Ormai si sa da molto tempo, con la crisi tra Paelestina e Israele, il Mar Rosso è diventato territorio di scontro militari tra i paesi occidentali, tra cui Stati Uniti e Regno Unito e gruppi Houthi in Yemen.
Dopo l’ultimo attacco Houthi nel Mar Rosso intercettata dal cacciatorpediniere Caio Duilio che ha abbattuto un drone, l’Italia si prepara a partecipare alla missione difensiva voluta dall’UE.
Si tratta dalla missione denominata “Aspides”, dal greco “scudo”, ed oggi 5 marzo il Senato darà il via libera alle operazioni dopo il voto favorevole di ieri alla Camera della maggioranza e parte della minoranza con il M5S astenuto.
Ora è tempo di passaggio al Senato che si prepara a votare la risoluzione sulla Missione Aspides.
Ma di cosa si tratta e cosa prevede la missione militare difensiva voluta da Italia, Francia e Germania nell’ultimo Consiglio Affari esteri dell’Ue?
Scopriamolo nel dettaglio.
Missione Aspised, ecco nel dettaglio la missione UE nel Mar Rosso
Il Mar Rosso è zona di forti scontri, soprattutto dopo lo scoppio della crisi tra Israele e Palestina ma è anche un importante territorio di passaggio per le tratte commerciali.
Da quel mare passano, secondo i dati comunicati dal vicepresidente della Commissione europea Vladis Dombrovskis tra il 25% e il 30% dei container mondiali.
Oggi quel traffico si è ridotto del 22%, dopo gli attacchi Houthi nel Mar Rosso avendo ripercussioni di non poco conto sull’economia del resto del mondo.
Da quando è iniziata la guerra a Gaza, sono aumentati gli attacchi delle milizie yemenite Houthi contro le navi commerciali e da guerra: certamente l’intento è quello di destabilizzare gli alleati di Israele con frequenti raid così da creare disturbo su una delle più importati rotte commerciale mondiali.
Con questa premessa e dato che “la libertà di navigazione è essenziale per l’Ue”, nasce la nuova missione militare navale con scopo difensivo Aspides.
L’obiettivo della missione è proteggere le imbarcazioni che attraversano il Mar Rosso garantendo così alle navi mercantili la possibilità di navigare senza interruzioni.
Come abbiamo detto si tratta di una missione difensiva e che non prevede che ci siano attacchi nel territorio dello Yemen.
Questa missione militare si fonda su un recente mandato delle Nazioni Unite e trova solide basi sugli articoli 42, 43 e 44 del Trattato dell’Unione europea che prevedono l’uso di mezzi «civili e militari in missioni all’esterno dell’Ue per garantire il mantenimento della pace, la prevenzione dei conflitti e il rafforzamento della sicurezza internazionale, conformemente ai principi della Carta Onu».
La missione Aspides, sarà difensiva ma prevede l’abbattimento di droni, missili e tutto quello che potrebbe contrastare la navigazione delle navi mercantili ma saranno oggetto di discussione eventuali reazioni ad attacchi di navi militari nemiche.
Missione Aspides, questo il ruolo dell’Italia
La nuova missione militare Aspides nel Mar Rosso, pare necessaria al fine di garantire e tutelare il traffico marittimo commerciale: da li passa il 12% del commercio mondiale e 6 miliardi di esportazioni italiane.
Il ruolo dell’Italia sarà centrale: infatti la base operativa sarà proprio sul Caio Duilio, il cacciatorpediniere della Marina Militare che ha di recente intercettato e abbattuto un drone e al comando della missione ci sarà il contrammiraglio Stefano Costantino.
Il contrammiraglio è già sul Duilio ed è pronto a guidare la flotta europea, che è già nell’area.
Il comando strategico però sarò affidato alla Grecia e sarà aperta alla partecipazione di Paesi terzi. Il comando tattico invece spetterà all’Italia.
Questi i paesi che partecipano oltre all’Italia
Ruolo tattico dunque quello che toccherà all’Italia e sul Dulio tutto è già pronto per dare il via alla missione Aspides.
Ma non solo l’Italia sarà impegnata in questa missione difensiva, ci saranno quattro fregate provenienti da Francia, Germania, Grecia e Italia, più una pattuglia aerea già presente nel territorio.
Ci sarà dunque oltre la fregata tedesca Hessen, la belga Marie-Louise e su una nave francese, oltre ad altri Paesi come Grecia, Portogallo, Danimarca e Paesi Bassi che già partecipano all’operazione Agenor nelle acque del Golfo Arabico.
Non prenderanno parte alla missione Irlanda e Spagna.