Riforma Pensioni 2023: Draghi cambia tutto! A casa a 64 anni

Riforma Pensioni 2023: si profila l'uscita dal lavoro a 64 anni. Ma a che prezzo potrebbe avvenire? Le ultime sul confronto tra Governo Draghi e sindacati.

Riforma Pensioni 2023. E’ iniziato il confronto tra il Governo guidato da Mario Draghi e i sindacati dei lavoratori per parlare degli assetti pensionistici dei prossimi anni.

In pensione quando e da che età? Come si potrà lasciare il lavoro? L’ultimo incontro tra il Governo e sindacati ha lasciato sul tavolo tante situazioni sospese che dovranno essere approfondite nei prossimi incontri.

Una situazione tutta in divenire su un tema che tocca da vicino la vita di tanti italiani. Ecco tutte le ultime.

Riforma Pensioni 2023: si va verso un’uscita flessibile a 64 anni

Il tema è noto. Allo scoccare della mezzanotte del 1 gennaio 2022 Quota 100 è passata alla storia.

Non si potrà più andare in pensione con 62 anni di età e 38 di contributi come avvenuto nel 2021. Per quest’anno il 2022, in una situazione transitoria, si è attivata Quota 102. Ovvero si può lasciare il lavoro con 64 anni di età e 38 anni di contributi. Questo per non passare subito alla sola pensione di vecchiaia dei 67 anni.

Ovvero alla Legge che è passata alla storia come Riforma Fornero. Non si voleva anche per una questione di giustizia ed equità sociale passare da un anno nel quale il pensionamento era possibile a 62 anni ad un anno successivo col pensionamento possibile solo a 67 anni.

Il punto di mediazione per il 2022 tra Governo e i sindacati è stata Quota 102 sui 64 anni di età con 38 anni di contributi.

Appunto Quota 102 per andare in pensione. Ma anche Quota 102 rimarrà una soluzione transitoria. Non sarà la soluzione definitiva. Si limiterà ad essere in vigore solamente per il 2022.

Nello scorso autunno non c’erano i tempi tecnici per impostare un dialogo a lunga tratta tra il Governo e le forze sindacali. Ora quel tempo c’è e quindi si sta ragionando in ottica 2023 e anni successivi. Il punto d’intesa potrebbe essere trovato su un’uscita flessibile dal lavoro all’età di 64 anni.

Riforma Pensioni 2023: i cambiamenti dal prossimo anno

L’ultima riunione tenutasi tra i rappresentanti del Governo e delle forze sindacali ha portato ad un confronto su alcuni temi. Ovviamente nel gioco delle parti non c’è ancora nessuna intesa.

Il Governo ha due obiettivi primari: cercare di non fare pesare troppo per le casse dello Stato la spesa per le pensioni e cercare, per ottenere questo obiettivo, di ridurre quanto più possibile le uscite anticipate dal lavoro. 

I sindacati hanno la loro battaglia storica per una Quota 41 pura. Ovvero cercare di ottenere la possibilità di pensionamento delle persone con 41 anni di contributi a prescindere dall’età.

Naturalmente sarà molto improbabile che possano ottenere questo risultato visto che gli indirizzi del Governo sembrano andare al momento in tutt’altra direzione visto che la misura sarebbe troppo onerosa per le casse dello Stato.

Riforma Pensioni 2023: il governo punta al passaggio ad un sistema contributivo

Detto qui delle due posizioni estreme di Governo Draghi e sindacati come sempre nelle trattative la soluzione potrebbe essere trovata a metà strada.

Nelle intenzioni del Governo il sistema pensionistico del futuro si dovrà reggere sempre più sul sistema contributivo anziché sul sistema retributivo. Su questa situazione ci sono le perplessità forti delle forze sindacali che prevedono penalizzazioni troppo pesanti per i lavoratori. 

Riforma Pensioni 2023: quali saranno i modi per uscire dal lavoro?

Sul tavolo del confronto tra Governo e sindacati ci sono tante proposte e tante possibilità di uscita dal mondo del lavoro.

Non dovrebbero essere toccate due situazioni attualmente previste nell’ordinamento italiano. Ovvero la pensione di vecchiaia che si può avere a 67 anni.

E non dovrebbe essere toccata nemmeno la possibilità di andare in pensione con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne. 

La proposta del Governo ai sindacati sarebbe quella di proporre al posto di Quota 102 un’uscita dal lavoro a 64 anni all’insegna di una maggiore flessibilità in uscita ma anche con importanti penalizzazioni.

Riforma Pensioni 2023: uscita a 64 anni. A che prezzo?

Quest’anno, come detto, in virtù di Quota 102, si può andare in pensione con quest’altra misura sperimentale e probabilmente non ripetibile a 64 anni.

Il Governo avrebbe messo sul tavolo per i prossimi anni la possibilità di uscita dal lavoro a 64 anni ma con il solo ricalcolo contributivo. Ovviamente i sindacati sono stati molto freddi su questa condizione che ha posto l’esecutivo Draghi perchè ritenuta troppo penalizzante per tantissimi lavoratori.

Sostanzialmente con questo sistema il Governo darebbe la possibilità ai lavoratori di lasciare in anticipo il lavoro, a 64 anni anziché a 67 anni, ma ci sarebbe un intervento sull’importo della pensione con la rinuncia ad una parte dell’assegno pensionistico.

Che in questa maniera avrebbe una riduzione. Secondo stime della Cgil, riportate dal sito quifinanza.it, ci sarebbe il rischio che un lavoratore potrebbe perdere circa il 30% dell’importo.

Da un lato si ritiene positiva la concessione dell’anticipo ma un taglio di questa portata dell’assegno lo si ritiene inaccettabile dal lato dei rappresentanti dei lavoratori.

Riforma Pensioni 2023: naturalmente siamo alle schermaglie iniziali

Naturalmente il confronto tra Governo e sindacati sulla Riforma delle pensioni continuerà per tutto l’anno.

E una volta superata l’elezione del presidente della Repubblica, gli interlocutori dovrebbero sempre rimanere gli stessi da parte dell’esecutivo.

I sindacati pur freddi su questa proposta del Governo non hanno chiuso del tutto la porta. La sensazione è che rimanga una proposta forte presente sul tavolo sulla quale si può ragionare in tema di taglio maggiore o minore all’assegno pensionistico di chi lascia il lavoro. 

Riforma Pensioni 2023: le altre modalità di andare in pensione ci saranno ancora?

Molte nubi all’orizzonte invece per un’altra possibilità di andare in pensione nel 2023. Nell’ordinamento attuale esiste una possibilità accessibile per le donne che si chiama “Opzione Donna”.

Con questo strumento potranno lasciare il lavoro nel 2022 le donne che hanno 58 anni di età e 35 di contributi se si tratta di lavoratrici dipendenti e 59 anni di età e sempre 35 di contributi se si tratta di lavoratrici autonome.

La misura era già stata messa nel mirino a livello europeo dall’OCSE ad esempio ma poi è stata confermata anche per il 2022. Molto difficile che ci possa essere al momento una proroga ulteriore di questa possibilità di lasciare il lavoro.

Non è detta l’ultima parola ma se andrà in porto la situazione legata all’uscita flessibile a 64 anni anche Opzione Donna a fine 2022 potrebbe non essere più rinnovata.

Ci potrebbero essere ragionamenti legati all’età pensionabile delle donne a scendere dai 64 anni tenendo conto di un anno per ogni figlio avuto.  Ma qui siamo al momento nel campo delle pure ipotesi.

Riforma Pensioni 2023: che cosa ne sarà dell’Ape Sociale?

Ape Sociale dovrebbe essere una modalità di pensione anticipata che si dovrebbe salvare e dovrebbe essere in vigore anche nel 2023. Di che cosa si tratta?

Si tratta di una modalità di pensionamento anticipato, al momento a 63 anni con altre caratteristiche necessarie, per categorie ad esempio che svolgono lavori gravosi, per persone che hanno la legge 104 e si occupano di assistenza a persone non autosufficienti. 

Ape Sociale dovrebbe avere un prolungamento e anche un allargamento della platea dei lavori considerati usuranti. Ape Sociale dovrebbe rimanere perchè si tratta di una misura di anticipo pensionistico che viene pagato fino a quando non si raggiunge la pensione di vecchiaia a 67 anni.

E appunto destinata a categorie particolari con ad esempio i lavoratori che svolgono lavori gravosi che possono accedervi a 63 anni di età con 36 anni di contributi.

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