Smart working 2022, cambia tutto ad aprile! Le nuove regole

Con la fine dello stato di emergenza cambia tutto sullo smart working: come sarà il lavoro da casa a partire da aprile? Ecco le regole per pubblico e privato!

Lo smart working è una modalità di lavoro introdotta a giugno 2017 e riscoperta soprattutto durante il periodo di pandemia. Se inizialmente questa forma di organizzazione delle attività aziendali era impiegata – in minima parte – solo nelle grandi realtà; ad oggi il lavoro “da casa” è diffuso anche tra le piccole e medie imprese che compongono il panorama economico italiano.

La pandemia di coronavirus ha permesso alle aziende di ricorrere allo smart working semplificato, ma solo fino a quando sarà in vigore lo stato di emergenza. Al termine di questo periodo, si dovrà necessariamente ricorrere ad accordi individuali con i lavoratori.

Ma che cosa succede al 31 marzo 2022, ovvero al termine dello stato di emergenza? Dovremmo dire addio allo smart working? In realtà non è proprio così. I lavoratori e le aziende potranno ancora sfruttare questa modalità di lavoro “agile”, tenendo ben presenti quelle che sono le regole relative al protocollo siglato a dicembre 2021.

Come cambia lo smart working ad aprile, dopo la fine dello stato di emergenza? Ecco tutto quello che c’è da sapere sul lavoro a distanza a partire dal mese di aprile.

Smart working, cosa succede con la fine dello stato di emergenza?

Il Governo – sulla base delle ultime indiscrezioni trapelate dalle agenzie – sta valutando se prorogare o meno lo stato di emergenza oltre il 31 marzo 2022. Infatti, analizzando i dati sulla pandemia, è stato notato un leggero e timido calo del numero di nuovi contagi e una riduzione più visibile del numero di ricoveri in terapia intensiva. 

Ciò detto deriva sicuramente dalla diffusione delle vaccinazioni: ormai più dell’85% della popolazione ha ottenuto almeno una dose di vaccino, e una buona fetta di cittadini sta già effettuando anche la terza dose. Inoltre, si inizia a programmare il calendario di uscita dall’emergenza (otto le date chiave da segnare!).

Alla luce di queste riflessioni, pare che il Governo non sia intenzionato a prorogare ulteriormente lo stato di emergenza oltre il 31 marzo 2022, ovvero oltre la scadenza attualmente fissata. Ma che cosa cambia sullo smart working senza la proroga dello stato di emergenza?

Smart working, addio ad aprile? Non proprio…

La fine dello stato di emergenza comporta parecchi cambiamenti, non solo a livello di lavoro e di adozione dello smart working. Ci saranno modifiche nella gestione della pandemia: per esempio, cesseranno le attività del Comitato Tecnico Scientifico, verrà eliminata la nomina del Commissario Straordinario per l’emergenza, cesseranno le adozioni dei Dpcm…

E che cosa accadrà sullo smart working con la fine dell’emergenza? Non ci sarà un vero e proprio addio, ma anzi si potrà ancora sfruttare questa importante modalità di svolgimento del lavoro tramite la stipula di accordi individuali tra l’azienda e il singolo lavoratore.

Se fino al 31 marzo 2022 le aziende possono ricorrere allo smart working semplificato ed emergenziale (senza accordo), a partire dal mese di aprile, se non verrà prorogata l’emergenza, non sarà più possibile. 

Ecco quindi che entra in gioco il protocollo siglato sullo smart working. Ma si adotterà la settimana corta? Quali saranno gli orari di lavoro? E chi potrà ancora ricorrere allo smart working? Facciamo chiarezza.

Smart working: quali sono le regole per le aziende?

Secondo le prime stime, almeno un italiano su tre sarebbe pronto a NON tornare in ufficio, ma si potrà ricorrere allo smart working anche dopo l’emergenza? E a quali condizioni?

Se fino a marzo sarà possibile sfruttare la procedura semplificata, a partire dal 1° aprile 2022 occorrerà trovare un accordo individuale tra azienda e lavoratore. Tale accordo – secondo il protocollo sul lavoro agile nelle aziende private – dovrà stabilire le regole per lo svolgimento del lavoro “a distanza” indicando:

durata, condizioni del recesso, modalità di esecuzione della prestazione, strumenti tecnologici utilizzati, nel rispetto del diritto alla disconnessione per il lavoratore.

Nel protocollo siglato lo scorso 7 dicembre, in particolare, si specifica che per le aziende private l’adesione allo smart working avviene su base volontaria: il singolo lavoratore è libero di decidere se svolgere il proprio lavoro da casa o da un altro luogo preferito, seguendo l’orario che più gli si addice nel rispetto del monte ore previste appunto dal contratto stipulato con l’azienda. Si potrà scegliere di organizzare il lavoro sulla base degli obiettivi da raggiungere, ma non saranno ammessi straordinari.

E che cosa accadrà, invece, per i dipendenti? Ci saranno meno giorni di lavoro in una settimana, oppure orari flessibili? Come si potranno svolgere gli straordinari? È chiaro che occorre stabilire ancora una normativa chiara che possa indirizzare e organizzare lo smart working nel periodo post-pandemia.

Smart working nella Pubblica Amministrazione: come funziona?

Nel frattempo, però, il Ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta ha già chiaro il piano per l’organizzazione del lavoro “agile” per tutti i lavoratori pubblici. La principale differenza tra il settore pubblico e quello privato è che sin da ora nel settore pubblico è previsto l’obbligo di accordo individuale, mentre per il settore privato ciò accadrà alla fine dello stato di emergenza.

Nella Pubblica Amministrazione, infatti, il lavoro in presenta è tornato ad essere la modalità ordinaria e prevalente di svolgimento delle attività: lo smart working, quindi, non potrà superare la percentuale massima del 49%.

Come previsto dalla legge numero 81 del 2017 e come riporta anche il sito web del Ministero della Pubblica Amministrazione:

lo svolgimento del lavoro agile è rimesso all’accordo individuale con il lavoratore, in cui vengono definiti durata, modalità e obiettivi della prestazione. 

Sarà previsto un meccanismo di rotazione mensile o plurimensile, in modo che i lavoratori possano godere della flessibilità nel lavoro alternato periodi di attività a distanza a periodi di attività in presenza (che deve risultare quella prevalente). È concesso lo svolgimento del lavoro con orario di ufficio, 11 ore di disconnessione, con il divieto di utilizzare dispositivi o utenze personali, e con diritto alla formazione periodica.

Smart working prima e dopo la pandemia: come è cambiato?

Come abbiamo visto, dalla sua introduzione ad oggi lo smart working è cambiato notevolmente. Basti pensare che agli esordi – nel giugno 2017 – lo smart working era ancora uno strumento “di élite”, riservato alle grandi aziende multinazionali e non sfruttato (almeno in Italia) nel massimo delle sue potenzialità.

Ma l’avvento della pandemia di coronavirus e l’introduzione del lockdown hanno permesso di riscoprire i vantaggi del lavoro “da casa”, che è stato in gran parte utilizzato sia dalle piccole e medie imprese, sia dalla Pubblica Amministrazione. L’ufficio si è spostato nella propria abitazione, dove ogni lavoratore si è ritagliato una stanza per lavorare, come se si trovasse in ufficio, ma a distanza.

Secondo i dati Inapp-Plus – Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche pubbliche – durante la pandemia sono stati almeno 9 milioni i cittadini che hanno iniziato a lavorare in smart working, riuscendo a gestire e mandare avanti le aziende senza conseguire perdite troppo onerose.

Il confronto rispetto ai lavoratori che utilizzavano lo smart working prima della pandemia è notevole: nel 2019 si trattava di circa 570 mila cittadini. Sicuramente la pandemia è stata la spinta che il lavoro agile necessitava per prendere il volo, ma possiamo anche affermare che dopo l’emergenza non s tornerà ai livelli del 2019.

Smart working: quale futuro?

Quale sarà il futuro dello smart working in Italia? Sicuramente lo strumento non verrà abbandonato nei prossimi anni, ma anzi potrebbe rimanere a livelli decisamente accettabili. I lavoratori hanno compreso quelli che sono i vantaggi del lavorare da casa e anche gli svantaggi che la distanza comporta.

Stando ai dati che emergono dalle agenzie, in alcuni casi il lavoro a distanza ha permesso di registrare aumenti di produttività, probabilmente legati al fatto di non avere pressioni da capi o datori. Dall’altro lato della medaglia, invece, è sicuramente mancato il confronto e le interazioni sociali tra i lavoratori stessi: il fatto di prendere una pausa per il caffè o di sentire il parere dei colleghi in merito a una determinata questione.

Il giusto bilanciamento tra produttività, senso di appartenenza e crescita sta nell’equilibrio tra il lavoro a distanza, ovvero lo smart working, e il lavoro in presenza, direttamente in ufficio a fianco dei colleghi e sotto le direttive del datore di lavoro. 

Questo sarà il futuro dello smart working: la compresenza e l’alternanza con il lavoro in ufficio.

Che fine ha fatto il bonus smart working?

Un’ultima questione che in molti si stanno ponendo riguarda l’erogazione del bonus smart working, ovvero quel beneficio dal valore di circa 516 euro che l’azienda concedeva ai lavoratori agili per acquistare materiale ergonomico utile per creare le condizioni di lavoro e l’ambiente ideale per svolgere al meglio le proprie mansioni.

Non si trattava, in realtà, di un bonus in denaro, ma piuttosto dell’erogazione di beni e servizi utili al lavoratore stesso. È ancora possibile ottenere il bonus smart working nel 2022?

Il bonus veniva erogato direttamente nella busta paga del lavoratore e permetteva di acquistare – ad esempio – sedie ergonomiche, scrivanie, lampade la cui illuminazione non risulti fastidiosa agli occhi, ecc.

Il decreto Sostegni aveva confermato il bonus smart working per tutto il 2021, raddoppiando la cifra dai precedenti 258 euro ai 516 euro previsti per l’anno successivo. Tuttavia, per il 2022 questo beneficio non è stato confermato, forse in considerazione del fatto che – alla fine dello stato di emergenza – lo smart working diventerà volontario, e non più necessario o obbligatorio per proseguire le attività aziendali.

Lo stesso dicasi anche per i buoni pasto e le altre agevolazioni per i lavoratori agili: non si potranno richiedere per il 2022 (salvo nuove intese). Nemmeno gli straordinari saranno ammessi per i lavoratori agili.

Laura Pellegrini
Laura Pellegrini
Redattore, classe 1998.Sono veronese di nascita e milanese d'adozione. Mi sono Laureata in Comunicazione e Società presso l'Università degli Studi di Milano e sono da sempre appassionata di giornalismo e attualità. Entrata nel mondo dell'informazione grazie a uno stage curricolare, ho svolto per due anni l'attività di redattore e social media manager. Attualmente collaboro da remoto con Trend-online, la testata grazie alla quale ho lanciato il mio primo e-book, e con altre testate per la sezione di attualità. La mia ambizione principale è quella di costruire una carriera internazionale.
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