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Busta paga 2022, detrazioni e ANF addio! Ultimissime novità

Busta paga decisamente più magra per tutti i lavoratori dipendenti, del settore pubblico e privato, a partire da marzo 2022. Scompaiono infatti le detrazioni per figli a carico e quindi si vanno a ridefinire le aliquote Irpef.

Una fase di passaggio che si concluderà alla fine del prossimo mese, considerando anche l’entrata in vigore dell’assegno unico e universale a partire dal 1° marzo. Quest’ultimo però non va in busta paga, bensì si tratta di un sostegno economico alla genitorialità erogato con bonifico distinto e separato da parte dell’Inps e calcolato in base all’Isee.

Come tutti i momenti di transizione, è bene informarsi e restare aggiornati in maniera tale da poterlo gestire con attenzione, dal momento che, prima dell’assestamento dei mesi successivi, si potrebbe incorrere in un calo temporaneo delle proprie entrate economiche, nel corso del mese di marzo.

Ecco a seguire dunque tutte le ultime novità in merito sia agli assegni al nucleo familiare che alle detrazioni per figli a carico e infine ai bonus in busta paga per il 2022.

Busta paga da gennaio 2022, novità

Diversi sono stati i cambiamenti ai quali abbiamo assistito in questi ultimi tempi. Da quando la pandemia ha stravolto le nostre vite, ogni aspetto della quotidianità ha subito delle ripercussioni negative.

Se da una parte in tanti purtroppo sono rimasti senza lavoro, dall’altro assistiamo all’introduzione di una delle più grosse novità, nel panorama del welfare alle famiglie, da parte dello Stato italiano: l’assegno unico e universale.

È universale perché per la prima volta contempla un contributo economico anche per i figli dei disoccupati e per quelli dei titolari di partite Iva. Si tratta di categorie di persone che hanno già ricevuto i primi assegni, a partire dal mese di luglio 2021.

La novità di quest’anno 2022 sta nel fatto che per l’appunto, la misura si estende anche ai lavoratori dipendenti, che a ogni modo continueranno a percepire gli assegni al nucleo familiare (ANF) fino all’entrata in vigore dell’assegno unico, a partire da marzo.

Cosa cambia in busta paga 2022 

Le novità scattano già a partire da gennaio per poi arrivare a marzo con l’introduzione dell’assegno unico.

Questo è un passaggio molto importante. Cosa significa?

La busta paga diventa più leggera, dal momento che spariscono gli assegni per il nucleo familiare e le detrazioni fiscali per i figli a carico.

Questa perdita si compensa grazie al bonifico previsto mensilmente per l’assegno unico, il cui importo è da calcolare in base a quanto riportato nell’attestazione Isee. Tale richiesta, per ottenere l’assegno erogato direttamente dall’Inps, va presentata però in autonomia. Quindi non si riceve in automatico ma è il diretto interessato che deve provvedere a presentare la domanda.

In un articolo già pubblicato sul tema, abbiamo illustrato le modalità di richiesta dell’assegno unico. Rimandiamo dunque a tale lettura, per maggiori approfondimenti sull’argomento.

Il problema che potrebbe verificarsi sta proprio nei parametri differenti da prendere in considerazione, ai fini del calcolo. Infatti, fino a ora questo avveniva in base al reddito ai fini fiscali mentre ora fa fede l’attestazione Isee. Nella maggior parte dei casi si assisterà a uno scostamento e purtroppo non sempre sarà positivo e a vantaggio del contribuente.

Perlomeno queste sono le proiezioni di Rosario De Luca, Presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, come riportato dalle sue affermazioni al riguardo.

Assegni al nucleo familiare e detrazioni figli a carico: differenze

Cogliamo l’occasione, per un’informazione consapevole, di illustrare quali sono le differenze che intercorrono tra assegni al nucleo familiare e detrazioni fiscali per i figli a carico.

Innanzitutto, si tratta di due benefici in favore del nucleo familiare interessato, che però nulla hanno a che vedere l’uno con l’altro.

Questo, in particolar modo, significa che, nel caso di errore di calcolo sulle detrazioni per figli a carico (per sbaglio potrebbero risultare superiori al 100%, se mal ripartite tra i genitori), si è tenuti a restituire la quota di denaro in eccesso di cui si è potuto beneficiare grazie alle detrazioni, ma che nulla ciò ha a che vedere con l’importo ricevuto invece per gli assegni familiari.

Questo perlomeno fino a quando tutte queste misure di sostegno alla genitorialità non verranno assorbite dall’assegno unico, a partire da marzo 2022, per quanto concerne le buste paga dei lavoratori dipendenti.

È l’Inps che eroga l’assegno familiare direttamente sulla busta paga di un genitore, con un calcolo in funzione sia della composizione del nucleo familiare che del reddito. L’assegno va ai figli minorenni e va richiesto in autonomia ogni anno, in quanto non si accredita in automatico in busta paga.

Per quanto concerne invece le detrazioni fiscali per i figli a carico, il funzionamento è differente. Si tratta infatti di un’agevolazione che permette di abbassare l’imponibile Irpef e quindi il calcolo delle tasse da pagare. 

Le detrazioni per figli a carico vanno oltre la maggiore età, a differenza degli assegni per il nucleo familiare. Nella fattispecie, è possibile continuare a beneficiare delle detrazioni fiscali fino al compimento dei 24 anni di età del figlio, se quest’ultimo non guadagna più di 4 mila euro all’anno. A partire dai 25 anni, il familiare è a carico fiscalmente soltanto se non percepisce più di 2841,51 euro all’anno.

L’assegno unico non va in busta paga!

Cosa succederà dunque, a partire da marzo 2022 in busta paga, quando l’assegno unico racchiuderà sotto lo stesso cappello tutti questi vantaggi fiscali ed economici?

Per quanto riguarda le detrazioni fiscali, queste spariranno dalla busta paga ma solo fino ai 21 anni (limite massimo di erogazione dell’assegno unico). In seguito, al momento in cui il figlio compie i 21 anni di età, il genitore potrà beneficiare nuovamente delle detrazioni fiscali fino al compimento del 24° anno di età, ma solamente se per l’appunto il figlio non supera la soglia annua di guadagno prevista, al di sopra della quale il genitore perde il beneficio.

Dopo i 24 anni di età non si ha più diritto alla detrazione fiscale per figlio a carico, a meno che non percepisca meno di 2841,51 euro annui.

Gli assegni familiari così come concepiti fino ad ora spariscono anch’essi dalla busta paga, pertanto il netto a partire da marzo 2022 sarà inferiore per tutti. Questo appunto per il fatto che l’assegno unico non va in busta paga.

Infatti bisogna rivolgersi direttamente all’Inps per espletare la procedura e ottenere così il bonifico sul proprio conto corrente, ogni mese. In base all’attestazione Isee aggiornata e in corso di validità da allegare obbligatoriamente, l’Inps effettua in automatico i calcoli, reperendo gli altri dati direttamente dal codice fiscale del richiedente.

Gli importi variano sia a seconda del reddito ma anche del numero di figli presenti e in casi particolari, come quelli di disabilità ad esempio.

I datori di lavoro possono dare comunicazioni in merito ai loro dipendenti. In particolare, si specifica che, per continuare a percepire l’assegno per il nucleo familiare anche nel mese di marzo 2022 (al di fuori della busta paga), è indispensabile che sia il lavoratore a inoltrare la richiesta entro e non oltre la fine di gennaio 2022.

A loro volta i lavoratori, per poter procedere con l’inoltro della domanda all’Inps e ottenere l’assegno unico, devono obbligatoriamente procurarsi un’attestazione Isee aggiornata al 2022 e in corso di validità. Abbiamo già approfondito l’argomento, in questo articolo dedicato all’Isee 2022.

ARTICOLO

Bonus busta paga 2022

Taglio Irpef, detrazioni che spariscono (fino ai 21 anni di età), assegni familiari cancellati. Le novità 2022 riservate alla busta paga dei lavoratori dipendenti non sono poche, come abbiamo avuto modo di presentare nel corso di questo articolo.

E per quanto riguarda i bonus, quali sono i cambiamenti?

Il noto bonus 100 euro altrimenti detto ex bonus Renzi è stato prorogato. Anche in questo caso però ci sono delle modifiche da attuare, visto il nuovo sistema previsto per le aliquote Irpef.

Innanzitutto, per ottenere i complessivi 1.200 euro in più all’anno, il tetto massimo del reddito è stato drasticamente abbassato. Se prima l’integrazione era prevista fino a 28 mila euro di reddito annuo, ora solo chi guadagna meno di 15 mila euro potrà beneficiare dei 100 euro in più in busta paga.

La modifica che ha interessato le aliquote Irpef, fa sì che queste ultime passino da cinque a quattro. Quindi:

Alla luce di tutte queste informazioni, appare alquanto evidente che non sono pochi i cambiamenti a cui i lavoratori assisteranno nel 2022, relativamente alla loro busta paga. Il bonus 100 euro, ricordiamo, spetta anche a chi percepisce la Naspi.

Ciò che non cambia, a proposito di bonus 100 euro in busta paga anche per tutto il 2022, è il fatto che formalmente si tratta di un credito d’imposta, che però si concretizza in 100 euro in più sul netto della busta paga. Ciò che è da sottolineare inoltre è che l’ex bonus Renzi non concorre alla formazione del reddito ed erogato direttamente dal datore di lavoro, in qualità di sostituto d’imposta.

Vale la pena ricordare che l’accredito dei 100 euro avviene in via automatica, insieme allo stipendio. Il lavoratore può scegliere di ottenere il beneficio mese per mese oppure formulare esplicita rinuncia, così da avere la somma spettante in un’unica soluzione. Questo può avvenire sia a fine anno oppure in fase di dichiarazione dei redditi annuale.

Durc: tutto quello che c’è da sapere!

A tutti è capitato almeno una volta al giorno di sentire abbreviazioni o sigle riferite a documenti o enti a cui rivolgersi.

Riuscire a tenere a mente ognuna di queste sigle è spesso molto difficile e Internet in questo ci viene in aiuto se non ne ricordiamo una specifica.

Oggi vediamo insieme cos’è il DURC,il Documenti Unico di Regolarità Contributiva, a cosa serve, chi deve richiederlo e tutte le informazioni utili che possono servire ai cittadini.

DURC: cos’è e a cosa serve

DURC come abbiamo detto è l’acronimo del Documento Unico di Regolarità.

Questa sigla indica la documentazione che deve essere presentata dalle imprese e dai lavoratori autonomi per attestare la loro regolarità contributiva nei confronti degli enti provvidenziali, quali possono essere INAIL o INPS o altre diversi istituti e Casse previdenziali.

Importante è sapere che dal 1° luglio 2015 esiste una nuova procedura semplificata per il rilascio di questo documento, che permette alle imprese tramite un solo click online di ottenere in tempo reale questo documento.

Infatti il Ministero Del Lavoro e delle Politiche Sociali con tutti gli istituti previdenziali e le Casse Edili, hanno indirizzato tutti i loro sforzi verso l’informatizzazione della procedura di rilascio.

L’informatizzazione del servizio ha portato dunque un risparmio di tempo e denaro per le imprese italiane ma non solo. 

Prima, un’azienda qualsiasi in regola sotto il profilo contributivo, doveva attendere anche un mese per ottenere questo documento che dimostrasse la regolarità della sua posizione contributiva, tramite una procedura complessa, spesso delegata a figure intermediarie. Adesso è possibile ottenerlo subito, ha una scadenza di 120 giorni e nel caso in cui vi fossero delle carenze retributive, entro 72 ore queste ultime vengono comunicate per poter regolarizzare la posizione fiscale nel più breve tempo possibile, ottenendo subito dopo il DURC.

La richiesta del DURC consente di attestare la regolarità della propria posizione previdenziale, contributiva e assistenziale per ottenere: 

  • sovvenzioni, 
  • contributi, 
  • ausili finanziari,
  • vantaggi economici di vario genere.

Per la richiesta del DURC è possibile rivolgersi ad uno solo dei siti istituzionali di riferimento:

a seconda di quello di riferimento.

Il DURC, la cui validità massima abbiamo detto essere di 120 giorni, è un documento indispensabile per:

  • contratti pubblici;
  • appalti pubblici per opere, servizi o forniture di beni;
  • lavori di edilizia privata dove è previsto l’obbligo della DIA (la Dichiarazione di Inizio Attività) o la PAC (il Permesso A Costruire);
  • per agevolazioni contributive;
  • per agevolazioni in materia di legislazione sociale o di lavoro;
  • gestione di servizi ed attività pubbliche in convenzione o concessione;
  • fruizione di benefici nominativi e contributivi concessi da Enti nazionali o internazionali, diversi da INPS e INAIL;
  • rilascio dell’attestazione SOA (Società di Attestazione Aziendali);
  • finanziamenti e sovvenzioni per la realizzazione di investimenti previsti dalla normativa comunitaria o da altre normative specifiche;
  • iscrizione all’Albo dei fornitori.

Per poter effettuare l’accesso sui siti istituzionali e richiedere il documento è necessaria l’autenticazione tramite credenziali valide rilasciate dall’utente.

DURC: come richiederlo tramite l’INPS?

Vediamo le procedure per entrambi gli enti nominati adesso.

Le pubbliche amministrazioni e le SOA possono fare accesso al sito dell’INPS con le credenziali ricevute.

Imprese e lavoratori, o i loro delegati, possono accedere con il PIN. Le banche e gli intermediari finanziari necessitano di delega per l’accesso.

Come abbiamo detto, per richiedere il DURC tramite il sito INPS è necessario identificarsi e richiedere un PINPer poter chiedere il PIN è necessario entrare nell’area dedicata presente sul sito:

  • cliccare su “Richiedi Pin
  • inserire codice fiscale e scegliere tra la residenza italiana o estera;
  • compilare la richiesta con i propri dati anagrafici;
  • inviare la domanda.

Una volta ottenuto il PIN è possibile accedere al servizio di richiesta per il DURC online:

  • cliccare su “Accedi ai servizi” presente nella homepage del sito dell’INPS;
  • cliccare la voce “Elenco di tutti i servizi”;
  • cliccare su DURC online;
  • scegliere il proprio profilo a seconda del tipo di soggetto richiedente;
  • inserire il PIN e premere selezione;
  • inviare la richiesta.

Se nell’archivio non risulta nessuna irregolarità contributiva, il sistema rilascerà in automatico un file in PDF denominato DURC online.

Il periodo di validità a seconda dell’oggetto della richiesta, fino ad un massimo di 120 giorni.

Non è possibile richiedere un altro DURC in questo lasso di tempo ma si fa riferimento al precedente finchè non scade.

DURC: e se voglio richiederlo all’INAIL?

La procedura di richiesta dell’INAIL è molto simile alla precedente.

In questo caso è necessario autenticarsi sul portale INAIL sempre previa richiesta del PIN di riferimento.

La procedura da seguire è molto semplice:

  • accedi al sito INAIL con nome utente e password;
  • inserisci l’indirizzo di posta elettronica certificata, la PEC, dell’azienda;
  • clicca sul tasto “esegui controllo regolarità”
  • attendere l’elaborazione della procedura che può richiedere diversi minuti;
  • cliccare su “visualizza documento di regolarità”.

Anche in questo caso, ad essere rilasciato è un file in estensione PDF ed è il tuo DURC.

Ovviamente, sia se la richiesta sia fatta tramite INPS o tramite INAIL, può capitare che venga prodotto un documento riconosciuto come irregolare.

In questo caso le possibilità sono due:

  • il sistema non è stato aggiornato;
  • esiste una effettiva irregolarità di carattere assistenziale, previdenziale o contributivo.

Se si è sicuri di non avere nessun tipo di irregolarità, si consiglia di contattare gli uffici dell’ente scelto per chiedere l’aggiornamento del sistema.

Nel secondo caso invece per ottenere una documentazione valida, è necessario regolarizzare la propria posizione chiedendo indicazioni specifiche all’ente preposto scelto.

Il richiedente ha 30 giorni per regolarizzare la propria posizione rispetto all’interrogazione fatta. Allo scadere dei 30 giorni il documento rilasciato avrà esito negativo e verranno indicati gli importi a debito e le cause dell’irregolarità.

La presentazione di un DURC negativo può comportare:

  • perdita dell’aggiudicazione della gara d’appalto;
  • impossibilità a stipulare contratti di appalto o subappalto;
  • mancata ricezione del pagamento dei SAL o delle liquidazioni finali.

Risulta anche vero però che vale la regola del “silenzio assenso” per INPS e INAIL.

Il Durc deve essere necessariamente rilasciato entro 30 giorni.

Trascorso questo termine senza risposta dall’INPS o dall’INAIL scatta direttamente il silenzio assenso e non è più necessario aspettare il documento.

Ciò non vale per le Casse Edili, per cui la procedura è diversa e che dovrà comunque emettere il DURC sulla base della verifica effettuata da anche uno solo degli enti che hanno espresso il giudizio di regolarità o irregolarità, sempre che non ci sia una sospensione dell’istruttoria che comunque non può eccedere di ulteriori 10 giorni. 

DURC e DOL: sono la stessa cosa?

Come abbiamo detto, tutte queste sigle a volte possono confondere.

Nel 2015, grazie all’informatizzazione del DURC e alla possibilità di poter richiedere tutto online, si è passati a parlare spesso di DOL e cioè DURC ON LINE con l’introduzione del D.M. 30/10/2015.

Ma cosa contiene il DURC o il DOL?

Questo documento, che si presenta sottoforma di PDF, non può essere modificato e contiene:

  • dati identificativi del soggetto richiedente la verifica, come codice fiscale, denominazione o ragione sociale e sede legale;
  • iscrizione ad INPS, INAL o Casse Edili;
  • dichiarazione di regolarità;
  • numero identificativo, data della verifica e data di cessazione della validità del documento.

La delega per il DURC

Un lavoratore o un’azienda può decidere di delegare ad altri l’operazione, come ad esempio direttamente consulenti del lavoro o banche.

In questo caso i delegati possono accedere al servizio solamente tramite il portale INPS con il PIN che viene fornito loro dopo che viene fatta la domanda di delega del DOL.

Ogni persona fisica può rilasciare in ogni caso più deleghe che saranno tutte visibili al delegato al momento dell’accesso al servizio.

Ci sono siti su cui è possibile acquistare il servizio di inoltro della pratica al centro servizi più vicino al cliente.

Il costo medio di questa pratica si attesta sui 30 euro circa o se si richiede una priorità anche fino a 50 euro circa.

Molti siti propongono anche un abbonamento che consente di avere il DURC sempre aggiornato per circa un anno, con un risparmio economico, poichè ogni 4 mesi verrà prodotto un nuovo DURC a circa 20 euro a DURC.

DURC e DURF: qual è la differenza?

A volte è possibile anche che venga richiesto il DURF.

Quando si parla di DURF fiscale si intende il certificato di sussistenza dei requisiti previsti dal comma 5 dell’art. 17-bis.

Questo documento, a differenza del DURC, è rilasciato dall’Agenzia delle Entrate e consente di controllare che le imprese appaltatrici siano in possesso di specifici requisiti richiesti relativamente agli appalti superiori ai 200.000 euro.

Questo documento si presenta come una sicurezza in più rispetto alle imprese coinvolte, tra committenti, appaltatrici e subappaltatrici siano in regola con i pagamenti delle tasse.

Questo documento viene rilasciato dall’Agenzia delle Entrate in base alla sede legale dell’impresa, ha validità di 4 mesi dal rilascio ed è esente dal versamento dell’imposta di bollo.

Il DURF è possibile trovarlo disponibile anche nel proprio cassetto fiscale. Inoltre, è possibile integrare una procedura che consenta di richiederlo e ottenerlo in maniera automatica senza doverlo richiedere ogni volta che serve.

In generale, il DURC già dal Governo Renzi, porta con sè una serie di rimaneggiamenti preannunciati ed è bene quindi ogni volta che serve farne richiesta, informarsi che le norme in merito non siano cambiate.

Esiste infatti la possibilità che il DURC venga sostituito o cancellato dagli adempimenti a carico delle aziende.

Ad oggi però non è ancora chiaro quale possa essere l’indirizzo normativo in tal senso.

Covid e zona gialla: le regole in vigore dal 10 gennaio!

Dal 10 gennaio il Governo Draghi ha messo in campo numerose restrizioni e regole per fronteggiare questo instancabile aumento dei casi di Covid-19.

Questo incremento si è sviluppato a ridosso delle feste natalizie, nel mese di dicembre, e sembra non volersi più fermare.

Le misure che ha adottato il governo riguardano tutti gli ambiti e vanno ad inficiare anche su quei posti, che, finora, non erano stati mai toccati né menzionati dal governo in precedenza.

Le regole che entreranno in vigore, a partire dal 10 gennaio, quindi, riguardano l‘obbligo di possedere il super green pass se si intende:

Usufruire dei mezzi di trasporto, se si va nelle palestre, nelle piscine, negli alberghi e nelle strutture ricettive, nei bar e nei ristoranti, negli impianti sciistici e nella attività ed eventi culturali e ricreativi.

Il super green pass non si può più ottenere anche con il tampone, cosiddetto rapido, come succede per avere il green pass, ma si avrà bisogno solo ed esclusivamente della somministrazione del vaccino o della guarigione dal Covid-19, entro i 6 mesi.

Da pochi giorni, anche i bambini e i ragazzi possono ricevere la somministrazione della terza dose di vaccino, per cui è obbligatorio che questi la facciano se vogliono accedere ai servizi di cui abbiamo fatto accenno in precedenza.

Inoltre, il Governo Draghi ha deciso, a partire dal 1° febbraio, per l’obbligo di vaccinazione di quei soggetti che abbiano compiuto i 50 anni di età, pena la previsione di una sanzione in denaro di ammontare pari a 100 euro.

Un’altra regola che è stata ripristinata, con un iniziale grande stupore da parte di tutti, è stata quella dell’obbligo di indossare la mascherina, non soltanto nei luoghi chiusi, ma da adesso anche all’aperto.

In alcune circostanze, inoltre, il governo prevedere l’obbligo di indossare la mascherina FFP2 per accedere in alcuni posti.

Queste regole imposte dal Governo Draghi resteranno, fino a nuovo avviso, in vigore fino al momento in cui finirà lo stato di emergenza, la cui scadenza è prevista per il 31 marzo 2022.

In buona sostanza, queste regole dettate dall’esecutivo si possono tradurre in un lockdown per quei soggetti che non si sono fatti somministrare il vaccino.

Al di là di questi cambiamenti che sono entrati in vigore ed altri che ancora dovranno farlo, in Italia c’è ancora la divisione a zone, per individuare il tasso di rischio appartenente a ciascuna regione.

Questa divisione a zone è diventata ormai praticamente inutile, perché priva di quelle grandi differenze che esistevano fino a qualche tempo fa, prima che venissero stilate dal Governo Draghi queste nuove regole, le quali entreranno in vigore tra il 10 gennaio e il 1° febbraio.

Il cambio di colore di una regione dipende dal numero dei positivi sul numero degli abitanti, dal tasso di occupazione dei reparti ordinari e dal tasso si occupazione delle terapie intensive di quei pazienti che sono affetti da Covid-19.

Dal 10 gennaio 2022 quasi tutte le regioni italiane sono entrate in zona gialla. Poche sono le cose che cambieranno.

Continua a leggere l’articolo per conoscere tutto ciò che riguarda la zona gialla e le sue regole.

Inizialmente, potrai scoprire quali sono le soglie previste dal governo, sui dettami dell’Istituto Superiore della Sanità, per entrare in zona gialla e quali sono le differenze che intercorrono tra questa e la zona bianca.

Successivamente, andremo a vedere quando serve il super green pass in zona gialla e le regole relative a:

  • Spostamenti;
  • Scuola;
  • Bar e ristoranti;
  • Negozi e servizi alla persona;
  • Palestre e piscine;
  • Alberghi, strutture ricettive, terme e centri benessere;
  • Impianti sciistici;
  • Attività ed eventi culturali;
  • Discoteche.

Infine, per concludere, andremo a parlare delle regole che entreranno in vigore dal 10 gennaio.

Zona gialla regole Covid: quali sono le soglie per entrarci?

Il primo argomento sul quale ci soffermeremo in questa breve guida è quello relativo alle soglie previste oltre le quali una regione entra in zona gialla.

Nello specifico, ecco quali sono i parametri stabiliti, oltre i quali il governo considerata superata la soglia di sicurezza, e manda la regione in questione in zona gialla:

  • 50 casi di positività al Covid-19, ogni 100.000 abitanti;
  • Tasso di occupazione dei reparti ospedalieri, adibiti alla cura del coronavirus, del 15%;
  • Tasso di occupazione dei reparti di terapia intensiva del 10%.

Zona gialla regole Covid: differenze con la zona bianca!

Dopo aver visto quali sono le soglie oltre alle quali le regioni rischiano di entrare in zona gialla, andiamo adesso a vedere quali sono le differenze e le analogie che intercorrono tra questa e la zona bianca.

Il passaggio dalla zona bianca alla zona gialla, alle regole attuali, non implica quasi nessun cambiamento per i cittadini.

Le uniche due variazioni sono che, in zona gialla è previsto l’obbligo di mascherina anche negli spazi aperti e l’obbligo di possedere il super green pass per mangiare nei bar e nei ristoranti, anche all’aperto.

Ma gli ultimi decreti emanati dal Governo Draghi hanno annullato anche queste due variazioni, dal momento che in tutta Italia vige l’obbligo di indossare la mascherina all’aperto e, dal 10 gennaio, vige anche l’obbligo del super green pass per i bar e ristoranti, anche se all’aperto.

Gli altri obblighi li vedremo più in avanti, in maniera dettagliata, lungo il corso di questo articolo.

Zona gialla regole Covid: quando serve il super green pass?

Dopo aver parlato delle differenze tra le regole previste in zona gialla e quelle previste in zona bianca, passiamo adesso a vedere quando serve il super green pass.

Il super green pass si ottiene solo con la somministrazione della terza dose di vaccino oppure con la guarigione dal Covid-19 entro i 6 mesi.

Dal 10 gennaio entra in vigore l’obbligo di possedere il super green pass per accedere a molti luoghi e servizi.

Ecco qua sotto un elenco di questi:

  • Mezzi pubblici, sia di tipo locale che a lunga percorrenza;
  • Bar e ristoranti, sia al chiuso che all’aperto;
  • Palestre, piscine e ogni sport di squadra;
  • Alberghi e strutture ricettive;
  • Terme e centri di benessere;
  • Impianti sciistici;
  • Attività ed eventi culturali e ricreativi.

Zona gialla regole Covid: spostamenti

Con le nuove regole e restrizioni, ecco quali sono gli spostamenti che si possono effettuare solo con il possesso del super green pass:

  • Mezzi pubblici di trasporto locale;
  • Mezzi pubblici a lunga percorrenza (treni, aerei, navi);
  • Traghetti;
  • Autobus privati;
  • Taxi;
  • Noleggio con conducente (NCC).

Non sono invece vietati ai non vaccinati gli spostamenti tra una regione e l’altra.

Zona gialla regole Covid: scuola

Con le nuove regole e restrizioni, ecco cosa succede nel comparto scolastico.

Le regole sono diverse in base al tipo di scuola e al numero dei contagiati che ci sono.

Ecco quali sono le nuove regole negli asili nido:

  • Dal primo contagiato in classe, tutti in quarantena per 10 giorni.

Ecco quali sono le nuove regole nelle scuole primarie:

  • Al primo contagiato in classe, autosorveglianza e test antigenico il giorno stesso e dopo 5 giorni;
  • Dal secondo contagiato in poi, tutti in dad per 10 giorni.

Ecco quali sono le nuove regole nelle scuole secondarie, sia di primo che di secondo grado:

  • Al primo contagiato in classe, autosorveglianza e obbligo di indossare la mascherina FFP2;
  • Al secondo contagiato in classe, autosorveglianza e mascherina FFP2 per i vaccinati e, invece, dad di 10 giorni per i non vaccinati e per coloro che sono guariti dal Covid da 120 giorni;
  • Dal terzo contagiato in poi, tutti in dad per 10 giorni.

Zona gialla regole Covid: bar e ristoranti

Con le nuove regole e restrizioni, ecco dove si può consumare nei bar e nei ristoranti, solo con il possesso del super green pass:

  • Ai tavoli;
  • Al bancone;
  • All’aperto.

Zona gialla regole Covid: negozi e servizi alla persona

Da giovedì 20 gennaio, scatta l’obbligo di possedere il green pass per accedere a tutti i negozi e i servizi alla persona, come, per esempio, i parrucchieri e gli estetisti.

Zona gialla regole Covid: palestre e piscine

Dal 10 gennaio, scatta l’obbligo di possedere il green pass per accedere a tutte le palestre, le piscine ed in tutti quei luoghi dove si svolgono degli sport di squadra.

Zona gialla regole Covid: alberghi, strutture ricettive, terme e centri benessere

Con le nuove regole e restrizioni, ecco quali sono le strutture in cui si può andare solo con il possesso del super green pass:

  • Hotel;
  • Alberghi;
  • B&B;
  • Affittacamere;
  • Ostelli;
  • Terme;
  • Centri benessere.

Zona gialla regole Covid: impianti sciistici

Dal 10 gennaio scatta l’obbligo di possedere il super green pass per poter accedere a tutti i tipi di impianti sciistici, anche per quelli all’aperto.

Fino ad ora, invece, non era richiesto nessun certificato per accedere agli impianti sciistici all’aperto e, solamente, il green pass base per accedere a quelli al chiuso.

Zona gialla regole Covid: attività ed eventi culturali

Fino ad ora il super green pass era previsto per accedere a:

  • Cinema;
  • Teatro;
  • Concerti.

Dal 10 gennaio, invece, il super green pass sarà richiesto anche per le mostre e per i musei.

Zona gialla regole Covid: discoteche

Ad oggi, le regole sulle discoteche sono che queste resteranno chiuse fino al 31 gennaio.

Si aspettano ulteriori notizie per sapere che cosa succederà dal prossimo mese.

Covid: le regole in vigore dal 10 gennaio!

Ecco qua riassunte tutte le regole che entreranno in vigore a partire dal 10 gennaio 2022:

  • Diminuita da 5 a 4 mesi la data in cui si può ricevere la terza dose del vaccino;
  • Obbligo di vaccino per tutti gli over 50, a partire dal 1° febbraio, con sanzioni pecuniarie di 100 euro;
  • Super green pass per tutti gli over 50 sul posto di lavoro, a partire dal 15 febbraio;
  • Super green pass per mezzi di trasporto, bar, ristoranti, palestre, piscine, alberghi, strutture ricettive, terme, centri benessere, impianti sciistici, attività ed eventi culturali e ricreativi;
  • Green pass base per i servizi alla persona, come parrucchieri ed estetisti, a partire dal 20 gennaio;
  • Green pass base per accedere agli uffici pubblici, le poste e le banche, a partire dal 1° febbraio;
  • Niente green pass per andare al supermercato, negli alimentari, in farmacia, nelle edicole e nei servizi primari definiti essenziali.

Webuild sulle montagne russe dopo i dati preliminari 2021

Furia francese e ritirata spagnola ieri per Webuild che ha avviato gli scambi in forte rialzo e ha allungato ancora il passo prima di invertire bruscamente la rotta.

Webuil prima vola e poi chiude in rosso

Nella prima parte della mattinata il titolo è arrivato a segnare un rally del 5,5%, con un top intraday a 2,148 euro. Da questo livello è partito un movimento a passo di gambero che ha portato Webuild a terminare le contrattazioni sui minimi di giornata a 2,006 euro, con un ribasso dell’1,47%.

Molto alti i volumi di scambio, visto che a fine seduta sono transitate sul mercato oltre 5,8 milioni di azioni, quasi il triplo della media degli ultimi 30 giorni pari a circa 2 milioni.

Webuild: i dati preliinari del 2021

Webuild ha vissuto una seduta sulle montagne russe dopo che la società ha annunciato il dato preliminare relativo alla posizione finanziaria netta 2021 che risulta essere significativamente migliore delle attese di Equita SIM e della guidance fornita dalla società.

Nel dettaglio la posizione finanziaria netta del 2021 è positiva per 100/200 milioni di euro, contro la guidance che indicava -500/-300 milioni di euro e contro il dato di fine 2020 pari -442 milioni di euro.

L’indebitamento lordo si attesta a 2,6-2,7 miliardi di euro, contro i 3 miliardi dlla fine del primo semestre 2021.

Webuild: Equita SIM commenta i numeri del gruppo

Gli analisti di Equita SIM ritengono che il beat a livello di free cash flow sia legato ad una migliore dinamica del capitale circolante netto per effetto principalmente degli anticipi sulle commesse Italiane legate al PNRR.

Gli esperti ricordano che a fine ottobre il governo ha stanziato altri 1,3 miliardi di euro di risorse aggiuntive a RFI da erogare alle imprese coinvolte nei progetti del PNRR entro la fine del 2021 come anticipo per accelerare i lavori.

Equita SIM evidenzia che la notizia di un potenziale upside sulla guidance di debito netto 2021 era stata anticipata dalla società a novembre.Non sono invece stati forniti aggiornamenti sui risultati operativi della società.

L’ultima guidance ufficiale, fornita ad inizio 2021, prevede un fatturato pari a 6,5-7,2 miliardi di euro  un Ebitda margin pari a circa l’8%, con EBITDA a 516 milioni di euro.

Gli analisti ricordano che Webuild a novembre ha indicato una possibile revisione al ribasso della guidance di EBITDA margin a causa di cost inflation, di cui la società si aspetta un recupero solo nel corso del 2022.

Secondo Equita SIM, l’andamento del debito conferma il miglioramento della dinamica del circolante, anche per effetto del de-risking geografico avviato negli ultimi anni dalla società e del miglioramento del contesto di mercato italiano.

Da verificare invece gli impatti a P&L da cost inflation e l’impatto sulla posizione finanziaria netta dal riassorbimento degli anticipi nel corso del 2022/2023 per comprendere quanto sia migliorabile la stima di posizione finanziaria dei prossimi anni.

Per il 2022 gli analisti stimano attualmente una crescita del fatturato dell’8% a 7,4 miliardi di euro, con margini in espansione di 40 punti base all’8% che implica un’EBITDA adjusted in area 600 milioni di euro e un debito netto di 234 milioni.

Webuild: Banca Akros ritocca il target price

Ieri gli analisti di Banca Akros hanno ribadito la raccomandazione “neutral”, con un prezzo obiettivo alzato da 2 a 2,2 euro, dopo i dati preliminari del 2021.

Gli esperti evidenziano che il debito netto ha mostrato un forte miglioramento rispetto alla fine del 2020 ed è stato decisamente migliore della guidance aggiornata a metà novembre.

NoiPA: tutte le potenzialità del Self Service 2022!

Senza dubbio la digitalizzazione ha apportato vantaggi principalmente su due fronti: l’elaborazione di qualsiasi tipologia di contenuto e comodità di fruizione da un’unica postazione, in qualunque momento semplicemente da casa propria. Il livello dell’efficienza di entrambe queste novità, però, è strettamente legato alla potenza di navigazione:

più la stessa è maggiore più è grande la velocità con cui tutte le operazioni possono essere portate a buon fine. Per via di questi vantaggi le persone, almeno in teoria, si possono gestire più autonomamente, conciliando in unico luogo sfera lavorativa, l’ambito personale, specie nel rapporto con la Pubblica Amministrazione.

Velocità digitale e complessità del settore pubblico faticano a convergere: la burocrazia italiana, nello stato attuale, non può competere con il razzo della tecnologia, non solo perché sono totalmente opposti, ma anche perchè la seconda è piombata nella vita comune, senza un preavviso abbastanza sufficiente da poter evolvere soprattutto i servizi pubblici ad un cambiamento di tale portata.

Occorrerebbe un’imponente operazione di snellimento burocratico, perché tra i due poli torni ad esserci sintonia, ma l’unione tra competenza e rapidità di esecuzione, nel caso del suddetto, sono molto lontani dal raggiungimento dello stesso automatismo procedurale tipico di un computer. A peggiorare la situazione è arrivata la pandemia da Covid-19 che tutt’ora sta rischiando di paralizzare ogni sistema sociale. 

Così arriva l’intervento esterno del PNRR che, attraverso un massiccio potenziamento di risorse e offrendo grandi opportunità di investimento, grazie ai finanziamenti europei, cerca di appianare il divario tra tecnologia e Pubblica Amministrazione, attuando un ammodernamento, non solo infrastrutturale a beneficio diretto dell’economia nazionale.

Cos’è NoiPA tra trattamento economico e time management digitale

L’intermediario necessario per la realizzazione di questa varietà di progetti in programma è rappresentato dal governo Draghi che sta creando, con la collaborazione dei relativi ministeri, sempre più piattaforme online appositamente dedicate.

Una di esse è NoiPA, acronimo che significa Ente Nazionale per la Digitalizzazione della Pubblica Amministrazione ed è “realizzata dal Dipartimento dell’Amministrazione Generale del personale e dei servizi (DAG) del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) per la gestione del personale della PA” considerando i lavoratori sia in qualità di operatore, sia come dipendente dell’amministrazione di appartenenza.

L’elaborazione digitale dell’inquadramento professionale in ambito statale permette inoltre l’estrapolazione  dati utili per il calcolo del trattamento economico indeterminato, includendo le competenze accessorie, ovvero quei compensi che vanno corrisposti al dipendente per l’avvenuta esecuzione di eventuali mansioni aggiuntive rispetto ai compiti ordinari della propria categoria professionale.

Sono anch’esse soggette a ritenute e sono visualizzabili direttamente nel cedolino. Ma un altro ruolo di NoiPA viene svolto dalla sua funzione più avanzata e consiserebbe nella gestione delle presenze o assenze del personale attraverso i servizi di Time Management, ovvero l’organizzazione efficace delle reali priorità, orari e scadenze:

Come accedere all’area riservata di NoiPA

la gestione, cioè, del lavoro, in tutti i suoi aspetti, dalla comprensione dei tempi di lavoro, alla pianificazione, fino all’esecuzione. In ogni caso il portale, ossia la homepage di NoiPA, è trovabile cliccando in alto a destra su “accedi all’area riservata”.

Ma per registrarsi la prima volta al sistema è necessario che l’Amministrazione di appartenenza abbia inserito nel sistema NoiPA i dati anagrafici, l’indirizzo e-mail e l’eventuale numero di telefono cellulare indicati dal lavoratore di riferimento. Ad operazione conclusa, il suddetto riceverà una mail con mittente “NO Reply NoiPA” che informa dell’avvenuto inserimento dell’indirizzo e-mail.

Per ricevere il PIN basta richiederlo al Responsabile dell’Identificazione del Dipendente (RID) presso la propria sede di lavoro, la ricezione del quale avverrebbe durante la procedura di primo accesso al portale, tramite e-mail, all’indirizzo di posta elettronica indicato dal lavoratore e convalidato, ossia immesso sul sistema NoiPA o autorizzato da parte dell’amministrazione.

Chi può registrarsi a NoiPA per contratti, CUD e modifica dell’Iban

Sulle orme dell’universo aziendale, la cui gestione, dopo una fase di acquisizione e trasformazione verso il prodotto finito, si fonda anche sugli scambi con l’esterno e sui rapporti con il personale, anche nella Pubblica Amministrazione, oltre ai propri dipendenti detti “amministrati”, gli altri soggetti che possono accedere a NoiPA secondo le indicazioni date dalla relativa area di Supporto sono costituiti dagli enti creditori della pubblica amministrazione e dai percettori di pensione. 

L’Agenzia per l’Italia Digitale può rappresentare l’intermediario perfetto per destreggiarsi, passo dopo passo, con il login. Per capire come meglio come consultare il cedolino personale, è infatti disponibile una guida completa di finestre grafiche sul sito https://www.agendadigitale.eu/cittadinanza-digitale/login-noipa-tutti-i-passaggi-per-accedere-allarea-riservata

Nell’area “documenti personali”, di noipa.mef.gov.it in particolare, è possibile trovare cedolino, ossia la propria busta paga su https://noipa.mef.gov.it/mypa/cedolino, nel menù “Persone” sulla sinistra della pagina web che si ha davanti, Certificazione Unica, la quale ha preso il posto dell’ormai sorpassato CUD o Certificato Unico dei redditi da lavoro Dipendente, già dal 2015:

con la medesima non ci si riferisce più, infatti, solamente a quest’ultimo o ai pensionati, ma inglobando in aggiunta, come effettiva dichiarazione a fini fiscali, redditi da lavoro autonomo e di altro tipo, derivanti dal possesso di beni immobiliari o finanziari. Poi, sempre nell’area suddetta, sono presenti il modello 730, il Cartellino delle presenze e gli appositi contratti dedicati al pubblico impiego scolastico.

Si può cambiare, inoltre, il proprio conto corrente modificando il relativo codice IBAN: basterebbe cliccare sulla sezione “Modalità di Riscossione”, una sottovoce dell’area “Self-Service” del medesimo menù “Persone” suddetto; oppure in pratica si potrebbe entrare ancora una volta con SPID o uno degli altri metodi di auenticazione consentiti, nell’area riservata.

L’area Self-Service, include tutte le funzionalità proprie del portale NoiPA e rese disponibili all’amministrato o lavoratore dipendente ivi registrato e ammesso dall’amministrazione presso cui presta servizio: il suo grado di autonomia dipenderà dall’esaustività della risposta effettivamente data da questa sezione, tramite l’interazione del con l’utente quando deciderà di cliccare su di essa.

Il menù a tendina di NoiPA nel rispetto dell’iter amministrativo

il menù a tendina “Persone”, con un’intestazione azzurra molto più evidente, sulla sinistra rimane il punto di riferimento su cui basarsi per riscoprirle cliccandoci sopra, in completa autonomia, tra detrazioni per famigliari a carico, informazioni riguardanti la residenza o il domicilio, richiesta di un piccolo prestito all’INPS direttamente online, previdenza complementare, presenze o assenze e così via.

Lo stesso rappresenterebbe una cornice delimitante l’immediatezza della funzionalità informatica e dei tentativi di semplificazione dell’iter amministrativo che, invece, è caratterizzato da moduli, dati testuali e numerici di codici e password derivanti da relative autorizzazioni all’accesso o al corretto svolgimento delle relative pratiche.

La necessità di rispettare, anche digitalmente, il procedimento amministrativo, mentre sembrerebbe che si trovi in sintonia con l’esigenza di sicurezza e riservatezza informatica, continuerebbe invece a non esserlo con l’immediatezza dell’elaborazione digitale:

Grazie al menù a tendina, dunque, esisterebbe il primo “baluardo” di una semplificazione che, altrimenti, resterebbe puramente grafica, di superficie, riflettendo solamente la complessità burocratica delle infinite situazioni umane più diverse. La prima è riuscita a delimitare la seconda in uno spazio virtuale sempre minore, ma non a ridurne la reale portata, sempre pronta ad “esplodere” in un qualsiasi passaggio successivo.

Cosituisce la prova di ciò, la continua richiesta, ancora presente, di scansione di determinati documenti. Tuttavia il colpo d’occhio di un’unica finestra dal colore più acceso e significativo per molteplici sottovoci permette di focalizzarsi ancora meglio sull’obiettivo, con l’apporto di strumenti o applicazioni sempre più avanzati.

NoiPA cedolino e Self-Service 2022: dove si trova e quando paga

Nell’attesa, l’arco di tempo da prendere in considerazione per l’accredito dei pagamenti dovuti comprende i giorni che vanno dal 21 al 27 Gennaio 2022 e si possono intravedere all’orizzonte decisivi aumenti di stipendio per i dipendenti pubblici che non subiranno più tassazioni addizionali regionali e IRPEF fino a marzo 2022. Essi costituiranno il perno del potenziamento dell’area “Self-Service” di NoiPA:

Alleggerimenti fiscali, quindi, coronerebbero ulteriormente l’adesione alla piattaforma di NoiPA come premio per aver provato a connettersi con una versione della Pubblica Amministrazione davvero inedita, indicante non solo gli estremi del versamento, le modalità di pagamento relative al cedolino scelto e le ultime registrate.

Ma soprattutto può essere il netto ammontare dei propri stipendi e di quello relativo all’ultima rata elaborata, in anticipo alla pubblicazione del suddetto. La fruizione ancora sperimentale di questa nuova funzionalità è possibile cliccando su “Consultazione ordini di pagamento” in fase di aggiornamento. 

Cosa fare quando NoiPA si blocca o non funziona

L’intero ammodernamento tecnologico del sistema pubblico, però, non sarebbe completo senza un’apposita applicazione di riferimento: la cosiddetta App NoiPA o NoiPA+, molto utile per consultare e scaricare gratis direttamente da Google e Apple Store su dispositivi mobili IOS e Android, il cedolino, le Certificazioni Uniche ed essere sempre aggiornati in tempo reale in merito alla piattaforma.

Il download di applicazioni e la Strategia nazionale per la Banda Ultra Larga avente lo scopo di raggiungere una potenza di navigazione internet pari ad 1 Gbit al secondo su tutto il territorio nazionale entro il 2026, diventeranno così i veri pilastri su cui si fonderà la nuova Italia contemporanea.

Il valore di tale cambiamento, però, rimane profondamente legato alla reale efficienza del “problem solving automatico” attraverso il Supporto NoiPA. Cliccate sulla pagina web https://noipa.mef.gov.it/web/guest/faq-accesso-al-sistema-e-ai-servizi, mettete il sistema alla prova e fatevi così trovare preparati, a discapito di ogni blocco ed imprevisto.

Bonus TV senza ISEE: come funziona nel 2022? Ecco le ultime!

Bonus rottamazione TV e bonus TV e decoder, due bonus diversi ma ovviamente di simile natura e con il medesimo obiettivo: permettere agli italiani di “aggiornarsi” ed avere dispositivi adeguati per poter continuare a fruire dei contenuti televisivi anche in futuro. Bonus confermati per tutto il 2022: ecco come funzionano.

Per quanto riguarda i bonus tv c’è sicuramente stata un po’ di confusione nelle ultime settimane, in particolare perché si tratta di un tema su cui continuano a cambiare le scadenze. Sono state rimandate diverse volte le deadline del cambiamento di trasmissione del segnale e questo ha generato appunto della confusione.

Proviamo dunque a fare ordine tra le notizie che si sono susseguite negli ultimi mesi, offrendo così ai lettori una panoramica sul funzionamento dei due bonus e sulle motivazioni per cui questa transizione è così importante.

Ricordiamo anche che la televisione è ritenuta un diritto da tutelare, in quanto legata al diritto all’informazione. Non è naturalmente il possesso del dispositivo ad essere d’interesse del Governo, quanto la possibilità di accedere all’informazione gratuita che proprio nella televisione trova il suo massimo esponente.

Dunque, la nuova modalità di trasmissione dei canali metterebbe in difficoltà tante famiglie italiane e ciò non può passare inosservato, motivo per cui il Governo ha già intrapreso una strategia il più possibile completa per offrire un’alternativa, o meglio un aiuto.

Ecco dunque come funzionano bonus rottamazione TV e bonus TV e decoder.

Se fossi interessato o interessata ad approfondire questo genere di tematiche, ti suggeriamo il canale YouTube “Redazione The Wam” che pubblica ogni giorno un nuovo video in cui approfondisce tutto ciò che riguarda bonus, sussidi e lavoro. In questo video in particolare si parla di misure del 2022, tra bonus confermati e bonus “dimenticati”:

Bonus TV: perché è necessario?

Al netto di quanto già spiegato nell’introduzione per quanto riguarda il diritto all’informazione gratuita, proviamo a capire perché il bonus TV sia necessario e quali sono le prospettive future.

Il bonus, o meglio i bonus, sono necessari perché a breve cambierà la modalità di trasmissione dei canali televisivi a causa di una scelta comunitaria: l’idea è quella di rendere più rapida ed efficiente la comunicazione e per fare ciò si sfrutterebbe la comunicazione 5G, ma questo richiede dei passaggi tecnici.

L’Unione Europea ha quindi stabilito che una delle conseguenze, senza addentrarci in termini tecnologici probabilmente non particolarmente rilevanti, sarebbe il cambiamento della modalità di trasmissione del segnale per i canali televisivi.

Un effetto collaterale riconosciuto da tutti come sostenibile rispetto al motivo per cui si adotta questa strategia, dunque ciò comporta un disagio per i cittadini europei, tra cui ovviamente anche quelli italiani.

Chi non avrà entro il 2023, quando la transizione sarà completata, un televisore abbastanza recente o un decoder che faccia da commutatore del segnale, non potrà più avere accesso ai contenuti televisivi come ha sempre fatto. Per questo motivo, il Governo ha messo a disposizione due bonus che aiutano i cittadini nella transizione.

Bonus TV senza ISEE: ecco come funziona

Dei due bonus messi a disposizione per questo fine, il bonus rottamazione TV è sicuramente quello più consistente e, per questo, lo affrontiamo prima. Oltre ad essere più generoso, è anche molto più rilevante per i cittadini in quanto rivolto praticamente a tutti.

Il bonus rottamazione TV non richiede infatti una Dichiarazione ISEE al di sotto di una certa soglia e può essere richiesto da tutti i cittadini italiani (con residenza attuale in Italia) che portano correttamente a termine la procedura prevista, rottamando un vecchio dispositivo.

Il bonus consiste in un aiuto per l’acquisto del nuovo dispositivo, in particolare con uno sconto del 20% fino ad un massimo di 100 euro. Sconto che viene applicato direttamente dal venditore e che quindi è facilmente ottenibile se si segue la procedura, esposta nel seguente paragrafo.

Nel complesso un bonus che sarà probabilmente molto richiesto: semplice da ottenere, prevede uno sconto diretto, non necessita della Dichiarazione ISEE (o di altri requisiti specifici) e per alcuni cittadini è necessario, in caso abbiamo dispositivi troppo vecchi per supportare la nuova modalità di trasmissione.

Ricordiamo che per usufruirne è necessario essere in regola con i pagamenti del canone Rai (tranne per gli over-75 esentati).

Bonus TV senza ISEE: come ottenerlo

Il bonus rottamazione TV è già stato attivo nella seconda parte del 2021, in particolare da agosto, e non ci sono particolari novità sulla sua modalità di funzionamento. Per questo motivo spiegarne i dettagli è piuttosto semplice e chiunque fosse a conoscenza della procedura non ha bisogno di nessun’altra informazione.

Il bonus prevede uno sconto diretto del venditore del nuovo dispositivo come visto in precedenza, ma esso scatta solo se il vecchio dispositivo è stato smaltito correttamente. Per farlo ci sono due modalità alternative:

  • riportare il vecchio dispositivo direttamente al venditore che si occuperà di smaltirlo senza ulteriori costi per il consumatore finale;
  • portare il vecchio dispositivo in un’isola ecologica e farsi rilasciare un certificato che attesta il corretto smaltimento del dispositivo, da mostrare poi al venditore per ottenere lo sconto.

Ricordiamo che lo sconto non è automaticamente di 100 euro, ma del 20% sul prezzo del nuovo dispositivo fino ad un massimo di 100 euro. Banalmente, otterrà lo sconto massimo solo chi spende 500 o più euro per il nuovo dispositivo, mentre per cifre inferiori sarà il 20%.

Bonus TV e decoder: cosa cambia e come funziona?

In introduzione si è parlato di due bonus legati all’acquisto della nuova TV, motivo per cui ora ci apprestiamo ad approfondire il secondo che, come già anticipato, non è generoso quanto il primo.

Esso infatti è cambiato e l’ultima Legge di Bilancio l’ha fatto calare dai precedenti 50 euro agli attuali 30 euro, pensati per l’acquisto di un decoder che permetta di tramutare il segnale e rendere così i canali visibili anche con la nuova modalità di trasmissione.

Un cambiamento nell’importo che però non modifica la sostanza del bonus: con tale cifra si può acquistare un decoder di discreta qualità, essendo i più economici in vendita anche a cifre intorno ai 15 euro. 

Questo bonus è però disponibile solo per chi ha una Dichiarazione ISEE inferiore a 20.000 euro, dunque non è aperto a tutti come il precedente. Chi ha tale situazione reddituale e patrimoniale, si ritiene che sia più invogliato così ad acquistare un dispositivo da 30 euro piuttosto che dover cambiare il dispositivo.

I due bonus, comunque, sono cumulabili. Il MEF ha chiarito questo aspetto e ci permette quindi di dire che il bonus totale ottenibile per chi ha ISEE inferiore a 20.000 euro arriva ad un totale potenziale di 130 euro.

Bonus TV e scadenze: ecco le prospettive

In ultimo, chiariamo in breve le scadenze che ci attendono. La disposizione sul cambio di modalità di trasmissione è ormai di diversi mesi fa, ma è slittata in avanti più di una volta a causa della pandemia.

Insomma, non si tratta di una vera e propria urgenza, dunque si è pensato di spostarla in avanti per evitare di cogliere impreparati i cittadini. Stando ai dati acquisiti, sono ancora tanti i soggetti che non hanno ad oggi possibilità di vedere i canali TV con la nuova modalità di trasmissione.

C’è però ancora tutto il 2022 e bisognerà vedere in che periodo del 2023 la novità sarà ufficiale e soprattutto irreversibile. Nel frattempo, il suggerimento è quello di usufruire dei bonus che sono ad esaurimento fondi.

Investimenti: il cobalto potrebbe essere una vera miniera

Il nuovo oro della transizione energetica è rappresentato dal cobalto, che viene estratto associato con il nichel o con il rame. Potrebbe essere una vera e propria miniera ed un asset su cui puntare per l’anno 2022: investire in cobalto potrebbe rappresentare una vera e propria opportunità di guadagno per il corrente anno. Si tratta di uno dei metalli più rari, costosi e ricercati sul mercato.

Investire in cobalto: la storia del metallo blu

Il metallo fu isolato nel 1735 dal chimico svedese Georg Brandt, anche se i composti di cobalto erano stati usati per secoli per conferire un colore blu a smalti e ceramiche. Il cobalto è stato rinvenuto nelle statuette egiziane e nelle perle di collana persiane del 3° millennio A.C. ed in Cina già durante la dinastia Tang e successivamente nelle porcellane blu della dinastia Ming (1368-1644). Il cobalto, sebbene ampiamente disperso, costituisce solo lo 0,001% della crosta terrestre. Si trova in piccole quantità nel nichel-ferronativo terrestre e meteoritico, nel Sole e nelle atmosfere stellari, nelle croste ferromanganesi profonde negli oceani, nei suoli, nelle piante nei minerali come cobaltite, linneite, skutterudite, smaltite, eterogenite ed eritrite. Il cobalto è un sottoprodotto dall’estrazione di minerali di ferro, nichel, manganese, rame, argento, zinco e arsenico, che contengono tracce di cobalto. La Repubblica Democratica del Congo (RDC), la Cina, il Canada e la Russia sono i principali produttori mondiali di cobalto estratto. Il più grande produttore di cobalto raffinato è la Cina. Il cobalto è ferromagnetico fino a 1.121 °C e può trovare applicazione dove sono necessarie proprietà magnetiche a temperature elevate.

Investire nel cobalto: quali sono gli utilizzi?

Il cobalto ha molti usi: leghe, batterie e galvanica, trattamento del cancro e altri utilizzi. Il cobalto viene utilizzato in lega come uno degli elementi di combinazione con ferro, nichel, platino, carburi di tungsteno e altri. Il cobalto viene utilizzato come catalizzatore: si tratta di una sostanza che aumenta la velocità di una reazione chimica: il cobalto viene utilizzato per accelerare la rimozione delle porzioni di zolfo dal gas naturale e dal petrolio. Il cobalto è associato al trattamento del cancro in radioterapia. Viene anche usato per rilevare alcuni tumori e metastasi. Grazie ai suoi pigmenti unici, il cobalto nel corso degli anni è stato utilizzato per decorare la ceramica e fornire al vetro il colore. Normalmente viene aggiunto al vetro per aggiungere colore. L’organismo umano ha bisogno di vitamina B12 per la produzione di globuli rossi e altri processi nel corpo. L’anemia è facilmente prevenuta dal consumo di vitamina B12, che è fornita da composti di cobalto.

Come investire in cobalto?

Una prima modalità per investire in cobalto è acquistare azioni di società che si occupano di estrazione e di raffinazione del cobalto. Vale S.A. e Wheaton Precious Metals Corporation sono le uniche società quotate alla Borsa di New York. Vale S.A., insieme alle sue controllate, produce e vende minerale di ferro e pellet di minerale di ferro da utilizzare come materie prime nella produzione di acciaio in Brasile e a livello internazionale. Wheaton Precious Metals Corp., una società mineraria, vende principalmente metalli preziosi in Canada e a livello internazionale. La società vende giacimenti di oro, argento, palladio e cobalto. Altra modalità per investire in cobalto è negoziare Futures Cobalto: Cobalt Metal (Fastmarkets) Futures è un contratto che prevede l’acquisto di una libbra di cobalto in valuta dollaro. Altra modalità per investire in cobalto è negoziare CFD, Contratti per Differenza, ovvero strumenti finanziari che replicano le performance di un asset (cobalto) e che consentono di negoziare al rialzo o al ribasso sul suo prezzo.

Investire in Cobalto: Previsioni

È importante considerare la domanda di cobalto: è difficile prevedere esattamente quanta domanda per il metallo aumenterà nei prossimi anni, ma molti esperti concordano sul fatto che la crescita sarà sostanziale. Il mercato delle batterie agli ioni di litio sarà un enorme motore di tale domanda, con la produzione di batterie in aumento a causa del previsto aumento delle auto elettriche. Le batterie agli ioni di litio sono utilizzate anche in altri dispositivi elettronici.

ISEE 2022: Inps cambia le regole. Ecco le novità!

Tutti ai nastri di partenza per poter rinnovare l’ISEE, l’indicatore della situazione economica equivalente. Come ogni anno, anche nel 2022 l’ISEE deve essere rifatto in quanto quello precedente è scaduto il 31 dicembre 2021. L’ISEE è un indicatore che consente di poter accedere a diverse prestazioni ed agevolazioni che altrimenti non potrebbero essere erogate.

L’ISEE, fotografando la situazione reddituale e patrimoniale del secondo anno precedente l’annualità corrente, permette di ottenere un indice che verrà poi utilizzato per poter presentare le varie domande di accesso a servizi in agevolazione, contributi, borse di studio o per partecipare a bandi che richiedono l’ISEE.

Ormai l’ISEE è l’unico criterio economico utilizzato per usufruire di vantaggi fiscali, contributi economici, assegni o altri benefici monetari. 

Il 2022 è l’anno rivoluzionario dell’ISEE in quanto l’Inps con un messaggio di settembre 2021 stabilisce le nuove modalità per poter rettificare l’ISEE ordinario ed accedere all’ISEE corrente che fotografa la situazione reddituale e patrimoniale dell’anno precedente o più recente.

Questa novità è importante in quanto la crisi economica è ancora imperante e molte famiglie fanno fatica a sostenere spese impreviste anche di 1.000 euro. Gli impatti del Covid sulla capacità reddituale ha stravolto la vita di molte famiglie, quindi è utile poter sapere che si può presentare un ISEE corrente che potrebbe rilevare invece un valore più basso e quindi poter dare accesso ai vari sussidi economici. 

Non si dimentichi che dal 2022, a partire da marzo, parte l’assegno unico ai figli, misura universale per tutte le famiglie con e senza ISEE. Tuttavia se c’è l’ISEE, anche quello corrente, il valore dell’assegno unico per ogni figli di età inferiore ai 21 anni potrebbe essere superiore di quello atteso in assenza di ISEE.

ISEE 2022: procedura Inps 

Dal 1 gennaio 2022 è possibile presentare la Dichiarazione Sostitutiva Unica direttamente sul sito Inps oppure tramite CAF, per poter avere il nuovo ISEE. Quello del 2021 è scaduto il 31 dicembre 2021 e quindi non è più valido.

Al fine di poter presentare domande per l’assegno unico ai figli, oppure per avere accesso a specifici contributi del proprio comune di residenza, si deve compilare la DSU. 

L’ISEE può essere ottenuto sia attraverso la procedura pre-compilata che quella manuale. Nel primo caso, sempre accedendo al portale Inps con le credenziali SPID, oppure con la carta d’identità elettronica o la carta nazionale dei servizi, il richiedente l’ISEE può seleziona la funzione di acquisizione ISEE pre-compilato. Questa modalità è piuttosto semplificata perchè l’Inps attraverso l’accesso ai dati fiscali associati ai codici fiscali dei componenti del nucleo familiare, rileva il patrimonio mobiliare e quello reddituale. 

Il richiedente l’ISEE deve però inserire il dato del patrimonio mobiliare degli altri componenti che hanno la maggiore età e solo se quanto riportato è riscontrato dall’Inps, allora l’ISEE è rilasciato e attestato.

L’altra strada invece è quella di procedere con la procedura manuale introdotta con la riforma post- 2015. La procedura è più complessa perchè si devono inserire tutti i dati, da quelli anagrafici a quelli economici. Sarà sempre l’Inps, che verificherà la veridicità dei dati prima di rilasciare l’ISEE.

ISEE 2022: cosa indicare nella DSU

La dichiarazione sostitutiva unica è un form in cui il richiedente l’ISEE deve rappresentare la situazione anagrafica, reddituale e patrimoniale del nucleo famigliare. Si può optare per la DSU ridotta oppure quella integrale. Tutto dipende se ricorrono le condizioni per poter usare la formula ridotta.

Attenzione però, perchè se per esempio in famiglia ci sono persone con disabilità, per le quali si potrebbero richiedere contributi economici, allora si dovrà compilare la DSU integrale.

Il primo passo è compilare la sezione anagrafica con i dati di tutti i componenti il nucleo familiare anche dei figli che non percepiscono reddito. In presenza invece di disabilità, il dichiarante deve indicare il componente o i componenti con questa condizione riportando gli estremi del verbale AUSL che attestino lo stato e la gravità della disabilità. 

Passando alle sezioni sui redditi e sul patrimonio mobiliare ed immobiliare, si deve fare riferimento ai dati del 2020. A tal fine è utile considerare la dichiarazione dei redditi del 2021 relativi ai redditi 2020, prendendo in considerazione il rigo del modello 730-4 relativo al reddito imponibile.

Relativamente al patrimonio mobiliare invece si devono considerare i valori del conto corrente (postale o bancario), conto deposito e depositi titoli detenuti al 31 dicembre 2020. Le banche sono tenute ad inviare i prospetti annuali o trimestrali, quindi è facile reperire queste informazioni dall’estratto conto al 31 dicembre 2020.

Nel caso di conti correnti cointestati, si deve indicare il valore in % in base alla co intestazione. In presenza di più rapporti bancari, vanno inseriti tutti, anche se hanno avuto un valore contabile a fine 2020 pari a zero.

In relazione al patrimonio immobiliare si deve invece riportare la valorizzazione dell’immobile di residenza di proprietà, nonchè di altre proprietà, riportando il valore ai fini IMU e, se presente un mutuo, il valore del capitale residuo al 31 dicembre 2020.

ISEE 2022: come ottenere l’ISEE corrente

Per ottenere l’ISEE corrente si deve sempre partire dall’ISEE ordinario. Quindi, una volta compilata la DSU per l’ISEE ordinario, si deve attendere che l’INPS rilasci l’ISEE attestato e verificato. Solo allora, il richiedente può far valere le informazioni per l’ISEE corrente. Come fare?

Il riferimento temporale per l’ISEE corrente non è più il biennio precedente, bensì l’anno precedente. Per rilevare i dati reddituali si potranno considerare per esempio i CUD rilasciati dal datore di lavoro o l’INPS, nonchè altre informazioni in caso di titolarità di quote societarie. Mentre il patrimonio mobiliare potrà essere acquisito mediante gli estratti conto al 31 dicembre 2021.

Rettificare l’ISEE ordinario è possibile qualora ci si rende conto che la propria condizione economica sia notevolmente variata rispetto ai dati inseriti nell’ISEE ordinario (relativi ai due antecedenti). Lo stabilisce Lo stabilisce l’articolo 10, comma 4, del decreto legislativo 15 settembre 2017, n. 147, come sostituito l’articolo 7 del decreto-legge 3 settembre 2019, n. 101, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 novembre 2019, n. 128.

Così se ad esempio si è subita la perdita di lavoro, oppure una riduzione del proprio reddito, sarà conveniente apportare le modifiche all’ISEE. Così come nel caso in cui sia variato di oltre il 25% la componente patrimoniale.

L’ISEE corrente ha una validità di 6 mesi dalla data di modifica dell’ISEE originario e può essere usato per accedere a tutti i bonus. Ma a settembre 2021, l’Inps ha comunicato delle novità.

ISEE corrente2022: le novità Inps

L’ISEE corrente è una variazione dell’ISEE ordinario che si può richiedere quando ci sono state importanti variazioni sia alla componente reddituale che patrimoniale. Il decreto interministeriale 5 luglio 2021, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 203 del 25 agosto 2021, consente di poter considerare redditi e patrimonio dell’anno precedente ma con delle procedure ben definite.

La prima condizione è che la variazione patrimoniale intercorrente tra i dati riportati nell’ISEE ordinario (che si riferiscono ai due anni precedenti) ed il patrimonio dell’anno prima sia superiore al 20%.

Altra condizione è la tempistica entro cui poter apportare le variazioni sia reddituali che patrimoniali. 

La variazione reddituale può essere già dichiarata tra il 1 gennaio ed il 31 marzo dell’anno in corso, prendendo a riferimento i dati dell’anno precedente. Per l’ISEE corrente 2022, si potranno ad esempio considerare i redditi imponibili ai fini Irpef indicati nel CUD del datore di lavoro relativi all’anno 2021. 

La modifica reddituale potrà essere operata in presenza di licenziamento, perdita involontaria del lavoro, presenza di cassa integrazione. Ma solo se la variazione sia superiore al 25%.

Le variazioni sulla consistenza patrimoniale, invece potranno essere considerato a partire dal 1 aprile 2022. Da questa data si potrà quindi apportare una modifica all’ISEE ordinario in relazione alla sola componente reddituale, oppure alla sola componente patrimoniale o entrambe. 

Quindi dal 2022 l’ISEE corrente riporterà sia la variazione reddituale che quella patrimoniale ma in determinati momenti dell’anno.  

Per le variazioni del patrimonio, queste devono essere rilevate per ogni componente del nucleo familiare, anche se per alcuni componenti è stata pari a zero. 

La validità dell’ISEE corrente varia in base alla tipologia di variazione. 

Per variazioni che riguardano solo la componente del reddito, l’ISEE corrente ha validità di soli sei mesi.

Le variazioni sia reddituali che patrimoniali invece allungano la validità dell’ISEE corrente fino alla fine dell’anno. 

Tra le novità del 2022, si riporta che non vanno dichiarati tra il patrimonio immobiliare, gli immobili distrutti o dichiarati inagibili a seguito di calamità naturali.

La Cina vieta i Bitcoin, ma investe tutto in NFT! Cosa sono?

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Una posizione ambigua quella della Cina che dopo aver bannato letteralmente Bitcoin e criptovalute dal Paese, vietando mining e scambi in moneta digitale, dimostra ora un avvicinamento al mondo cripto-alternativo, che è quello rappresentato dai Non-Fungible-Token (NFT). 

Ad annunciarlo è stata la Blockchain Service Network (BSN), che con un finanziamento dello Stato cinese prevede entro la fine di gennaio la creazione ultima di una infrastruttura per la distribuzione di Non-Fungible-Token (NFT). 

Normalmente gli NFT si acquistano e si creano pagando in Ethereum o altra criptovaluta digitale legata alla blockchain di riferimento, ma nel caso di questo progetto governativo, l’obiettivo è quello di permettere per solo scambi e acquisti in yuan.

Le fonti istituzionali hanno infatti confermato che tale apertura è connessa alla creazione di una infrastruttura dove si possano scambiare e creare NFT nella valuta tradizionale, ma prosegue il percorso di ostilità nei confronti delle criptovalute classiche quali i Bitcoin, ormai vietati in Cina.

Tuttavia, secondo molti analisti da questo ban cinese i BTC ne hanno tratto più benefici che altro, perché la fuga dei miners verso gli USA ha portato anche all’utilizzo di fonti di energia rinnovabile per il processo di estrazione dei token, cosa che non accadeva in Cina.

Quali sono le differenze tra i “Non-Fungible-Token” ed i Bitcoin, che sono invece “Fungible-Token”? 

Prima di passare all’analisi politica della posizione cinese diciamo brevemente in cosa consiste un NFT e in cosa si discosta da una criptovaluta come i Bitcoin, perché senza capire questa differenza l’analisi è vana.

Il prezzo di mercato delle criptovalute come i Bitcoin è altamente volatile, cioè subisce continue e cospicue fluttuazioni di mercato, che sono influenzate da una molteplicità di fattori.

Spiegare le quali sarebbe complesso, ma si può fare un esempio per dare l’idea. Nel 2021 i Bitcoin superano i 50.000 dollari ad unità, ma nel 2022 il prezzo scende con un vero e proprio crollo registrato qualche giorno fa, quando la banca centrale statunitense (Fed) ha annunciato di voler aumentare i tassi di interesse. Tale crollo ha investito tutto il mondo cripto e rende bene l’idea di come il prezzo Bitcoin sia influenzato da mille spinte che provengono dai mercati finanziari mondiali.

Un NFT utilizza come i Bitcoin un protocollo blockchain per gli scambi, ed è un token digitale, ma non si tratta di valuta in senso stretto, cioè non viene scambiata e non ha valore intrinseco. Ogni moneta è un pezzo da collezione, che può essere personalizzato, e sono tutte diverse le une dalle altre; è arte-crypto in senso letterale.

Semplicemente a questi token possono essere allegati anche file digitali e possono essere personalizzati senza troppa difficoltà, questo fa sì che molti artisti abbiano creato NFT d’arte venduti a milioni di dollari.

Di qui il concetto di “Fungible Token”, i Bitcoin, per cui 1 BTC può essere scambiato con 1 BTC e sono due monete identiche, come dollari ed euro solo che fisicamente non esistono. Mentre, i “Non-Fungible-Token”, sono pezzi unici, da collezione, che vengono venduti a prezzi diversi e in genere tramite aste online, come le opere d’arte. 

Perché la Cina si apre agli NFT, ma continua il ban per i Bitcoin?

Dunque la BSN sta ampliando l’infrastruttura cinese utile alla diffusione di Non-Fungible-Token, in un progetto finanziato dallo Stato. Una posizione che stupisce se si considera il recente ban cinese a Bitcoin e criptovalute, ma che è stato spiegato dalle autorità e dalle società coinvolte nel progetto.

Il South China Morning Post ha intervistato l’amministratore delegato della Red Date Technology, He Yifan, che è la società che si occupa di supporto tecnico alla BSN nella realizzazione dell’infrastruttura, ed ha sostenuto che gli NFT non hanno i problemi legali dei Bitcoin in Cina, ma lo diventano solo quando vengono creati (minting) o scambiati attraverso criptovaluta.

La nuova BSN-Distributed Digital Certificate (BSN-DDC), cioè l’infrastruttura che gestirà gli NFT cinesi si tiene infatti ben lontana dalla criptovaluta e non utilizzerà affatto transazioni crittografiche.

Perché creare, gestire, vendere e comprare gli NFT sarà fatto in yuan, che resterà l’unica moneta permessa, con l’ostilità cinese per Bitcoin e criptovalute che non accenna a diminuire. 

Viene a questo punto da chiedersi se mai la Cina si aprirà almeno alle stablecoin, che sono criptovalute legate all’inflazione di una valuta fiat, quale può essere lo yuan, e quindi meno soggette per natura a volatilità.

Qualche dettaglio in più su questo progetto cinese di separare gli NFT dalle criptovalute e offerto dal video YouTube di Cointelegraph News, che di sotto vi proponiamo:

  

Così la Cina punta a separare i Non-Fungible-Token NFT dai Bitcoin

Quello che la Cina ha dovuto risolvere nella creazione di questa infrastruttura digitale è un problema legale.

Questo perché i Non-Fungible-Token operano su piattaforme pubbliche e decentralizzate, sostanzialmente vietate in Cina dove a tutte le piattaforme Internet viene richiesto di verificare l’identità degli utenti per essere in regola.

A questo scopo si utilizzeranno delle chain adattate e governabili dalle autorità designate.

Va detto comunque che se il ban chinese pare non estendersi agli NFT, ma solo a Bitcoin e altre criptovalute che condividono le medesime proprietà, molte società hanno scelto comunque di creare NFT chiamandoli “digital collectibles” ed evitare rischi.

In ogni caso, questo nuovo progetto supportato dallo Stato ha già attirato molti investitori in Cina e rischia di mettere in crisi nel paese il mercato degli NFT tradizionali e legati per antonomasia alle criptovalute, soprattutto Ethereum.

Obiettivo del governo cinese pare non sia solo quello di usare questi token in senso artistico, ma anche perché gli NFT offrono la possibilità di gestire innumerevoli risorse, come ad esempio i database delle targhe delle auto e quelli delle lauree o dei diplomi di scuola. Dunque obiettivo finale pare sia quello di farne uno degli strumenti di amministrazione del paese.

La svolta sostenibile dei Bitcoin grazie al ban cinese e le ripercussioni se sui mercati 

Diciamo comunque che secondo molti esperti analisti del mondo cripto il ban cinese potrebbe aver portato alcuni benefici ai Bitcoin in particolare, che sono la valuta digitale con la maggiore capitalizzazione di mercato.

Questo perché uno dei principali ostacoli che il mondo cripto ha dovuto affrontare negli ultimi anni è legato alla sostenibilità ambientale, che ha allontanato molti investitori spaventati dall’impatto soprattutto del mining. 

La creazione di un Bitcoin avviene attraverso un processo chiamato mining, cioè estrazione, ovvero ci sono una quantità enorme di computer che lavorano insieme e consumano energia elettrica, nel tentativo di risolvere calcoli complessi ed estrarre una moneta.

La Cina prima del ban era la nazione con la più alta concentrazione di attività di mining al mondo, ma è anche una nazione lontana dalla sostenibilità ambientale, dove l’energia prodotta si basa ancora quasi interamente su fonti fossili non rinnovabili.

Il ban alle criptovalute ha fatto però fuggire i miners dalla Cina, gran parte dei quali ha scelto gli USA come nuova dimora e dove buona parte dell’energia prodotta per alimentare il paese e quindi il mining viene da fonti rinnovabili.

Questa spinta verso la sostenibilità ambientale ha il potenziale di attrarre più investitori nel mercato Bitcoin facendo crescere la moneta sul mercato e quindi lievitare il suo prezzo.

Ftse Mib: correzione più dura? ENI, Saipem e Bper, che fare?

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Di seguito riportiamo l’intervista a Pietro Paciello, CEO e Chief Analyst della Pro Markets Sagl, Asset Management Company, al quale abbiamo rivolto alcune domande sulla situazione di Piazza Affari e sulle strategie da seguire per diversi titoli.

Per seguire Pietro Paciello, autore del libro Trading Plan, clicca qui.

Il Ftse Mib è tornato a mettre sotto pressione area 27.500 dopo aver fallito l’allungo nei giorni scorsi. Prove tecniche di una correzione più ampia?

Credo che siamo entrati in una dinamica correttiva abbastanza evidente, quindi il mio posizionamento sui mercati è ribassista, anche se non in maniera troppo violenta.

Per quanto riguarda il Ftse Mib in particolare, mi sembra che quella di venerdì sia una seduta di breakout short, con primo target in area 27.250 e obiettivo successivo in area 27.000.

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In caso di violazione anche di questa soglia psicologica non escluderei una discesa di almeno 1.000 punti più in basso. Per ora è un accenno di short, ma ritengo che ci siano i presupposti per assistere a una correzione più ampia del Ftse Mib.

Alla luce di recenti movimenti dl petrolio, quali indicazioni ci può fornire per due titoli oil come ENI e Saipem? 

I settori trainanti di questo periodo vedono anche quello petrolifero tra i protagonisti.

Il petrolio è rimasto uno dei pochi asset strategici ancora con una chiara impostazione rialzista e questo ha permesso di vedere i titoli del settore ben correlati e in ottimo stato di salute.

Nelle ultime ore intravedo una resistenza ormai vicina per il petrolio che mi fa pensare ad un suo ciclo maturo e che si dovrebbe riflettere in prese di beneficio abbastanza consistenti sui titoli del settore.

ENI avrebbe un obiettivo di esaurimento rialzista in zona 13,65 euro che faccio fatica a pensare venga raggiunto nei prossimi giorni.

Qualora il titolo dovesse raggiungere il livello dei 12,8 euro ci presenterebbe una dinamica correttiva abbastanza violenta verso area 12 euro.

Per il momento non ho un posizionamento short su ENI, ma qualora dovesse effettuare una chiusura giornaliera sotto area 12,8 euro, sicuramente proverei la variabile ribassista.

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Il grafico di Saipem è molto meno ben strutturato rispetto a quello di ENI e ciò che mi ha colpito in particolare è che tre giorni fa ha disegnato un perfetto doppio massimo relativo in zona 2,0175 euro.

Questo per me rappresenta una sorta di target price di breve per Saipem, su cui sono già entrato in posizione ribassista ai valori attuali.

Mi aspetto una decelerazione abbastanza consistente, considerando che il titolo si presenta in divergenza ribassista. Per Saipem il primo obiettivo short è a 1,875/1,87, con stop sopra 2,02/2,025 euro.      

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Banco BPM e Bper Banca offrono a suo avviso spunti interessanti sui valori attuali? Quali strategie ci può suggerire per entrambi?

Il risiko che si è scatenato nei giorni scorsi ha sicuramente contribuito a sostenere il Ftse Mib, infarcito di titoli del settore finanziario. 

Anche su Banco BPM però inizio ad intravedere dei segnali di potenziale decelerazione.

Va detto che il titolo non ha completato il target rialzista di lungo, ma mi sembra che sia partita una dinamica di decelerazione anche sui bancari.

In particolare Banco BPM ha rotto quota 2,85 euro, supporto dinamico di breve, e teoricamente dovrebbe proiettarsi verso zona 2,7 euro, con un supporto abbastanza interessant a 2,6 euro.

Anche Banco Bpm si caratterizza per un perfetto doppio massimo, quindi la negazione dell’ipotesi ribassista appena descritta sarebbe sopportabile in termini di stop.

Questo perchè sopra 2,93 euro valuterei l’ipotesi correttiva come errata, chiudendo la posizione short.

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Situazione tecnica un po’ differente quella di Bper Banca che è cresciuta bene negli ultimi giorni.

Non ho ancora un segnale short sul titolo, quindi in questo caso mi limito a indicare dei target grafici molto chiari ed evidenti per chi volesse continuare a operare.

Per i rialzisti abbiamo un target in zona 2,065 euro, mentre per i ribassisti vedo un’area di supporto a 1,85 euro prima e poi a 1,7 euro.

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STM si lascia alle spalle un’altra settimana molto volatile. Cosa può dirci di questo titolo?

STM vive una settimana volatile perchè è un perfetto clone del Nasdaq e il minimo segnato nei giorni scorsi in area 42 euro è molto significativo.

Intendo dire con questo che l’eventuale apertura di posizioni short la subordinerei alla violazione di area 42 euro, sotto cui STM potrebbe accelerare verso area 39 euro.

Allo stato attuale non comprerei STM perchè vedo il Nasdaq abbastanza debole-volatile.      

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