Invalidità civile: mi spetta anche il RDC?

Invalidità civile e Reddito di Cittadinanza sono compatibili, nel senso che l'una non preclude l'altro. Bisogna rientrare e rispettare determinati parametri.

Invalidità civile. Se ne sente parlare sempre più frequentemente e spesso, questo termine, viene utilizzato come sinonimo di handicap o di disabilità. In realtà non hanno proprio lo stesso significato, quindi è necessario, per prima cosa, fare chiarezza.

Che cosa si intenda con la definizione di invalidità civile, ci viene ben spiegato dal sito Inarcassa.it, ovvero:

“Con il termine invalidità civile si intende la difficoltà di un individuo a svolgere alcune attività tipiche della ordinaria quotidianità a causa di deficit di tipo fisico e/o psicologico, che comportino una diminuzione di tipo permanente della sua capacità di svolgere attività lavorative di qualsiasi tipo (legge 118/1971)”. 

L’invalidità civile quindi prevede un deficit: fisico, psichico o sensoriale. Questa menomazione, o infermità, non permette di svolgere la quotidianità normale e quindi pregiudica anche la capacità lavorativa. C’è qualche paletto per essere considerati invalidi civili?

Certamente. Dal sito disabili.com:

“Il cittadino (di età compresa tra i 18 e i 65 anni) che abbia minorazioni congenite o acquisite, anche a carattere progressivo. Sono compresi gli irregolari psichici e le insufficienze mentali derivanti da difetti sensoriali e funzionali, che abbiano una riduzione permanente della capacità lavorativa in misura superiore a 1/3 (33%)”.

Ovviamente anche i minori di 18 anni e le persone oltre i 65 anni sono considerati invalidi civili a parità di condizioni, solamente non ai fini lavorativi (non facendo ancora parte o essendo usciti o in uscita dal mondo del lavoro).

Invalidità civile: il grado di invalidità

Come già ricordato, la riduzione permanente della capacità lavorativa, ai fini dell’essere considerati invalidi civili è pari a 1/3 ovvero al 33%. 

Si tratta, ovviamente, di una soglia importante, sinonimo di difficoltà evidenti nella vita quotidiana, non solo da un punto di vista lavorativo. La materia è disciplinata dalla Legge 118 del 1971. Ma quali sono gli obiettivi di questa legge? Vediamo cosa dice in merito il sito abilitychannel.tv:

“…… L’obiettivo principale di questa normativa è facilitare la vita dei mutilati e degli invalidi civili nell’accedere a servizi, agevolazioni, assegni e abbattimento dei limiti di interesse generale, come ad esempio la lotta alle barriere architettoniche negli edifici e nelle istituzioni di interesse generale. Insomma, la finalità è inserire le persone con disabilità all’interno della vita sociale del Paese.”

In base al grado di invalidità accertato, sono previste una serie di agevolazioni normate dal Decreto Legge 509 del 1988, che fa anche riferimento all’importanza del tipo di menomazione. Nello specifico, come riporta Aiasmilano.it:

“ll Decreto Legislativo 23 novembre 1988, n. 509, stabilisce che la determinazione della percentuale di riduzione della capacità lavorativa deve basarsi anche sull’importanza che riveste la perdita o diminuzione delle funzioni dell’organo o l’apparato sede del danno anatomico. Questo accertamento valuta la riduzione della capacità lavorativa che è il concetto che deve essere valutato per determinare la percentuale d’invalidità, individuando anche in questo modo la capacità lavorativa residua.”

Invalidità civile: quali sono i benefici?

Quali sono i benefici che spettano, per legge, a coloro che sono invalidi civili? Si tratta di una serie di misure che non riguardano solo l’ambito economico, ma anche quello prettamente lavorativo. 

Come ricordato precedemente, le prestazioni sono commisurate al grado di invalidità accertato e attribuito. Per essere chiari, al di sotto della percentuale del 33% non si è considerati invalidi, con tutto ciò che ne consegue.

I benefici, come detto, sono sia di natura economica, ma anche sanitaria e lavorativa. Per esempio, vengono riconosciute le prestazioni relative a protesi od ortopedia e si è esenti da ticket per ciò che concerne le prestazioni sanitarie in genere.

Agevolazioni sono poi previste in merito all’iscrizione in liste speciali di collocamento, alla fruizione dell’assegno sociale, di quello mensile, alla pensione di inabilità, all’indennità di frequenza e accompagnamento. Il tutto, è bene ripeterlo, ovviamente in rapporto all’invalidità accertata.

E per ciò che concerne il Reddito di Cittadinanza? Le due misure sono compatibili e possono coesistere? Vediamo di fare chiarezza su questo importantissimo punto.

Invalidità civile e RDC: alleati o avversari?

Intanto, partiamo dall’analisi del Reddito di Cittadinanza. Di cosa si tratta? Sostanzialmente è un sostegno economico che va ad integrare il reddito al fine di cercare di ridurre la povertà, la diseguaglianza e le differenze a livello sociale tra le varie persone.

Essendo una forma di sostegno, chiede, in cambio, che il percettore segua un percorso finalizzato all’inserimento nel mondo del lavoro. In poche parole: il reddito di cittadinanza dovrebbe essere una misura transitoria in grado di aiutare il cittadino che non lavora a trovare un impiego in grado di potergli garantire un dignitoso tenore di vita.

Quindi, se l’obiettivo del RDC è quello di essere un aiuto economico temporaneo finalizzato all’impiego, dobbiamo dedurre che, essendo l’invalido civile già percettore di sostegni economici e sociali, non possa usufruire dei due benefici contemporaneamente? Come dobbiamo considerare l’inabilità parziale o totale dell’invalido allo svolgimento dell’attività lavorativa?

Quesiti che sicuramente si saranno posti in molti, interessati alla questione in via diretta o indiretta. 

Invalidità civile e RDC: spettano entrambi?

La domanda quindi è: se già percepisco un sostegno di natura economica in quanto invalido civile, possono ugualmente presentare la domanda per ottenere il Reddito di Cittadinanza? Ovvero ne ho i requisiti o perdo solamente tempo?

Ebbene, la risposta è: sì. Le due misure possono coesistere e convivere. Quello che può variare è l’importo del RDC che, ovviamente, fa riferimento al reddito percepito dal richiedente (e/o del proprio nucleo familiare) al netto delle forme di sostegno assistenziale inserite nell’ISEE.

Nel caso in cui l’invalido sia percettore di assegno di sussistenza, non ci sono problemi in quanto lo stesso è indipendente dal reddito di chi ne usufruisce.

Discorso diverso invece nel caso di invalido totale che percepisca una pensione di inabilità o in quello di invalido parziale con invalidità tra il 74% e il 100% che già usufruisca dell’assegno mensile di assistenza. In questi due casi, l’importo del RDC può subire una riduzione proprio perchè entra in gioco cumulativo con le due forme di sostegno economico precedentemente menzionate.

C’è tuttavia da riscontrare come, negli ultimi tempi si sia assistito ad un taglio degli importi riconosciuti ai percettori di reddito di cittadinanza che già usufruiscono di benefici economici in quanto invalidi civili. Gli aumenti delle pensioni infatti, hanno portato ad una diminuzione dell’importo del RDC assegnato. Insomma, ciò che arriva da una parte, viene tolto dall’altra. Il problema è che questo riguarda le persone più “deboli” proprio in considerazione del proprio stato psico fisico. 

Invalidità civile: come richiederla

Facciamo un passo indietro. Abbiamo parlato, all’inizio dell’articolo dell’invalidità civile, di chi siano i beneficiari e quali possono essere le misure a favore degli stessi.

Prima di ottenerla, però, occorre presentare una domanda. Come si fa?

Intanto, da oltre un decennio, la domanda non può più essere presentata agli sportelli Inps, bensì va inviata allo stesso Ente eslcusivamente per via telematica, ovvero on line. L’iter riguarda due ambiti: quello sanitario e quello amministrativo.

La prima cosa da fare è quella di recarsi dal proprio medico per chiedere la certificazione del proprio stato invalidante. Compilato il form on line, il medico provvederà all’inoltro all’Inps tramite piattaforma dedicata e ad una stampa, in originale, per l’assistito. La ricevuta con tanto di numero di protocollo della pratica, viene consegnata al cittadino che, insieme al certificato in originale, dovrà produrla al momento della visita sanitaria. 

Una volta che il medico ha inserito a sistema il certificato, il cittadino avrà tempo 90 giorni per inserire la richiesta di invalidità civile sul portale dell’Inps. Il tutto utilizzando ovviamente gli strumenti di identità digitale o rivolgendosi ai Centri di assistenza fiscale o Patronati Acli. L’Inps trasmette gli atti all’Asl di competenza che, oltre a confermare l’avvenuta ricezione della domanda, predisporrà appuntamento per la visita medica. 

Invalidità civile: come richiedere RDC

Come si richiede il Reddito di Cittadinanza, ovvero quali sono le modalità e le procedure?

Innanzitutto occorre verificare di avere i requisiti per poterlo richiedere. Appurato questo dato, l’iter per la richiesta del RDC da parte di coloro che sono considerati invalidi civili, è lo stesso previsto per il comune cittadino.

Ci si può rivolgere a Centri di Assistenza Fiscale (CAF), si può inserire in line attraverso il sito dedicato, oppure ci si può presentare fisicamente presso qualsiasi Ufficio Postale a partire dal sesto giorno del mese. Quindi, a differenza della domanda per l’invalidità civile, la richiesta del RDC, prevede anche la possiblità di usufruire del servizio dell’ufficio postale. Non è poca cosa.

Fondamentale, per la presentazione della domanda, è l’aver inserito nel sistema la Dichiarazione Sostitutiva Unica, detta comunemente DSU ai fini ISEE. Null’altro è necessario. Provvede l’Inps automaticamente, ad associare domanda ed ISEE.

Ultimamente, però, si è verificato qualche pasticcio, nel senso che, per un errore dell’applicativo, pare che l’Inps abbia conteggiato ai fini ISEE anche gli incrementi dei sostegni a favore delle persone invalide. Questo ha comportato, in molti casi, una riduzione delle prestazioni erogate in quanto l’ISEE complessivo è risultato più elevato e quindi discriminatorio in senso negativo.

La speranza è che si riesca a sistemare una situazine che, altrimenti, rischia di penalizzare oltre modo una fascia di popolazione già penalizzata di per sè. E non per colpe proprie.

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