Home Blog Pagina 4538

Ftse Mib regalerà sorprese. Meglio Unicredit o Intesa?

0

Di seguito riportiamo l’intervista a realizzata ad Eugenio Sartorelli, trader e socio ordinario Siat, al quale abbiamo rivolto alcune domande sull’indice Ftse Mib e su alcune blue chips.Per il 14° anno è uscito il Libro (in pdf) “Analisi, Previsioni, Strategie 2022” (autori Maggioni-Sartorelli).Per ulteriori dettagli clicca qui.

I mercati azionari stanno registrando un aumento di volatilità di recente. Come leggere questo segnale e quali le attese nel breve?

Vista la stagionalità, siamo a inizio anno, questa è una fase in cui i gestori fanno rotazioni di portafogli ed ancor di più lo sarà per questo gennaio. Infatti, bisogna affrontare l’Inflazione elevata, il che porta ad una scelta più oculata dei titoli, sia in termini di settore sia in termini di dividendi che distribuiranno.

Pertanto è probabile che la volatilità sarà sopra la media per questo mese per i mercati azionari.

Il Ftse Mib ha toccato un top in area 28.200 da cui è tornato indietro. È solo l’inizio di una correzione più ampia o una pausa del rialzo?

Sembra più una pausa di un rialzo. Il Ftse Mib potrebbe sovraperformare la maggioranza degli indici europei in questa prima fase dell’anno.

Uno dei principali motivi è che vi sono molti titoli finanziari nel nostro indice, che possono beneficiare dell’inflazione in salita, oltre che della fase di congiuntura economica.

Unicredit e Intesa Sanpaolo hanno imboccato sentieri opposti ieri, con il primo in forte calo e il secondo in rialzo. Qual è la sua view su questi due titoli?

Al di là della divergenza di ieri, il settore bancario potrà sovraperformare il mercato, con due titoli in testa: Unicredit e Intesa Sanpaolo.

Infatti, l’inflazione in salita significa che le banche possono richiedere tassi maggiori ed inoltre Unicredit e Intesa Sanpaolo daranno ottimi dividendi.

Su base grafica Intesa Sanpaolo ha alla portata i massimi pre-covid di 2,62 euro e poi potrebbe proseguire verso i 2,7 euro.

Unicredit è salita molto dopo la presentazione del piano industriale ed ha già raggiunto i massimi pre-covid. Direi che comunque area 15 euro è alla portata.

Azimut e FinecoBank hanno brillato ieri, occupando le prime due posizioni nel paniere del Ftse Mib. Cosa può dirci di questi due titoli?

Graficamente Azimut ha un cammino rialzista piuttosto frastagliato ed è assai distante dai massimi pre-covid. Direi che un rialzo ulteriore del comparto finanziario potrebbe portarlo verso 18,5 euro.

FinecoBank ha fatto gli ultimi massimi assoluti a novembre a 17,5 euro, e potrebbe tornare verso quei massimi, ma non è detto che avrà la forza per superarli.

Ci sono alcuni titoli che a Piazza Affari sta seguendo con più attenzione di altri in questa fase? A quali consiglia di guardare ora?

Graficamente i titoli messi meglio sono quelli finanziari e ne abbiamo già ampiamente parlato. Un titolo molto sotto i valori pre-covid è Leonardo.

Graficamente sembra che tutto il 2021 sia stata una fase di accumulazione. Attendiamo prima un ritorno a 7 euro e poi verso 8 euro, per potere avere un 2022 mediamente in buon recupero.

Regime forfetario, la partita IVA più conveniente nel 2022!

Se stai leggendo questo articolo probabilmente sei un lavoratore autonomo o stai pensando di avviare un impresa individuale, e quindi ti serve valutare quale possa essere il regime fiscale più adatto alle tue esigenze

La Partita IVA, che ti permette di essere in regola con la tua attività, spesso comporta un’elevata tassazione, così alta da costituire un vero e proprio ostacolo all’avviamento di una nuova attività. Non sono in pochi ad accantonare l’idea di mettersi in proprio a causa dell’entità delle spese fiscali a cui si sarà sottoposti.

Tuttavia, non demordere. Il regime fiscale con tassazione da incubo è da identificarsi principalmente con il regime ordinario, pensato generalmente per le medio imprese con un buon fatturato. Per i giovani e per chi vuole iniziare o ha di recente intrapreso una nuova attività ci sono buone notizie.

Per queste categorie l’Agenzia delle Entrate prevede da alcuni anni il regime forfetario, un tipo di Partita IVA con tassazione agevolata, che fortunatamente nel 2022 rimane ancora conveniente.

Come per tutte le agevolazioni, ci sono però dei requisiti da rispettare per capire se si può accedervi o meno. In questo articolo ti spiegherò, quindi, quali sono i casi specifici in cui è ammesso aprire una partita IVA con regime forfetario, come funziona e quali sono i vantaggi.

Dal 2022 l’obbligo di fatturazione elettronica si estende anche ai possessori del regime forfetario? Leggendo ti sarà chiaro anche questo punto!

I contenuti di questo articolo sono dettagliatamente illustrati nel video YouTube di Giampiero Teresi, tributarista specializzato nel regime forfettario. Ti consiglio di guardarlo per ulteriori approfondimenti.

Cos’è il regime forfetario

Prima di chiarire cosa significa regime forfetario, quando è necessario aprire una Partita IVA? Ovviamente è obbligatorio esserne titolari nel momento in cui si decide di aprire una nuova attività imprenditoriale. Ma come erroneamente si è portati a pensare, anche chi intraprende una carriera professionale per proprio conto deve aprirla indipendentemente dai ricavi.

L’altra caratteristica che rende infatti obbligatorio l’accesso al regime fiscale è lo svolgimento di un’attività in maniera continuativa nel tempo. Ciò lo differenzia dal lavoro occasionale, caratterizzato appunto dalla mancanza di regolarità.

Ricordiamo inoltre che aprire una Partita IVA non comporta alcun costo; le spese si avranno in seguito con quota sul reddito IRPEF, pagamento dei contributi previdenziali e costi del commercialista.

In questo contesto, il regime forfetario rappresenta l’unico regime fiscale attualmente vantaggioso tra quelli esistenti in Italia, ma che prevede una serie di condizioni da rispettare e da mantenere per poterne usufruire.

Si tratta di un tipo di Partita IVA con tassazione molto agevolata introdotto con la Legge di Stabilità 2015, con la Legge n. 208/2015. Il Testo ha subito varie modifiche nel tempo in riferimento ai requisiti di accesso, ma dal 2020 non ci sono grandi novità in questo senso.

Il regime forfettario è stato pensato al fine d’incentivare l’avviamento e la gestione di nuove attività professionali e quindi è principalmente adatto non solo a liberi professionisti e giovani – anche se non ci sono limiti di età -, ma anche a piccole imprese o start up. 

Proprio per le start up, dal 2020 sono applicabili agevolazioni fiscali davvero notevoli, come vedremo in seguito.

Regime forfetario: a chi è rivolto

Come anticipato, innanzitutto il regime forfettario è rivolto a imprese individuali, liberi professionisti, lavoratori autonomi, commercianti e artigiani, anche se già in possesso di Patita IVA. Possono accedervi anche lavoratori dipendenti in determinate condizioni, come vedremo nel prossimo paragrafo.

Non possono invece accedervi le società di persone o di capitali, dal momento che non si tratta più di soggetti singoli. Il regime forfetario non è adatto neanche a soggetti che svolgono un’attività per cui è stato già previsto un regime fiscale ad hoc: si pensi ad esempio a imprenditori agricoli o a venditori porta a porta.

Non ne hanno accesso neanche i non residenti, a eccezione dei residenti all’interno dei confini dell’Unione Europea che dimostrino di trascorrere il 75% del loro tempo in Italia

Infine, non possono aprire Partita IVA in regime forfetario coloro che contemporaneamente siano soci di società di persone.

Requisiti di accesso 

Per i titolari di una Partita IVA diversa, l’accesso al regime forfetario è possibile a condizione che gli incassi relativi all’anno precedente siano inferiori a 65.000 euro

Per le ditte individuali, inoltre, è importante che le spese sostenute per i propri dipendenti o collaboratori non superino i 20.000 euro lordi. Diversamente, non sarà possibile accedere al forfettario. 

Per i lavoratori dipendenti che desiderano accedere al regime forfetario IVA è importante che nel corso dell’anno precedente abbiano percepito un reddito non superiore a 30.000 euro lordi.

Se però sei un lavoratore che ha percepito un reddito maggiore della soglia limite, è possibile per te accedere al regime forfettario solo a condizione che il tuo rapporto di lavoro si sia concluso entro il 31 dicembre dell’anno precedente.

Come spiega l’Agenzia delle Entrate, un’altra causa di esclusione al forfettario è la non possibilità di emettere fatture prevalentemente verso un datore di lavoro per il quale si è svolta attività lavorativa nei due anni precedenti. Fanno eccezione coloro che hanno svolto un periodo di pratica obbligatoria per l’esercizio di una professione.

Nel caso in cui non si rientri più nei parametri elencati, ad esempio se il fatturato della tua ditta aumenterà oltre i 65.000 euro, si è automaticamente esclusi dal regime forfettario a decorrere dall’anno successivo. Fino alla fine dell’anno in corso però, si potrà usufruire della tassazione agevolata.

Vantaggi del regime forfetario

Vediamo ora quali sono in sostanza i vantaggi del regime forfettario. In che senso gli oneri per i forfettari sono meno gravosi? La tassazione con questa Partita IVA scende fissa al 15%. Una riduzione notevole, se si pensa che con il regime ordinario e semplificato la percentuale va dal 23 fino al 42%!

Inoltre, questo regime fiscale è esente da IVA, perciò nelle fatture non bisognerà inserire l’IVA al 22%, vantaggio di cui gioveranno anche i clienti. Allo stesso modo, i forfettari sono esenti dalla ritenuta d’acconto in caso di prestazioni occasionali, quindi il loro compenso sarà netto senza alcuna trattenuta.

Inoltre, per i titolari del regime forfetario ci sono sconti su una serie di pratiche burocratiche che non hanno l’obbligo di adempiere. Tra le altre cose infatti non devono sottoscrivere la dichiarazione dell’IVA, sono esenti dal pagamento dell’IRAP e non hanno l’obbligo di registrare le fatture, ma solo ovviamente di emetterle, numerarle e conservarle. 

Come precedentemente anticipato, nel 2020 è stata introdotta un’ulteriore agevolazione per le start up di nuova apertura. Per queste si applica una tassazione ridotta al 5% che rimane fissa per i primi cinque anni. Dal sesto anno si alza al 15%, se si rispettano i requisiti di fatturato.

Secondo quanto afferma Fiscomania.com le ditte individuali che svolgono attività commerciale, inoltre, possono godere di un’agevolazione sui contributi previdenziali (acquisendo però anche meno contributi allo stesso tempo).

Su tale reddito si applica la contribuzione dovuta ai fini previdenziali, ridotta del 35%

I lavoratori dipendenti che hanno già un contratto di lavoro full time possono invece chiedere l’esenzione dal pagamento dei contributi INPS.

Come calcolare le tasse con il regime forfetario

Il regime forfettario prevede un calcolo delle tasse diversi rispetto al regime ordinario o semplificato. Abbiamo visto che la quota di tassazione da applicare sul reddito è pari al 15%. La novità è che la parte di reddito che viene tassata con questo regime fiscale è calcolata a forfait.

Nello specifico, lo Stato ha previsto per ogni attività professionale un coefficiente di redditività, facendo un calcolo ipotetico sull’ammontare delle spese. Quindi per fare il calcolo, dovrai per prima cosa individuare qual è la percentuale di reddito imponibile in base al tuo settore lavorativo e potrai farlo consultando la tabella elaborata dall’Agenzia delle Entrate.

Più bassa sarà la percentuale di reddito imponibile, maggiore sarà di conseguenza la parte di reddito non soggetta a tassazione, che lo Stato intende come reddito destinato alle spese per il mantenimento dell’attività.

Per esempio, nel caso del libero professionista, lo Stato ipotizza una percentuale non imponibile di spese molto bassa, intorno al 22%; per contro il restante 78% costituisce reddito tassabile. Ciò significa che se i costi del libero professionista ammontassero a una percentuale superiore al 22%, quelle spese in eccesso non saranno detraibili.

Si deduce perciò che il regime forfettario, se da una parte consente una tassazione agevolata e un sistema di calcolo semplificato, dall’altra non conviene più nel momento in cui le spese per l’attività superino il tasso di costi ipotizzato dallo Stato.

La fatturazione elettronica è obbligatoria nel 2022?

Negli anni la legge che regola il regime forfetario è stata spesso sottoposta a modifica, non solo per quanto riguarda i requisiti, ma anche per incentivare la fatturazione elettronica introdotta nel 2019, che finora non è stata resa obbligatoria per i forfettari.

Si era parlato molto di estendere tale l’obbligo nel 2022 anche ai titolari di Partita IVA in regime forfettario. Al momento, nulla è stato definito e i forfettari sono ancora liberi di scegliere se emettere fattura cartacea o fattura elettronica.

Non si esclude però la possibilità che nell’arco di quest’anno anche i forfettari dovranno obbligatoriamente avvalersi di un registratore di cassa. 

Occorre ricordare che anche se attualmente il professionista in regime forfettario è esente dalla fattura elettronica, dal 2019 è tuttavia obbligato a emetterla nel caso in cui la ricevuta sia destinata alla Pubblica Amministrazione.

Ftse Mib: i titoli al test dei conti. Occhio ai BTP

0

Petrolio: chiusura in rialzo anche ieri per le quotazioni dell’oro nero che si sono fermate a 82,64 dollari, in progresso dell’1,8%.

Wall Street: chiusura positiva anche ieri per la piazza azionaria americana, dove il Dow Jones e l’S&P500 sono saliti dello 0,11% e dello 0,28%, mentre il Nasdaq Composite si è fermato a 15.188,39 punti, in rialzo dello 0,23%.

I dati macro e societari negli Stati Uniti

Dati Macro ed Eventi Usa: le nuove richieste di sussidi di disoccupazione dovrebbero calare da 207mila a 205mila unità.

I prezzi alla produzione a dicembre sono attese in rialzo dello 0,4% rispetto allo 0,8% precedente, mentre per la versione “core” si stima una variazione positiva dello 0,5% contro lo 0,7% di novembre. 

Risultati trimestrali USA: prima dell’avvio degli scambi a Wall Street sono attesi i conti degli ultimi tre mesi di Delta Air Lines con un eps previsto a 0,13 dollari.   

Gli aggiornamenti macro e gli eventi in Europa

Dati Macro ed Eventi in Europa: si guarderà all’Italia dove la produzione industriale a novembre dovrebbe salire dello 0,3% dopo il calo dello 0,6% precedente.  

In mattinata sarà pubblicato il bollettino economico della BCE.

I titoli e i temi da seguire a Piazza Affari

Risultati societari a Piazza Affari: Unieuro alzerà il velo oggi sui conti del tero trimestre 2021-2022, mentre WeBuild diffonderà i dati preliminari relativi al 2021.

Asta titoli di Stato: in mattinata saranno offerti i BPT con scadenza nel 2024 e nel 2029, per un ammontare compreso tra 3 e 3,5 miliardi di euro per ciascuna delle due scadenze.   

How To Buy Bitcoin With PayPal In 2022

It is easier than ever to buy cryptocurrency – all you have to do is pull out your phone and open an app. 

The PayPal platform is among the few popular mobiles and online payment platforms that currently allow users to purchase, sell, and hold cryptocurrencies for as little as $ 1. You should carefully consider which platform you use if you want to add cryptocurrency to your portfolio – and whether or not you should invest at all. 

Cryptocurrencies are extremely volatile, even the most common and well-established ones like Bitcoin and Ethereum. For this reason, experts recommend risking no more than 5% of your portfolio on crypto, and not letting it prevent you from saving for emergencies or paying down debt. 

If you decide to invest, making a decision about where to purchase your crypto ahead of time could have important implications. Even though an app that you already trust – and use – like PayPal can be used to buy crypto, there are some disadvantages compared to traditional cryptocurrency exchanges. 

How to decide if it makes sense for you to buy crypto on PayPal and what you should know when doing so.

What You Need to Know Before Buying Bitcoin with PayPal

dmitry demidko OG3A ilG8AY unsplash

Bitcoin can be purchased, sold, and held by any PayPal user. Using cryptocurrency at checkout is also an option, but in general, it’s a bad idea to use cryptocurrency for payment. With any long-term investment, experts suggest purchasing and holding your crypto for a long period of time.

QUICK TIP

With PayPal crypto, you are protected from fraud on eligible purchases.

Cryptocurrency is becoming more accessible through apps like PayPal, Venmo, and Robinhood. This is particularly appealing to beginner investors. However, greater accessibility increases risk. 

“If you have a PayPal balance on your phone, and you’re curious about cryptocurrency, you can open PayPal, click crypto, and in two seconds own a few hundred dollars worth of cryptocurrency, they just make it really, really easy.” Says Julian Morris , a certified financial planner at Concierge Wealth Management in Boston.

It would be wise to acquire a small portion of the cryptocurrency market given its value, according to David Yermack, a finance professor at New York University Stern School of Business who studies crypto. However, it does not have to be your main priority.

“The tried-and-true formula for success in investing always involves diversification – not putting all your eggs in one basket, but trying to own a little bit of many things,” he explains.

Bitcoin with PayPal: The Advantages

paypal g5be1578c0 640

The introduction of cryptocurrencies to a quarter-billion people has definitely got its upsides. PayPal introduces a low-risk approach to cryptocurrency ownership, and the crypto community may not be too happy about it.

Here’s another perspective. Let’s say that a PayPal user makes a cryptocurrency purchase. Having now invested in it, their next step should be to go online to learn more about their asset and cryptocurrencies at large. This is only natural. 

In light of this, it is inevitable that further research will go down the crypto rabbit hole. As a result of this thirst for knowledge, individuals should be looking for direct ownership over their own digital assets.

It will be of the greatest benefit to newcomer users who haven’t yet experienced cryptocurrencies. It will be of greatest benefit to those who are low-risk tolerant. The adoption of crypto by PayPal is regarded as a vote of confidence in their adoption of crypto by users who might find purchasing crypto on PayPal more comfortable. PayPal is one of the largest brands in online payments.

Bitcoin, when transferred via the blockchain, may take up to 10 minutes or longer to appear in the wallet of the recipient. But what about Bitcoin transfers to PayPal? Immediately.

As an added bonus, PayPal partners with interesting stores to further enhance the user experience. By doing so, PayPal users can use their crypto holdings to purchase products and services with PayPal.

Regardless of the move’s intentions, many crypto proponents view it as a ruse to strip the community of greater ownership control. A good rule of thumb may be to remember the old crypto adage: Don’t touch your keys.

How to Buy Bitcoin With PayPal

PayPal Holdings, Inc. ( PYPL ) is another payment processor where bitcoin can be purchased. It’s possible to buy bitcoin with PayPal in two ways. Using your PayPal account coupled with a payment method such as a debit card or bank account is the easiest way to purchase cryptocurrencies. You can also purchase cryptocurrency from a third-party provider with the balance on your PayPal account. Unlike the first option, this is less convenient since very few third-party sites allow users to purchase bitcoins with PayPal.

PayPal users can purchase four cryptocurrencies directly, namely Bitcoin, Ethereum, Litecoin, and Bitcoin Cash. The only exception is Hawaii, where residents can only use their existing PayPal accounts or open new ones. As well as buying products and services with cryptocurrencies, “Checkout with Crypto” allows you to use them to pay for items.

Name, address, date of birth, and tax identification number are required in order to set up a crypto account with PayPal.

executium rhm7H8X5J98 unsplash

PayPal cannot be used to purchase bitcoin with a credit card. PayPal displays a cryptocurrency price during the purchase process. Cryptocurrency prices are volatile, however, so they are subject to rapid change. In order to make sure you have enough money in your bank account for the purchase, make sure it is more than the budgeted amount. 

Paypal makes money by charging you a crypto spread, or a difference between the price of Bitcoin and what it exchanges for in USD. Each transaction costs a fee as well. The fee depends on how much the transaction costs. 

PayPal does not allow users to transfer cryptocurrencies outside of the payment processor’s platform when purchasing cryptocurrencies through the payment processor. Due to this, you will not be able to move your bitcoins from PayPal’s wallet to an external digital wallet or your own personal wallet.

Furthermore, PayPal is not allowed to be used to make payments at many exchanges and online traders. One of the few online traders who allow PayPal to be used to purchase bitcoin is eToro.

Alternative Ways to Buy Bitcoin

dmitry demidko z4VuRg ZOEg unsplash

Bitcoin ATMs

A bitcoin ATM functions as an in-person bitcoin exchange. The user inserts cash into the machine and uses it to purchase bitcoins, which are then sent to the user’s online wallet. In recent years, bitcoin ATMs have grown in popularity – even Walmart Inc . is testing a pilot program that will allow customers to purchase bitcoin. Coin ATM Radar can be used to find the nearest machine.

ATMs, however, tend to be expensive. Bitcoin purchases at ATMs are subject to two fees: a purchase fee and a conversion fee. Compared to other payment options, both fees are quite steep. The average worldwide transaction fee on Bitcoin ATMs (of the purchase amount) is 8.4%, while the average transaction fee on ATM sales is 5.4%. 

As of early 2020, Bitcoin ATMs require IDs issued by government agencies.

P2P exchanges

Some peer-to-peer exchange services make direct connections between users instead of centralized exchanges, which match buyers and sellers anonymously. A good example is LocalBitcoins. The site allows users to buy and sell bitcoins, including payment information and price information, after creating an account. By selecting potential trading partners from the offered buy and sell listings, users can then transact with them.

The trade is facilitated in part by LocalBitcoins. P2P exchanges provide users the option to shop around for the best deal even though they do not provide the same anonymity as decentralized exchanges. Users can also evaluate potential trading partners prior to transactions by using the rating systems offered by these exchanges.

Mainstream brokerages  

Due to the uncertainty surrounding the regulatory status of cryptocurrencies, very few mainstream brokerages offer bitcoin purchase and trading services. Robbinhood Markets, Inc. is one of many exchanges offering cryptocurrency trading facilities to investors. Neither cryptocurrency purchases nor trades are charged commissions, but it earns money by passing trade volume onto other brokerages and trading platforms.

There are a couple of catches to the lack of a commission fee that makes it attractive to beginners. For one thing, Robinhood has fewer features and coins than Coinbase and other prominent crypto exchanges. The Robinhood platform will now enable trading for seven cryptocurrencies by the year 2021:

  • Bitcoin 
  • Bitcoin Cash
  • Ethereum
  • Bitcoin SV
  • Dogecoin
  • Ethereum Classic. 

On the other hand, Coinbase allows you to trade more than 100 cryptocurrencies. To minimize risks during trading and to offset losses, the exchange offers various order types.

How to Sell Bitcoin

tezos Lh3HAnw8RtU unsplash (1)

When you want to sell bitcoin, you can do so at the same cryptocurrency exchange or P2P platform you bought it on. This platform typically allows for the sale of bitcoin in a similar way to the process of buying it.

It may be enough to click a button and specify the type of order (for example, whether you want to sell the cryptocurrency instantly at its current price or limit losses) to conduct a sale. There may be fluctuations in the Bitcoin price based on the composition and demand of the market. When bitcoin’s prices soared in 2018, South Korean exchanges traded it at a kimchi premium.

The fees charged by crypto exchanges are based on the amount of cryptocurrency sold. According to Coinbase, this fee is equivalent to 1.49% of the total transaction amount.

The withdrawal limits on exchanges vary from day to day and month to month. A trader may not immediately be able to cash in on a large sale. Bitcoins are not limited in quantity, however.

Conclusion

Cryptocurrency investments are volatile, so you shouldn’t invest more than you can afford to lose.

Before investing in crypto – through PayPal or not – pay off high-interest debt, have an emergency fund, and put money towards an emergency fund. You should also learn how to deal with price fluctuations, keep your coins secure, and invest smartly over the long term, regardless of what platform you choose.

Ethereum Staking: A Simplified Guide For Beginners

Welcome crypto enthusiasts! Does it seem like you have found your way here looking for a way to earn passive income from Ethereum staking? In addition to earning passive interest income, this article will help you put your Ethereum to work for you and protect and improve the Ethereum ecosystem we all know and love, but without the pesky gas fees for now. 

In this article, you’ll learn where and how to stake your Ethereum so you can earn a little APY on those ETH holdings. However, before you indulge yourself in this topic, I recommend watching the following video for a better understanding.

What is Ethereum Staking?

As it is a hefty topic, I won’t get too deep into it, but I’ll give a quick summary of what is happening with Ethereum and why it is necessary.

In the midst of upgrading Ethereum, the network will move from a proof of work consensus mechanism to Ethereum 2.0, which will function on the basis of consensus based on stake. It has been a long time coming, and for good reason. Ethereum basically powers the entire Defi space. Among other things, Decentraland and Sandbox rely on it, and most of our beloved NFTs and crypto domains are also hosted on it. Nearly half of the top 100 cryptocurrencies are Ethereum ERC20 tokens alone.

The Ethereum network has been experiencing explosive growth since its inception back in 2015, so there has always been a sense that the network would eventually need to transition to proof of stake if it wanted to keep pace with the growing Ethereum ecosystem.

Staking is basically members of the Ethereum network validating it, adding blocks to the new consensus model for Ethereum 2.0, and contributing to its security. Those who validate or stake their coins receive interest as a reward for their participation and support.

How much can you earn from Ethereum staking?

Staking Ethereum at APYs varies according to the number of participants as well as the amount of ETH staked, along with the platform and method used for the stake. The rewards are dynamically determined upon epoch completion in accordance with the state of the network. 

ETH staked in the network and a validator’s uptime is included in network-level reward rates. 

According to exchanges such as Binance, Coinbase, and Kraken, staking rewards for Ethereum range between 4 and 20 percent as of this writing, though it is important to note that higher interest rates were given to the newcomers, with rates now on the lower end. In order to run its own validators or utilize staking pools, the APY is expected to be between 4-10%.

What are the risks involved in staking Ethereum?

executium gYlrCst3b6A unsplash

Unfortunately, staking Ethereum is not all sunshine and rainbows, unlike any investment vehicle that promises returns, there are risks involved. 

There is some risk of losing funds from slashing Ethereum accounts if things go horribly wrong with the upgrade, though it is unlikely, so keep that in mind. If they are not performing their staking duties properly and go offline for more than 50% of the time, they lose funds because they will not be able to receive their rewards. As a result, validators can lose their funds and be expelled from the system if they publish contradictory information about a chain. As this normally occurs only in cases where a validator is acting improperly, the amount slashed will be between 1 ETH and the staked amount.

In addition, there is an issue called market risk, which is caused by the fact that staked Ethereum will remain locked until the upgrade is complete, which means that your Ethereum will remain inaccessible to be sold.

In the long term, Ethereum staking is only suitable for long-term holders and investors and is not appropriate for short-term traders. For instance, if Ethereum skyrocketed to 10K tomorrow and then plummeted back to five hundred dollars, that is a market risk!

How and where can you stake Ethereum?

Answers to this question will not be the same for everybody. Staking Ethereum is possible in a variety of ways, and there are many different places where you can stake. It’s not all the same when it comes to staking, which is why I will cover the most popular staking methods, as well as the most difficult and expensive methods to set up in terms of initial setup and amount of ETH required.

Centralized Staking on an Exchange

To stake Ethereum, centralized exchanges are the fastest and easiest method. There is no minimum amount of Ethereum required to start staking, as long as you stake more than 0.0001 ETH regardless of which platform you use. Binance, Kraken, and Coinbase all support Ethereum staking. Staking consists of simply holding Ethereum in an account on one of the exchanges. Many people already have an account on one of these exchanges. 

In order to know if your location is supported for liquid Ethereum staking, you should contact your exchange of choice. The Ethereum 2.0 staking initiation on any of these exchanges cannot be revoked until phase one of the Ethereum 2.0 upgrade has been completed. However, staking differs from exchange to exchange.

  • Coinbase. To the best of our knowledge, Coinbase does not offer liquid staking, meaning that they do not provide users with an ERC20 token pegged to the Ethereum that they stake, as Binance and Kraken do. Therefore, your ERC20 token is locked and your capital is no longer liquid for use. As well as the Ethereum and staking rewards, Coinbase locks them and makes them unavailable to access. However, users can still view these rewards under the “lifetime rewards” section of Coinbase. According to their FAQ section, Coinbase plans to add liquidity to staked ETH funds later this year. However, there is no ETA available at the moment. To learn more about ETH staking on Coinbase, click here.
  • Binance. It is quite different. Those who stake Ethereum with Binance will receive the Beacon Ethereum token, called “BETH,” in return for their stake at a 1:1 value. As soon as the first phase of Ethereum 2.0 is completed, users will be able to swap back to ETH. The BETH funds will be converted into ETH at a later time when the amount of BETH they are holding at the time of conversion will equal the amount of ETH they receive. While the ETH is locked away from being staked, users can freely exchange their BETH for other assets or engage in BETH yield farming in order to increase their rewards when converting back into ETH. Click here for a guide to Binance ethereum staking.
  • Kraken. As with Binance, Kraken also offers liquid Ethereum Staking with a 0.00001 ETH minimum to get started.  The Kraken staking method offers users a pegged token that represents the value of the Ethereum staked at a 1:1 ratio, similar to how Ethereum is staked. In this token, ETH2.S, users can transact as they would with regular ERC20 tokens. The staked Ethereum is locked and unavailable until phase one of the Ethereum 2.0 update has been completed, as with all centralized exchange methods. It is important to note that even though staking Ethereum is available on Kraken for users located in the United States and Canada, liquid staking and ETH2.S distribution is not available, so make sure you check for supported regions before participating. More on ethereum staking on Kraken here.

cedrik wesche eXPSxGiCScU unsplash

Be your own Validator

For die-hard Ethereum enthusiasts and early adopters, setting up a validator node is the most efficient and decentralized method to stake Ethereum, but setting it up won’t be easy or cheap, and you certainly don’t want to use this technique if you aren’t technically minded, don’t hold 32 ETH, or will not have continuous internet access.

They choose this option primarily so they can directly support the Ethereum network and ensure its future success and prosperity through contributing to its security and functionality. Validators and nodes for ETH 2.0 staking can be set up with just 32 ETH, which at the time of this writing is just $115,000 dollars. Sounds easy, doesn’t it? 

For those who aren’t tech-savvy, don’t want to run their own nodes, or don’t have enough money to buy 32 Ether for staking, what options are available? It is thankfully possible to start with the easiest option of ethereum staking on a centralized platform, but there are many alternatives.

Staking Pools

After joining a staking pool, users who have less than 32 ETH can take part in Ethereum staking. Multiple stake pools exist, too many for me to mention here, but here are a few top choices for your consideration. Staking pools collect Ethereum from multiple participants to contribute to validators, collecting enough Ethereum for staking to begin. This is one of the great things about Staking pools, which is why the majority of users prefer them because it makes their ETH safe from centralized exchanges, and yet they can still stake. Lido has the most users in this category.

Lido

It is a brilliant option, as the Ethereum can be staked from any non-custodial wallet, such as Metamask, Coinbase Wallet, Trust Wallet, and even Ledger, which is a real game-changer.

As Binance and Kraken do, Lido offers liquid staking, a wonderful, decentralized method of participating in Ethereum staking without locking up your capital. Ethereum will remain locked, but users will still receive stETH at a value of 1:1 in proportion to the amount staked in ETH plus rewards. Once the first phase of the ETH 2.0 upgrade is completed, stETH tokens will be minted and burned. Tokens in stETH can be used the same way as regular ERC20 tokens. Besides Lido’s Ethereum 2.0 staking feature being available in Argent, Lido’s Ethereum staking feature also comes supported and preinstalled. For information on how to use Lido with a software wallet, go here and for information on how to use Lido with a hardware wallet, go here.

Conclusion

There are three main methods Ethereum holders can use if they wish to stake their funds. Due to the prospect of losing access to Ethereum for an unknown period of time as we wait for the first phase of the upgrade to be completed, the process of staking Ethereum is not something that should be done by the short term holders or traders. Those who stake Ethereum are mostly long-term Ethereum holders, and those who back DeFi and are passionate about the Ethereum ecosystem who desire to see the future of DeFi flourish.

Intesa Sanpaolo corre: nuovo target. Ecco fin dove salirà

0

Non si ferma la corsa al rialzo di Intesa Sanpaolo che anche oggi ha chiuso gli scambi in positivo, salendo per l’ottava seduta consecutiva.

Intesa Sanpaolo in rialzo per l’ottava seduta di fila

Dopo aver archiviato la giornata di ieri con un vantaggio di circa tre quarti di punto, il titolo oggi è riuscito a fare ancora meglio.

A fine sessione Intesa Sanpaolo si è fermato sui massimi intraday a 2,5455 euro, con un progresso del 2,56% e volumi di scambio molto alti, visto che a fine giornata sono transitate sul mercato oltre 160 milioni di azioni, quasi il doppio della media degli ultimi 30 giorni pari a circa 84 milioni.

Intesa Sanpaolo sale grazie anche a Spread e BTP

Intesa Sanpaolo oggi ha indossato la maglia rosa tra i bancari ed è stato uno dei migliori tra le blue chips, con una evidente sovrapeformance rispetto al Ftse Mib.

Il titolo ha beneficato dei segnali molto incoraggianti arrivati dal mercato obbligazionario che ha dato vita ad una prima reazione dopo le forti tensioni vissute di recente. 

Lo Spread BTP-Bund è sceso del 3,24% e gli acquisti sui BTP hanno favorito un netto calo dei tassi, con il rendimento del decennale crollato del 4,12% all’1,327%.

Intesa Sanpaolo: Exane resta bullish e alza il target price

A dare una marcia in più a Intesa Sanpaolo è stata anche la mossa di Exane che da una parte ha confermato il rating “outperform” e dall’altra ha rivisto verso l’alto il target price da 2,8 a 3 euro, valore che implica un potenziale di upside di circa il 18% rispetto alle quotazioni correnti a Piazza Affari.

La revisione del fair value è stata decisa per tenere conto di un aumento delle stime sugli utili: gli analisti hanno alzato le prevision di eps dell’1% per il 2022 e del 6% per il 2023.

Intesa Sanpaolo è per gli analisti uno dei bancari più interessanti a livello europeo per diversi motivi.

Exane fa riferimento alla buona redditività e alla visibilità sugli utili, cui si aggiungono un bilancio con rischi contenuti e un dividendo elevato e sostenibile.

INPS, arriva Quota 102! Ecco come fare domanda!

INPS, arriva Quota 102! È quanto si evince dal messaggio del 10 gennaio in cui l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale comunica le istruzioni e la modalità di presentazione della domanda per la pensione anticipata. 

Con l’addio a Quota 100 alla fine del 2021, questo nuovo anno, la nuova soluzione accompagnerà i lavoratori che intenderanno uscire anticipatamente dal mondo del lavoro, come trattamento pensionistico “ponte” prima del ritorno alla legge Fornero che permette di andare in pensione solo raggiunti i 67 anni di età. 

Per il momento, dunque, e mentre la partita sulla riforma pensioni si sta nuovamente aprendo con il nuovo anno, nel 2022 Quota 102 permetterà a coloro che hanno compiuto i 64 anni di età, con almeno 38 anni di contributi di andare in pensione in anticipo. 

Tre le modalità di presentazione della domanda: dalla possibilità di inviare richiesta in autonomia, sfruttando il sito INPS all’opportunità di rivolgersi a CAF e patronati per l’invio della domanda. In alternativa, si potrà richiedere Quota 102 anche attraverso il Contact Center dell’Istituto. 

INPS dà il via a Quota 102: cosa ha previsto la Legge di Bilancio 2022

Il nodo sulla riforma pensioni resta, ma un primo passo è stato mosso dal governo, chiamato a trovare una soluzione che evitasse il temuto scalone dopo la fine di Quota 100. 

Ora, alla pensione anticipata introdotta nel 2019 e messa da parte a causa dell’ingente peso per le casse dello Stato, subentra Quota 102, quella che dovrebbe essere una misura che farà da ponte in vista di nuove decisioni del governo Draghi sulle pensioni e del dialogo con i sindacati per cercare nuove forme di flessibilità. 

A introdurre il nuovo regime pensionistico è stata la Legge di Bilancio 2022, ma l’introduzione di Quota 102, valida esclusivamente per il 2022, non allontana la preoccupazione del ritorno alla Legge Fornero già a partire dal 2023 e che prevedrebbe di uscire dal mondo del lavoro solo compiuti i 67 anni di età con la pensione di vecchiaia o con almeno 42 anni e 10 mesi di contributi per la pensione anticipata. 

Con Quota 102 si temporeggia, in attesa di una reale riforma pensioni tanto discussa durante gli ultimi mesi del 2021, ma che nel 2022 non porta sostanziali novità. 

Quota 102, infatti, non differisce granché dalla misura che l’ha preceduta, se non per l’innalzamento dell’età anagrafica che da 62 anni passa a 64 anni. A far ipotizzare una scarsa adesione è piuttosto il tempo di validità che, fissato a 12 mesi, non permetterà a molti lavoratori di uscire anticipatamente, mentre quelli che potranno farlo si troveranno a scegliere se usufruire di Quota 102 o pazientare e uscire con i requisiti della Fornero.

Le istruzioni INPS per la domanda di pensione anticipata Quota 100

Arriva il 10 gennaio il messaggio n. 97 dell’INPS che annuncia le istruzioni e le modalità per fare richiesta del nuovo trattamento pensionistico. Quota 102 permetterà, per tutto il 2022, di uscire anticipatamente da lavoro una volta maturato i seguenti requisiti: 

64 anni di età anagrafica e almeno 38 anni di contributi entro il 31 dicembre 2022.

La circolare che illustra le nuove disposizioni non è ancora stata pubblicata, ma nell’attesa, l’INPS comunica le modalità per inviare domanda. La richiesta può essere inviata a partire dal 7 gennaio 2022. 

Ci sono diversi modi tra cui il cittadino può scegliere per inviare la domanda: 

in autonomia utilizzando il sito INPS; chiamando il Contact Center dell’Istituto; affidandosi a CAF e patrimoni. 

Nel primo caso, è importante ricordare che per procedere in autonomia è necessario essere in possesso delle credenziali che permettono di accedere al sito dell’Istituto. Stiamo parlando, nello specifico, del Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID), Carta d’Identità Elettronica (CIE) oppure Carta Nazionale dei Servizi (CNS).

Il cittadino accede al sito INPS, nei servizi online, su Domanda Pensione, Ricostituzione, Ratei, ECOCERT, APE Sociale e Beneficio precoci e clicca su Nuova prestazione pensionistica seguendo il percorso: 

Anzianità/Anticipata/Vecchiaia > Pensione di anzianità/anticipata > Requisito quota 102.

Domanda INPS per Quota 102: da quando decorre

Possono presentare domanda telematica i lavoratori iscritti alle Gestioni private, i lavoratori iscritti alla Gestione Pubblica e alla Gestione spettacolo e sport.

Una volta inviata la domanda all’INPS, la decorrenza di Quota 102 dipende dalla categoria di cui fa parte il lavoratore (settore pubblico, privato o comparto scuola) intenzionato a uscire anticipatamente dal mondo del lavoro. 

In particolare, il diritto alla pensione viene maturato a tre mesi dalla data dei requisiti per i lavoratori del settore privato. Per i lavoratori del settore pubblico, invece, il diritto alla pensione ha decorrenza a 6 mesi dal raggiungimento dei requisiti. 

Infine, per i lavoratori del comparto scuola e AFAM, si ricorda che le domande di cessazione del servizio devono essere presentate entro il 28 febbraio. La decorrenza di Quota 102 è fissata dall’anno successivo alla domanda.

Le finestre di decorrenza, in effetti, non apportano particolari cambiamenti rispetto a quella che era Quota 100. Lo stesso, poi, vale per i limiti stabiliti per i redditi da lavoro.

 Al via le domande INPS: con Quota 102 nessuna penalizzazione

A differenza di altre soluzioni per l’uscita anticipata dal mondo del lavoro e che rimangono valide anche per il 2022, come ad esempio Opzione Donna, Quota 102 non porta una penalizzazione sull’assegno pensionistico

Questo perché, a differenza di Opzione Donna, il calcolo dell’assegno non differisce da quello adottato per altri trattamenti pensionistici come la pensione anticipata o la pensione di vecchiaia.

Sempre prendendo ad esempio Opzione Donna, il ricalcolo della pensione porta a tagli che possono arrivare anche fino al 35%. Questo perché il calcolo diventa interamente contributivo, andando a penalizzare coloro che potrebbero trarre maggiori benefici dal calcolo misto o retributivo. 

Per quanto riguarda Quota 102, essendo il calcolo uguale a quello di pensione di vecchiaia o anticipata, il pensionato non subisce alcuna penalizzazione. 

Oltre Quota 102: a che punto è la riforma pensioni e cosa succederà nel 2023

Come già accennato, l’introduzione di Quota 102 non rappresenta una soluzione definitiva alla minaccia del temuto scalone che, allo stato attuale, diventerebbe minaccia concreta già a partire dal 1° gennaio 2023, con la scadenza della stessa Quota 102. D’altra parte è sempre stato chiaro che l’intento fosse quello di accompagnare i cittadini verso un graduale ritorno alla Legge Fornero. 

Dopo un 2021 inconcludente sul fronte riforma pensioni, le cui scelte sembrano essere state frenate anche dalle urgenti disposizioni per il contenimento dei contagi da Covid-19, governo e sindacati si sono riuniti per trovare una soluzione su una più ampia riforma. 

Per il momento, le novità portate dalla Legge di Bilancio riguardano, oltre l’introduzione di Quota 102: 

l’estensione del termine per usufruire di Opzione Donna che permette alle lavoratrici (dipendenti e autonome) di uscire anticipatamente dal mondo del lavoro con 58 anni (59 per le autonome) e 35 anni di contributi; estensione delle categorie di lavoratori gravosi per l’Ape Sociale. 

Il governo è intenzionato a non far aumentare le spese per i trattamenti pensionistici, ma i sindacati spingono verso soluzioni che permettano una maggiore flessibilità di uscita che non comportino, al contempo, tagli ingenti agli assegni pensionistici. 

Fattura elettronica forfettario 2022: ecco da quando! Novità

0

Si stringe il nodo intorno alle partite IVA a regime forfettario. Arriva la fattura elettronica obbligatoria entro l’anno in corso. La piaga dell’evasione fiscale diventa sempre più ingombrante, per questo motivo il Ministero dell’Economica ha bene pensato di rafforzare l’obbligo della fatturazione elettronica includendo anche i forfettari. D’altra parte, estendere la fatturazione elettronica a tutte le partite IVA rientra nel beneplacito della Commissione Europea. 

La verità è che per adesso, i forfettari possono ancora optare se servirsi della fatturazione elettronica. Anche perché il MEF è impegnato a individuare le misure operative per il secondo trimestre 2022, seguendo le disposizioni previste dal PNRR.

Tuttavia, importanti novità sono state introdotte nel “Traguardo M1C1-1033” incentrato nella riforma fiscale e che prevedono l’allargamento delle condizioni previste per la fatturazione elettronica anche per le partite IVA a regime forfettario. 

Nella Legge di Bilancio 2022, il Governo Draghi non ha apportato modifiche al regime forfettario, né consegue che restano in vigore i medesimi requisiti applicati nel 2021. In sostanza, il Consiglio UE ha pressato l’Italia per ottenere l’obbligatorietà sulla fatturazione elettronica estendendo tale principio sino al 2024 e, quindi, includendo in questo contesto anche il regime forfettario. 

In altre parole, l’obbligo si trova parcheggiato dietro la porta e potrebbe scattare a breve. E, quindi, tutto si riduce in un problema di tempistiche. Nei paragrafi successivi maggiori dettagli sugli obblighi, ma anche sui vantaggi per i forfettari.

Regime forfettario fattura elettronica 2022: ecco da quando

È possibile che l’obbligo della fatturazione elettronica per i forfettari scatti a metà del 2022. In sostanza, nel primo semestre si dovrebbero raggiungere diversi obiettivi, tra cui il Milestone M1C1-103. Non si tratta di procedure formali, ma essenziali norme previste dal MEF nella Riforma fiscale la cui applicazione è fondamentale per ottenere i fondi del PNRR. 

Secondo quanto riportato da informazionefiscale.it, il discorso cade sugli adempimenti da rendere operativi e in vigore a tutti gli effetti di legge. Si tratta dell’innesco di procedure, regolamenti e atti amministrativi la cui funzione è quella di spianare la strada alla tax compliance, perfezionando controlli e audit. Elementi presenti nella sintesi del MEF unite alla Relazione al Parlamento per la realizzazione dei piani contenuti nel PNRR. 

Amplificare gli obblighi della fatturazione elettronica includendo anche coloro che attualmente risultano esonerati, come i forfettari, rientra nei primari obbiettivi proposti dal MEF alla lotta all’evasione fiscale. Per questo motivo, è possibile che i forfettari rientrino nell’obbligo della fattura elettronica. 

Non si esclude che l’Italia appoggi, senza batter ciglio le disposizioni pretese dall’Europa spalmando la fatturazione elettronica anche alla vasta platea di esonerati. Anzi, è possibile che per accedere ai fondi del PNRR diventi necessario incollare tale disposizione per tutte le partite IVA per ottenere l’autorizzazione dal Consiglio UE. 

Intanto, tutto resta ancora appeso a un filo. Non vi sono direttive dal MEF in merito all’obbligo per i forfettari. Il 2022 è partito già ricco di novità e non è detto che nel corso del tempo il quadro non si infittisca ulteriormente di cambiamenti. D’altra parte, l’obbiettivo dell’Italia resta quello di ottenere le risorse previste nel programma Next Generation EU.

Per il MEF non togliere l’esonero ai forfettari potrebbe precludere l’attività di contrasto all’evasione fiscale specie sul fronte IVA.  

Basti pensare che secondo i dati diramati dal MEF riferiti all’anno d’imposta 2019, ben 1,8 milioni di forfettari hanno applicato il regime agevolato con l’imposta del 15%. Il vero problema è l’assenza d’informazioni sulle operazioni eseguite dai forfettari che generano un elemento costitutivo di un reato e, quindi, inteso in termini giuridici viene definito un “vulnus”. Alla fine si produce un argine sull’iniziative necessarie a stimolare la compliance.

Un punto messo in chiaro dal MEF nel documento orientativo presentato al Governo Draghi, che dovrebbe delineare la strada per la riforma del Fisco come reclamata dal PNRR. 

Gli obbiettivi da raggiungere sono diversi, in primis limitare il gap in tema di IVA. D’altra parte, non sfugge che dall’entrata in regime della fatturazione elettronica a partire dal 1° gennaio 2019, è stato riconquistato un gettito IVA nella misura del 2,4% rapportato al 2018, per un valore complessivo di circa 3,5 miliardi di euro. Ecco, perché, si spinge a falciare la platea degli esonerati per recuperare un gettito IVA maggiore rispetto alle stime registrate nel 2019. 

Infine, ricordiamo che non è stato ancora messo a regime l’obbligo della fattura elettronica per i forfettari, manca, la decisione definitiva del Governo Draghi. In ogni caso, se dovesse procedere in tal senso rendendo operativo l’obbligo della fatturazione per il regime forfettario, l’Esecutivo dovrebbe apportare diverse modifiche al decreto Legislativo n. 127/2015.

Fattura elettronica e software di fatturazione online 

Se lavori nel mondo dei servizi e, dunque, in un certo senso “vendi il tuo tempo”, ti consiglio vivamente di prendere in considerazione InvoiceBuddy: un ottimo software di fatturazione online pensato in maniera specifica per le attività di servizi (freelance, professionisti, consulenti, agenzie, gruppi di lavoro ecc.) con lo scopo di ottimizzare il tempo dedicato al processo di fatturazione, non “impazzire” ricostruendo le varie attività svolte e non rischiare di “perdere per strada” i lavori effettuati.

Tra le sue caratteristiche principali, che lo distinguono dagli altri software di fatturazione disponibili sul mercato, c’è la presenza di un timesheet integrato, il quale è collegato direttamente al modulo di fatturazione.

Questo significa che non c’è bisogno di segnarsi le attività svolte su un’agenda, un foglio Excel o sul calendario per poi riportarle nel software fatturazione: si segnano le attività direttamente nel timesheet di InvoiceBuddy e queste vengono elencate automaticamente nel modulo di fatturazione per essere fatturate.

InvoiceBuddy consente anche di tracciare facilmente le ore spese nella realizzazione di un lavoro e per capire se la cifra richiesta nel preventivo è stata sufficiente a coprire il tempo impiegato; vedere i clienti con arretrati con relativi importi e scadenze; gestire e monitorare i solleciti; organizzare attività da svolgere, scadenze e ruoli con un efficace task manager; realizzare previsioni di fatturato e molto altro ancora.

Tutto ciò con la possibilità di accesso multiutente (con o senza limitazioni), in modo da gestire le attività e tracciare il tempo di più persone che lavorano sul medesimo progetto. Maggiori info qui.

InvoiceBuddy presenta diversi piani tra cui scegliere: Novice Buddy (4,99 euro/mese + IVA fatturati annualmente) che è ideale per chi rientra in regimi fiscali agevolati come quello dei minimi e il forfettario e include time tracking, generazione fatture e proforme, invio fatture via e-mail in PDF, esportazione fatture in XML e scadenzario evoluto;

Expert Buddy (11,99 euro/mese + IVA fatturati annualmente IN PROMO GRATIS PER TUTTO IL 2022) che è ideale per chi deve usare la fatturazione elettronica e include invio/ricezione delle fatture elettroniche, spese classificate per tipologia, piano mensile di entrate e uscite e analisi del fatturato;

e infine il piano Guru Buddy (18,99 euro/mese + IVA fatturati annualmente IN PROMO GRATIS PER 3 MESI) che è ideale per i gruppi di lavoro e, infatti, presenta accesso multiutente con utenti illimitati, solleciti di pagamento, import movimenti bancari da home banking, riconciliazione incassi e pagamenti e analisi di redditività dei progetti e dei clienti. Maggiori info qui.

Per attivare la tua prova gratuita, ti basta collegarti alla pagina principale di InvoiceBuddy, inserire il tuo indirizzo di posta elettronica nel campo apposito e cliccare sul pulsante per richiedere la prova gratis. Riceverai via e-mail le istruzioni per accedere al software dal tuo browser preferito con le relative credenziali.

Una volta effettuato il login dovrai compilare il modulo con i dati della tua attività, dopodiché potrai iniziare ad avvalerti del timesheet e di tutte le altre funzioni offerte da InvoiceBuddy.

Il tutto è organizzato in maniera molto chiara e comoda con, in alto, la barra degli strumenti per accedere rapidamente a Report (con dashboard, previsionale e analisi clienti) Timesheet (con attività e fatturazione), Documenti (fatture di vendita, fatture proforma, fatture di acquisto e liquidazione IVA), Scadenze (incassi, pagamenti, giroconti, estratto conto e anticipi), Anagrafiche (di clienti, fornitori e banche, più tariffario e servizi) e Dati esterni (con riconciliazione e impostazioni tracciati).

Insomma, è tutto molto intuitivo e non avrai alcuna difficoltà a muovere i tuoi primi passi nelle varie schermate del software. Ad ogni modo, sappi che cliccando sull’icona del punto interrogativo posta in alto a destra è possibile accedere ad una ricca sezione di video tutorial che illustrano in dettaglio il funzionamento di InvoiceBuddy.
Per maggiori informazioni ti rimando al sito ufficiale del servizio 

Regime forfettario fattura elettronica 2022: relazione del MEF del 20 dicembre 2021 

Nella relazione presentata dal MEF al Governo per decidere su quale strada optare non vi è presente solo l’obbligo dell’e-fattura, ma esistono anche altri provvedimenti che se adottati dovrebbero contrastare attivamente l’evasione fiscale. Impattando fortemente sui furbetti delle fatture, ovvero su coloro che omettono la fatturazione. 

Diverse sono le proposte contenute nel rapporto del MEF esibito al Parlamento, sui cui il legislatore dovrà pronunciarsi, tra cui: 

  • rendere operativa una nuova comunicazione che contenga gli elementi dei pagamenti elettronici;
  • previsto il rafforzamento, nonché il potenziamento legati ai controlli preventivi;
  • previsto il rafforzamento delle lettere di compliance;
  • previsto riassetto dell’analisi del rischio.

Per questo motivo, non si esclude l’adozione di una legge ad hoc orientata a tagliare le disposizioni attualmente in vigore sull’esonero dei forfettari. In sostanza, per attuarsi l’obbligo della fatturazione elettronica ai forfettari è necessario un intervento del legislatore sull’articolo 1, comma 3 del decreto Legislativo n. 127/2015. 

Forfettari a rischio esonero?

Attualmente per le partite IVA a regime forfettario è operativo il sistema di premialità, nato al fine d’incoraggiare l’utilizzo della fatturazione elettronica

I benefici fiscali per chi adopera la fatturazione elettronica sono diversi. In primis, entrano in vigore le norme disciplinate dall’articolo 43 del DPR n. 600/73, norme disposte per l’accertamento delle imposte sui redditi. In particolare, il regime di decadenza dell’accertamento fiscale viene ridotto di un anno. 

Per questo motivo, le fatture elettroniche emesse in ritardo o cartacee per poi essere riprodotte in forma elettronica risultano perfettamente conformi alla norma. Questo, perché per queste circostanze vengono applicate le norme previste dall’Agenzia delle Entrate nella Risposta n. 520/2021. 

Come si legge dal sito dell’Agenzia delle Entrate sul regime agevolato dei forfettari i vantaggi sono molteplici, tra cui: 

  • non hanno l’obbligo di applicare l’IVA;
  • non hanno l’obbligo relativa alla liquidazione dell’imposta, viene meno il versamento e la relativa presentazione connessa alla dichiarazione annuale;
  • non hanno l’obbligo di registrare i corrispettivi, le fatture emesse e ricevute. 
  • non hanno l’obbligo della fatturazione elettronica. 

Ricordiamo, ancora, che non è stato introdotto l’obbligo della fatturazione elettronica per il regime forfettario. Tale disposizione non è presente nella Legge di bilancio 2022, né tantomeno nel decreto Fiscale. 

Infortunio sul lavoro INAIL: condizioni e indennizzi!

In Italia è presente una copertura assicurativa che tutela i lavoratori – siano essi dipendenti, parasubordinati ed alcuni autonomi – in caso di possibili infortuni sul lavoro o il presentarsi di malattie professionali.

Se ne occupa l’INAIL – l’Istituto Nazionale per l’Assicurazione Contro gli Infortuni sul Lavoro –, che come ente ha la responsabilità di erogare prestazioni economiche ed assistenziali in caso di infortuni e malattie contratti sul posto di lavoro.

In questo articolo, esploreremo cosa può essere considerato infortunio sul lavoro, e vedremo le modalità in cui l’INAIL eroga i propri indennizzi in relazione alle tutele assicurative offerte.

INAIL: cos’è l’infortunio professionale?

La definizione di infortunio sul lavoro è un tipo di infortunio che avviene appunto sul posto di lavoro, e che provoca danni – lievi o pesanti –, o la morte del lavoratore. L’INAIL prevede varie fasce di indennizzo a seconda della gravità del fatto.

Per definire tale un infortunio di lavoro, dovranno verificarsi le seguenti condizioni in caso di incidente sul posto di lavoro:

  • Un’alterazione di tipo negativo sullo stato psicofisico della persona direttamente imputabile all’attività di lavoro
  • L’alterazione dovrà essere imputabile a fattori derivanti dal luogo di lavoro o in generale dalle attività svolte, come ad esempio sostanze tossiche inalate, movimenti bruschi o cadute e condizioni ambientali
  • Naturalmente, le precedenti condizioni potranno essere valide per una richiesta di infortunio professionale solo nel caso in cui si svolgano, appunto, in orario di lavoro o siano dipese direttamente dalle ore di lavoro svolte

L’INAIL tutela anche i lavoratori “disattenti” secondo i criteri di imperizia, negligenza o imprudenza, purchè l’infortunio possa risalire all’attività lavorativa. Ad esempio, se un operaio cade da un pontile perché è stato distratto e non perché la struttura era pericolante, si tratta comunque di infortunio sul lavoro.

Non si configura invece l’infortunio lavorativo nel caso di rischio elettivo, ovvero un’attività svolta sì sul posto di lavoro, ma non direttamente imputabile all’attività lavorativa. Ad esempio, un superamento pericoloso da parte di un autotrasportatore, o un lavoratore che si assenta per una commissione personale.

Inoltre, se un dipendente finge l’infortunio lavorativo e i periti se ne accorgono – oppure il lavoratore non tratta doverosamente l’infortunio subito per prolungare il periodo di convalescenza – le multe sono salatissime.

L’INAIL non effettua direttamente controlli domiciliari, ma potrebbe chiedere al lavoratore di presentarsi a delle visite di controllo. Dall’altra parte, in concordanza con i CCNL, alcuni posti di lavoro chiedono la reperibilità dell’assistito in determinate fasce orarie.

È da considerarsi infortunio sul lavoro anche – ad esempio – un incidente nel percorso per arrivare in ufficio: si chiama infortunio in itinere, e tutela i lavoratori che subiscono un infortunio nel tragitto per recarsi sul posto di lavoro. L’infortunio copre:

  • Incidente durante il percorso casa-lavoro, sia andata che ritorno
  • Incidente durante il tragitto che collega due luoghi di lavoro
  • Incidente durante l’andata o il ritorno dal luogo dei pasti in caso di assenza della mensa aziendale

Chiaramente, il tragitto dovrà rientrare nei canoni di ragionevolezza e dovrà essere il più breve e diretto: se cadiamo dalla bicicletta in autostrada sicuramente l’INAIL non erogherà alcun indennizzo, perché non è la modalità usuale di recarsi in ufficio, e quasi quasi ce la siamo cercata!

Il criterio di ragionevolezza predilige inoltre i mezzi ordinari (mezzi pubblici o a piedi): il mezzo proprio, teoricamente, dovrebbe essere utilizzato solo se le condizioni non permettono l’utilizzo di altro.

INAIL: è infortunio sul lavoro prendersi il COVID?

Le ultime news parlano di casi in aumento e si sta paventando l’idea di estendere l’obbligo vaccinale a tutti i lavoratori. Ma per ora, sono tantissimi i casi di infezioni di massa sul posto di lavoro, imputabili ad un collega che contagia gli altri. Ma è infortunio sul lavoro prendersi il COVID?

Ebbene sì: con una normativa nuova di zecca uscita solo nel 2020, prendersi il Coronavirus sul posto di lavoro è considerato infortunio di lavoro, e va trattato come tale. E c’è di più: la causa virale è equiparata alla causa violenta.

In realtà la causa virale è già stata definita da tempo piuttosto grave, perché un virus è permanente e altera l’equilibrio fisico di una persona. Alcuni di questi virus possono avere conseguenze vita natural durante, come l’HIV contratta dal personale sanitario.

È quindi chiaro che – se l’INAIL accerta che il contagiato sia stato infettato direttamente sul posto di lavoro – valgono le stesse regole di qualsiasi infortunio sul lavoro. La prestazione INAIL è in essere in qualsiasi caso, sia che il datore di lavoro abbia fatto attenzione che no.

Tuttavia, vista la situazione disastrosa con il COVID, un datore di lavoro a cui sarà accertata una responsabilità sull’infezione subirà gravi conseguenze dal punto di vista giuridico, sia civile che penale.

Naturalmente in alcuni casi è più facile risalire al percorso del contagio che in altri. Un medico in reparto COVID sarà quasi sicuramente stato contagiato sul posto di lavoro, così come ad esempio la receptionist di un albergo, sempre a contatto col pubblico.

Negli altri casi, l’INAIL raccoglierà la testimonianza del lavoratore e svolgerà i propri rilievi, riservandosi di sospendere l’indennizzo nel caso in cui non sia possibile tracciare il contagio.

INAIL: come comportarsi in caso di infortunio professionale

Quando succede un infortunio sul lavoro, per prima cosa è indispensabile avvisare il datore di lavoro, sia che si tratti di fatto accaduto sul posto di lavoro o fuori – ad esempio, infortunio in itinere.

Sarà poi cura del lavoratore – o di chi se ne occupa – sottoporsi a visita medica e testimoniare le condizioni in cui è avvenuto l’infortunio. La visita medica può svolgersi in azienda o dal medico curante. Nei casi più estremi, al Pronto Soccorso.

In qualunque ente si decida di farsi visitare, il medico dovrà rilasciare un certificato contenente la diagnosi e il tempo di convalescenza in cui la persona non potrà svolgere attività lavorative, per poi trasmetterlo all’Istituto Assicuratore competente.

Responsabilità del lavoratore sarà anche di far pervenire al datore l’ID del certificato medico e le informazioni sull’infortunio in esso contenute.

Quando l’infortunio è davvero lieve e non richiede al lavoratore di assentarsi per più di un giorno, il datore di lavoro dovrà comunque comunicarlo all’INAIL tramite la “comunicazione di infortunio”.

Il datore di lavoro dovrà contattare l’INAIL entro 2 giorni dal ricevimento della documentazione, denunciando il fatto accaduto. Questo in caso di infortuni lievi che però non sono risolvibili entro tre giorni.

Se in caso di infortunio lieve la prognosi dovesse prolungarsi, sarà a cura del datore di lavoro trasmettere tutta la documentazione necessaria.

Nei casi più gravi – ovvero il decesso o il rischio di decesso – il tempo limite per comunicarlo all’INAIL è di 24 ore.

Le sanzioni in caso di mancato adempimento, anche qui, sono salatissime.

INAIL: gli indennizzi per l’infortunio professionale

Quando viene accertato il sussistere di un infortunio professionale, il lavoratore avrà diritto a tutte le prestazioni assistenziali. In base alla gravità del fatto – ovvero se il lavoratore presenta un handicap momentaneo, permanente o in caso di decesso – l’INAIL si riserva di classificare l’indennizzo.

Ad esempio se l’infortunio determina un’inabilità temporanea a prestare attività lavorativa, l’INAIL interviene con un’indennità che va a sostituire la retribuzione dal quarto giorno successivo all’infortunio, anche per i giorni festivi, fino alla fine del periodo di prognosi:

  • In caso di prognosi inferiore o uguale ai 90 giorni, viene erogato il 60% della retribuzione media giornaliera
  • In caso di prognosi dai 91 giorni in su, la retribuzione viene aumentata dal 91esimo giorno al 75%

Per i primi tre giorni di infortunio dovrà intervenire il datore di lavoro, pagando sia l’interezza della retribuzione per il giorno in cui è avvenuto l’infortunio, sia i tre giorni successivi al 60%.

In generale, i contratti collettivi tutelano il lavoratore in maniera tale che – attraverso le integrazioni di indennità – percepisca quasi lo stesso stipendio di una giornata di lavoro completa.

In caso di impatto permanente sulla funzionalità psicofisica dell’individuo, vi sono tre fasce di valutazione:

  • Se il danno biologico è inferiore al 6%, anche se permanente, l’indennizzo non sussiste.
  • Se invece l’infortunio risulta più grave, ed il lavoratore presenta danni permanenti perdendo dal 6% al 15% della validità psicofisica, viene erogato un indennizzo una tantum a seconda della gravità.
  • In caso di infortunio molto grave, che compromette dal 16% al 100% l’integrità psicofisica del lavoratore, l’INAIL erogherà invece un assegno permanente e mensile, che partirà dal giorno successivo della guarigione clinica.

In questa spiegazione, messa a disposizione sul sito dell’INAIL, è possibile verificare se l’infortunio lavorativo rientra in questi casi.

In caso di decesso del lavoratore, l’indennizzo andrà invece ai superstiti in linea di eredità: prima il coniuge, poi i figli, e in mancanza di essi genitori e fratelli.

Il coniuge percepirà il 50% della retribuzione massima convenzionale, i figli il 20% ciascuno ed in caso di orfani per entrambi i genitori, il 40%. L’insieme di tutte le quote percepite non potrà superare il 100% della retribuzione calcolata.

In mancanza di coniuge e figli, genitori e fratelli percepiranno il 20%.

Il Fondo Vittime Gravi Infortuni eroga inoltre un’anticipazione della rendita di 3 mesi, oltre ad un beneficio una tantum.

Inoltre, l’INAIL ha anche la possibilità di erogare ai familiari un Assegno Funerario, per le spese da sostenere in occasione del decesso del loro caro: l’importo è fino a 10.000 euro. 

Borse: a rischio piccola correzione. Eur/Usd, quali scenari?

0

Di seguito riportiamo l’intervista ad Emanuele Rigo, General Manager di Newtraderlab, al quale abbiamo rivolto alcune domande sulle valute, su alcune commodities e sugli scenari attesi per le Borse.

Come giudica i recenti movimenti dell’euro-dollaro e quali gli scenari che si aspetta nel breve?

L’euro-dollaro si è rafforzato anche dopo il dato sull’inflazione diffuso negli Stati Uniti, dove a dicembre si è avuto un rialzo maggiore del previsto.

Di recente il presidente della Fed, Jerome Powell, ha dichiarato che la dinamica dei prezzi è da tenere sotto controllo. Questa situazione richiede un’azione da parte della Banca Centrale americana e intanto l’euro-dollaro sembra ripartire dopo aver stazionato a lungo intorno ad ad area 1,13.

Da parte degli Stati Uniti c’è una maggiore aggressività nell’uscita dalla fase di politica monetaria iper-accomodante.    

Questo dovrebbe realizzarsi con tre rialzi dei tassi USA nel corso del 2022 e c’è chi sostiene che saranno addirittura quattro.

Sarà importante capire come si uscirà da questa fase, ma sembra che dal punto di vista dinamico l’euro-dollaro sia destinato ad indebolirsi ancora e che ci sarà quindi una nuova fiammata per il biglietto verde.

Questo anche perchè in Europa diversi esponenti hanno detto di attendersi un’inflazione in rientro nel 2023 intorno al 2%, cosa che allo stato attuale non renderebbe necessarie politiche di restrizione monetaria.

La Lagarde probabilmente dovrà aspettare i prossimi 2-3 mesi per capire se il rientro della dinamica di aumento dei prezzi nel comparto energia avrà un impatto calmierante sull’inflazione e poi forse deciderà.

L’oro sta provando ad allungare nuovamente sopra i 1.800 dollari. Qual è la sua view su questo asset?

L’oro è fermo su questi prezzi da quasi un anno e mezzo e probabilmente con un tendenziale rafforzamento dei tassi USA potremmo vedere un lieve arretramento del gold verso i 1.780 dollari, da cui però probabilmente tornerà a rimbalzare.

Nelle ultime ore l’oro si sta rafforzando, ma per il momento non vedo l’uscita dei corsi dal trading range compreso tra i 1.750 e i 1.850 dollari circa.

Il petrolio ha superato di slancio gli 80 dollari: il movimento in atto è destinato a proseguire?

Il nervosismo sui mercati che aveva penalizzato le materie prime, legato chiaramente alla prospettive di un rialzo dei tassi, ha portato ad un’iniziale indebolimento del petrolio.

Si è avuto però poi un recupero deciso del petrolio che ha superato anche quota 80 dollari, ma non mi aspetto ulteriori rialzi di rilievo nel breve.

Poco fa ha parlato di un nervosismo dei mercati: durerà ancora nel breve? Prime avvisaglie di una correzione più ampia?

Per le Borse potrebbe esserci una piccola correzione su un eventuale annuncio di politica monetaria un po’ più restrittiva di quella che ci si aspetta.

Sarà importante capire se Powell dirà che prima si esce dalla fase di accomodamento monetario e poi si alzano i tassi, o se al contrario procederà direttamente ad un incremento del costo del denaro a marzo per poi andare in direzione di un quantitative tightening.

Se però dovesse essere confermata una visione un po’ più restrittiva della politica monetaria già da marzo, probabilmente vedremo una correzione che potrebbe riportare ad esempio l’S&P500 verso i 4.500 punti.

Non mi aspetto in ogni caso valori molto distanti da questo e credo che gli indici continueranno a mantenersi in prossimità dei massimi in attesa di ulteriori informazioni.

Tendenzialmente non ci sono ancora gli elementi per una seria correzione, quindi nessun allarme per il momento.