Abramovich avvelenato! Qualcuno boicotta i negoziati?

Abramovich si è assunto un fardello non da poco: mediare per la pace tra Russia e Ucraina. Le indagini in corso parlano di atto intimidatorio.

“News dal Wall Street Journal: i segni di un probabile avvelenamento per Roman Abramovich e per altri due negoziatori di nazionalità ucraina ci sono tutti.”

leggiamo su rainews.it

E infatti il corpo di Abramovich negli ulti tempi è stato eloquente: si parla di eruzioni cutanee e temporanea perdita della vista.

Secondo fonti di matrice ucraina, il motivo di un tale gesto potrebbero risiedere nella volontà di boicottare ogni tentativo di negoziazione tra Ucraina e Russia.

Abramovich ha accusato i sintomi riconducibili al possibile avvelenamento già dai primi giorni di marzo, ma alcuni dubbi rimangono.

Infatti qualche perplessità è stata sollevata dai negoziatori ucraini Rustem Umerov e Mikhailo Podolyak, i quali avrebbero congelato ogni congettura riferendosi a presunte illazioni e fake news proferite da chi vuole rallentare gli accordi di pace.

Curioso che la stessa motivazione sia stata fornita da Abramovich per avvallare l’ipotesi del suo avvelenamento, verosimilmente avvenuto tramite l’ingestione di cibi o bevande, dicono alcuni, mentre altri non sarebbero concordi sulla modalità di somministrazione.

I tre negoziatori nelle ore precedenti alla comparsa dei sintomi avrebbero ingerito solo cioccolato e acqua: chi ha assunto gli stessi alimenti insieme a loro non ha avuto alcun tipo di ripercussione.

Si bisbiglia di un ricovero avvenuto a Istanbul per l’oligarca, il suo portavoce conferma lo stato di salute precario in cui versa.

“Le analisi cliniche sono sul punto di accertare la tesi di intossicazione, addirittura c’è chi addebita il fatto all’uso di armi chimiche.”

questo leggiamo su iltempo.it, che ha sua volta ha tratto le sue fonti dalla piattaforma investigativa Bellingcat , dove si aggiunge come dettaglio l’inalazione di tossine in dose non mortale.

Alla luce di questo, più che di un vero e proprio tentato omicidio, si apre l’ipotesi di un tentativo intimidatorio nei confronti dell’oligarca e dei due funzionari che hanno sofferto degli stessi dolori, arrossamento degli occhi e desquamazioni della pelle. 

Quest’ultimo sintomo, provocato da un agente che agisce tramite l’aggressione cutanea, potrebbe essere riconducibile proprio al fosforo bianco o a un preparato con componenti similari, ma in dosi meno perniciose.

Dei sintomi di intossicazione da armi chimiche al fosforo bianco e dell’esposizione ad agenti patogeni ho parlato qui, in un  mio recente articolo: il distaccamento dei tessuti cutanei è una complicanza tipica e purtroppo ampiamente verificata.

L’ipotesi più accreditata, al dato attuale, è quindi quella riferibile a un tentativo di dissuadere l’oligarca dal portare avanti i negoziati di pace.

Chi avrebbe interesse a commettere un gesto simile?

Proviamo ad avanzare alcune ipotesi, in attesa di essere illuminati dagli esisti di indagini maggiormente approfondite.

Abramovich: perchè potrebbe essere stato avvelenato e chi avrebbe interesse a farlo?

Roman Abramovich, secondo le ultime ipotesi sarebbe stato vittima di una chiara intimidazione che non voleva attentare alla sua vita quanto alle sue intenzioni di portare avanti degli accordi di pace tra i due paesi in guerra.

Ha accusato in medesimi sintomi contemporaneamente a Rustem Umerov, parlamentare tataro nativo della Crimea, e un altro funzionario di nazionalità ucraina. 

La delegazione in cui questi tre soggetti collaboravano si era data l’obiettivo di agevolare il processo di pace e sarebbero venuti a contatto anche con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Proprio nel corso della nottata in cui hanno pernottato a Kiev, a cavallo tra il 3 e il 4 marzo, si sarebbero scatenati i dolorosi indizi che hanno portato poi il mondo intero a credere alla possibilità che i tre delegati fossero stati vittima di un tentativo di avvelenamento.

Fortunatamente le condizioni dei tre negoziatori sono in netta ripresa e per quanto provati, non stanno rischiando di morire.

Abramovich, per metà ucraino, ha manifestato la volontà di prestarsi alle trattative per gli accordi di pace tra Russia e Ucraina già agli albori dell’invasione.

Nessuno in questo momento osa sbilanciarsi su chi abbia tramato alle sue spalle, né i membri del suo entourage né tantomeno lo stesso Zelensky, che tramite il suo portavoce si dichiara assolutamente estraneo ai fatti.

“Diverse fonti nutrono forti sospetti verso le frange più estremiste vicino al Cremlino, poichè questa in passato si era gia dimostrata una prassi consolidata, anche se al momento si tratta di mere speculazioni.”

leggiamo su formiche.net

Ciò che apprendiamo, sempre dalla testata investigativa Bellingcat, è che Christo Grozev, artefice della scoperta dell’azione intrapresa ai danni del politico, attivista e contestatore russo Alexei Navalny, avrebbe raccolto delle prove a suffragio dell’ipotesi di un avvelenamento.

Grozev ha dichiarato di aver visionato le foto dei sintomi cutanei dei tre negoziatori e che fu impossibilitato però a raccogliere dei campioni di sostanze tossiche a Leopoli, città in cui le tre vittime avrebbero transitato con gran impazienza, per poi raggiungere rapidamente Istanbul.

Dopo le verifiche dovute, sia di tipo clinico sia sui luoghi dove hanno soggiornato Abramovich e i tre negoziatori, la possibilità di un attacco tramite un’arma chimica non identificata si dimostra sempre più plausibile. 

Sono stati citati, come componenti riscontrati, porfirine, fosforo organico (sostanza di cui sono composti gli insetticidi, per intenderci) ed altri agenti dannosi.

Anche una squadra forense tedesca si sta occupando del caso.

C’è una strana opacità nell’aria: una paura riconducibile al fatto che, a rivelare troppo, si rischierebbe di mettere di nuovo a repentaglio l’incolumità delle tre vittime.

Abramovich e i precedenti: le similitudini con il caso di Alexei Navalny che consolida l’ipotesi di avvelenamento da parte di estremisti moscoviti, anche se non la conferma.

Alexei Navalny è stato un attivista oppositore di Putin, politico e blogger, russo di origini ucraine come lo stesso Abramovich.

Leader del partito Russia del Futuro e della Fondazione Anti-corruzione, copresidente di Coalizione Democratica assieme a Boris Nemcov, deceduto a seguito di un omicidio avvenuto nel febbraio 2015.

Navalny si è fatto portavoce di ideali liberali e democratici, nonchè gay-friendly.

Nell’agosto 2020 è stato condotto in ospedale d’urgenza dopo essere stato avvelenato con l’agente nervino Novichok: anche lui è sopravvissuto, nonostante le condizioni disperate in cui versava.

Queste intossicazioni indotte, indifferentemente da chi possano partire, hanno sempre un filo conduttore comune: l’intimidazione.

Ovvero un calcolo alla base per cui gli agenti patogeni o tossici vengono somministrati in dose non letale per dissuadere la vittima, al posto di ucciderla.

Incolpare la Russia per molti sembra logico, ma come si conviene all’uso perentorio del raziocinio, prima di fare illazioni, bisogna attendere gli esiti delle indagini e demandare il compito della condanna agli organi preposti.

Questo perchè i processi mediatici, ad oggi, non hanno mai portato a nulla di utile.

Chi è Abramovich e perchè avrebbero dovuto avvelenarlo? Chi vuole ostacolare gli accordi di pace?

Roman Abramovič è un imprenditore e politico russo, di madre ucraina, con cittadinanza israeliana, portoghese e lituana: apparentemente un vero e proprio cosmopolita, probabilmente lontano da posizioni che combaciano con l’estremismo nazionalista.

Ex presidente della squadra del Chelsea, il suo patrimonio è stato stimato dalla rivista Forbes come superiore ai tredici miliardi di dollari, è il più facoltoso cittadino di Israele.

Probabilmente dobbiamo anche alla sua ingerenza la proposta di Israele di porsi come mediatore di pace tra Putin e Zelensky, cosa che alla luce degli ultimi fatti sembra una posizione scomoda per chiunque.

Dopo le sanzioni statunitensi agli oligarchi della corte putiniana e il sequestro dei loro beni di lusso, improvvisamente l’umanità si è svegliata, ha scoperto nomine e traffici indebiti, insomma, l’intera categoria è diventata piuttosto invisa all’opinione pubblica.

I motivi sono comprensibili, ma al netto di ogni tifoseria, sarebbe corretto comprendere come quest’uomo si sia mosso in virtù di un fine condivisibile: la cessazione del conflitto.

Dunque chi è che non vuole che la guerra tra Russia e Ucraina finisca?

Da un lato la storia ha accertato certe prassi relative all’omicidio da parte del regime di Putin verso i suoi dissidenti.

Dall’altra, l’avvelenamento soft (ma ugualmente doloroso) con finalità intimidatorie è avvenuto in territorio ucraino.

Nel corso di un’intervista presso alcuni media russi, Zelensky ha spiegato che Abramovich aveva iniziato la sua azione all’interno di un sottocomitato relativo ai negoziatori russi. 

Successivamente, egli avrebbe manifestato l’intenzione di fornire aiuti umanitari, anche agevolando la fuga dei civili da Mariupol. 

Abramovich è poi stato colto in territorio bielorusso, in concomitanza con i primi negoziati ufficiali tra Kiev e il Cremlino. 

In quest’ultima occasione avrebbe portato avanti dei colloqui con Putin in maniera del tutto non istituzionale, mentre il suo ruolo di negoziatore sarebbe alquanto variabile, cercando di coinvolgere più personalità internazionali possibili.

Abramovich nonostante la paura di rimetterci le penne e a dispetto di un modo a volte poco ortodosso di insinuarsi nei salotti del potere (modalità forse riconducibile alla sua volontà di parlare umanamente, più che avvalendosi di un vero e proprio profilo politicizzato) ha deciso di continuare a mediare.

E al netto di tutte le speculazioni questo gli fa onore.

Chi sia il mandante della sua intimidazione o avvelenamento che sia lo decideranno le indagini in corso.

Noi, in cuori nostro, speriamo soprattutto che la sua opera persuasiva sia efficace e che goda di una buona salute e di una capacità di persuasione tali da condurci veramente verso una possibilità di pace.

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