Opzione donna, come si calcola la decurtazione della pensione e quanto si può perdere

Se si richiede Opzione Donna, bisogna fare molta attenzione all'eventuale decurtazione della pensione. Perché in certi casi la perdita è significativa

In attesa che venga confermata Opzione Donna anche per il 2024 con la Legge di Bilancio, è opportuno fare una serie di calcoli per capire se valga la pena o meno di attendere l’approvazione di un’uscita anticipatoria come questa.

Anche perché rimarrebbe comunque necessario il calcolo della decurtazione della pensione, prevista se ci sono degli importanti “buchi” previdenziali per chi si è trovato dopo il 1996 nel nuovo regime contributivo.

Molti che andranno in pensione quest’anno saranno ancora in regime misto, per questo la presenza o meno di vuoti contributivi può fare la differenza nell’assegno mensile. Anche perché il sistema prevede un ricalcolo esclusivamente contributivo.

Opzione donna, come si calcola la decurtazione della pensione

Supponiamo che avvenga la proroga di Opzione Donna con la Manovra di Bilancio 2024, e che verranno mantenuti gli attuali requisiti d’accesso.

La lavoratrice che vuole uscire con questa Opzione dovrà comunque vedere la propria pensione ricalcolata secondo metodo contributivo. Solo andando con la Pensione di Vecchiaia si potrebbe aderire al regime misto, con tanto di contributi pre-1995 calcolati secondo metodo retributivo.

Pertanto, la decurtazione della pensione sarà maggiore nel caso in cui si abbia:

  • molti anni contributivi sul versante retributivo;

  • buchi” sul versante contributivo.

Nel primo caso, il ricalcolo contributivo ridurrà il profitto della parte retributiva, mentre i buchi contributivi ridurranno l’assegno finale.

Il calcolo della decurtazione della pensione avviene di solito unendo il calcolo del montante accumulato a livello di contribuzioni, col calcolo degli ultimi stipendi percepiti secondo le due quote A e B.

La quota A si ottiene sommando gli ultimi 5 anni di stipendio con aliquota di rendimento alle settimane di contribuzione accreditate al 31 dicembre 1992.

La quota B si ottiene sommando gli ultimi 10 anni di stipendio (o anni dal 1993 alla pensione se si aveva 15 anni di contributi al 31 dicembre 1992) alle settimane di contribuzione accreditate.

Ma nel caso specifico di Opzione Donna, la decurtazione sarebbe solo sul versante contributivo. Infatti, per chi è entrato con questa misura nei primi anni, a fronte di numerosi anni sotto regime retributivo, ha perso con la decurtazione anche il 20-30% nel rapporto ultimo stipendio – pensione.

Come si calcola l’importo della pensione in Opzione Donna

Se dovesse rimanere la soluzione Opzione Donna anche per il 2024 con lo stesso calcolo, la lavoratrice potrebbe già fare una simulazione della propria pensione da oggi, con tanto di decurtazione della pensione.

Per il calcolo, la lavoratrice dovrà prendere in considerazione:

  • il montante dei contributi versati,

  • l’età di uscita (alla quale è legato il coefficiente di trasformazione),

  • la quota di pensione sotto sistema retributivo,

  • la carriera lavorativa.

Supponiamo ora che la lavoratrice abbia al suo attivo 37 anni e 3 mesi di contribuzione al 31 dicembre, con meno di 18 anni prima del 1996, e una pensione “mista” di 1.200 euro lordi, pur avendo sempre avuto un salario entro la media nazionale.

Se fosse uscita oggi, dal calcolo di Opzione Donna si otterrebbe una pensione di ben 1.100 euro lordi. Circa 932 euro netti.

È ovvio come il regime misto permetta di essere più vicini al proprio salario rispetto al contributivo, a giudicare dall’esempio.

Quanto si perde con la decurtazione da Opzione Donna

La decurtazione in Opzione Donna peggiora, come già accennato, se si ha molti anni in regime retributivo.

Inoltre la perdita non è solo nei soldi, ma anche nel tempo, perché come lavoratrice bisognerà subire il meccanismo della “finestra mobile”, in base al quale l’erogazione avviene entro 12-18 mesi a seconda se si è dipendenti o autonomi.

Inoltre non è assolutamente possibile beneficiare del calcolo retributivo, anche se si rientra nella categoria di coloro che hanno almeno 18 anni contributivi entro il 1995, per i quali il regime retributivo è mantenuto fino al 2011 (se meno, sino al 1995).

Per ridurre il più possibile la perdita da decurtazione stipendio-pensione conviene esercitarla il più tardi possibile, così l’impatto sarà minore. O vedere come cambierà il calcolo di Opzione Donna nel 2024, quando la Manovra sarà definitiva.

Altrimenti bisognerà attendere la conferma in Manovra di APE Donna, la soluzione APE Sociale per le lavoratrici. Secondo quanto già noto, in quest’alternativa non è previsto il calcolo contributivo “forzato” anche su quelli retributivi, ma di contro è richiesto un requisito anagrafico superiore.

Se con Opzione l’età d’uscita va dai 58 ai 60 anni (se rimane attivo lo sconto per le donne con o senza figli), con APE Donna servono 61 anni d’età, senza sconti previsti. E sempre per le categorie proprie dell’APE Sociale, quali:

  • lavoratrici licenziate,

  • lavoratrici con invalidità almeno al 74%,

  • caregiver,

  • lavoratrici impegnate in lavori gravosi.

Ma col beneficio proprio di APE Sociale di avere una pensione che può raggiungere anche i 1.500 euro lordi al mese. Anche se non è rivalutabile in caso di impennate inflazionistiche, non ha la tredicesima e in caso di decesso del beneficiario non può essere disposta la reversibilità.

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