Confartigianato, Sos manodopera: manca il 48% dei lavoratori. Perché sono introvabili?

Confartigianato, Sos manodopera: manca il 48% dei lavoratori. Perché è così difficile trovare lavoro specializzato e le possibili soluzioni.

Confartigianato, Sos manodopera: perché i lavoratori del settore sono introvabili, le strategie già messe in campo dalle imprese e le soluzioni possibili.

Confartigianato, Sos manodopera

Se dopo il Decreto Lavoro 48/2023 – che ha tolto il Reddito di Cittadinanza ai cittadini ritenuti ‘occupabili’ -ristoratori e albergatori hanno visto diminuire la mancanza ormai cronica da anni di lavoratori (anche se a la qualità dei profili è sempre più scarsa), in altri settori rimane ancora un netto divario tra domanda e offerta di lavoro qualificato.

In base all’ultimo rapporto di Confartigianato infatti, emerge un quadro a dir poco desolante sulle difficoltà delle imprese che, dopo aver superato il difficile periodo della pandemia Covid e del rincaro di gas ed elettricità, si trovano ad affrontare una quota di lavoratori ‘introvabili‘ sul totale delle assunzioni previste che è passata dal 40,3% di luglio 2022 al 47,9% registrato a luglio 2023.

I numeri del fenomeno a livello nazionale e regionale

Più che un report sulla difficoltà delle imprese nel reperire personale qualificato in tutto il territorio italiano, quello di Confartigianato è un vero e proprio allarme. Che riguarda tutti i settori, da quelli tradizionali fino alle attività digitali e hi tech.

In particolare, le sfide maggiori nel reperimento di personale emergono chiaramente nei ruoli di tecnici specializzati nella carpenteria metallica (con una percentuale del 70,5% di manodopera difficile da trovare), nelle costruzioni (69,9%) e nella conduzione di impianti e macchinari (56,6%).

A livello regionale, le imprese che stanno affrontando maggiori difficoltà nel trovare dipendenti sono concentrate principalmente nel Trentino-Alto Adige, dove il 61,6% del personale è di difficile reperimento. Seguono le regioni della Valle d’Aosta (57,1%), dell’Umbria (54,6%), del Friuli-Venezia Giulia (53,3%), dell’Emilia-Romagna (52,7%), del Piemonte (52%) e del Veneto (51,4%).

Granelli: “A rischio futuro made in Italy”

La carenza di manodopera – sottolinea il Presidente di Confartigianato Marco Granelli – è diventato uno dei maggiori problemi per le nostre imprese. Siamo al paradosso: il lavoro c’è, mancano i lavoratori. E, nel frattempo, 1,7 milioni di giovani tra 15 e 29 anni non studia, non si forma, non cerca occupazione. Di questo passo, ci giochiamo il futuro del made in Italy”.

Perché non si trovano candidati

Perché i lavoratori in questi settori sono considerati introvabili dalle imprese? Dall’analisi di Confartigianato emerge che, tra le ragioni alla base del difficile reperimento di personale, il 32,4% è la percentuale dovuta alla mancanza di candidati mentre è del 10,8% quella dovuta all’inadeguata preparazione di chi si rende disponibile. In risposta a questa situazione, le piccole imprese stanno adottando strategie volte a intensificare la collaborazione con istituti tecnici e professionali, a implementare stage, tirocini e percorsi per sviluppare competenze trasversali, nonché a fornire orientamento professionale. In aggiunta all’incremento delle retribuzioni, queste imprese stanno offrendo pacchetti di welfare aziendale, promuovendo flessibilità negli orari di lavoro e l’adozione dello smart working. Inoltre, stanno mettendo in atto interventi per migliorare il clima aziendale e il comfort dei luoghi di lavoro.

La possibile soluzione strutturale

Tuttavia, tutti questi cambiamenti non riusciranno a risolvere il problema in modo strutturale senza un cambiamento di paradigma sul versante scolastico per la creazione di lavoro di qualità. Lo ha sottolineato senza mezzi termini il presidente di Confartigianato:

“Serve un’operazione di politica economica e culturale che avvicini la scuola al mondo del lavoro, per formare i giovani con una riforma del sistema di orientamento scolastico che rilanci gli Istituti Professionali e gli Istituti Tecnici, investa sulle competenze a cominciare da quelle digitali e punti sull’alternanza scuola lavoro e sull’apprendistato duale e professionalizzante”.

Vera Monti
Vera Monti
Giornalista pubblicista e precedentemente vice- presidente di un circolo culturale, scrivo di arte e politica - le mie grandi passioni - su varie testate online cercando sempre di trattare ogni argomento in tutte le sue sfaccettature. Ho intervistato vari personaggi della scena artistica nazionale e per Trend online mi occupo principalmente di politica ed economia
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