Russia minaccia: chiudo il gas! 6 paesi in pericolo blackout

Russia minaccia: chiudo il gas! 6 paesi in pericolo blackout. Leggi l'articolo e scopri quali sono i paesi che rischiano di più!

Il conflitto ucraino sta diventando sempre più una guerra oltre che di strategie militari, di strategie puramente economiche e di ritorsioni finanziarie. A fronte delle sanzioni che i diversi paesi della Nato e non, hanno deciso di applicare nei confronti della Russia, Putin ha risposto che è pronto a chiudere il principale gasdotto che attraverso la Germania, fa arrivare all’Europa la maggior quantità di gas al vecchio continente.

LEuropa infatti, dipende dalla Russia per il suo fabbisogno di gas naturale e di petrolio, per il 40% e per il 30%, rispettivamente, e a fronte del possibile embargo minacciato dagli Usa, il vice primo ministro russo Alexander Novak ha candidamente detto che

“un rifiuto del petrolio russo porterebbe a conseguenze catastrofiche per il mercato globale”.

Questo si potrebbe tradurre in prezzi sul mercato che schizzerebbero alle stelle, anche a livelli più che raddoppiati rispetto agli attuali, con picchi che potrebbero toccare anche i 300 dollari a barile.

Russia e possibili decisioni

A fronte di tutte queste considerazioni, gli Usa stanno decidendo se attuare effettivamente l’embargo, l’Ucraina non fa altro che fare pressing affinché questa risoluzione venga al più presto presa, nel mezzo, l’Europa che frena gli animi fin troppo surriscaldati consapevole della propria posizione di debolezza e di ancora totale dipendenza dalla Russia per le sue forniture energetiche.

L’Unione Europea infatti, prende il 40% del suo gas ed il 30% del suo petrolio dalla Russia, e se a seguito dell’eventuale embargo che gli Usa dovessero addottorare, Mosca decidesse di chiudere effettivamente i suoi rubinetti, l’Europa non è che potrebbe con così tanta facilità e velocità trovare dei fornitori sostitutivi nel breve termine.

La Russia lo sa, di questo ne è consapevole, tanto che lo stesso Novak in una sua dichiarazione ha espressamente detto che sarebbe

“impossibile trovare rapidamente un sostituto del petrolio russo sul mercato europeo”. Ci vorranno anni e sarà ancora molto più costoso per i consumatori europei. Alla fine, saranno colpiti peggio da questo risultato”.

Per chi fosse interessato ad appprofondire proponiamo il video tratto dal canale (646) Will Media – YouTube.

Russia ed effetti delle decisioni

E questo lo possono capire molto più alcuni Paesi più di altri del continente, Germania ed Italia in testa che sono più strettamente dipendenti da Mosca per le forniture di gas.

La Germania infatti, importa ben il 90% del totale delle proprie risorse energetiche da tre paesi che sono Russia, Norvegia e Algeria, con la Russia a fare ovviamente la parte del leone per oltre il 40%.

Di certo anche per l’Italia le cose non vanno di certo meglio considerando che secondo quanto riferisce il ministro della transizione ecologica, già nel 2020 l’Italia dipendeva da Mosca per le sue importazioni di gas naturale, per un ammontare pari al 43,3%, e in maniera invece totale per quanto riguarda il gas metano, in quanto, l’ammontare delle risorse complessive di metano che arrivano in Italia, sono di provenienza sovietica.

Ma se Germania ed Italia non stanno messe bene, di sicuro altri paesi della comunità non sono in acque migliori.

La decisione russa di volere chiudere completamente i rubinetti del gas, tuttavia, potrebbe colpire in modo molto pesante anche altri stati europei quali Portogallo, Spagna, e Belgio che da sempre sono afflitti dall’atavico problema della scarsissima capacità di stoccaggio delle risorse energetiche.

Alla lista dei paesi maggiormente penalizzati poi, si aggiungerebbe anche il Regno Unito che, sebbene non sia più un membro della UE, comunque alla stessa strega dei paesi europei, potrebbe risentire della decisone russa, in quanto ha deciso di chiudere il suo più importante ed unico sito di stoccaggio del gas.

Russia: attenzioni a prendere le decisioni

Alla luce di tutto questo, qualunque decisione venga presa al riguardo della Russia con volontà punitiva per lo stesso stato, bisogna far attenzione che alla fine non si ritorca effettivamente contro, dove per contro intendiamo soprattutto contro l’UE che al momento è quella più esposta al rischio blocco energetico.

Il paese guidato da Putin ad oggi, è infatti rispettivamente il primo e il secondo produttore mondiale gas naturale e di petrolio greggio, pertanto, qualunque decisione venisse presa in tal senso potrebbe rivelarsi alla fine un nodo scorsoio che gli stessi altri stati si possono trovare stretto intorno alle loro economie.

Gli investitori stimano che eventuali decisioni di embargo che dovessero essere adottate, potrebbero far slittare alle stelle i prezzi sia del gas che del petrolio.

Una prova generale ne è stata già fornita dal fatto che la semplice paura di un embargo, ha fatto schizzare ala stelle il prezzo del Brent fino ad un valore di 139 dollari, livelli che non si vedevano da ben 14 anni.

Pertanto, mentre l’Europa tergiversa indecisa ancora su quale possa essere la strategia migliore da dover intraprendere, al di là dell’oceano il presidente americano Biden sembra intenzionato a voler continuare con l’embargo al petrolio russo anche in solitaria, sebbene agli Usa arrivi appena il 3% del petrolio russo.

Russia ed Europa: legate a filo doppio

D’altro canto che l’Europa ricevesse forniture energetiche dalla Russia non è certo una novità. Il paese sovietico ha le più grandi riserve mondiali di gas naturale e da oltre cinquanta anni è il principale fornitore di questa risorsa per tutto il continente europeo.

Oggi di queste risorse di gas naturale russo, all’Europa ne arriva una quantità pari al 40%, tutta per il tramite di gasdotti, non solo, ma quello che è stato rilevato è che nell’anno appena passato, di tutto il gas convogliato tramite gasdotti dalla Russia all’Europa, compresa la Turchia, il 22% è transitato attraverso il territorio ucraino.

Un quantitativo enorme che dunque rende più che legittime le preoccupazioni del continente europeo riguardo a quello che potrebbe succedere a tutto questo gas che transita attraverso l’Ucraina se effettivamente la Russia dovesse conquistare il territorio e interrompere queste forniture.

È inutile stare a sottolinearlo l’effetto sarebbe un salasso per le tasche dei cittadini che vedrebbero schizzare alle stelle i prezzi dell’energia e dunque delle bollette per tutte le famiglie.

Ma questa volta il problema è sì italiano, ma non solo Italiano, anche se abbiamo visto probabilmente l’Italia è uno dei paesi che maggiormente risentirebbe di questa drastica decisione.

Non solo, in aggiunta a quello che abbiamo detto, la situazione per l’Europa, così come la descrivono gli analisti, potrebbe anche essere destinata a peggiorare.

La sua condizione di dipendenza dalla Russia potrebbe ulteriormente aumentare per il fatto che la transizione verso le fonti rinnovabili che si sta attuando nel nostro continente, porterà ad un’ulteriore riduzione della nostra produzione interna, che in questo scenario di sicuro non si presenta sotto i migliori auspici, con lo spettro di pagare le forniture per quantitativi maggiori a prezzi che potrebbero più che raddoppiare rispetto agli attuali.

Russia ed Europa: tentativi di ridurre la dipendenza energetica

Ecco perché alla luce delle considerazioni sopra dette da anni ormai l’Europa sta spingendo perché si riesca a ridurre questa dipendenza energetica da Mosca. E questo lo si vuole perseguire diversificando sempre più le fonti di approvvigionamento.

In effetti della necessità della cosa si è sentita ancora più l’importanza anche alla luce del progetto Nord Stream 2.

Tale progetto era stato predisposto dall’ex Cancelliera Merkel e adesso bloccato dall’attuale governo, tutto questo in un contesto nel quale la combinazione di una rinvigorita inflazione e delle attuali tensioni geo-politiche non hanno fatto che ridurre a livello che non si vedeva da ben 10 anni, il quantitativo di risorse europee stoccate.

A fronte di risorse stoccate ai livelli minimi fanno da contraltare prezzi dei gas che in Europa per il solo 2021 sono più che triplicati.

In questo senso il progetto del gasdotto Nord stream 2 che avrebbe dovuto portare gas dalla Russia direttamente alla Germania passando proprio dall’Ucraina, con una portata raddoppiata, avrebbe dovuto essere di qualche aiuto all’Europa, ma sebbene questo gasdotto sia stato ultimato, abbiamo detto per ragioni meramente politiche, lo stesso non è ancora in funzione.

L’attuale governo tedesco ha negato le relative autorizzazioni e questo ha generato la relativa contromossa di Putin che, con la scusa di dover rifornire in via prioritaria tutti i siti di stoccaggio interno prima dell’arrivo della stagione invernale, ha iniziato a ridurre le forniture di gas russo, già dalla scorsa estate.

In secondo luogo Putin ha avanzato l’evidente motivazione della minore richiesta di gas russo da parte dell’Europa esprimendo il suo parere sulla questione dicendo che queste forniture attraverso il nuovo gasdotto per l’Europa

“avrebbero indubbiamente abbassato il prezzo sul mercato spot”

Russia ed Europa: la strategia d diversificazione

Vero è che l’Europa sotto il profilo dell’approvvigionamento energetico non è messa molto bene. A livello complessivo la Comunità importa l’80% complessivo delle sue risorse energetiche dall’esterno e nello specifico da tre paesi, Algeria, Norvegia e Russia, ma è la sola Russia che provvede al 40% e al 30% del fabbisogno europeo di gas naturale e petrolio.

Non solo da Mosca arriva per l’Europa anche il 46% del carbone, percentuali che hanno comportato spese complessive per tutte le fonti energetiche considerare per il solo 2021 di 148 miliardi di euro.

Ecco perché il vecchio continente sta cercando di porre in essere una politica di diversificazione che porterà l’Europa a ridurre di due terzi l’approvvigionamento di gas da Mosca e questo già a partire dal 2022.

A tal fine sta aumentando tutte le importazioni di gas naturale liquefatto da altri fornitori che non siano russi sempre attraverso dei gasdotti e sta puntando ad altri tipi di energia come l’idrogeno rinnovabile l’importazione di biometano.

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