Riforma pensioni, ritorna la Fornero nel 2023. Via dal lavoro con nuovi requisiti, per chi

Quando si può andare in pensione con la legge Fornero? Quali sono le ultime novità sulla pensione? Chi può andare in pensione nel 2023? Cosa cambia nel 2023?

Riforma pensioni 2023, con stroncamento Fornero e ingresso di Quota 41. Non si è fatta attendere e non ha tentennato il Carroccio nel promuovere attivamente il pezzo forte del programma elettorale, richiedendo il blocco immediato della riforma Monti – Fornero. Un taglio decisivo al passato previdenziale che ha impattato fortemente nella vita dei lavoratori, che secondo la Lega permetterebbe alle giovani generazioni un impiego immediato. 

Mentre, Silvio Berlusconi rimarca la possibilità di aumentare la pensione minima a mille euro mensili, una proposta avanzata da Fratelli d’Italia. Per questo motivo, nel programma elettorale del FdI c’è anche il taglio del reddito di cittadinanza per finanziare la pensione minima. 

Nel centrosinistra non si intravedono grandi posizioni in tema previdenziale. Il PD rivendica la proroga della misura Ape sociale e Opzione donna, mentre il M5S appoggia pienamente la posizione pensionistica del presidente dell’INPS. 

La Riforma pensioni non sembra insabbiata, anzi le previsioni future posizionano l’argomento in netto vantaggio rispetto a molti altre proposte di programma politico. Nello stesso tempo, non sfugge che si stratta di uno degli argomenti “de Fuego” della campagna elettorale.

Nonostante, i buoni propositi è forte il timore che dal 1° gennaio 2023, NON cambi nulla nel sistema previdenziale. Una previsione terribile che dovrebbe essere frenata dal centrodestra, pronto all’inserimento d’interventi di maggiore flessibilità d’uscita dal lavoro con la possibilità di aderire a un piano pensionistico anticipato senza falciare l’assegno pensione. 

Se, viene meno ogni azione decisiva in tema previdenziale altro non resta che la legge Fornero. Per questo motivo, pesano le incertezze sul futuro previdenziale, nonostante, sia affiorata la volontà di una tolleranza zero verso la legge Fornero.

La verità è che tanti cittadini vorrebbero andare in pensione, purtroppo, le condizioni attuali portano all’uscita con la pensione di vecchiaia, ovvero a 67 anni e otto mesi di età. 

L’assenza di provvedimenti legislativi portano ad abbracciare le regole poste in essere dalla Legge Fornero, strappando dalle mani dei lavoratori quelle poche scorciatoie che permettono di anticipare l’uscita prima del raggiungimento dell’età pensionabile. 

Riforma pensioni, ritorna la Fornero nel 2023? Via dal lavoro con nuovi requisiti, per chi

Non tutti sono consapevoli che la fonte del sistema previdenziale italiano è la legge Fornero. Spesso si sente parlare di un ritorno alla Fornero come conseguenza immediata della fine del Governo Draghi. D’altra parte, sono saltati gli incontri sull’immissione d’interventi mirati di modifica dei requisiti per l’accesso a un piano pensionistico. 

L’assenza di provvedimenti, porta a presagire il ritorno delle regole ordinarie. La verità è che parliamo di regole attualmente operative e in vigore a tutti gli effetti di legge.

In sostanza, altro non si parla che delle attuali regole che portano il lavoratore ad andare via dal lavoro senza la presenza di scorciatoie a 67 anni di età.

Infatti, la pensione di vecchiaia ordinaria attualmente prevede che i lavoratori resti sul posto di lavoro fino all’età di 67 anni. Oltre tutto, a questi requisiti esiste anche un montante contributivo da rispettare. Infatti, la regola base dispone almeno la presenza di venti anni di contributi per poter uscire con la pensione di vecchiaia.

L’altro aspetto previdenziale ordinario slegato dall’età anagrafica riguarda sempre la legge Fornero e, prevede la possibilità di andare via dal lavoro senza tener conto dell’età anagrafica, ovvero con il perfezionamento di un’anzianità contributiva non inferiore a 41 – 42 anni e 10 mesi.

Una lieve discrepanza dovuta alla differenza tra donne e uomini. In questo caso, il riferimento nell’ordinamento previdenziale ordinario cade sulla pensione anticipata ordinaria. 

Fortunatamente non vengono applicate le regole sull’aspettative di vita che avrebbero portato in avanti la speranza di vita, oggi ridotta a 65 anni di età per l’effetto della pandemia da Covid-19.

Non una novità, ma la conferma arrivata dall’INPS presente nella circolare n. 28/2022. Nella quale, l’Istituto ha spiegato il non adeguamento all’aspettativa di vita con decorrenza dal 1° gennaio 2023, così come previsto dal decreto del 27 ottobre 2021. Ecco, perché, non sono previste modifiche per i requisiti pensionistici dal 2023. 

Le scorciatoie per la pensione su cui pesa l’ombra della legge Fornero 

Restano inalterate le scorciatoie anticipate che permettono di andare via dal lavoro senza aspettare il perfezionamento delle regole ordinarie. È, ancora, possibile utilizzare la misura Quota 100, sfruttabile da tutti i lavoratori che hanno maturato 62 anni e 38 di contribuzione entro il 31 dicembre 2021.

I lavoratori che rientrano in questa casistica mantengono inalterato per gli anni avvenire il diritto cristallizzato alla pensione, per cui possono collocarsi in quiescenza con Quota 100 nel 2023, 2024 e negli anni futuri.

Il discorso dei requisiti congelati vale anche per la misura Quota 102, per cui tutti coloro che maturano i requisiti alla scadenza della misura fissata per il 31 dicembre 2022, possono utilizzarli negli anni successivi. La misura è attivabile da tutti i lavoratori che raggiungono 64 anni di età entro la fine dell’anno. Se, rientrano anche in un’anzianità contributiva minima di 38 anni.  

Resta attiva la pensione donna, ovvero Opzione donna limitatamente a tutte coloro che hanno maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2021. Il trattamento pensionistico a favore delle donne è attivabile da tutte coloro che hanno compiuto 58 e 59 anni di età (dipendenti e autonome) entro la fine del 2021. Se, per la stessa data hanno maturato un’anzianità contributiva minima di 35 anni.  

Restano inalterati fino al 2026 i requisiti per i lavoratori precoci, con 41 anni di versamenti di cui 12 mesi prima dei 19 anni di età. La pensione anticipata a 64 anni contributiva, mentre si sposta a 71 anni, se sono presenti minimo cinque anni di versamenti. Tutto potrebbe cambiare con decorrenza dal 1° gennaio 2027, per tale data è previsto l’adeguamento all’aspettativa di vita. 

Come potrebbero cambiare i requisiti per la pensione nel 2023

La Lega per contrastare la Fornero vorrebbe un pensionamento per tutti al perfezionamento di 41 anni di contributi. Resta da capire come e quali condizioni vengono riservate per i riscatti. Non sfugge che ogni soluzione applicabile per il lavoratore produce un costo a carico dello stesso.

Oltre tutto, è possibile che vengano rivisti i coefficienti di trasformazione e vengano sganciati dal minimo vitale del 2,8 e 1,5 volte il trattamento minimo a favore dei lavoratori che maturano i requisiti per il trattamento previdenziale. 

Resta in piedi la proposta del presidente dell’INPS, che all’uscita anticipata a 63 anni associa una quota contributiva, la restante parte al perfezionamento dei requisiti ordinari della pensione di vecchiaia. 

Concludendo, per informazioni certe sul futuro pensionistico italiano dobbiamo attendere la prossima Legge di Bilancio. In cui, sicuramente saranno indicate termini, modalità e requisiti per il pensionamento dal 2023.  

 

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