svizzero.

Una facile predizione, che non sorprende troppo se si considera che già lo scorso febbraio Credit Suisse era stata protagonista di un profondo crollo, le cui cause non erano state ancora risolte e lo stesso istituto bancario aveva preannunciato un programma di ristrutturazione, volto a contenere le perdite che si stimava sarebbero proseguite nel corso del 2023.

Effetti sulle banche europee

Al di la delle radici della crisi di Credit Suisse, il crollo del titolo svizzero potrebbe riflettersi su altri titoli europei, innescando un contagio su gran parte del sistema bancario europeo e forse mondiale.

La preoccupazione di molti è che Credit Suisse, a differenza di Silicon Valley Bank, possa essere concretamente una nuova Lehman Brothers con il rischio di innescare una crisi economica e finanziaria di portata globale.

L’intervento della BCE

Il nuovo crollo di Credit Suisse è avvenuto appena prima della prossima riunione della BCE, nel corso della quale, oltre a discutere della strategia anti inflazione, e possibili nuovi aumenti dei tassi di interesse, potrebbe entrare un punto addizionale relativo alle strategie da adottare per contenere o meglio, per evitare, una crisi bancaria nell’eurozona.

L’aumento dei tassi di interesse in particolare, che potrebbe essere di 25 o 50 punti percentuale, è un elemento centrale sia per la strategia anti inflazione, sia per il contenimento della crisi bancaria, poiché, i tassi in aumento, centrale nella strategia anti inflazione, sono considerati da molti come uno degli elementi comuni alle recenti crisi bancarie.

Antonio Coppola
Antonio Coppola
Copywriter, classe 1989. Sono nato a Napoli. Laureato in Storia Contemporanea e specializzato in geopolitica e relazioni internazionali presso l'Università di Pisa, nella vita mi occupo di divulgazione, marketing e comunicazione. Scrivo sul web da oltre 10 anni. Appassionato di scrittura e tecnologia, ho collaborato con diversi portali e riviste di settore nel mio campo e nel 2012 ho avviato un mio progetto di divulgazione storico culturale ed un podcast, grazie ai quali ho avuto modo di stringere collaborazioni con aziende, enti e riviste di settore ed ho avuto modo di esplorare e approfondire il mondo della SEO e del Web Marketing.
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