Pensioni, buone notizie per gli assegni alti, c’è chi avrà più di 3.000 euro al mese  

Una pensione molto più ricca grazie a questa legge! L'assegno previdenziale diventa più elevato, almeno sopra i 2.500-3.000 euro mensili!

Pensioni d’oro un miraggio o realtà. L’INPS non a tutti ma una discreta fetta di pensionati paga una bella somma di denaro alla voce pensione. C’è chi prende 3.000 euro mensili! Sarà contento!

Una bella fetta di pensionati finiti non per gioco, ma per l’effetto di una ricca carriera lavorativa nella fascia dei “fortunati”. Per meglio comprendere perché l’INPS paga anche più di 3.000 euro al mese per le “pensioni d’oro”, occorre capire i meccanismi che permettono di attivare maxi importi previdenziali. 

Una breve guida alle pensioni d’oro. Ti spiegheremo, chi si porta a casa anche più di 3.000 euro al mese. 

Quando e a chi spetta la pensione da 3.000 euro mensili

Le pensioni sono state per anni il centro di un dibattito infinito, non ha fatto meglio neanche il Governo Draghi, anzi il rischio era di vedere applicate delle regole ancora più ferree o, comunque, in perfetta linea con la riforma Fornero.

Ora, spetterà al nuovo Esecutivo trovare una soluzione appetibile per i lavoratori. Per il momento, sul fronte previdenziale non vi sono grandi indiscrezioni, si parla del rinnovo delle misure già attive per dare modo al nuovo Governo di elaborare adeguati piani pensionistici. 

Però, nonostante, la discussione sia stata saggiamente rimandata al periodo successivo alle elezioni, il faro accesso del dibattito è rimasto sulle pensioni d’oro. In particolare, sui trattamenti economici pensionistici che superano di molto i 3.000 euro mensili. 

C’è da dire che la definizione di pensioni d’oro, non cade proprio per caso, questo per far comprendere da subito che esistono delle tipologie previdenziale erogate dall’Istituto con un importo bello e corposo, per nulla paragonabile alle previsioni di calcolo fornite quotidianamente. 

Ovviamente, il riferimento cade sull’erogazione di pagamenti particolarmente vantaggiosi non per una fitta platea di aventi diritto. Non si può nascondere che esistono delle condizioni per cui l’INPS eroga degli importi pensionistici di tutto pregio. 

Appare evidente che le critiche sono fioccate a raffica, specie in un momento critico come questo. Mentre, i cittadini vengono affossati dagli aumenti dei beni di prima necessità il governo continua il piano di erogazione e distribuzione di benefit, come appunto, le pensioni d’oro.

Valori pensionistici che superano i 3.000 euro, mentre alcuni pensionati fanno i conti con pensioni sotto i mille euro. Squilibri inammissibili per un Paese civile, eppure esistono tante incongruenze erogate quotidianamente dall’INPS.  

Pensioni d’oro, importi ancora di più in rialzo grazie al contributo di solidarietà

Nel 2022 sono giunte importanti novità a favore delle pensioni d’oro, ovvero di coloro che percepiscono un assegno pensionistico del valore maggiore di 3.000 euro

L’immissione del contributo di solidarietà introdotto nella Legge di Bilancio 2019, apportava delle insignificanti decurtazioni sugli importi pensionistico sopra i 100 mila euro annui. 

Successivamente, la Corte Costituzionale con la sentenza n. 234/2020 si è espressa dichiarando l’illegittimità della norma. Spiegando che la natura del contributo di solidarietà altro non era che un abuso operato sulle pensioni d’oro. 

Per la Corte Costituzionale il contributo di solidarietà altro non era che un’azione incomprensibile, una decurtazione di poco sulle pensioni d’oro dichiarata illegale. 

Occorre, sottolineare, che il contributo di solidarietà rappresentata una riduzione sulle pensioni d’oro il cui valore risultava essere maggiore di 100mila euro annui. Su queste soglie l’INPS operava una leggera decurtazione denominata appunto “contributo di solidarietà”. 

In particolare, la parte portata in diminuzione non veniva tagliata a caso. Infatti, l’INPS operava le decurtazioni tenendo conto delle fasce reddituali delle pensioni d’oro, a cui applicava una misura percentuale.

Veniva applicata una riduzione nella misura del 15% sulle pensioni del valore non oltre 130 mila euro, mentre la percentuale più corposa nella misura del 40% era destinata alle pensioni il cui valore annuo risultava maggiore di 500 mila euro. 

È, anche vero, che le pensioni d’oro corrisposte dall’INPS abbracciano una ristretta platea di aventi diritto. 

Ad oggi, in questa casistica rientrano tutti i percettori di pensioni il cui valore mensile si attesta intorno ai tremila euro. 

 I dati diramati dall’INPS mostrano in chiaro che negli ultimi anni sono appena 30.000 i pensionati che ricevono mensilmente un assegno pari o superiore a 3.000 euro.  

È, importante, considerare che le pensioni d’oro appartengono alla fascia di lavoratori che vantano una ricca carriera lavorativa, ovvero ex dipendenti di enti di notevole pregio, come appunto il Parlamento, la Corte Costituzionale e il Quirinale. Quindi, si comprende sia il valore delle pensioni che la relativa appartenenza alla casta lavorativa di maggior rilievo. 

C’è da dire che in questo quadro previdenziale, rientrano anche gli ex consiglieri Regionali, coloro che sono stati impiegati presso la Consulta e così via. 

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