Smart working, ritorno nel privato e nella PA. Cosa cambia

Smart working: le regole cambiano ancora con la circolare del 5 gennaio 2022. La parola d'ordine è flessibilità, ma la transizione digitale è ancora lontana.

Smart working: il nuovo anno si apre nel bel mezzo della quarta ondata e un ritorno al lavoro agile appare ormai d’obbligo, benché nelle ultime settimane sembrava che non ci sarebbero state ulteriori novità, specialmente per i lavoratori nel settore pubblico. 

A cambiare di nuovo le carte in tavola è la nuova circolare del 5 gennaio 2022, firmata dal ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta e il ministro del lavoro Andrea Orlando.

Il ministro della PA fa quindi un passo indietro rispetto alle sue recenti affermazioni e sottolinea l’importanza di adottare la massima flessibilità, con decisioni che siano in grado di garantire la piena operabilità dei servizi e, allo stesso tempo, la sicurezza dei lavoratori. 

D’altra parte esiste già un quadro regolatorio dello smart working, da adottare sia nel settore pubblico che in quello privato. Con la nuova circolare, però, si punta alla sensibilizzazione, in entrambi i settori, verso l’utilizzo di tutti gli strumenti messi a disposizione, con l’obiettivo di frenare l’impennata dei contagi da Covid-19. 

Smart working, obbligo vaccinale e super green pass: le nuove disposizioni del governo

L’innalzamento della curva dei contagi ha portato il governo Draghi a una nuova stretta. Il 5 gennaio 2022, il Consiglio dei Ministri approva il decreto con le nuove disposizioni anti Covid contenente misure urgenti che riguardano non solo lo smart working, ma anche: 

obbligo vaccinale e green pass rafforzato, a partire dal 15 febbraio, per chi ha compiuto i 50 anni; nuove disposizioni per il controllo dei contagi nel mondo della scuola, introducendo nuove norme per i casi di positività nella scuola dell’infanzia, primaria e di primo e secondo grado. 

Al nuovo decreto, con l’obiettivo di rallentamento della curva dei contagi, si affianca poi la circolare, frutto dell’intesa tra il ministro della pubblica amministrazione Renato Brunetta e del ministro del lavoro Andrea Orlando, che si rivolge al settore pubblico e ai datori di lavoro privati

Il documento propone una sintesi del quadro regolatorio sul lavoro agile e incentiva all’utilizzo di tutti gli strumenti necessari per garantire la sicurezza sul posto di lavoro e, al contempo, l’efficienza dei servizi e delle attività economiche.

Vediamo nel dettaglio cosa aspetta i lavoratori della Pubblica Amministrazione e quelli del settore privato. 

Smart working PA: massima flessibilità, ma la modalità ordinaria di svolgimento del lavoro rimane quella in presenza

È dal 15 ottobre dell’anno appena trascorso che i lavoratori del settore pubblico erano tornati in presenza. Un ritorno alla “normalità” che si basava su più fattori, tra cui incentivare anche queste categorie di lavoratori all’ottenimento del green pass e dalla volontà di garantire la massima efficienza da parte degli enti pubblici. 

Per il ministro della PA, dunque, era tempo di superare lo smart working, specialmente in vista delle attività connesse al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

Ora, però, l’aumento dei contagi durante le feste natalizie non assicura la sicurezza sui posti di lavoro contando solo sulle misure anticontagio da adottare negli uffici. La modalità ordinaria di svolgimento del lavoro non cambia: 

i lavoratori delle pubbliche amministrazioni continueranno a lavorare per la maggior parte del tempo in presenza, ma la nuova parola chiave è diventata “flessibilità”.

Il lavoro agile può, dunque, essere programmato seguendo una rotazione che può essere settimanale, mensili o plurimensile in base alle esigenze di ciascuna amministrazione in base all’aumentare dei contagi o alle situazioni che riguardano i propri dipendenti, per esempio in caso di quarantena per contatto con positivi al Covid-19. 

Inoltre, si legge nella circolare, è possibile per le amministrazioni di servirsi di mobility manager, figure il cui compito è quello di organizzare un Piano Spostamenti Casa-Lavoro (PSCL) con l’obiettivo di ottimizzare gli spostamenti dei dipendenti.

Smart working nel settore privato: cosa cambia 

Se nella Pubblica Amministrazione la modalità ordinaria è destinata a cambiare nuovamente, per il settore privato la circolare del 5 gennaio non porta grandi trasformazioni per i lavoratori. 

Le aziende possono continuare a ricorrere allo smart working in caso di necessità facendo a meno dell’accordo individuale tra lavoratore e imprese e, dunque, secondo le norme semplificate, con notifica telematica al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, indicando nominativo del lavoratore e la data di inizio e di conclusione dello svolgimento del lavoro tramite smart working. Tale disposizione rimane valida, per il momento, fino al mese di marzo 2022.

A differenza della volontà di assicurare il lavoro in presenza come modalità ordinaria per il settore pubblico, per quello privato viene invece fortemente raccomandato il lavoro agile in tutti quei casi in cui le attività possono essere svolgere senza difficoltà affidandosi alla modalità a distanza. 

Il lavoro agile va superato? Le differenze tra Pubblica Amministrazione e settore privato

Da una parte, il ministro della PA che persegue la volontà di far tornare in presenza i lavoratori del settore pubblico; dall’altra la raccomandazione, nella recente circolare, di adottare lo smart working per tutte le attività che possono essere svolte anche a distanza.

Una differenziazione di intenti che fa riflettere, in quanto lo smart working nella PA sembra essere considerata una modalità da “abbandonare” o da “superare”. Una visione che aziende e imprese private sembrano stiano abbandonando sempre più, entrando nell’ottica di una maggiore attenzione agli obiettivi raggiunti rispetto al tempo in presenza in ufficio. 

Maggiore efficienza vale a dire lavoro in presenza oppure, come molte imprese hanno sperimentato, chi sospinto dalle necessità incontrate durante la pandemia e chi anche prima del Covid-19, lo smart working può essere considerato un passo verso la transizione digitale?

Transizione digitale che, per altro, non favorirebbe esclusivamente il lavoratore (il cui lavoro agile, quando adottato, non sarebbe comunque da considerare un privilegio rispetto alla sua presenza sul posto di lavoro), ma anche il cliente che, nel caso della Pubblica Amministrazione, riguarda spesso bisogni di grande utilità. 

Ma se, già in periodo di emergenza, la volontà rimane quella di assicurare il lavoro in presenza, cambiare prospettiva e concepire il lavoro agile come uno strumento fondamentale per la massima efficienza, anche nella Pubblica Amministrazione, sembra essere un obiettivo più che a lungo termine.

Non solo smart working: obbligo vaccinale e super green pass sul posto di lavoro. Per chi?

Il nuovo decreto del governo Draghi porta un’importante novità che riguarda anche alcuni lavoratori. Ci riferiamo all’obbligo vaccinale per le persone che hanno compiuto i 50 anni e, dunque, dell’obbligo di green pass rafforzato (cioè la certificazione verde ottenibile dopo il vaccino o la guarigione dal virus) sul posto di lavoro. 

Dopo l’obbligo di vaccinazione per alcune categorie di lavoratori, a partire dal 15 febbraio una nuova stretta investirà il settore pubblico e privato, inclusi i lavoratori nell’ambito giudiziario. 

Gli over 50 che non rispetteranno l’obbligo di vaccinazione incorrono in alcuni rischi: 

se non possiedono il super green pass sul posto di lavoro, pur non perdendo l’impiego, verranno considerati assenti ingiustificati e non potrà ricevere lo stipendio; le persone con età pari o superiore ai 50 anni che non rispettano l’obbligo vaccinale rischiano una multa di 100 euro. 

 

Federica Antignano
Federica Antignano
Aspirante copywriter, classe 1993. Curiosa di SEO, trascorro la maggior parte del mio tempo a scrivere, in ogni sua declinazione. Mi sono diplomata in lingue presso il liceo statale Pasquale Villari di Napoli. Ho inizialmente lavorato in una start up, cominciando a scrivere per vendere e ora continuo ad affinare le mie capacità attraverso corsi e tanti tanti libri sulla pubblicità e sul digital marketing. Con il tempo ho scoperto anche l'interesse verso lo scrivere per informare e questo è il motivo per cui oggi sono felice di far parte del team di redattori di Trend-online.
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