Hai tra 40 e 57 anni? Ecco quando puoi andare in pensione, simulazione INPS generazione X

Quando va in pensione chi ha tra 40 e 57 anni di età, la simulazione generazione X? Una pensione con più soldi grazie al salario minimo.

Quale pensione spetta per chi ha tra i 40 e 57 anni di età? La risposta non è sicuramente molto incoraggiante, specie se si considera che arriva direttamente dall’INPS.

La fotografia della previdenza italiana pone in rilievo i nati tra il 1965 e il 1985, ovvero coloro che hanno fatto da apripista nel lavoro flessibile, spesso legati alla forma di contratti lavorativi discontinui. In un quadro già complesso di suo, pesa l’incidenza demografica, pochi lavoratori, sempre meno persone impegnata in un’occupazione, spiccioli da suddividere per i pensionati. 

Soluzioni introvabili o impensabili, fanno da staffetta ai vari governi, per cui si comprende il perché del nodo alle vecchie riforme delle persone nate nel periodo tra il 1965 e il 1985. Nuove misure che dagli anni ’90 a oggi hanno rivoluzionato il mondo lavorativo, schiodando il concetto di “posto fisso”, aprendo la porta a un mercato lavorativo improntato sulla flessibilità.

È, importante, considerare che non si tratta di considerazioni sommarie, né tantomeno, personali, ma il frutto dell’analisi prodotta dall’INPS nel XX Rapporto annuale, che pone in rilievo il vantaggio previdenziale a danno dei lavoratori. 

Grazie alle riforme si sono annullati i vincoli al licenziamento, divenuto semplice e veloce, il che ha prodotto uno sviluppo abnorme del precariato.  

D’altra parte, questi lavoratori viaggiano nel sistema previdenziale (quasi) tutti nel sistema contributivo. Un vantaggio per le casse dell’INPS, impegnato a versare un assegno pensione molto più basso, rispetto a coloro che ricevono la pensione calcolata attraverso il sistema retributivo o misto. 

Hai tra 40 e 57 anni? Ecco quando puoi andare in pensione, simulazione generazione X

La verità emersa nell’immediato è la presenza di un irrisorio montante contributivo, ovvero l’accantonamento delle risorse per la pensione, viaggiano su valori molto bassi rispetto ai lavoratori nati negli anni precedenti. Un disastro prodotto dalle carriere lavorative non continue o la faccia nascosta di un precariato che ha trovato terreno fertile nella folta schiera dei lavoratori. 

A titolo di esempio. Chi ha 40 anni della classe del 1980 per avere la pensione sarà costretto a restare più tempo sul posto di lavoro, ovvero altri 3 anni rispetto a chi ha 57 anni della classe del 1965.

Una lavoratrice a 40 anni per avere la pensione sarà costretta a restare più di 5 anni e 8 mesi sul posto di lavoro rispetto al lavoratore 57enne  

Una pensione con più soldi per chi ha tra 40 e 57 anni, grazie al salario minimo

Buone prospettive arrivano dal salario minimo, le analisi mostrano in chiaro che ricevere una paga minima di nove euro l’ora aiuterebbe a incrementare la liquidità nelle casse dell’INPS. In sostanza, se viene rapportato il salario minimo a 30 anni di contribuzione, il lavoratore a 65 anni matura un assegno pensione del valore di 750 euro. 

Pesa l’incidenza demografica, pochi lavoratori, sempre meno persone impegnata in un’occupazione, spiccioli da suddividere per i pensionati. Una situazione passata nell’indifferenza più totale fino all’anno 2010.

In particolare, nel periodo florido per il Paese che vantava una maggiore incidenza occupazionale, maggiore circolazione di denaro, economia florida tutti elementi che contribuivano attivamente a pagare le pensioni di tutti i lavoratori. 

Dall’analisi prodotta dall’INPS è emerso che se la situazione resta in stallo fino al 2029, il valore del patrimonio netto dell’istituto registrerà una perdita di circa -92 miliardi. Una situazione che metterebbe fortemente a rischio le casse dello Stato. 

Per cui, si comprende la pressante presenza di una riforma pensioni poco benevola nei confronti dei lavoratori. 

Che pensione avrà chi ha tra 40 e 57 anni?

Dal 1°gennaio 2023 dovrebbe entrare a regime la nuova riforma pensioni. Il ritardo d’interventi previdenziali mette a rischio il futuro pensionistico di tantissimi lavoratori.

È, importante, sperare nell’introduzione di misure maggiormente flessibili, che puntino a rivoluzionare l’economia nazionale, permettendo il ricambio generazionale, sia per garantire l’introduzione dei giovani nel mercato lavorativo, che assicurare un pensionamento a molti lavoratori over 60. 

Si fa sempre più insistente la presenza di una pensione a doppia quota, ovvero un’uscita anticipata a 63 anni con un assegno pensione scorporato del -3% su ogni anno di anticipo pensionistico. La funzione dell’uscita anticipata prima dei 67 anni di età, verrebbe pagata dal lavoratore con una penalizzazione perenne. 

Per questo misura occorrerebbe uno stanziamento di appena 2,5 miliardi da reperire per il 2030. 

D’altra parte, la situazione economica del Paese non è molto incoraggiante, pesano i rincari prodotti dalla crisi energetica. L’inflazione che presumibilmente entro la fine dell’anno si attesterà al 10% avrà sicuramente un costo abnorme per tutti. Per i pensionati è stato previsto un adeguamento anticipato delle pensioni per una spesa complessiva di altri 24 miliardi.  

Infine, non resta che attendere le novità introdotte nella riforma pensioni. Considerando e auspicando che manca davvero poco alle elezioni, è assolutamente considerabile l’introduzione di maggiori tutele per i lavoratori, interventi mirati di flessibilità d’uscita, azzeramento delle penalizzazioni e così via, per assicurare nel lungo periodo un futuro pensionistico previdenziale. 

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