La pericolosità del Mes

Qual è la pericolosità del Mes? Uno Stato che ricorre a questo strumento perde di fatto la sovranità e quindi diventa quasi una colonia.

Questa è la seconda parte del video “Ragioniamo sul Mes” per cui qualora non aveste visto il video pubblicato ùvi consiglio caldamente di guardare la prima parte.

Allora, come detto, la Bce, al contrario di tutte le altre Banche Centrali al mondo, per statuto non può agire da prestatore di ultima istanza.

Ne consegue che un Paese dell’area euro, in difficoltà finanziarie, che ha difficoltà a trovare investitori che acquistino i suoi titoli dello Stato, in linguaggio tecnico si dice che “ha perso l’accesso al mercato”, potrebbe “minacciare” la Bce di uscire dall’area euro e affidarsi alla propria Banca Centrale, la quale invece potrebbe agire da prestatore di ultima istanza con la nuova moneta nazionale.  

Qui devo fare una parentesi. Ci sono stati ascoltatori che a margine del primo video hanno evidenziato come, per esempio attraverso il Quantitative easing, la Bce abbia acquistato titoli dello Stato dei Paesi dell’eurozona.

Attenzione, con il Quantitative easing la Bce non si comporta come prestatore di ultima istanza, in quanto acquista sì titoli dello Stato, ma di tutti gli Stati, ovviamente cercando di ponderare gli acquisti.

Quindi con il Qe non acquista solo i titoli di un singolo Paese, non avvantaggia un Paese a scapito degli altri.

Analogo discorso, anche se un po’ differente, riguarda il Next Generation Eu, che noi chiamiamo Recovery Fund, un fondo creato per sostenere gli Stati dell’eurozona colpiti da una situazione particolare. Anche questo fondo però non è indirizzato verso un singolo Paese: i vari Stati potevano decidere autonomamente se fare richiesta o meno di questi finanziamenti.

Ma torniamo alla Bce e chiediamoci: la “minaccia”, come l’ho definita io, di uscire dall’euro da parte di un qualsiasi Paese, può mettere in crisi la stabilità dell’eurozona?

La risposta è … SÌ e a caratteri cubitali.

L’euro è una costruzione fragilissima, peggio di un castello di carte. Semplicemente perché basterebbe una piccola crepa per far crollare tutta quell’impalcatura.

Basterebbe infatti che un singolo Paese, non necessariamente fra quelli più importanti, uscisse dall’euro e tornasse alla propria moneta nazionale, che immediatamente si scatenerebbe l’effetto domino.

Da questo punto di vista i cosiddetti mercati sono implacabili, al primo segnale di scollamento si scatenerebbero le vendite che determinerebbero la fine della moneta unica.

La vicenda della Grecia è stata emblematica sotto questo punto di vista. E ha determinato la nascita del Mes.

Prima della nascita del Mes, la Bce aveva a disposizione un paio di fondi che appunto avevano lo scopo di aiutare Paesi in difficoltà, ma si sono dimostrati largamente insufficienti.

Non bastavano nemmeno per sostenere la crisi di un piccolo Paese come la Grecia, figuratevi se una crisi avesse colpito uno Stato economicamente più rilevante.

Occorreva salvare l’euro a tutti i costi e quindi non permettere a nessun Paese di uscire dall’eurozona perché, come detto, un fatto simile avrebbe portato alla fine della moneta unica.

Ma come fare a salvare un Paese in crisi finanziaria? 

Naturalmente la risposta più semplice era quella di far diventare la Bce una vera Banca Centrale, quindi permettere alla Bce di operare come prestatore di ultima istanza, ma chiaramente questa ipotesi veniva assolutamente scartata dai Paesi del Nord Europa, dai Paesi frugali, terrorizzati dall’eventualità di vedere aumentare a dismisura il bilancio della Bce gonfiato dal continuo acquisto di titoli dello Stato dei Paesi spendaccioni, o spreconi.

Non rimaneva che creare un fondo ad hoc. Questo fondo, però, avrebbe dovuto avere una più che cospicua dotazione per far vedere che sarebbe stato in grado di sanare anche eventuali crisi di Paesi economicamente rilevanti, come l’Italia.

Ed ecco la nascita del Mes.

Un fondo che ha un capitale sottoscritto di 704,8 miliardi di euro. Un capitale ovviamente sottoscritto in quote proporzionali dai vari Paesi dell’eurozona.

Ebbene, mi direte, ma anche in questo modo vengono utilizzati i soldi di altri Stati per aiutare eventualmente un Paese in crisi, e abbiamo detto che nessuno Stato vuol pagare il debito fatto da un altro Stato.

Quindi?

Quindi per l’erogazione di prestiti da parte del Mes sono state previste garanzie ferree e rigorosissime.

Al Mes sono stati attribuiti poteri enormi e i prestiti vengono erogati solo a condizioni capestro.

Il prestito ottenuto attraverso il Mes non può essere convertito in un’altra moneta anche se lo Stato che vi ha fatto ricorso esca dalla zona euro, ma comunque…

Non stiamo a perderci in sofismi: uno Stato che ricorre al Mes perde di fatto la sovranità, l’intera sovranità, e quindi diventa quasi una colonia.

Nei posti di comando del Paese che ricorre al Mes si insedieranno persone straniere, quindi la democrazia, già oggi più uno slogan che altro, diventerà una parola del tutto priva di significato.

Al momento poi, il Mes si rivela uno strumento più virtuale che reale e lo si evince da un fatto.

I Paesi dell’eurozona avevano la necessità di far vedere i muscoli, ossia di dotare il Mes di un importo rilevante, 704,8 miliardi di euro, naturalmente divisi in proporzione fra i vari Stati dell’eurozona.

Ma nessuno aveva i soldi da metterci. Solo per fare un esempio, l’Italia – che pesa nell’eurozona per il 17,78% – avrebbe dovuto contribuire per 125,3 miliardi.

In cassa non ne avevamo neanche uno, dove andavamo a prendere tutti quei soldi?

Ma guardate che nelle condizioni dell’Italia ci sono anche tutti gli altri Paesi dell’eurozona.

E allora cos’hanno fatto? Hanno detto: “Ma perché dobbiamo tirare fuori tutti quei soldi se al momento solo la Grecia ne ha fatto richiesta?”. E allora hanno deciso di tirar fuori solo l’11% di quanto sottoscritto.

Quindi, prendendo sempre per esempio l’Italia, il nostro Paese ha sottoscritto 125,3 miliardi, ma ne ha effettivamente versati 14.

Questo vi fa capire la serietà di questa Europa.

Tuttavia, seppur la cosa non è seria, è comunque molto grave, perché anche se auspicabilmente non saremo noi a far richiesta dell’intervento del Mes, qualora richiedesse l’intervento del Mes un Paese economicamente importante, a quel punto ciò che abbiamo sottoscritto dovrà diventare effettivo. E dove andremo a prendere i soldi per sostenere altri Paesi?

Insomma la pericolosità del Mes è senza dubbio reale, anche se a richiederlo fossero altri Paesi, e non ne parliamo nemmeno qualora fossimo noi a doverlo richiedere. Per l’Italia sarebbe la fine.

Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti è laureato in Scienze Statistiche ed Economiche all’Università di Padova. Nella sua attività professionale ha collaborato con importanti Istituti Finanziari, ricoprendo diversi ruoli. Giancarlo Marcotti è Direttore Responsabile di Finanza In Chiaro, oltre che curatore della rubrica I Mercati e redattore della sezione portafoglio nella quale, giornalmente, riporterà le scelte di investimento effettuate. Giancarlo Marcotti cura la trasmissione Mondo e Finanza su Youtube di Money.it.
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