Quanto può durare il contratto di prestazione occasionale nel 2023

Il contratto di prestazione occasionale è molto diffuso. Per utilizzarlo si devono rispettare alcuni limiti e vincoli temporali e dei compensi.

La formula della prestazione occasione è molto utilizzata dai lavoratori autonomi che effettuano prestazioni lavorative saltuari, non continuative e, di conseguenza, occasionali. Inizialmente, era molto utilizzata dai neolaureati e dai giovani studenti che si inserivano nel mondo del lavoro. Con il passare del tempo, però, si è largamente diffusa.

La prestazione occasionale segue regole ben precise a partire dal compenso massimo percepibile. Non bisogna superare determinati limiti, sia reddituali che temporali con lo stesso committente. Soprattutto in merito al secondo punto, è bene fare alcuni chiarimenti: quanto può durare la prestazione occasionale?
Spieghiamo com’è disciplinata, la sua durata e il compenso massimo percepibile.

Come funziona la prestazione occasionale

Le prestazioni occasionali sono disciplinate dal Decreto Legge n. 50 del 24 aprile 2017 (convertito in Legge n. 96, il 21 giugno 2017). Si tratta di una forma di collaborazione lavorativa tra due soggetti: il committente e il prestatore d’opera. Non si tratta di una collaborazione subordinata e non è vincolata da orari predeterminati e rigidi. Il prestatore può decidere autonomamente quando svolgere la propria attività.

Non essendo lavoratori dipendenti, ma autonomi occasionali, non sono dovuti i contributi Inps. Infatti, sul compenso lordo si applica una tassazione pari al 20%, ovvero la ritenuta d’acconto. Possiamo fare un esempio. Se il compenso lordo pattuito è pari a 800 euro, allora si devono considerare 160 euro di ritenuta d’acconto. Il netto che riceverà il prestatore sarà pari a 640 euro. I 160 euro di ritenuta d’acconto dovrà essere versata dal committente, in quanto tenuto a pagare le tasse per nostro conto. Da parte sua, il prestatore dovrà solo emettere la ricevuta per la prestazione svolta e consegnarla al datore di lavoro.

Come funziona il contratto? Come possiamo leggere sul sito lavoro.gov.it:

“Il contratto di prestazione occasionale è il contratto mediante il quale un utilizzatore acquisisce con modalità semplificate prestazioni di lavoro occasionali o saltuarie di ridotta entità, entro i limiti di importo sopra indicati”.

Il lavoro occasionale deve rispettare alcune regole:

  • L’attività non deve essere continuativa, bensì occasionale;

  • Non ci deve essere nessun vincolo di subordinazione con il committente;

  • Non deve essere un’attività che rientra nella professione di chi la presta.

Quanto può durare la prestazione occasionale

I contratti di prestazione occasionale devono rispettare vincoli e limiti temporali. I committenti e i prestatori devono rispettare alcuni limiti di durata. Se questa formula lavorativa si protrae troppo nel tempo, allora perde la sua natura occasionale, saltuaria e non continuativa, diventando per l’appunto subordinazione. In base all’art. 61 del D.Lgs. 276/2003 e l’art. 4 della legge 30, le prestazioni occasionali dovevano avere una durata non superiore a 30 giorni durante l’anno solare, ovvero da gennaio a dicembre.

L’articolo 52 del Decreto legislativo n. 81/2015 ha abrogato l’articolo 61 del D.Lgs. 276/2003 che disciplinava quelle definite “mini co.co.co.” È stato oggetto di fraintendimento proprio la durata delle 30 giornate. Questo limite non riguarda le prestazioni di lavoro occasionale. Pertanto, possiamo dire che la prestazione occasionale non ha una durata massima di 30 giornate come si ritiene erroneamente.

Tuttavia, non bisogna pensare di far durare una prestazione occasionale tutto l’anno o anche di più, in quanto andrebbe a perdere la sua caratteristica principale: l’occasionalità della prestazione lavorativa.

Limite compenso del prestatore d’opera

Un altro vincolo e limite della prestazione occasionale è il compenso. Le prestazioni possono essere remunerate in base ad un compenso annuo. In base alla normativa vigente, non può essere superato il limite reddituale di 5000 euro e per le prestazioni occasionali di tipo accessorio, il limite per committente pari a 2000 euro. Così era fino allo scorso anno.

La Legge di Bilancio del 2023 ha introdotto alcune novità circa questa particolare forma di collaborazione. La manovra finanziaria stabilisce il nuovo limite per il compenso annuo erogabile da ciascun utilizzatore del contratto di prestazione occasionale, che sale a 10.000 euro. Rimane invariato quello relativo al compenso del lavoratore, pari a 5000 euro in riferimento alla totalità di utilizzatore e di 2500 euro per le prestazioni in favore dello stesso datore di lavoro.

In riferimento ai compensi, essendo un’attività sporadica e non continuativa, il lavoratore è esonerato dall’apertura della Partita Iva, sempre rispettando la soglia dei compensi stabiliti dalla legge.

Il Decreto Lavoro amplia l’utilizzo dei voucher in alcuni ambiti. È ammesso fino a 15.000 euro di compensi complessivi verso tutti i prestatori che operano in alcuni settori. Quali sono gli ambiti? Congressi, fiere, eventi, parchi divertimento e stabilimenti termali.

Leggi anche: Si può lavorare senza aprire la Partita Iva? Sì, ma solo in questi casi

Sara Bellanza
Sara Bellanza
Aspirante storica contemporaneista, classe 1995.Amante della lettura e della scrittura sin dalla tenera età, ho una laurea triennale in Filosofia e Storia e una laurea magistrale in Scienze Storiche, conseguite entrambe presso l’Università della Calabria. Sono autrice di alcune pubblicazioni scientifiche inerenti alla storia contemporanea e alla filosofia: "L'insostenibile leggerezza della storia" e "L’insufficienza del linguaggio metafisico" per la rivista "Filosofi(e)Semiotiche", e "Il movimento comunista nel cosentino" per la "Rivista Calabrese di Storia del '900".Nonostante la formazione prettamente umanistica, la mia curiosità mi ha spinto a conoscere e a informarmi sugli ambiti più disparati. Leggo, scrivo e fotografo, nella speranza di riuscire a raccontare il mondo così come lo vedo io.
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