Domenico De Masi, chi era il sociologo teorico dell’ozio creativo

Sociologo del lavoro, Domenico De Masi lascia una notevole bibliografia e una teoria che da anni sta diventando sempre più attuale: l'ozio creativo.

Domenico De Masi non ce l’ha fatta. Da poco tempo aveva scoperto di avere una malattia invasiva, per cui non c’era nulla da fare. E così si è spento, all’età di 85 anni, uno dei più importanti sociologi viventi.

Oltre che ricercatore e consulente, De Masi è stato professore emerito di Sociologia del lavoro dell’Università Sapienza di Roma, nonché preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università La Sapienza di Roma.

A lui si deve una ricca bibliografia nonché la teorizzazione di una teoria che, dopo gli eventi del Covid-19, sta diventando sempre più realistica, se non necessaria.

Dove è nato il sociologo Domenico De Masi

Domenico De Masi ha quasi sempre vissuto a Roma, anche per via dei suoi impegni accademici, ma pochi sanno che il professore aveva natali molisani.

De Masi è nato il 1° febbraio 1938 a Rotello, un piccolo comune della provincia di Campobasso in Molise. Ad oggi conta 1.130 abitanti, ma all’epoca della sua nascita la popolazione era praticamente il doppio. Solo dopo gli anni Sessanta la popolazione cominciò a ridursi, passando secondo i Censimenti ISTAT 1951 e 1961 da 2.745 (massimo storico dal 1861) a 2.179.

Fenomeno tipico delle zone del Sud, anche per via dell’urbanizzazione e del boom economico nel Nord Italia, che ha portato centinaia di migliaia di famiglie del Meridione a doversi trasferire nelle regioni nordiche per cercare fortuna.

Così non è stato agli inizi per la famiglia di De Masi. La sua famiglia si trasferì a Sant’Agata de’ Goti quando De Masi aveva otto anni. Sempre in Campania, Domenico continuò i suoi studi obbligatori, fino a ottenere la maturità classica a Caserta.

Solo per gli studi universitari ha deciso di andare più a nord, a Perugia, dove si è laureato nel 1960 in Giurisprudenza, con una tesi di Storia del diritto.

La carriera accademica e l’impegno politico

La sua carriera accademica comincia quando decide di specializzarsi in Sociologia del lavoro a Parigi. Forte di questa prestigiosa specializzazione, ha iniziato come assistente di sociologia all’Università Federico II di Napoli.

E poi come ricercatore presso il centro studi “Nord e Sud”, dove svolse una ricerca sui gruppi informali e sui sindacati presso l’Italsider di Bagnoli (Napoli).

Lavora per un breve periodo a Milano, come responsabile della selezione e della formazione presso la società CMF del gruppo IRI-Finsider, e come responsabile per la fondazione dell’Associazione Italiana Formatori (AIF).

Solo nel 1966 si trasferisce a Roma, per dedicarsi completamente alla ricerca accademica, fino ad arrivare, presso “La Sapienza” di Roma, a diventare Preside della Facoltà di Scienze della comunicazione.

Oltre all’impegno accademico, importante nella sua vita è stato anche quello politico.

Iniziando con una serie di numerosi impegni no profit, tra cui la presidenza dell’Istituto Nazionale di Architettura e l’adesione a Symbola, associazione delle imprese eccellenti, di cui è stato membro del comitato scientifico, è stato a Ravello assessore alla cultura e al turismo nel periodo 1994-95, per diventare poi dal 2002 al 2010 presidente della Fondazione Ravello.

Ma la fama mediatica arriva proprio in questo periodo, quando organizza nel 2009 la protesta contro i tagli dell’allora ministra Gelmini facendo lezione nelle piazze.

Una posizione molto apprezzata dai vari movimenti anti-sistema, tra cui il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo. Per loro si fa sostenitore dell’idea del Reddito di cittadinanza e consiglia Beppe Grillo su come metterla a punto.

Nonostante i vari Governi Conte e i recenti risultati elettorali, De Masi è sempre rimasto vicino al Movimento, al punto da continuare a consigliarli e a proporli teorie sul lavoro. Una in particolare, negli ultimi anni, ha riscosso un certo apprezzamento: quella dell’ozio creativo.

La teoria dell’ozio creativo

Domenico De Masi non ha mai spesso di scrivere e di indagare il presente e la realtà in cui si trovano i lavoratori. Con una ricca bibliografia di 30 libri, molti dei quali tradotti in portoghese, tra le sue teorie più popolari c’è quella dell’ozio creativo.

In una società post-industriale come la nostra, dove progresso tecnologico, sviluppo organizzativo, globalizzazione, mass media e scolarizzazione di massa hanno prodotto un tipo nuovo di società centrata sulla produzione di informazioni, servizi, simboli, valori, estetica, la creatività diventa essenziale nel mondo del lavoro.

Da qui la necessità di guardare al lavoro non con i soliti paradigmi della produzione e dell’ottimizzazione, ma anche dello studio e del gioco. Appunto, un ozio creativo, che possa sposare anche i nuovi desideri che sono emersi negli ultimi anni a seguito del Covid, come s’è visto con la YOLO Economy.

Il desiderio di guardare di più alla propria vita privata e famigliare, e meno al lavoro, ha reso l’ozio creativo una soluzione possibile per riequilibrare la vita dei lavoratori odierni, anche grazie all’applicazione del lavoro agile.

In pratica De Masi punta ad una rivoluzione sociale in cui l’uomo torni ad essere protagonista di se stesso, e non al servizio del suo lavoro. E come protagonista potrà utilizzare tecniche e strumenti nuovi e inediti nell’attuale infrastruttura lavorativa, mezzi che sarebbero stati completamente tralasciati da chiunque se il Covid non avesse riportato tutti a riconsiderare certi aspetti della propria vita.

Sarebbe stato interessante scoprire altro su questa teoria, ma la scorsa estate De Masi ha appunto scoperto, durante alcuni controlli, di avere una malattia. Malattia che non gli ha lasciato che pochi mesi di vita, insufficienti per continuare le ricerche.

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