Riforma pensioni paralizzata: possibili scenari per il 2023

Riforma pensioni tra aumento dei contagi, guerra in Ucraina ed elezioni il prossimo anno. Il confronto con tra governo e sindacati ha subito lo stop.

Questa riforma pensioni non s’ha da fare. Almeno è così che sembrano pensarla i cittadini, speranzosi già lo scorso anno di farsi un’idea di quali sarebbero potute essere le opzioni tra le quali scegliere e, soprattutto, le soluzioni che avrebbero evitato il brusco e temuto ritorno alla Legge Fornero che concederebbe di lasciare il lavoro solo al compimento di 67 anni di età e 20 anni di contributi o, in alternativa, anticipatamente maturando 42 anni e 10 mesi di contributi (un anno in meno per le donne). 

A tirare di nuovo il freno sono gli eventi che stanno sconvolgendo il mondo. Non solo la pandemia, con l’aumento dei contagi e il contestuale allentamento delle misure restrittive (che pure hanno impegnato il governo Draghi per delineare la road map verso la libertà), ma anche gli urgenti interventi legati alla guerra in Ucraina, con le sanzioni alla Russia che potrebbero agire come un boomerang sul nostro Paese. 

Insomma, non è stato ancora possibile definire le linee guida per una strutturale riforma dell’assetto pensionistico, né offrire pronte risposte ai cittadini circa le nuove flessibilità di uscita anticipata. 

Il rischio è che anche quest’anno finisca per rappresentare un anno “ponte”. E se da una parte era già stato messo in conto, con l’introduzione di Quota 102 in sostituzione di Quota 100 per non rischiare lo scalone di 5 anni e la proroga di soluzioni come Ape Sociale e Opzione Donna, dall’altra il rischio è di ritrovarsi nel 2023 e assistere a un passaggio della staffetta con Draghi che potrebbe passare la palla a un nuovo esecutivo. 

Riforma pensioni cosa sta succedendo: il blocco del confronto con i sindacati

Se il tema della riforma pensioni risulta essere già delicato di suo, le sfide che il governo si è trovato ad affrontare, e che continuano ad arrivare, non permette, in effetti, di mandare avanti tutti gli interventi necessari. 

Prima la definizione della road map per pianificare l’uscita dallo stato di emergenza, poi la necessità di intervenire sul caro bollette e sul caro carburante, infine le disposizioni urgenti per contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi ucraina. 

Questioni importanti, soprattutto urgenti, che hanno fatto scivolare in basso sul piano delle priorità la riforma delle pensioni che, allo stato attuale, è difficile possa essere definita e realizzata prima del Def, il Documento di Economia e Finanza. 

Non c’è una data per un prossimo incontro tra governo e sindacati, dopo i primi tavoli di discussione a febbraio, anch’essi talvolta rinviati. Soprattutto, però, non c’è stato alcun accordo. 

Le nuove “distrazioni” del governo lasciano, dunque, una situazione per niente in via di risoluzione. Il tavolo di confronto si blocca in una fase di stallo: le istituzioni hanno preso una posizione, le parti sociali un’altra. 

Riforma pensioni, facciamo il punto: flessibilità di uscita e calcolo contributivo per tutti

Finché c’è stata la possibilità di discuterne, governo e sindacati non sembrano essere riusciti a trovare la quadra. Le intenzioni appaiono quantomeno divergenti: 

i sindacati chiedono flessibilità di uscita, o a partire dai 62 anni o, in alternativa, con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica; il governo è di tutt’altro avviso: pensione anticipata, sì, ma con calcolo contributivo dell’assegno. 

Il governo Draghi mira a soluzioni di più lungo periodo, ma soprattutto che non gravino fortemente sulle casse dello Stato (che, a maggior ragione ora, si trovano a sostenere un peso non indifferente). Via, quindi, soluzioni come Quota 100 che, per i 3 anni di vita, ha rappresentato più un problema che una soluzione. 

Ma le parti sociali non concordano. L’idea di concedere un’uscita anticipata dal lavoro, ma con pesanti tagli sull’assegno, così come avviene già oggi, per esempio, con Opzione Donna, non va giù. 

È, dunque, pressoché impossibile pensare di trovare un accordo nel breve periodo. Specialmente se, almeno per il momento, non è ancora chiaro quando potrà essere avviato un nuovo tavolo di confronto. 

Riforma pensioni addio nel 2022? Quali sono gli scenari

C’è una certa dose di sfortuna che aleggia attorno alla riforma pensioni e che il governo, in questo momento, non abbia gli occhi puntati su questo tema è ragionevole. È pur vero, però, che di distrazioni sembra ne siano spuntate sempre di nuove e ciò che rimane indubbio, alla fine, è che i cittadini non hanno ancora ottenuto le risposte che, legittimamente, stanno aspettando da tempo. 

Dobbiamo dire davvero addio alla realizzazione della riforma pensioni nel 2022? La guerra in Ucraina, l’andamento della pandemia e i rincari sulle materie prime influiranno talmente da portare alla rassegnazione su questa tematica?

Non è facile rispondere a questa domanda, ma di certo si devono tenere in considerazione alcune ipotesi. In primis, le imminenti elezioni politiche, il prossimo anno. Altra ragione per la quale trovare un accordo sulla riforma pensioni non risulta semplice. E non bisogna nemmeno escludere, a priori, che la palla non passerà direttamente al nuovo esecutivo. 

Ma seppure dovesse essere così, e se si facesse sempre più plausibile l’impossibilità di raggiungere la quadra prima del Def, cosa ci aspetterà il prossimo anno?

Un ritorno alla Legge Fornero, questo sembra chiaro, non entusiasma nessuno, né cittadini, né parti sociali, ma nemmeno il governo. A questo punto, quindi, si potrebbe andare incontro a uno scenario di ulteriori proroghe. 

Riforma pensioni, qualcosa si muove: Opzione Donna strutturale

Al momento, in Italia, le forme di pensione anticipata sono prevalentemente tre: 

Quota 102 (che ha preso il posto di Quota 100 per evitare uno sbalzo traumatico verso la Legge Fornero), l’Ape Sociale (l’anticipo pensionistico che con la proroga nel 2022 ha coinvolto anche nuove categorie di lavoratori) e Opzione Donna (la soluzione riconosciuta a lavoratrici dipendenti o autonome). 

Si tratta, quindi, di tre forme di pensione anticipata temporanee che, con la fine dell’anno, potrebbero essere prorogate nuovamente, rese strutturali (meno probabile per Quota 102) o essere definitivamente abbandonate. 

Negli ultimi giorni, il Ministro Orlando ha identificato proprio in Opzione Donna un punto di ripartenza per il confronto. Secondo il Ministro del Lavoro, Opzione Donna dovrebbe essere resa strutturale, in considerazione del fatto che le soluzioni ipotizzate debbano tutte tener conto della condizione del lavoratore (nel caso delle donne, per esempio, ancora oggi ci troviamo di fronte a un “doppio lavoro”, tra vita professionale e familiare) e della possibilità di diffondere il sistema contributivo nel calcolo pensionistico delle pensioni anticipate. 

Opzione Donna, infatti, permette alle lavoratrici di lasciare il lavoro con 58 anni di età (un anno in più per le lavoratrici autonome) e 35 anni di contributi, a fronte però di un assegno che subisce pesanti tagli, talvolta anche fino al 30%. 

D’altra parte è proprio per questo motivo che questa soluzione si dimostra sostenibile per lo Stato. 

Riforma pensioni in stallo: cosa aspettarsi

In conclusione, la strada per la realizzazione di quella tanto agognata riforma previdenziale strutturale è ancora in salita. E se le cose dovessero continuare così, sempre ipotizzando che non si scelga lo scalone di 5 anni, ci sono molte probabilità che il governo scelga di prendere nuovamente tempo, magari con la riconferma, almeno per un altro anno, delle soluzioni di pensione anticipata oggi esistenti. 

E, forse, come abbiamo visto, alcune di queste potrebbero anche essere rese strutturali. Opzione Donna, infatti, è stata introdotta nel 2004, con un utilizzo più massivo a partire dal 2012 e prorogata più volte fino ad oggi.

Federica Antignano
Federica Antignano
Aspirante copywriter, classe 1993. Curiosa di SEO, trascorro la maggior parte del mio tempo a scrivere, in ogni sua declinazione. Mi sono diplomata in lingue presso il liceo statale Pasquale Villari di Napoli. Ho inizialmente lavorato in una start up, cominciando a scrivere per vendere e ora continuo ad affinare le mie capacità attraverso corsi e tanti tanti libri sulla pubblicità e sul digital marketing. Con il tempo ho scoperto anche l'interesse verso lo scrivere per informare e questo è il motivo per cui oggi sono felice di far parte del team di redattori di Trend-online.
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